Carissima,
chissà che, miracolosamente, non sia giunto il momento di cominciare a recuperare un po' di tue cosine lasciate in sospeso... okay, cominciare dalla fine non è forse il migliore dei metodi, ma le tue storie che devo ancora leggere sono così tante - e davvero, vorrei tentare di rendere giustizia a tutte - che, presa dallo scoramento (della mia inefficienza), ho visto questo primo episodio di una nuova raccolta e mi ci sono buttata.
Il fatto che i protagonisti fossero Alhena e Sirius, personaggi a me cari oltre ogni dire, ha molto aiutato nella scelta; e mi ha fatto un piacere immenso ritrovarli (seguita in prima persona lei e indirettamente lui), perché con loro riesco a trovarmi un po' a casa.
Certo: il momento che hai scelto, a discapito delle tue intenzioni iniziali, non è lieto per la nostra ballerina dal nome di stella; difficile stilare una classifica dei momenti più bui della sua seppur breve vita, visti i trascorsi familiari e quant'altro, però ecco, questo momento, nello specifico, è particolarmente amaro per lei (ragion per cui ti sono stata immensamente grata quando hai deciso di cedere alle sue rivendicazioni hai scritto Adagio - che per me, come ben sai, è canon e punto di partenza per altre narrazioni). Eppure, ecco, credo di capirti. Perché certi momenti, in effetti, dal punto di vista letterario e introspettivo, offrono davvero tantissimo se li si sa approfondire come si deve; e non esagero se ti dico che tu, qui, lo hai fatto in modo intenso e bellissimo.
Ho adorato (sai quanto amo le descrizioni dei luoghi lontani) l'intrecciarsi degli stati d'animo di Alhena con i paesaggi e le atmosfere di Budapest, in un contraltare che è davvero riuscito a rapirmi. Quella città affascinante e ricca di storie e vissuti, in cui Alhena tenta di ricomporre un senso alla sua vita ma che, in certi momenti, altro non è che un'ambientazione grigia e indefinita come lo sarebbe qualunque altra - date le circostanze, vorrei ben vedere. Eppure, a ben vedere, questa nebbia è anche lenitiva; mi ha fatto venire in mente una volta in cui, tanto tempo fa (vivevo ancora a BG), io e la mia amica più cara ci trovammo a camminare di notte nella nebbia, a braccetto; non era un bel periodo per nessuna delle due, ma quella nebbia, che ci impediva di vedere oltre un metro, ci dava anche una sensazione di sicurezza molto lenitiva. È così che ho immaginato Alhena che si muove a passettini dapprima dolorosi e via via più fluidi, avvinta da quel silenzio ovattato che funziona come una sorta di anestetico.
Bellissimo il leitmotiv che unisce idealmente Sirius e Alhena, i due amanti dal nome di stelle (cadute, come dici giustamente tu), al cielo cui, paradossalmente, non sono mai appartenuti, ma he si fa sfondo delle loro azioni e dei loro ricordi.
Ti mando un caro abbraccio,
A. |