Cara Cin…bellissima, intensa, forte in quella sua sensibile, trasparente fragilità. E' questo che rende la tua "penna" vera, autentica, sincera… qualità riservate a chi sa svelarsi all’altro senza remore. E il lettore coglie questa autenticità. Il lettore percepisce quel battito in più al centro del petto, mentre sente gli occhi riempirsi. Decido di recensire entrambe le parti perché le emozioni che suscitano sono concatenate ma si sviluppano su registri diversi, meritando una lettura singola e attenta.
Questa prima parte vede l’epilogo come te lo sei immaginato tu. Un’ipotesi che, chi ama lo show, inevitabilmente, si costruisce nella testa e sente nel cuore, alla vigilia di quella parola “fine” che non può che portare con sé un pesante bagaglio di sensazioni. La valigia è piena, quasi stenta a chiudersi perché riempita con cura e passione anno dopo anno, episodio dopo episodio. E fa male riporla, facendo scorrere la zip, sapendo che non ci sarà un altro viaggio sull’Impala. Nella tua “versione” c’è un’intro attuale, legato alla storia, all’evoluzione di quella battaglia che porta all’epica conclusione. La scena è nota, familiare. Sam ferito, Dean pronto a morire per lui, per sistemare le cose. Tante volte ci ha pensato, lo ha fatto, ma stavolta il suo piano è lucido, non impulsivo. Deve rimettere in ordine le cose e non è previsto ritorno. L’equilibrio verrà ripristinato, tutto tornerà al suo posto. Tutto tranne Dean. Perché lui ha scelto… il suo posto. Castiel non ha bisogno di parole, capisce cosa passa per la testa a Dean e, in cuor suo, sa che non potrà fermarlo. L’unica cosa che gli è concessa è mantenere la promessa di prendersi cura di Sam. E lo farà.
In quel sussurrato “Vinciamo noi, Sammy!!” c’è la degna conclusione di una vita spesa a combattere insieme, l’uno accanto all’altro e la rassicurante consapevolezza che Sammy continuerà a vivere, a vivere forse una vita nuova, diversa. Vincono loro. Comunque.
La descrizione di quel paesaggio devastato dall’incantesimo è un luogo fisico ma lo leggo come morale, intimo…è la desolazione che resta in Sam, in quel cuore che non vuole accettare ciò che gli occhi vedono e fanno presagire. Gli alberi intorno a loro erano a terra , spezzati alla base. La terra sembrava come arsa da un fuoco violento. Perfino la cripta era ridotta in un misero mucchio di rovine e calcinacci. Lo sfacelo non lascia spazio alla speranza e, quando quella verità arriva, mi pare di sentire l’urlo di Sam. Un suono che nel suo tono aveva la disperazione della perdita, la paura per la futura solitudine, la rabbia per una simile fine, la frustrazione per la provata impotenza a poter cambiare gli eventi. Le parole che usi…paura, rabbia, frustrazione, impotenza…diventano cocci aguzzi sui quali rimbalza la frequenza vibrata di quel grido. E poi il tempo si ferma. Impotente anch’esso. Come Sam. Rispettoso di quel dolore che non può lenire. Ci vorrà molto più tempo non per alleviare, non per dimenticare, non per soffrire di meno…più tempo semplicemente per andare avanti, per rassegnarsi a una vittoria amara, dove Dean ha stabilito, come sempre, la posta in palio e il prezzo da pagare. Sam andrà avanti. Solo. Deve farlo.
Il quadro successivo è la serena camminata di un padre e di un figlio. Avanzano, per mano, su una collina che nasconde un tenero segreto. Nella mia mente ragiono per contrasto e vedo quel verde che si sostituisce all’arida terra bruciata di dieci anni prima. Il verde dell’edera, delle foglie, delle striature sul granito, quel “verde” ancora così presente nei sogni di Sam. E poi c’è la speranza di una piccola mano, di passi incerti, di un Dean di 5 anni, orgoglioso di portare il nome di suo zio. E’ una scena che si proietta oltre, che ci concede la pace di un futuro dove il sacrificio di Dean non è stato vano, dove l’estremo dolore di Sam si è rigenerato in qualcosa di grande: l’esperienza di essere marito e padre. Piano piano i cocci aguzzi si smussano, quei pugnali di ghiaccio che pochi paragrafi prima mi hanno gelato l’anima, ora si sciolgono, diventando acqua fresca di lago alpino, con i riflessi cangianti di quegli occhi che, per Sam, non si sono mai spenti. Commuove quel Sam che deve trovare le parole giuste per far “conoscere” Dean a suo figlio, senza entrare troppo nei particolari. Eppure in quella frase, in quelle paure di Dean, c’è lui. Dean…istintivo, generoso, testardo infinitamente forte e, al tempo stesso, infinitamente fragile. Dean terrorizzato all’idea di perdere Sam. Dean che non poteva immaginare di guidare altra auto se non Baby. Dean…inguaribile goloso abitudinario! Paure semplici di un eroe complicato. Poi ricompare Castiel, dopo tanti anni di quel silenzio che però scopriamo essere solo apparente. L’angelo non se n’è mai andato. E’ stata presenza attenta in ogni tassello della nuova vita di Sam, dall’incontro con la futura moglie fino a proteggere il piccolo Dean. Ha mantenuto la promessa fatta al maggiore dei Winchester. Sul finale avverto tutta la sofferenza nel ricordare quell’esistenza che ora sembra così lontana, dove “famiglia” aveva nomi precisi: Dean che ha significato tutto per Sam, Jack così vicino all’essere figlio, Cas sempre più umano e fratello. Gli mancano. E gli manca terribilmente Dean. Ancora, dopo dieci anni. Sam ha capito cosa intendesse Dean con quella sua ultima frase. Dal primo giorno in cui gliela riferì Cas…ma allora la lacerazione era troppo forte, la ferita ancora profonda…ammettere, spiegare il significato di quelle parole, non avrebbe fatto altro che acuire quel sentire straziante. La tragica consapevolezza che Dean non ha mai rimpianto di averlo sempre messo al primo posto. Oggi Sam può tentare di accettare quella scelta. Guardando suo figlio, una parte di Dean stesso, forse può perdonarlo per averlo salvato, condannandolo ad un’assenza che, in parte, quella nuova famiglia è andata a colmare. Infine quel Dean immerso nel suo paradiso personale, che sorseggia birra, ascoltando musica classic rock accanto alla sua Baby…me lo vedo e sorrido amaramente con lui. Quel pensiero per suo fratello, quel fratello che continua ad essere la cosa più importante, anche se lui non c’è più a guardargli le spalle. Perché ha deciso di non esserci… per consentire a Sam di…esserci ancora.
Grazie per le emozioni che mi hai regalato, per gli occhi lucidi, per i sorrisi spontanei davanti allo schermo del pc, per la tenerezza con la quale “culli” il finale di questa serie, tracciando percorsi credibili che non deludono…a presto, per la seconda parte! |