Sono piacevolmente sorpreso da questa tua produzione: paragonare la vita a un gioco è già di per sé affascinante (lo faccio spesso anche io: grafica pazzesca ma gameplay carente... un'avventura grafica mediocre, insomma), ma farlo anche tramite una poesia... bhe, è ciò che mi ha condotto qui!
Ora, la tematica affrontata è parecchio soggettiva, ma ciò non si riduce al fatto: "per me la vita è bella", "per me la vita è brutta"; cercherò di spiegarmi meglio passo passo.
Partendo da "e poi sali di livello": sempre tenendo in considerazione le meccaniche videoludiche, il livello non è qualcosa che associo all'età, nient'affatto, ma a elementi quali lavoro, relazioni, carisma e altre cose di questo tipo. È ciò che rende la vita realmente HARD, no? Non sali di livello così facilmente, col solo passare del tempo.
Ci tengo a precisare che non ti sto correggendo; la mia è piuttosto una riflessione che vorrei condividere con te. Come detto sopra, è qualcosa di molto soggettivo, per quanto ripeto, anche io penso molto spesso a queste tematiche, ma mai e poi mai le avrei rese così bene.
Fantastico il fatto degli "NPC" mai uguali, sempre differenti; mi ha colpito parecchio. Anche il fatto di perdersi, di iniziare quest che pensavi redditizie ma che poi meh... un altro buco nell'acqua. Non c'è un manuale, delle istruzioni, appunto.
Quindi aggiorniamo: grafica spaccamascella, gameplay carente e tutorial assente. Il tutorial è anche importante: mai giocato ad Ancestors? Frustrante proprio per questo.
"Perché anche un bel gioco lascia l'amaro in bocca [...]" se appunto si perde in ogni scenario: questo è l'elemento fondante di ogni mia ideologia: non esiste il bello di per sé, QUANTO è bello per noi, e ciò si traduce in quanto riusciamo a destreggiarci in un determinato contesto o appunto, a giocare come dei real-pros e non come dei miseri noobs nel gioco della vita. Ci sarebbe molto altro che mi verrebbe da approfondire ma davvero: poi non sarebbe più una recensione; anzi, forse già così com'è, non lo è completamente ^^" |