Soul, credimi se ti dico che non so come iniziare questa recensione. Ho visto questo capitolo quando lo hai pubblicato, ma siccome sono oberata da questo stramaledetto esame, non sono riuscita a ritagliarmi un momento di calma mentale per leggerlo come si deve, e non mi andava di farlo in modo superficiale, perché questa è una di quelle storie in grado di cambiarti l'esistenza, e ci devi entrare dentro con tutto te stesso.
Sai quanto mi eccito all'idea di leggere qualcosa su Ives e tutti i meravigliosi personaggi che gli ruotano intorno, però ammetto che avevo paura a leggere questo capitolo, perché sapevo che sarebbe stato difficile, sia per te che per chi, come me, ha visto praticamente Ives nascere e crescere.
Volevo che arrivasse questo momento perché sarebbe stato uno dei migliori per me (da buona amante dell'angst potente hahahaha ormai mi conosci XD), ma in un certo senso non volevo, perché avrebbe significato un po' la fine di tutto.
La fine di Ives.
Come al solito, hai saputo emozionarmi profondamente e mi hai portato a riflettere fin dall'inizio (dalla citazione di Evelyn) su ciò che è il fulcro della sua esistenza, cioè la droga. Ammetto di non trovarmi d'accordo con Eve, perlomeno non finora, e non certo perché non credo che Ives sia una persona buona (anzi!), ma perché mi rendo io stessa conto di essere piuttosto "severa" quando c'è di mezzo la droga, l'alcol (e non è questo il caso, è solo un esempio) e tutte queste debolezze umane, o almeno quelle che io considero tali.
Credo di aver più volte espresso la mia opinione in proposito, eppure ora non so più esattamente che cosa pensare. E' come se questo viaggio (quello di Ives e di questa storia) mi abbia in qualche modo fatto vacillare riguardo la mia opinione in proposito, e anzi, ora sono piena di dubbi, perché se da una parte mi sono creata quest'opinione un po' per risentimento dovuto a questioni personali, questa storia e l'esistenza di Ives mi hanno portato a riflettere molto sul concetto stesso di debolezza, di giusto e sbagliato.
Quello che vorrei dirti (e non so se l'italiano mi abbia abbandonato nel frattempo XD) è che sei riuscita a farmi riflettere molto in questi mesi e leggerti è stata una grande ispirazione, perché credo che instillare dei dubbi in una persona la porti a crescere, a maturare e a capire meglio alcune questione, soprattutto quelle che personalmente non ho vissuto, come la droga e tutto ciò che ne è affine.
E' come se avessi fatto anch'io un viaggio, non solo nella vita di Ives e nelle sue vicende (che è stato emozionantissimo), ma anche uno parallelo, dentro di me, nonostante io non abbia praticamente nulla in comune con lui. Sei riuscita a ispirarmi nel profondo e, attraverso i tuoi meravigliosi personaggi, mi hai fatto scoprire, mi hai emozionato e stretto il cuore in quella magnifica morsa che mi piace sentire (perché sono psicopatica, ma non dirlo a nessuno HAHAHAHA) quando leggo.
Quindi sono io a doverti ringraziare per questo, e capisco bene il tuo struggimento: è come se avessi subito una doppia perdita, sia per la morte di Ives, sia per la fine di questa storia, che è sempre causa di dolore per un autore (almeno per me!), una piccola morte perché si è messa una fine a qualcosa di profondamente nostro.
Ogni storia, in questo senso, è un po' come un figlio, quindi capisco anche questo tuo "temporeggiare" nel porci una fine.
So che continuerai a scrivere di Ives, e che in verità la sua morte è proprio parte della storia stessa. Ho amato profondamente l'attenzione che hai riposto nell'introspezione del mio amato Ives (che ritroviamo anche in quest'ultimo capitolo, a riprova di quel che penso), e in particolare mi ha colpito questa frase, da cui poi si è sviluppata anche la mia (ennesima) riflessione: "Me ne vado amando la vita, anche se lei non mi ha mai voluto e non mi ha mai ritagliato un posto tra i suoi figli."
Io e Ives abbiamo un'idea incredibilmente diversa del concetto di "amare la vita", eppure, dopo questa storia, non riesco proprio a pensare di avere ragione, perché in fondo le vite sono radicalmente diverse e sarebbe solo egoistico da parte mia pensare che esista un solo concetto per qualcosa di così grande, con un significato così immenso.
Questa storia parla principalmente di morte, ma è pregna di vita, dalla prima all'ultima riga, e questa frase ne è l'ennesima prova. E che cosa ci può essere di più alto nel genere drammatico di esprimere la vita nella morte?
Io davvero non so se sia riuscita a spiegarmi come si deve in questa recensione, ma sappi che mi hai trasmesso tantissimo, molti concetti forse non sono nemmeno esprimibili (si dice? XD) a parole.
The Last Remaining Light è qualcosa di supremo e magnifico, in cui si legge la tua essenza di autrice e la tua maturità (in tutti i sensi) tra le righe.
Non so esattamente come terminare questa recensione, così come non sapevo come iniziarla, perché è tutto qualcosa di talmente intenso da non poterlo descrivere.
Complimenti, davvero, per quanto significato possa avere questa parola davanti a un lavoro del genere <3
P.S.: so che mi mancano ancora un sacco di tue storie da leggere, ma passare prima di tutto da qui per me era tassativo. Aspettami che dopo l'esame piano piano arrivo!!! *______* |