Decimo Posto
Regina di smeraldo
di Mystery_Koopa
Grammatica: 5/5
Non ho trovato errori grammaticali o di sintassi. Complimenti!
Stile: 16.5/20
Lo stile è volutamente ricercato, la narrazione è densa, ricca di simbolismi e figure retoriche degne di rilievo.
Il componimento, quindi, non risulta etereo o evocativo, non lavora con diverse immagini né si avvale di più campi sensoriali, bensì è forte e improntato verso un determinato filo conduttore: lo smeraldo. Di questa pietra ne riprendi, a tuo uso e consumo, diversi aspetti, sia fisici sia metafisici, e a ognuno di essi conferisci più significati concatenati tra loro, creando un’unica allegoria ben intrecciata, che funge da chiave di lettura dell’intero testo.
Sequenze descrittive e sequenze narrative si alternano e si concatenano, e la mancanza di dialoghi spinge il lettore a fare affidamento al solo narratore per recepire l’introspezione dei personaggi. Questo non fa altro che contribuire alla sensazione di un narratore critico e scrutatore.
Il tono narrativo è ben ponderato, gioca con sfumature intermedie di obiettività e soggettività prospettiche. Con questo, intendo dire che il narratore, pur utilizzando il punto di vista di Tommen, non è completamente immerso, la narrazione non segue gli eventi in maniera emotiva, ma mantiene in qualche modo la sua posizione elevata, un distacco che emerge soprattutto dall’eleganza ricercata della narrazione, da una sinteticità argomentativa – questa passa soprattutto dal fatto che il tempo della narrazione è più veloce rispetto a quello della storia. All’eleganza e alla cura della narrazione, quindi, si accompagna un tono diretto e mirato che conferisce una sorta di “maturità” al narratore rispetto al personaggio.
La scelta di adoperare il presente come tempo della narrazione e, al contempo, avvalersi di un narratore esterno ti ha permesso di esaltare al meglio l’aspetto allegorico della raccolta, non tralasciando, tuttavia, di caratterizzare anche il punto di vista del personaggio – il presente, in questo, ti ha molto aiutato, accorciando la distanza tra eventi e lettore.
Un errore che ho percepito è che il narratore a volte “esce” dal punto di vista del personaggio. Per esempio nella frase di apertura: Tommen aveva gli occhi coperti dal nonno e quindi non ha visto Margaery coprirsi gli occhi e voltarsi. O ancora, si sente un distacco netto nella frase “per Cersei portatrice di vergogna”. Da queste piccole informazioni, il narratore tende a “uscire” un po’ troppo dal personaggio.
All’effetto obiettivo/soggettivo concorre anche il lessico. È un lessico sicuramente scelto con cura, soprattutto nella prima parte si nota come vai alla ricerca di termini che richiamino il contrasto tra luce e buio (lo stesso verbo “risplendere” assume colore) ma anche calore e freddo (la fioca luce ha il potere di non dare, paradossalmente, calore, e risulta “fredda” in confronto alla presenza di Margaery). Un lessico settoriale che segue un climax ascendente: nella prima drabble termini come “candela, risplendere” richiamano una sfumatura più tenue; nella seconda drabble sono presenti termini più forti, decisi (lucente, bagliore); nell’ultima, invece, dove il richiamo alla luce è messo in chiusura (nelle altre due drabble è in apertura), i termini assumono quasi un lucore oscuro (deflagrazione, incenerire). Nel suo insieme, dunque, il lessico è medio-semplice, ma la prontezza del narratore si evidenzia attraverso i dettagli.
Il ritmo della narrazione è ricco. Non posso dire che esso segue l’andamento emotivo del personaggio o degli eventi; piuttosto si cura molto di esaltare la bellezza di alcune figure retoriche, scandendo invece le varie sequenze narrative.
Un esempio è il primo blocco della prima drabble:
- Margaery è sempre bella, anche mentre nasconde gli occhi azzurri tra le mani per non vedere Joffrey soffocare.
Lo è nel buio della notte, senza necessitare della fioca luce di una candela.
È lei stessa a risplendere. → L’uso del punto-a-capo ti permette di allungare le pause tra un periodo e l’altro, rendendo protagonista ogni singola frase e scandendo il trascorrere del tempo della storia. Lo spazio che separa questo blocco dal resto della drabble, poi, ti permette di esaltare il simbolismo che ne fa, di fatto, un primo blocco a sé. La correlazione tra bellezza e luce passa dalla prima drabble alla terza attraverso la seconda, in un gioco di luci e ombre, un’antitesi che in realtà non fa che avvalorare un singolo concetto. Ci sono contrasti di colore, di tonalità che in qualche modo si uniformano nell’unicità della bellezza di Margaery.
Allo stesso tempo, però, il ritmo si perde in alcuni passaggi, la scorrevolezza viene a mancare soprattutto a causa di una punteggiatura che risulta a volte arbitraria, rendendo arzigogolati alcuni passi e poco espressivi altri. Riporto un esempio:
- Quando suo fratello le mostrava cadaveri e teschi e ossa; quando le sue mani lo sfiorano: brividi in quel letto caldo e oscuro dove lei sorride e non distoglie lo sguardo, mai. → Innanzitutto, il polisindeto è usato in maniera magistrale, perché incalza e dona dramma e tensione a quest’evento così mostruoso; inoltre, ti faccio i complimenti per il lessico settoriale che usi (cadaveri, teschi, ossa), che crea un climax discendente, dove dal termine più generale si passa a quello più specifico. Ma tornando al punto, a mio parere non hanno senso i due punti usati in questo periodo, né in realtà avrei adoperato il punto-virgola. Per prima cosa, la pausa data dal punto-virgola è troppo forte secondo me, per legare frasi così brevi in un componimento così breve, rischi di appesantire la scorrevolezza del testo. In secondo tempo, stai creando una relazione tra i periodi davvero insolita, molto datata (e in questo caso mi riferisco all’uso dei due punti dopo il punto-virgola) che risulta incomprensibile. Credo che questo fosse uno di quei casi, soprattutto per il cambio di tono che intercorre tra il primo periodo e il secondo, dove avresti fatto bene a utilizzare un trattino che mettesse in opposizione la seconda parte, facendola risaltare.
Al contrario:
- Tommen la vede e sente il fuoco dentro, la perde per un'omissione sotto giuramento e si sente vuoto. → Il punto-virgola, qui, ti avrebbe permesso di dare la giusta distanza tra i due momenti, oltre a dare una pausa più lunga e accompagnare il passaggio di “sentimento”. Questa frase, poi, risulta ambigua dopo diverse letture. Leggendola, dà l’impressione che ad aver mentito sotto giuramento sia stato Tommen, tanto che per un po’ è dilagata un po’ di confusione nella mia testa.
Un altro esempio è nell’ultima drabble:
- Tommen non c’è: quando la Montagna s'impone sulla sua soglia espira piano e capisce che non la rivedrà più. → “Tommen non c’è” è una sentenza che dev’essere dura, amara. Ma questa sensazione si perde perché al posto del punto fermo hai inserito i due punti. Avrei capito se a seguire ci fosse stata una frase esplicativa, invece a seguire è una frase indipendente, che vuole la sua maiuscola.
O ancora:
- Sistemandole la corona in testa Tommen osserva la sua sposa annuire altera → Al contrario, qui manca una virgola dopo “testa” che accompagni l’inversione sintattica.
Per contro, ci sono passaggi in cui la punteggiatura è serva della narrazione, come nelle due frasi di chiusura della prima drabble, dove il punto fermo isola l’aggettivo dal suo sostantivo, facendolo vibrare. Un ultimo appunto lo devo fare all’epilogo della seconda drabble: è meno forte e graffiante rispetto agli altri due (nella prima c’è forza; nell’ultima c’è il graffio giusto per colpire).
Come anticipato prima, ci sono diverse figure retoriche (ma forse sarebbe più corretto dire “espedienti narrativi”) che arricchiscono il testo, tra cui quella sopra commentata o la sinestesia nella seconda drabble – “tocco melodioso” dove accosti due parole appartenenti a due sensi differenti, sollecitando le sensazioni del lettore; o la paratassi che segue (È solo un giovane e carnale peccatore) che dona innocenza al pensiero, poiché ha un tono più morbido e “pulito” rispetto a una costruzione per asindeto – che tra l’altro lo precede e che suona più pressante, forte, adatto al senso di mancanza. O la frase di chiusura dove l’inversione “soggetto/verbo” fa da sunto perfetto tra la regina Tyrell e Cersei. Altro bell’effetto – significativo – è il fatto che tutte le tre drabble si aprano con il nome di Margaery: rimarcano “l’ossessione” di Tommen.
Altro tocco elegante è nell’ultima drabble, quando scomponi in qualche modo le proprietà dello smeraldo e le usi per intrecciare le vite di Margaery e Tommen:
- In lontananza, una deflagrazione devasta Approdo del Re e incenerisce con verdi fiamme la regina Tyrell. Crudele ironia della sorte… Tommen posa la corona e la segue, lasciandosi cadere sulla pietra. → Il verde, colore dello smeraldo, che rappresenta la parte esteticamente bella del cristallo, segna la fine di Margaery, mentre la pietra, richiamo alla consistenza, che rappresenta la materia del suddetto, segna la fine di Tommen.
O ancora:
- Brillano al tramonto gli occhi verdi dell’unica regina dei Sette Regni. → La contrapposizione tra gli occhi azzurri di Margaery in apertura della prima drabble e gli occhi verdi di Cersei, ma soprattutto è l’aggettivo “unica” che si contrappone alla frase di chiusura della prima drabble, dove lo stesso aggettivo si rafforzava del significato di “vera”.
Non dimentico che il verde, poi, rappresenta una triade all’interno del componimento, triade che converge in un solo corpo nell’ultima drabble: Margaery, l’Altofuoco e Cersei. Il verde, quindi, assume diverse sfumature: quello della bellezza e della speranza; quello della morte e della putrefazione; quello della vendetta e dell’orgoglio.
Per finire, i due generi sono stati trattati in maniera soddisfacente. Punto che tengo a sottolineare è la scelta di aver segnalato “sentimentale” – e non “romantico” – come genere. Trovo che sia la scelta perfetta per questa coppia e per questa narrazione dove tutto è filtrato, in un modo o nell’altro, dagli occhi di un ragazzino.
Sviluppo del tema: 15/15
La forza di questa raccolta sta nell’aver scelto una coppia così particolare. Tommen è giovane, ha vissuto sempre sotto la protezione di sua madre e ha conosciuto soltanto le sue gonne e le angherie del fratello. E quando si è così giovani, il confine tra attrazione e amore è talmente labile da confondersi. In realtà, non conoscendone la differenza, diventano praticamente la stessa cosa.
Tommen, quindi, ama la moglie; e la ama a partire dalla dolcezza con cui lei lo irretisce e la bellezza con cui lo seduce. Questi due fili si muovono di pari passo con Margaery, perché senza uno dei due la presa su Tommen non sarebbe così totalizzante.
Qui risiede la particolarità del tuo lavoro, nel modo in cui hai sviluppato il tema della “consapevolezza” dell’amore. Ci sono due fili differenti, secondo me: da una parte l’amore di Tommen per Margaery, un amore convinto, passionale come lo può essere il primo vero amore; dall’altra c’è la consapevolezza del lettore, che ne vede appunto la consistenza effimera, infantile, ingenua, e soprattutto c’è anche la sua conoscenza, che lo porta anche a vedere “oltre” la percezione di Tommen.
Inoltre tra la prima e la seconda drabble passa una sottile differenza che rafforza ancora di più questo sentimento: dalla bellezza quasi spirituale si passa a quella carnale.
L’altro tema – quello dell’addio – è stato anch’esso sviluppato in maniera particolare, perché si presume che esso rientri nella tipologia “uno dei due muore”, quindi una separazione obbligata da un fatto esterno e incontrollabile. In un primo momento non mi aveva convinto, perché il suicidio di Tommen in qualche modo annulla questa separazione, ma poi analizzando con cura ho notato che più che con la morte effettiva, l’addio corrisponde un altro momento: quando si rende conto che non la rivedrà, c’è questa prima separazione, un primo grado di consapevolezza che fa sentire la mancanza. Il momento in cui si lascia cadere sulla pietra mostra gli effetti di questa perdita, effetti drastici ed estremi – per non parlare del fatto che esalta ancora di più la presa perversa che Margaery aveva sulla sua fragile mente. Insomma, il suicidio enfatizza l’intolleranza di questa separazione, rendendola ancora più dolorosa.
Infine ti faccio i complimenti per aver saputo, nonostante la richiesta di mantenere un singolo punto di vista, equilibrare il ruolo dei personaggi all’interno della coppia, riuscendo a parlare di entrambi. Ancora meglio, la bravura si denota dall’aver, attraverso il parlare dell’oggetto dell’amore, parlato del personaggio POV. È esattamente quello che intendevo con la prima parte del titolo del contest. Hai saputo parlare del suo amore, e parlando di lei hai parlato di lui, di cosa prova, di come si modella intorno a lei. Bravissimo!
Titolo, Introduzione e impaginazione: 3.25/5
Temo che sarò brutale con questo giudizio, ma il titolo mi è parso banale, seppure allo stesso tempo perfetto per la raccolta. Banale perché purtroppo il lettore, senza conoscere la tua storia, non riesce a farsi catturare, l’accostamento con la pietra preziosa sembra una cosa vista e già letta. E in questa prima apparenza, l’introduzione non aiuta a farsi un’idea migliore o a mettere in discussione l’effetto del titolo che dà. Anche leggendo, poi, credo che non riesca a essere all’altezza della bellezza della storia, a reggerne la cura, la poeticità.
Tolto questo primo approccio a sfavore, non posso che riconoscerli la centralità, ma anche le sue sfumature ambigue. A me sembra che oltre a racchiudere l’essenza di Margaery, il titolo racchiuda anche quella di Cersei. A quale regina si riferisce? Beh, ovviamente a Margaery, che dello smeraldo incarna la bellezza, la preziosità per Tommen. Ma io dico ovviamente anche a Cersei, che del gioiello incarna la durezza, la sua natura più algida, meno poetica e più fisica.
I sottotitoli sono frasi ripresi dal testo. Questa decisione mi ha convinto e non mi ha convinto. Ho trovato elegante e poetica la scelta di riprendere alcuni versi delle drabble come sottotitoli poiché sembrano quasi degli echi. Tuttavia, il fatto che si concentrino ancora sulla pietra e sul colore non fa altro che appesantire un po’ troppo questo simbolismo – qualcosa, se viene troppo usata diventa banale, comune, perde di valore. Inoltre, estrapolati dal contesto, il terzo titolo risulta completamente slegato dagli altri due, quindi la triade non si viene a chiudere, in un certo senso.
L’introduzione, come ti avevo anticipato, non è in grado di invogliare il lettore. Devi considerarla un po’ come la quarta di copertina, quell’angoletto che deve convincere il lettore a comprare il libro – a leggere la storia. La tua introduzione è priva di tono, innanzitutto. È una frase cruda, scarna, che sintetizza ma non riesce a dare un assaggio dell’atmosfera, dei sentimenti che si trovano all’interno. Inoltre non valorizza la coppia, ma sembra quasi annunciare una narrazione a “tre” dove la leonessa ha un ruolo attivo; mentre invece, le azioni di Cersei hanno effetti grandi ma stanno sullo sfondo, fungono da miccia, ma è la bomba che viene descritta nel componimento.
L’impaginazione, invece, è ordinata grazie all’impostazione speculare dei paragrafi, con l’ultima frase di ciascuno isolata che pretende di essere protagonista. La seconda drabble completamente impostata a destra, infine, riesce a dare esteticamente movimento al componimento: sembrano stracci di pergamene che vagano al vento, pezzi di carta volati fuori dalla finestra lasciata aperta da Tommen.
Caratterizzazione dei personaggi: 18/20
Margaery è caratterizzata attraverso gli occhi di Tommen. Ciò che di lei si evince è quello che di lei Tommen nota. Questo non ha penalizzato affatto la sua caratterizzazione, secondo me, perché la narrazione comunque non ha pecunia di aggettivi, e tutti gli aggettivi sono rivolti a lei. Da quelli fisici – i suoi occhi – a quelli sensoriali – la sua voce, il suo tocco – a quelli in riferimento alla sua anima, o meglio all’anima vista dagli occhi di Tommen. Hai caratterizzato molto bene la sua capacità di ascoltare, di sa arrivare al cuore di Tommen. Ciò nonostante, trovi il modo di far arrivare anche altro:
- lei sorride e non distoglie lo sguardo, mai → Hai centrato bene la scena della visita notturna, dove la missione di Margaery era proprio quella di irretire Tommen, spingerlo verso le sue grazie. Quello sguardo deciso, fisso, provocatorio e allo stesso tempo dolce, ha il potere di legarlo completamente a lei. In questo modo, ne hai caratterizzato la determinazione, la forza.
La frase finale della seconda drabble racchiude perfettamente l’incrinatura di quella maschera che Margaery porta sul volto davanti a Tommen – e a tutti, in realtà. Margaery non è più la stessa, è stata toccata dall’umiliazione, è stata spogliata – ha perso i suoi petali lussuriosi – delle sue sicurezze. E quando spogli un fiore, non gli togli solo la sua protezione, ma anche la sua dolcezza, tutto quello che lo rende “adorabile”. L’immagine della pelle dilaniata riesce a mostrarne la natura meno perfetta, ma anche il distacco che prende da Tommen, che prima era nascosto.
Tommen si caratterizza attraverso il modo che ha di guardare Margaery. Dalla prima drabble fino all’ultima, l’elemento che viene maggiormente rimarcato è la sua ingenuità: ingenuità nel modo di vedere il mondo, ingenuità nel modo in cui cede al fascino di Margaery, ingenuità in cui vede sua madre e la sottovaluta.
- Margaery è una pietra preziosa, lo smeraldo lucente di speranza e bagliori di vita oltre le perdite → Non “uno” smeraldo, ma “lo” smeraldo. Ancora una volta hai rimarcato la sua unicità agli occhi di Tommen.
Tutto il componimento ruota intorno a questo amore totalizzante, che avvinghia Tommen e soprattutto si lega indissolubilmente alla sua natura. Una natura che lo vede buono e volubile. Completamente succube di personalità più forti e sicure di lui. La sua unica luce, tutto ciò che vede, è Margaery.
Nella seconda drabble ne caratterizzi l’aspetto “ormonale”: la felicità che prova stando con la moglie, la sua soddisfazione ma anche il modo in cui beve la presenza di lei. Ma anche il suo riscatto da un passato in cui era stato soggiogato dalle cattiverie del fratello. Margaery diventa l’unico appiglio “oltre le perdite”… anche la perdita di sua madre, forse, che lui allontana per amore di Margaery. Si evidenzia la sua dipendenza.
Nell’ultima, poi, sicuramente hai saputo riportare fedelmente quell’espressione che attanaglia Tommen quando la Montagna gli sbarra il cammino, quel “broncio” di desolazione e impotenza che lo vede spettatore immobile.
Il punteggio non è pieno perché è venuta a mancare quel senso di colpa e quella paura di non essere all’altezza che Tommen prova nei confronti di Margaery, soprattutto dal momento in cui viene fatta prigioniera. Ti sei talmente soffermato sull’amore che ti sei dimenticato dell’altra faccia della medaglia: il bisogno di Tommen di essere diligente e di compiacere – che potrebbe anche essere interpretato come l’abitudine a obbedire, in un certo senso. Quando Margaery viene catturata, è il senso di colpa per non essere intervenuto che pervade Tommen, l’incapacità di reagire. Nella parte finale della seconda drabble, questo non c’è; e, secondo me, avresti potuto rimarcarlo anche nella terza drabble, poiché non credo che Tommen biasimi solo sua madre, ma pure se stesso, per quello che è accaduto.
Credo, inoltre, anche a causa del narratore (un po’ dentro e un po’ fuori il personaggio), che Tommen appare un po’ troppo consapevole e “arguto” verso gli eventi.
Gradimento personale: 4.25/5
Ora tocca a me.
Mi hai sorpreso tantissimo con la coppia, l’ho trovata stupenda. A loro modo loro due sono perfetti insieme, perché anche Margaery si dimostra “ingenua” in alcuni aspetti, o forse talmente concentrata sulla sua ambizione da non riuscire ad avere quella lungimiranza e quella spietatezza fredda di Olenna, sua nonna. Anche lei è delicata, proprio come un fiore, in un modo diverso, più malizioso di Tommen, ma altrettanto fragile credo. Il suo amore per Loras, ad esempio, la indebolisce. Inoltre il suo personaggio, forse, è uno di quelli più stratificati, e intendo dal punto di vista delle maschere. Gli altri personaggi ne indossano una, e prima o dopo si riesce a capirla, a scoprirne i contorni, a vedere dove finisce la maschera e inizia il loro vero volto. Con Margaery questo, a mio parere, non accade. Forse perché neanche lei si sa veramente, fino in fondo.
Mi sono piaciute moltissimo alcune espressioni, come “senza necessitare della fioca luce di una candela” poiché sembra quasi disprezzare la candela, come a dire “ma che vuoi fare quando nella stanza c’è Margaery Tyrell?” come a ripudiare qualcosa di così concreto alla presenza di una creatura ultraterrena, e l’ultima – in assoluto la mia preferita – mi ha affascinato il suo costrutto, quel verbo posto davanti, quel “brillare” che richiama anche lo scoppio delle mine, la sua ambiguità. Insomma, è davvero molto bella. Complimenti!
Ho poi adorato il modo in cui questo amore è sì totalizzante, sincero, ma si basa su effimeri particolari, tanto finti e imperfetti da creare un doppio fondo. Avrei tanto voluto che mi facessi maggiormente assaporare le emozioni di Tommen, che riuscissi a portare nelle drabble meglio le sue varie “fasi”, perché io non lo trovo assolutamente un personaggio piatto o marginale, ma ha anche lui i suoi diversi strati, forse più semplici, e forse anche per questo dati per scontati.
Passando alla raccolta in generale, confesso che a una prima lettura la raccolta mi era parsa troppo pesante. Questa sensazione in qualche modo è rimasta, forse a causa dell’attenzione posta così tanto alla forma “estetica” e alla ricchezza di simbolismo. Tutto questo ha offuscato la parte espressiva e soprattutto emotiva. Ti ha portato a trascurare un po’ alcune “strade” che potevi imboccare per far emergere Tommen.
Alla fine il risultato è davvero buono, ma secondo me se ti fossi curato maggiormente della parte emotiva, avresti fatto faville.
Punteggio: 62/70 |