Cof-cof...
(Finta suspence creata da un'ancor più posticcia musichetta deprimente di sottofondo.)
Era un'orrenda giornata, di un'ancor più pessima settimana, di un periodo paragonabile per eufemismo ad una colata di sterco fumante che piove in testa - tipo nuvola di Fantozzi.
Aprii il sito di "EFP", sezione "Boku no Hero Academia", priva di speranze o particolari aspettative, quando improvviso, violento e luminoso, un ritrovato sprazzo di gioia di vivere: "Cronache di una (Pessima) Decisione Annunciata" era stata aggiornata!
Tutta elettrizzata, mi accingo a leggere il nuovo capitolo e, colpo di scena, mi accorgo - non poco sconcertata - di essermi persa ben altri due aggiornamenti precedenti: è stato un misto di disorientamento - visto quanto fossi stata attenta a non perdermene nessuno, nelle settimane prima - e di contentezza pura - poiché avrei avuto molto più materiale da leggere.
Ebbene, eccomi qua con la dovuta, meritata e soprattutto sentita recensione. Spoiler!Alert sono pigra da far ribrezzo, quindi condenserò quanto ho di umile da dire in un'unica, mastodontica recensione - che "Anna Karenina" si può far da parte proprio!
Parto subito ringraziandoti poiché sei riuscita a strapparmi non poche risate - e no, non parlo di quei sorrisetti ebeti che non si riescono a trattenere dinnanzi ad uno schermo inerme, bensì di grosse, grasse risate che poco ci mancava alle lacrime agli occhi! Sottolineo, inoltre, che è stato detto più e più volte che farmi ridere sia tanto arduo quanto far ridere del muschio che ricopre un sasso e riporto ciò perché voglio per lo più porre uno spiccato accento sulla tua insita vena per l’ironia e la comicità che, almeno con la sottoscritta, non fallisce mai.
Ma. Ma non è solo attraverso l’ilarità che parla, la tua storia. Ci sono passaggi che hanno un peso, un certo spessore (in senso positivo), per quanto questa possa essere una fan-fiction. Questa è una delle ragioni per cui amo follemente la tua long: l’umorismo con cui tratti personaggi ed argomenti non è affatto stucchevole; anzi, lo trovo brillante e, nonostante strappi autentiche risate di pancia (ribadisco, almeno a me), lascia quell’amaro in bocca tipico di ciò che è abbastanza sagace da insinuare una domanda aperta, sospesa, e a cui seguirà, inevitabile, l’avvio di un cogito. Per certi versi, alla lontana, ha riesumato in me il ricordo della lettura di uno dei miei romanzi preferiti, “L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere”.
Nulla a che vedere, certo; magari son semplicemente io che sono eccessivamente celebrare, che parto per la tangente e “mi do al viaggione”, però questo è quel che è (stato) per me.
Premetto che ho letto minuziosamente i capitoli ben due volte ciascuno e che di cose da dire ne ho - augurandomi che non ci sia un numero massimo di parole consentite -, perciò bando alle ciance e partiamo con “l’analisi in dettaglio” de’ “Anche i contenuti Extra hanno i loro vantaggi”. (Per intenderci, nerd-Deku mood-on! XD)
Beh, come non cominciare dal mio amato Kacchan? Che, siparietti sclerotici a parte, ahimè è piuttosto tormentato! Infatti, seppur non calcando la mano in maniera poco consona per quella che è la sua caratterizzazione, lo vediamo alle prese col tenere a bada sensi di colpa che straripano ad ogni occasione buona. Mi è piaciuto davvero molto come tu abbia reso questo suo “sentirsi responsabile”: pulito, non caricandolo di un’inutile vena drammatica che avrebbe potuto finire coll’avere un effetto contrario e divenire “fuori luogo”. Il suo è un rammarico secco, pungente e duro, che non lascia spazio a un sentimentalismo kitsch, proprio come il nostro Bakugō. Eppure, eppure ci sono: i rimorsi, infidi, inespressi, non lasciati respirare e per questo infettatisi, alla stregua di una ferita purulenta che non è a dovuto contatto con l’ossigeno che le serve per guarire. Quel rimorso viscerale che, penso si sappia, rende ancor più aspri, incattiviti e feroci; si cerca di strapparseselo di dosso, di fare ammenda ma, spesso nel tentativo di difenderci da quel veleno che viene secreto dal nostro interno, si finisce inevitabilmente col rimbalzare l’aggressività all’esterno, quasi dovessimo prestar il massimo riguardo allo “sguardo altrui”, al giudizio altrui, scambiandolo per il vero nemico da esorcizzare. La necessità diviene, allora, provare la nostra innocenza a chi ci circonda quando, chi ci condanna, in realtà, è proprio la figura rimandata dallo specchio.
Questa, fra le tante altre, è una delle estenuanti battaglie che (mi è parso) Bakugō st(i)a combattendo. Deku, rispuntato al pari di un “incubo” che s’incarna, accentua la cosa, ripiombando nella vita di Katsuki: dunque, suppongo, la confusione emotiva che Kacchan prova nei suoi riguardi risente anche di ciò - Come sarebbe più giusto si sentisse? Cosa dovrebbe/avrebbe il diritto di provare?
Insomma, una resa, la tua, sublime!
Infine, un ennesimo lato che hai colto alla perfezione di Bakugō è questo suo notare tutto, ogni minimo dettaglio, anche se poi si ostina col catalogarlo come superfluo e col convincersi che sia del tutto privo di rilevanza, per lui. Hai scorto questa sua sfaccettatura, che onestamente ho notato che in pochi realizzano, fondamentale: Katsuki è analitico, calcolatore e, a mio modesto parere, pure leggermente maniaco del controllo, a dispetto di come si relaziona col mondo e con gli altri individui - impulsivo, nel partire all’attacco a testa bassa. Ci viene fatto sottindendere nell’opera originale, in più di un’occasione, che poco o nulla sfugge al suo acuto osservare - quasi fosse perennemente sul “chi va là”.
Ci sono, certo, situazioni o sfumature che (inizialmente) non riesce a concepire - come nel caso di Deku -, ma il suo scandagliare, studiare con chi/cosa abbia a che fare è seriamente impressionante: degno del combattente, della “macchina da guerra” che è (o al quale, comunque, aspira a diventare). Che poi etichetti il contorno come “extra”, concentrato e completamente preso dal focalizzarsi su di sé, beh quello è un altro discorso: questo è ciò che lo porta, seppur un passo avanti rispetto a quasi tutti gli altri, a fargliene fare tre indietro di conseguenza, poiché coglie ma “archivia”; lo sotterra d’indifferenza. Mi resta unicamente da capire, anche col “CanonKacchan”, se questo suo agire sia consapevole o inconscio. Tuttavia, non posso che ribadire quanto abbia enormemente apprezzato il tuo aver delineato questo suo aspetto, ovvero il contrasto netto tra un intelletto tremendamente lucido, schematico, che vaglia minuziosamente, ed il suo essere impetuoso, precipitoso, sconsiderato, collerico quanto irascibile nel porsi e nel reagire - in sostanza, il negativo di Shōto: è ciò che, ai miei occhi, lo rende un personaggio incredibilmente intrigante. Complimenti!
Palese, poi, quanto abbia ADORATO: la ””””velata”””” gelosia del nostro protagonista disastrato; la, infondo, infantile idealizzazione del proprio idolo, All Might (che, anche se non se ne rende conto, non differisce affatto da quella di Deku), e di come abbia reagito alla questione “album” (ti giuro, io come lui, internamente credo d’aver seguito, pari pari, le sue stesse espressioni facciali! XD)
Inoltre, in poche righe dedicategli e pur attraverso la distorta visione di Katsuki stesso, ho ritrovato un’eccellente caratterizzazione di Todoroki, fedele a quella che è poi nel Canon.
Sicuramente, però - oltre alla stesura della psicologia del personaggio di Bakugō -, ciò che ho apprezzato oltremodo è stato l’accenno alla visione del mondo con quello che è il “dono” dei quirk: « I quirk ci sono. I quirk modellano la vita delle persone ».
“Boku no Hero Academia” ha una trama articolata, meravigliosa (oltre alla Bakudeku/Katsudeku, ad impreziosirla ulteriormente XD), e offre spunti di riflessioni davvero interessanti. Tuttavia, sempre shōnen rimane e, ahimé, questi sono disseminati un po’ qua e là, alla stregua di ami che vengono lanciati ma che non attendono più di tanto che qualcuno/qualcosa effettivamente abbocchi, per lasciare molto più spazio alle scene di combattimento o d’azione e a tutta la questione “realizziamo il nostro sogno di diventare l’eroe splendente senza macchia né paura che si prodiga a salvare il mondo dal villain cazzutissimo e malvagissimo!” (Non so se tu legga il manga o se tu sia a pari ma, per evitare spoiler grandi quanto case, mi trattengo dall’addentrarmi in un soliloquio analitico di alcuni capitoli, per diversi esempi.)
Sono rimasta ancor più contenta che tu abbia ripreso l’argomento, nell’ultimo capitolo pubblicato - mi accoderò direttamente qui per l’annotazione che desidero fare di quella parte, così da non doverlo ripetere dopo.
Come dirà Izuku, la “specie evoluta” è destinata a progredire, mentre chi è rimasto “indietro” come lui è destinato a soccombere: d’improvviso, per quanto possa sembrare assurdo anche solo pensarlo (ma ricordiamoci che si tratta di un discorso cucito per quello che è l’universo di “My Hero Academia”, dove vige “la legge dei quirk”!), un comune medico impegnato a salvar vite o un altrettanto comune poliziotto, diventa non necessario, inutile addirittura, se esiste la presenza di individui la cui unicità può assolvere ad ognuno di questi compiti molto più efficientemente e celermente. Piccolo esempio concentro? Prendiamo il giradischi o il “più recente” videoregistratore: successivamente all’avvento dei riproduttori digitali di musica (iPod, Mp3, ecc.) e dei lettori DVD/BlueRay, gli oggetti meno all’avanguardia sono scomparsi dalla circolazione, dall’utilizzo quotidiano. Ne esiste ancora qualche esemplare: appassionati, antiquario o anche solo in veste di cimeli o soprammobili - perché si tratta comunque di storia e tener presente le origini, da dove siamo partiti, è essenziale -, ma non si preferiscono più ai dispositivi moderni, dalle decisamente superiori prestazioni. Dal momento che una nuova “potenzialità” sussiste, plasma inevitabilmente la realtà quanto la società in cui si è immersi.
Ora, si può applicare questo ragionamento anche a persone, individui pensanti e sensibili? Assolutamente sì. É crudele, cinico? Probabile, ma solo se correlato, appunto, al fatto che ognuno di noi prova sentimenti: ricordiamoci che la suddetta società non è altro che una gigantesca macchina, un meccanismo pulsante, i cui pezzi maggiormente prestanti vanno presto a sostituire quelli che invece lo sono meno, perché non ci si può fermare a contemplare il passato, per quanto importante o affascinante - bisogna andare oltre la “linea del via”, procedere, continuare a muoversi in avanti.
Eppure, eppure in un’ ipotetica società dove le unicità sono la normalità - capacità talvolta straordinarie, talvolta raccapriccianti -, sarebbe davvero tanto marcata la linea che andrebbe a dividere “bene” e “male”? Sarebbe così semplice regolare ciò che è “permesso” e ciò che non lo sarebbe, come ci viene mostrato nel manga o nell’animazione?
Stento a crederlo: superpoteri o meno, si rimane comunque esseri umani, costellazioni di emozioni pure, istinti e fragilità. Anzi, sono proprio queste a mettere sullo stesso livello chi ha quirk eccezionali, chi invece ne ha uno non particolarmente funzionale e chi addirittura non ne ha nessuno. La questione, per tutti, è quella di sentirsi, dimostrarsi d’essere utili, indispensabili, di essere in grado di fare la differenza; ognuno anela all’essere il meglio, all’essere non sostituibile, perché è ciò che da un labile significato alle nostre vite.
Katsuki è brutale nell’esporre questo a Takumi, brutale come chi pare comprendere la cosa ma lo fa a metà, come chiunque nasca dalla parte dei “più fortunati”: è una considerazione, la sua, che tutto sommato ha pure una propria logica (approvando la riflessione nichilista che ho riportato sopra), ma manca un punto focale, quel punto che non potrà mai rendere una persona “meno funzionale” - o quirkless - un semplice, scadente oggetto inanimato da accantonare, abbandonare…
I legami che s’instaurano fra le persone, ciò che realmente ci rende unici ed imprescindibili. Sono questi che ci salvano, il fulcro essenziale che non potrà mai essere scalfito: nessuna fra le unicità possedute, né tanto meno il non averne una, potrà mai cancellare, offuscare il fatto che si è tutti esseri umani. Se anche siamo preziosi per un solo altro essere umano, qualsivoglia discorso su “qualità” più o meno “d’alto livello” o “tratto distintivo/particolare” va a farsi benedire!
Vediamo Midoriya raccontare addirittura di una discriminazione che s’abbatte, oltre che su quelli che tu definisci “meta-umani” (e, voglio dire, se condanniamo ai giorni nostri gli individui perché hanno un diverso colore dell’incarnato o per orientamenti di qualsiasi genere differenti dai nostri, c’è poco spazio per l’immaginazione riguardo a quale sarebbe il trattamento per chi, addirittura, non possederebbe neppure più fattezze umane esteriori), anche su di lui. “Uno scherzo della natura” soltanto perché, nonostante sia conforme agli “standard estetici”, non possiede quel qualcosa che tutti, ora, avrebbero: la “normalità” precedente viene sostituita da una “nuova normalità” e chi non la rispetta viene additato o peggio. Ma chi, se non proprio noi, decidiamo a cosa dovrebbe corrispondere la “normalità”?
Ad ogni modo, mi pare d’averci su scritto un mezzo trattato e prima d’aprire un dibattito filosofico-esistenziale, chiudo qua la solfa. Ti avverto, però: sono molto, molto, moolto curiosa sul come deciderai di sviluppare la questione! Non vedo l’ora!
Per concludere, poi, con questo capitolo, mi cimenterò in tre ultimi appunti. Il primo: ovviamente non discuto sul tuo voler ridurre i tempi della storia, tuttavia, parlando a nome mio, sarebbe davvero interessante sapere qualcosa di più dei tuoi personaggi OC. Sono apparsi il necessario, però li hai profilati talmente bene che, al contrario di molte altre storie in cui i personaggi di “comparsa” funzionali alla trama sono buttati un po’ alla rinfusa senza che gli venga prestata particolare attenzione, i tuoi non risultano “bidimensionale”, bensì tremendamente “tridimensionali”! Hanno personalità differenti, modi d’agire differenti, sono perfettamente riconoscibili e distinguibili. Ho seriamente avvertito la loro texture di background, seppur non venga approfondito o rivelato. Ciò li ha resi autentici, “concreti” e rilevanti a tutti gli effetti. In breve, li ho adorati tutti!
Il secondo, invece, è che ho trovato assolutamente GENIALE tutta la questione del “Fantahero”! Potrei, alla lontana, arrivare al da dove tu abbia preso spunto ma, Cielo! È stata un’idea PRODIGIO quella di modificare il tutto per inserirlo su misura nel mondo di “Boku no Hero Academia”: quando ho letto, i miei occhi hanno fatto letteralmente scintille! (Non faticherei per nulla a considerare questo passatempo come canonico nell’opera originale, anzi, secondo me, se lo suggerissi al maestro Horikoshi sarebbe altrettanto entusiasta!)
Infine, per l’ultimo “appunto” ho solo un commento che spero possa trasmettere quale sia stata la mia reazione in tempo reale all’ennesimo “soprannome” affibbiato dal tuo Bakugō: “Killgrave”; IO LETTERALMENTE MORTA PER DIECI MINUTI! X’D
Passiamo, adesso, a’ “La Pessima Decisione (Per cui qualcuno, senza fare nomi, verrà ucciso)”: tenterò di essere il più spiccia possibile, poiché mi sono resa conto d’aver buttato giù una novella io stessa, col trattare del precedente… ^^”
Anche qua, ovviamente, ho apprezzato la resa che hai dato di Katsuki: i suoi pensieri, riportatici in “tempo reale”, sono netti, senza fronzoli o digressioni assurde, naturali e spontanei - esattamente come lo sono quelli di una persona in carne ed ossa. Perciò non posso che rinnovare i miei complimenti. (Senza contare che quel “Schifo la vita” per poco non m’ha fatto sputare un polmone - totalmente degno della dramaqueen che è poi, sotto sotto, il nostro Kacchan! X’D)
Un’altra cosa che mi ha assai divertita è stata l’incapacità di Bakugō di mantenere una conversazione via “chat” e, allo stesso tempo, quella sua ansia papabile che traspirava da ogni poro, - sarà perché pure io sono un’inetta in ciò - a causa del fatto che non sapesse cosa dire o come mantener viva la discussione, mi ha LETTERALMENTE fatto torcere le budella.
Mi è pure piaciuto come tu abbia tirato fuori il lato “adolescenziale” di Katsuki. Lui tenta disperatamente di restare (o dare l’impressione d’essere) al di sopra di tutti, di tutto; ma, a conti fatti, rimane comunque un “ragazzino” e cede: per quanto in misura decisamente minore rispetto a tutti i suoi compagni, viene un po’ attirato dalla bacheca espositiva che sono i Social e, allo stesso modo - come chiunque a quell’età -, si ritrova ad inebetirsi difronte ad uno schermo perché sta comunicando con la persona per cui ha preso una cotta. Si lascia sfuggire sorrisi, va un po’ in panico e si cimenta in tutta una serie di capriole emotiva che, per quanto davvero esilaranti, rievocano un senso di dolcezza nei suoi confronti - credo che tutti ci siano passati almeno una volta ed è allora immediata la connessione con lui, con tutto ciò che provoca questo tipo di situazione, quasi in una sorta di dejavú simultaneo al suo, invece, presente.
Una cosa che, al contrario, m’ha fatto un poco storcere il naso è stato come Bakugō si sia arreso tanto in fretta coll’ammettere innanzi a Kirishima che Izuku gli piacesse. Non l’ho di certo trovata una totale castroneria campata per aria ma, insomma, ci ha messo una serie d’infinite imprecazioni per il solo ammetterlo fra sé e sé, per lasciare che almeno il suo io potesse affrontare la questione, mentre con Eijiro cede a mani basse, a poco più del primo “colpo”…?
A dire il vero, poi, durante la rilettura ci ho ripensato: visto che Deku è “esterno”/estraneo, nessuno dei suoi compagni lo conosce, non sanno minimamente dei loro trascorsi, né hanno costantemente le loro dinamiche sott’occhio, immagino perciò ci possa stare. Infondo, viene meno anche tutto il discorso dell’essere “costretti” ad una sorta di rivalità, per prevalere e rifarsi ognuno agli occhi dell’altro: Izuku non è più una “minaccia”, passando automaticamente ad uno “”””””””qualunque“”””””””. Inoltre, sia nell’anime che nel manga, vediamo Katsuki che, sì, si lascia avvicinare e permette a Kirishima/Kaminari d’avvicinarsi a lui, ma quello con cui si apre (e parliamo per giunta di uno spiraglio quasi insufficiente) è sempre e solamente Midoriya - tolto All Might, per ovvie ragioni ; escluso però quest’ultimo dall’ambiente della Yuuei, mi pare ragionevole che la lamella, a cui ho accennato sopra, vada “destinata” a Kirishima.
Infine, non so se perché io non me lo aspettassi proprio o perché io sia del tutto rintronata, nell’ultima scena (quella incentrata su Deku), ho capito in che “contesto” si era solo quando ho letto la frase « Una volta si aspettava che Yoshi lo avrebbe baciato.” » ^^”
Scioccata, sono dovuta tornare indietro all’inizio della parte e solo a quel punto mi è risultato tutto quanto chiaro, ma ciò non ha diminuito il mio cosiddetto “WTF?!”
Non fraintendermi, te ne prego: non ho ritenuto fosse al di fuori “dalle corde” del personaggio di Izuku, ma sono un po’ sempliciotta sotto questo punto di vista - me lo rimproverano in tanti - e non penso mai a determinati “sviluppi”, a meno che non apra appositamente una fan-fic a raiting rosso - alias, sono rimasta completamente convinta del fatto che Deku avesse praticato esercizio fisico fino alle parole “incriminate” e che, non sapevo per quale ragione, tu lo avessi descritto in maniera un pelino avulsa! XD
Anzi, e qui colgo per giungere al presente capitolo - “No, aspetta, che cosa è appena successo?”, nonostante dovrebbe risultare OC per Izuku essere tanto disinibito, lascivo, ho trovato si sposasse meravigliosamente con l’impronta che hai dato alla sua caratterizzazione, visto le differenti vicissitudini, da un certo punto in poi, rispetto al Canon! Sono rimasta (piacevolmente) sbalordita io stessa nel non trovare questo suo porsi deragliante, eccessivo o stonato per lui. Non ho avuto quello sfasamento (che generalmente detesto) di quando un’autrice/autore riscrive i principali tratti canonici di uno dei personaggi, costringendomi all’abituarmici o al “prenderci le misure” - e, ahimè, il più delle volte togliendomi il piacere di visionare i protagonisti di “Boku no Hero Academia” in definiti scenari ipotetici perché semplicemente quelli NON lo sono, NON li rispecchiano!
Soprattutto per quanto riguarda la conclusione della quinta parte, mi è parso che ognuno dei comportamenti tenuti s’adattasse ineccepibilmente ad Izuku, quasi fossero stati dei risvolti più che normali/naturali per la sua personalità - per citare Halsey: “Low on self-esteem, so you run on gasoline”. Insomma, devo nuovamente rifarti i miei più sentiti complimenti!
Ho adorato pure il fatto che tu abbia schiaffato la “bottiglia d’alcol” in mano a Midoriya: non ne ho ancora ho individuato la ragione plausibile ma, proprio come da tua rappresentazione, ho da sempre sostenuto che il nostro Katsuki fosse gravemente pignolo sulla questione “mantenimento del fisico scultoreo”. Della serie “l’alcol no, perché fa male! Niente schifezze, cibi processati, grassi saturi o idrogenati, zuccheri semplici!”, alla stregua di uno di quei malati di fitness! XD
In moolte fan-fiction ho letto di un Bakugō che alla prima turba emotiva si rifugia negli alcolici, ma ad ogni “incontro” ho storto il naso: Kacchan non lo farebbe mai, a parer mio! Mentre Deku, non chiedermi il perché o il per come, lo ved(o)rei molto più incline nel lasciarsi andare col bere - soprattutto se non “limitato” da tutta la questione “sarò l’Hero n°1”.
Quindi, per quanto valga, con me hai beccato benissimo: scelta super apprezzata!
(Senza contare l’ennesima sfaccettatura da te colta concernente il fatto che Bakugō abbia occhio pure le questioni di “moda” o di “abbinamento colori degli abiti”! Canon o meno, lui rimane una dannata Prima Donna che non può non aver un certo riguardo anche per il look! Nessuno potrà MAI farmi cambiar idea in merito! X’D)
In generale, qui sei stata decisamente meno introspettiva, ma ne ho risentito tanto, poiché si è riusciti ad immedesimarsi in Katsuki, infilandosi nella sua testa come ci si infila in un paio di calzini, ugualmente: si seguiva quello che pensava, vedeva, notava e si è giunti alla fine proprio come lui - chiedendosi “che passaggio ci siamo persi?” - perché durante la lettura hai avuto la capacità di farci diventare lui, per qualche tempo. Come nella scorsa recensione ti dissi, questa è una dote degna di chi scrive grandi libri.
Degna di nota pure la descrizione del chioschetto, della conoscenza di Deku del luogo (da cui il background del personaggio traspira come qualcosa di palpabile, presente, concreto, e non come un accenno etereo), della (“corsa” alla) spiaggia e delle pietanze: non eccessivamente lunga, tuttavia esaustiva quanto bastava affinché regalasse un’ambientazione in cui immergersi completamente per seguire i due.
C’è, sì, qualche errore nella punteggiatura o qualche svista ortografica, ma nulla che ostacoli o mini il piacere della lettura.
Impeccabile la resa di Iida e del “rapporto” di praticantato instauratosi tra Burnin e Bakugō - quest’ultimo, a mio umile parere, non avresti potuto renderlo più realistico, papabile e azzeccato di così!
Bene, bene: ci ho messo - no, non scherzo - un intero pomeriggio per scrivere questa pappardella, eppure avrei mille altri appunti da fare; mi conterrò a forza - visto che ho già digitato un papiro e mezzo. Quindi, termino qui, per ora.
Mi scuso per la lunghezza della recensione (sei autorizzata a non leggerla tutta, non mi offendo, so di essere un caso perso… ^^”) e per essere stata fin troppo sconclusionata, ma stravedo troppo per questa tua long! Rinnovo pure i ringraziamenti per il tuo scrivere, per il dedicarti a questa storia fantastica, che mi sta a dir davvero poco entusiasmando, e per il permetterci di leggerla.
Ovviamente, che te lo dico a fare, attendo con trepidazione (ANSIA CRESCENTE) il prossimo aggiornamento (dove, chissà, speriamo di poter leggere di qualche risvolto piccante tra i nostri due amati protagonisti - Mina mood-on! XD): augurandomi vivamente di vederne uno il prima possibile, sappi che starò in agguato per un’altra, letale quanto prolissa recensione! :) |