Ci credi che sono finalmente qui? Forse no, stento a crederlo anch’io!
Sinceramente, non ho la più pallida idea di cosa dire riguardo a questa storia. Sembra essere nata quasi per gioco: io che ti riempio di meravigliose immagini su questi due personaggi e tu che “Sì, forse, non so”. Quel “posso provarci” da cui non mi sarei MAI aspettata venisse fuori un capolavoro del genere – ma di cosa continuo a stupirmi, poi?
Soprattutto, non mi sarei mai aspettata che l’avresti pubblicata in questo giorno, con una dedica che è riuscita a farmi venire gli occhi lucidi – mica serve dilungarsi, per emozionare.
Ed è quello che hai fatto tu con questa storia: mi hai emozionata.
Sai bene quanto io cerchi di “evitare” le Wolfstar proprio per paura di vedere un rapporto così complesso venire banalizzato – o, peggio, ridicolizzato – ma questo pensiero, quando mi hai mostrato la tua storia, non mi ha neanche sfiorata. Perché sei tu, e sapevo già che avresti caricato il loro rapporto di quella delicatezza che ti permette di toccare qualsiasi argomento senza mai rischiare di rovinarlo. Al contrario, è come se vi donassi una luce nuova, come se, con le tue parole, riuscissi a far risaltare gli aspetti più scabrosi di un determinata situazione senza mai appesantire la narrazione.
È esattamente quello che hai fatto con questa storia: ci hai regalato un panorama completo fornendoci solo dei dettagli, piccole particolarità dei personaggi o brevissimi squarci di vita, immergendoli in un’atmosfera capace di rapire il lettore.
Personalmente, ho adorato il tuo modo di esporre l’evolversi di questa relazione. Ho amato che tu abbia “adottato” il punto di vista di Sirius – ma non ne sono così stupita, considerando quanto tu sia brava a scrivere di lui – questa sua capacità di cogliere i dettagli più intimi di Remus – i suoi sorrisi, il suo odore, il suo sapore e persino il suo tocco – e custodirli gelosamente, farli “suoi”.
Quello che mi ha colpita è stato questo graduale avvicinamento che si percepisce dalla scena iniziale – dove c’è Sirius che lo osserva da lontano – fino ad arrivare ad una collisione dei corpi. Risulta ancora più straziante, dunque, il distacco che descrivi nella seconda parte.
Non riesco a capacitarmi della sensazione di “casa” che questa storia è riuscita – almeno nella prima parte! – a regalarmi: le emozioni di Sirius mi hanno completamente inghiottita, il suo modo di vedere (di sentire!) Remus mi ha conquistata. “Indugia in quel bacio che sa di cioccolato e completezza - di pezzi che ritrovano il proprio posto.” Credo riesca a spiegare esattamente quello che sto cercando di dire: Sirius torna “intero” con Remus.
“Remus esorcizza i suoi demoni ricercando brandelli di luce - di umanità - sul corpo di Sirius. A carezze, disegna il suo amore e ricaccia il mostro nei suoi confini. Sirius gli prende le mani, allora, e gli bacia le dita – ogni bacio è un’assoluzione.” Te la riporto perché, insomma, è assolutamente la mia frase preferita e credo racchiuda un po’ il senso di tutta la storia – e l’essenza di questa coppia!
E se questa prima parte mi ha fatta sognare – e sì, perché negarlo, anche sclerare in grande stile! – la seconda mi ha ridotta in mille pezzi: trovo assurdo (ASSURDO) il modo in cui sei riuscita a adattare la tua storia alla realtà dei fatti, descrivendo una situazione quasi canonica, mostrando un aspetto nascosto di un rapporto che tutti noi invece conosciamo perfettamente.
Quello che mi ha devastata, è stato il tuo voler sottolineare che Sirius non SA fare più queste cose, non che non voglia, o non possa. Non sa farlo, non sa come tornare da Remus, non sa come tornare a ricomporre quei pezzi adesso che è completamente frammentato. È struggente e l’ho amato, davvero.
“La libertà non sa più trovarla, neanche lì, fra le braccia di Remus” – ci si può innamorare di una frase? No? Peccato, perché credo sia quello che mi è successo.
Sei riuscita anche qui a riportare la condizione di Sirius, quel “Non c’è più alcuna assoluzione” che spiega quanto ormai la situazione sia catastrofica, irreversibile: Sirius è certo che non ci sia più luce dentro di lui, che nessuno – nemmeno Remus – potrebbe riparare la sua anima spezzata.
Quel “mutati”, poi, l’ho letto come un “cambiati” quanto come “in silenzio”, come se ormai non riuscissero neanche più a comunicare – un richiamo all’altra storia in cui ricordo bene Sirius avrebbe voluto dire tante cose, ma non sapeva come farlo.
Io potrei – e credo che lo farò, come ho fatto altre decine di volte – rileggere questa storia all’infinito. Mi hai restituito un’immagine pressoché perfetta di questa coppia, di questo “amore arrugginito” che non avrei saputo descrivere in maniera migliore.
Più che altri complimenti, io ti dico: grazie. Grazie per aver scritto questa storia stupenda – e per tutto (ma proprio tutto) il resto.
Con tutto il mio affetto. |