Recensioni per
Un corpo vuoto senza anima
di PensieriLeggeri

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
23/12/20, ore 19:33

Settimo Posto

Un corpo vuoto senza anima

di C:arlotta




Grammatica: 3.8/5


A parer mio, c’è un abuso della “d” eufonica, anche oltre la consueta “licenza poetica”; ricordo che la “d” eufonica va usata soltanto tra vocali uguali. Per il resto non ho trovato errori grammaticali o di sintassi, giusto solo due errori, molto probabilmente di distrazione. Di seguito gli errori trovati:

le paure ed i rimorsi → -0.5 Penalità generale (Ti riporto soltanto i primi tre casi, per comodità)
In preda ad un momento
presto ad inumidirsi
Black aveva pugnalato i propri amici alle spalle → -0.2 (i loro amici)
pronto ad incamminarsi verso lavoro come in un giorno ordinario → -0.3 (verso il lavoro)
E' solo un nuovo giorno → -0.2 (È solo)


Stile: 14/20


Lo stile è altalenante, presenta punti di forza, passaggi ben costruiti, e altri più deboli, a mio parere. Credo che a caratterizzarlo maggiormente in senso negativo sia soprattutto l’inserimento di infodump, ovvero tutte quelle informazioni esplicative – e a volte ripetitive – che inserisci in mezzo ai periodi: rallentano inutilmente le frasi e rendono pesante la narrazione. Per esempio:

- Il suo sguardo, abituato all'oscurità grazie alle innumerevoli notti di luna piena passate chiuso in una stanza stregata → Quest’informazione il lettore già la possiede. Remus è un personaggio importante all’interno della saga, tutti conoscono la sua storia e i suoi retroscena. In una fic, quindi, non devi costruire il personaggio da zero, ma devi trasmettere al lettore che legge l’idea di scivolare all’interno della sua vita e della sua mente come se fosse uno di casa. Bastava, per capirci, dire “abituato da un’intera, maledetta vita all’oscurità” e il lettore avrebbe colto le allusioni alla sua condizione di lupo mannaro; inoltre il termine “maledetta” avrebbe avuto una doppia accezione, la seconda molto introspettiva, che avrebbe donato un tono rabbioso, frustrato alla frase, esaltando le emozioni di Remus a riguardo.

- l'unico vivo era il traditore che, senza processo, era stato imprigionato ad Azkaban → Può sembrare sciocco, ma aggiungere l’informazione presente nell’inciso è superfluo: non essendo poi sfruttata dopo, non serve ricordare questo al lettore. Avrebbe avuto senso se avessi poi inserito una riflessione, un momento introspettivo, in cui Remus palesasse i suoi sentimenti contrastanti in merito, ma così è un’informazione non sfruttata, che quindi non serve. Mi attacco a questa frase, poi, per farti notare l’uso abbondante di proposizioni relative che caratterizzano lo stile. Qui, per esempio, avresti potuto rendere il tono più duro, costruendo una frase più breve, graffiante.

- da quando non passava più le sue notti da lupo a scorrazzare per i territori attorno ad Hogwarts assieme ai malandrini nelle loro forme di Animagi → Anche qui, “nelle loro forme di Animagi” è un’informazione inutile ai fini della storia, una specifica superflua secondo me; in realtà, io avrei dimezzato la frase, sintetizzando il concetto con parole mirate, come suggerito nel primo esempio. Sono tutte informazioni che il lettore possiede già – il lettore che legge queste fic ha letto i libri, conosce la storia canonica – e quindi è inutile allungare il periodo così tanto con queste informazioni, perché secondo me il risultato è quello di appesantire la lettura e perdere la forza del tono narrativo in giro; perdi di vista la principale, il fulcro della frase.

Periodi lunghi, piene di proposizioni relative, di fatto allungano molto i periodi, aggiungendo nozioni sopra nozioni che spezzano il ritmo della frase. Sono frasi passive, che perdono in questo modo di incisività. Il testo ne è un po’ pieno. Per esempio, ho notato che nel testo ripeti almeno tre volte il particolare degli occhi verdi di Remus: non so se volevi ottenere un particolare effetto evocativo, di richiamo, nella mente del lettore, ma a causa della loro posizione passiva all’interno delle frasi, qualunque effetto si è perso, tanto che l’impressione che mi ha lasciato è stata quella di un’informazione superflua e ripetitiva.
Il narratore in terza persona con punto di vista interno è usato in maniera coerente, non ci sono focalizzazioni esterne che ne minano l’efficienza; inoltre l’accoppiata classica tra questo narratore e il tempo al passato si adatta perfettamente al taglio prettamente descrittivo-narrativo che caratterizza la storia. Predomina uno stile fortemente descrittivo, a cui si aggiungono sequenze narrative più o meno dettagliate. Ciò che secondo me manca è uno spazio puramente più introspettivo – genere che è stato segnalato ma che non è stato sfruttato al meglio, al contrario del “malinconico” che impregna invece tutta l’atmosfera – più riflessivo, che non si limitasse quindi al narrare e al mostrare, ma che aggiungesse espressività e forza emotiva alla scena (piccolo appunto: avrei segnalato come genere anche “slice of life” così da chiarire subito al lettore il taglio della storia, che in realtà è uno spaccato di vita, per l’appunto). Per fare questo, avresti potuto sfruttare le descrizioni stesse, usare un lessico più mirato, più allegorico – ma non artificioso – che ti permettesse di sfruttare l’ambiente, per esempio, come “riflesso” del personaggio. Prendi l’appartamento: qualche aggettivo, una descrizione del suo squallore, della mancanza di una personalità fatta attraverso frasi incisive, e al lettore avresti regalato un’immagine speculare dell’anima vuota e abbandona che si porta dappresso Remus.
Una cosa che ho, invece, trovato convincente è la capacità di non nominare subito il personaggio. Anzi, quasi per la prima metà del testo, del nome non c’è minima traccia; eppure, le descrizioni che usi, la foto, l’appartamento, e vuoi anche gli infodump, ti hanno permesso di renderlo fin da subito palese.
Trovo, poi, che tu abbia usato in maniera ottima l’anafora iniziale, con quel “che” ripetuto che è andato a dare il ritmo all’incipit e che ha conferito un tono angoscioso e tormentato alla sequenza di apertura. Lo stesso effetto, poi, lo richiami più avanti, con una struttura analoga, sempre in riferimento al personaggio di Sirius Black. Questa ripetizione, al contrario delle altre, è stata usata con cognizione di causa e l’ho reputata un buon espediente narrativo per regalare un tono “ossessionato” alla narrazione, incalzante.
Più in generale, penso che la prima parte del testo sia stata davvero ben costruita. Ancora prima dell’anafora, è il tono pungente e sarcastico che sai utilizzare che mi ha colpito, proprio in questo punto:

- Vivere, verbo buffo per chi, come lui, aveva smesso di farlo già da anni: le paure ed i rimorsi lo divoravano vivo, prendendosi giorno dopo giorno gli ultimi sprazzi di lucidità rimasta. → Forse non la conosci – non so se è il tuo genere di lettura – ma questo sarcasmo, questo autocommentare dell’autore mi ha ricordato molto lo stile di Silvana De Marì. In questo punto, il tono sarcastico serve da apertura per sfociare in un tono più cupo e mesto, triste, che caratterizza bene il genere scelto, secondo me.

Qua e là, ci sono altri espedienti che utilizzi che hanno saputo fare bene la loro parte, come l’anastrofe (solo dopo le innumerevoli promesse da parte di quei tre amici di non abbandonarlo mai) la prolessi (Ma per Remus no, per Remus in quel giorno non c’era niente) e la ripetizione (Ma lui lo sapeva, sapeva di essere ormai solo una scatola vuota), tecnica, quest’ultima, che usi spesso e dà un’impronta molto caratterizzante al tuo stile, e che garantisco non è un difetto, anzi penso che sia stata usata con cognizione di causa e che abbia saputo dare un proprio ritmo all’intero testo, contribuendo a ricordare comunque quanto certi pensieri abbiano un effetto triste e ossessivo sul personaggio. Questo penso, che il tono narrativo comunque trasmetta sensazioni tristi, a tratti ossessive, altre cupe, ma che tu perda un po’ l’incisività del tono narrativo durante le frasi più lunghe, più descrittive, dove i troppi incisi e le numerose subordinate appesantiscono un po’ la fluidità della narrazione.

- Gli occhi iniziarono presto ad inumidirsi, per poi lasciare spazio alle lacrime che, segnando veloci le guance, decisero di soffermarsi ad accarezzare le cicatrici incise sul volto del ragazzo. → Questa frase riassume due dei punti che ti ho commentato: la caratteristica delle relative e il “problema” delle frasi troppo lunghe, con incisi. Qui, per esempio, sarebbe stato forse più efficace creare un climax, un crescendo visivo e sensoriale per rendere un tono tra il malinconico e l’addolorato.

Un’altra cosa che ho notato è che tendi a usare in maniera non sempre adeguata gli aggettivi possessivi, o meglio aggiungi specifiche che non servono; nell’insieme ci sono alcuni “trucchi” che potresti usare per ometterli. Riporto anche qui alcuni esempi:

- Gli occhi iniziarono presto ad inumidirsi, per poi lasciare spazio alle lacrime che, segnando veloci le guance, decisero di soffermarsi ad accarezzare le cicatrici incise sul volto del ragazzo → Un’alternativa, per evitare il complemento di specificazione, potrebbe essere “ad accarezzargli le cicatrici incise sul volto”.

- il braccio sinistro stringeva le spalle del suo amico accanto → “dell’amico accanto”. Puoi tranquillamente omettere l’aggettivo possessivo, la frase risulta chiara comunque.

- nella foto era presente un buco dai bordi bruciati che spiegava come qualcuno avesse provato a cancellare una presenza non più gradita → “che spiegava come avesse provato”. Qui “come qualcuno” è inutile, do per scontato che sia stato lo stesso Remus a bucare la foto laddove prima c’era il volto dell’amico. Siamo a un punto della narrazione dove i ruoli sono stati svelati, quindi non serve mantenersi sul vago.

- Remus si asciugò una lacrima ribelle che aveva nuovamente segnato la sua guancia e i suoi pensieri ricaddero su Sirius Black → stessa cosa di sopra anche qui: “che gli aveva nuovamente segnato la guancia”. In questo modo eviti la ripetizione cacofonica con “suoi pensieri”, lì vicino.

La punteggiatura è usata con attenzione, lo noto dal modo in cui crei gli incisi e stai attenta a non separare soggetto dal verbo. Trovo, però, che non sempre sia stato fatto un uso ottimale dei due punti, e anche qui ti riporto due casi:

- Prese un respiro profondo cercando di calmarsi, poi si asciugò con la manica del pigiama gli occhi ormai appannati: la foto era il ricordo di un giorno speciale. → Suggerisco un punto fermo tra le due frasi, perché non mi sembra così evidente il rapporto di causa-effetto tra i due periodi da usare i due punti. Penso che la brevità della seconda frase dovrebbe risaltare, e proprio per concentrare il focus del lettore su di essa e sulla sequenza descrittiva a cui fa da apripista, io addirittura la porterei a capo, iniziando un altro paragrafo.

- Quattro giovani uomini, in abiti eleganti, erano in posa: il primo, alla destra di tutti, aveva dei lunghi capelli tra il biondo e il rossiccio, il viso paffuto e gli occhi sgranati che ammiravano il ragazzo al suo fianco. Questo invece portava uno sguardo fiero ed un sorriso che illuminava tutto il gruppo, gli occhiali appoggiati sul naso e un folto cespuglio di capelli neri e indomabili, il braccio sinistro stringeva le spalle del suo amico accanto, amico però senza volto: nella foto era presente un buco dai bordi bruciati che spiegava come qualcuno avesse provato a cancellare una presenza non più gradita. → Qui c’è stata un po’ di confusione. I due punti iniziali avrebbero più senso se l’elenco descrittivo non si fosse fermato al primo uomo; infatti, dopo, piuttosto che usare un punto-virgola, hai preferito mettere un punto fermo, di fatto interrompendo bruscamente l’enumerazione degli altri tre. Io sostituirei il primo punto con un punto-virgola o eliminerei i due punti iniziali, mentre, per enfatizzare l’ultima parte metterei un punto fermo dopo “accanto”.

Il lessico è semplice, si avvale di un registro medio-basso piuttosto vario, ma secondo me avrebbe potuto arricchirsi maggiormente. Una combinazione più mirata e incisiva di lessico e formulazione dei periodi ti avrebbe permesso di rendere più espressivo lo stile, più graffiante, veicolo delle emozioni del personaggio. Non c’è comunque sovrabbondanza di aggettivi e avverbi, la lettura risulta nell’insieme abbastanza scorrevole da questo punto di vista. Unico suggerimento lessicale lo faccio però a questa frase:

- In preda ad un momento di nostalgica mancanza di quelli che considerava i migliori anni della sua vita → “nostalgica mancanza” secondo me è un po’ un ripetere di concetti. La nostalgia è di per sé, la sensazione di pungente desiderio di qualcosa che è stato perso o appartenente al passato. “Mancanza” è superfluo.

In definitiva, trovo che questo stile abbia del potenziale, ma dovrebbe trovare modo di compattarsi, solidificare meglio il tono narrativo nella sua interezza, riuscire a rinnovarsi e a variare nella forma espressiva.


Titolo, Introduzione e impaginazione: 6/10


C’è qualcosa nel titolo che non mi convince del tutto. Forse è l’accostamento delle parole “vuoto” e “senza”, entrambi avanzano l’idea “privato di qualcosa”, e quindi al mio cervello suonano come un concetto un po’ ridondante, come se fosse ripetuto, ecco.
Trovo che il titolo manchi di musicalità, sia poco incisivo, e anche il tono mesto che dovrebbe trasmettere… a me dà più un’idea di pesantezza. Trovo che un’espressione simile possa funzionare meglio come parte di una frase, magari con una virgola in mezzo a creare distanza tra i due termini sopra citati, ma che come titolo non funzioni granché. Considerato che il titolo è la prima cosa che guardo e che da lui dipende il fatto se leggerò o meno la storia, personalmente non credo che questo mi avrebbe convinto.
Detto questo, ho apprezzato l’espediente di usare come titolo le esatte parole con cui si chiude la storia: è come se tutta la storia fosse racchiusa in quelle cinque parole, fanno da cornice e anche da fulcro. Altra cosa a favore, il titolo nel suo messaggio rappresenta bene l’atmosfera e il personaggio, nonché la sensazione di vuoto che aleggia nella vita di Remus. Trovo, poi, che evidenzi anche la concezione di Remus di considerarsi un mostro, esprime la repulsione che prova verso la sua condizione. Da questo punto di vista, il titolo è coerente con il testo.
L’introduzione mi ha sorpreso. Personalmente trovo che un’introduzione dovrebbe non soltanto citare una parte del testo, ma che dovrebbe anche avere una vita propria, dovrebbe essere studiata per presentare la storia, il personaggio e l’argomento, ma dovrebbe anche attrarre, possedere un tono che inviti il lettore a leggere anche il resto. Dico che la tua mi ha sorpreso perché in realtà tu ti limiti a citare soltanto un pezzo del brano, senza studiare una presentazione ad hoc per l’introduzione; ciononostante, l’estratto scelto è emblematico e racchiude già tutte quelle caratteristiche che dovrebbe possedere un’introduzione sopra citate.
L’introduzione/estratto chiarisce subito il contesto, l’ambientazione, e fornisce ben chiaro il taglio della storia: mentre tutti festeggiano, Remus Lupin si discosta da quest’aria di festa, immerso ancora nel vivo dolore della perdita e della solitudine. Brava.
Con l’impaginazione credo proprio che sia successa qualcosa. Una volta consegnata la storia non ho potuto intervenire in tal senso, ma avrei tanto voluto che chiedessi prima di consegnare, così ti avrei consigliato di allegare il file, e non di inserire il testo nel corpo dell’email. Non so se è stata l’email a cambiare la tua impaginazione. È un po’ un mezzo disastro, mi spiace essere così spietata.
Manca il giustificato, e il testo appare disordinato, molto caotico e compatto: non è una pagina pulita. Inoltre credo sia successo qualcosa con il font, perché il testo in tre o quattro font differenti. Una cosa che suggerisco poi è di non usare il grassetto all’interno di un testo narrativo: a parte essere poco elegante, è come se stessi mettendo un manifesto davanti gli occhi del lettore, è proprio fastidioso da leggere, insensato nell’economia stilistica. Ultimo consiglio, poi mi azzittisco: meglio utilizzare segni differenti tra pensieri e dialoghi. Qui hai utilizzato per entrambi le virgolette alte. Avresti potuto usare le caporali per i dialoghi o i trattini lunghi; o ancora usare il corsivo per i pensieri, così da distinguerli anche visivamente, rendendo la differenza più intuitiva.


Sviluppo del tema, Caratterizzazione dei personaggi e IC: 24/30 (di cui 16/20 dell’IC e caratterizzazione)

Ci sono tre focus, secondo me, che hai inserito in questa storia e che avresti potuto sfruttare meglio: uno è la solitudine di Remus, l’altro è l’ossessività e la paura verso Sirius Black, e l’ultimo è la morte dei suoi amici, che dovrebbe scatenare in lui perdita, dolore e rimorso. Questi temi vengono introdotti, ma poi ho avuto l’impressione che due di questi venissero abbandonati. Infatti, ciò che si evidenzia meglio nella storia è la solitudine di Remus, che analizzerò più avanti, mentre l’ossessione verso Sirius Black non arriva mai veramente a esplodere. Usi questo personaggio per evidenziare la paura di Rem, i suoi incubi, ma non ne mostri l’altra faccia: il senso di tradimento, l’odio, ma anche i sensi di colpa, il non aver capito per tempo che il colpevole era lui. Anche l’informazione che è stato mandato ad Azkaban senza processo è presentata priva di una qualsiasi reazione o sentimento da parte del protagonista. La mancanza del processo cos’ha significato per Remus? Lo ha lasciato con il dubbio? Lo ha privato di un ultimo confronto? Gli ha tolto la soddisfazione di vederlo marcire, perdere? Oppure lo ha lasciato con il dubbio? Lo ha privato dell’ultimo amico, per quanto traditore, rimasto in vita?
Per quanto riguarda i sensi di colpa, altro tema solo accennato qua e là, non si ha un vero e proprio aspetto introspettivo, una riflessione su questo punto. Ti limiti a descrivere la foto, a presentare un James fiero e ridente, che avvolge tutti nella sua aura di felicità e ottimismo, ma subito l’attenzione torna di nuovo al primo tema, ovvero la solitudine e il senso di abbandono di Remus. I temi della paura, della rabbia, dei sensi di colpa non sono stati approfonditi a dovere.
Non mi hai mostrato, per esempio, come appare agli occhi dei suoi amici, in che modo lui si relazionava agli altri; un piccolo accenno lo hai dato quando hai accennato agli altri membri dell’Ordine e un altro quando hai descritto lo schema su cui ormai si basa la sua vita lavorativa e anche abitativa.
Prima di passare alla caratterizzazione vera e propria, commento velocemente l’estratto. Ecco, l’estratto era partito con il verso giusto. Estrapolato dalla storia, ha caratteristiche allusive che ben costruiscono il personaggio e il suo IC. Hai scelto di narrare un momento fuori dal canon, che però è talmente intriso dei feels del personaggio da non risultare per nulla fuorviante. Ovviamente ci sono i dettagli più “tecnici” che richiamano la storia di Remus: gli appartamenti in cui si ritrova a vivere per breve tempo; gli occhi grigi che identificano in maniera inequivocabile il personaggio di Sirius. Ma ci sono anche particolari più sottili, che davvero fanno un ottimo lavoro d’introspezione; tra tutti “gli ultimi sprazzi di lucidità rimasta” è quello che colpisce più nel segno, perché richiama la perdita di coscienza durante la luna piena, richiama il suo temere la maledizione, ma anche un’accezione più umana, più comune se vogliamo, che è quella provocata dal dolore. Sembri dire “quello che non mi ha tolto finora la mia maledizione, me lo sta togliendo il dolore. Nel suo complesso, questo è uno dei pochi estratti che ha meglio saputo sfruttare l’introspezione piuttosto che le informazioni “indizio”. È l’essenza del personaggio a risaltare, non gli elementi esterni che lo influenzano, e nonostante sia risultato abbastanza scontato da indovinare, io penso che tu abbia fatto davvero un ottimo lavoro su questo fronte. Bravissima.
Mi è dispiaciuto non trovare questa stessa profondità e attenzione del personaggio anche nel resto. La caratterizzazione di Remus, qui, si basa moltissimo sui dettagli “esterni”, molto esplicativi – scusa se mi ripeto – hai caratterizzato il suo aspetto fisico, la sua condizione di lupo mannaro, hai dato spazio alla caratterizzazione sociale ed economica, e su questo fronte hai fatto davvero un buon lavoro. Hai dato un ruolo ben definito al personaggio, hai caratterizzazione la sua condizione e alcuni aspetti del suo carattere. Ciò che manca, e credo che per il taglio della storia avresti potuto benissimo sfruttarlo, è una caratterizzazione comportamentale e interattiva, più psicologica.

- amico però senza volto: nella foto era presente un buco dai bordi bruciati che spiegava come qualcuno avesse provato a cancellare una presenza non più gradita. → La caratterizzazione emotiva di Remus è smorzata, l’ho trovata in alcuni punti troppo “morbida”. Per esempio, qui definisci la presenza nella foto di Sirius “non più gradita”. È un’impressione molto gentile, pacata che dai, mentre io immagino Remus rabbioso, con sentimenti forti da provare nei confronti di Sirius. Il gesto di cancellare il suo viso dalla foto non dovrebbe essere soltanto indice di “non gradimento” ma sintomo di dolore atroce, di odio, sentimenti contrastanti di ingiustizia e colpa che lo attanagliano.

- i colori ormai sbiaditi mostravano ancora un bimbo di tre anni divertito → In questo passaggio, avresti potuto spiegare il rapporto con i genitori, il dolore di averli visti per tutta la loro vita combattere con la sua maledizione, e perdere; il senso di colpa che si dà per questo.

Anche quando parli dell’altra foto manca un’attenzione in più alla retrospezione. La descrivi e dai un’etichetta a ognuno dei personaggi, ma non ne approfondisci i ruoli – cosa hanno significato per Remus ognuno di loro? – non hai dato una focalizzazione alla loro amicizia, alle loro speranze, ai loro sogni, al modo come tutta quella felicità e spensieratezza di quei quattro ribaldi giovani si sia sgretolata di lì a pochi anni.

- Le mani che tenevano ferma la foto si soffermarono ad accarezzare il volto dell’ultimo ragazzo timidamente sorridente: i capelli castano chiaro striati di grigio, gli occhi verdi e le cicatrici incise sul volto. → Questo è stato uno dei passaggi più significativi della caratterizzazione di Remus, secondo me. Remus sembra salutare e rimpiangere il ragazzo che lui era in quella foto, la gioia provata all’interno di un gruppo che lo accettava per quello che era, la bellezza di condividere un momento tanto speciale, l’affetto e la felicità che aveva provato. Questo accarezzare il sé del passato mi ha trasmesso un senso sottile di autocommiserazione, avvilimento e sì, di abbandono. È quasi un sentimento più egoistico, più umano, più debole: Remus soffre, sì, per la morte dei suoi amici, ma soffre anche per la sua morte, per la morte di quella felicità che gli è stata strappata. E da questo si capisce quanto importante fosse stato per lui l’aver trovato dopo tanta fatica e disperazione qualcuno che lo avesse abbracciato, che gli avesse regalato un po’ di speciale normalità.

È un particolare che viene ripreso poco dopo, quando Remus ribadisce il senso di abbandono in cui si sente di sprofondare, la paura per la luna piena e il dolore di doverla riaffrontare da solo. C’è quasi rabbia verso la morte di James, perché morendo l’ha abbandonato a se stesso. Penso che questa sfumatura poteva essere approfondita di più, riempita con più emozioni; renderla meno esplicativa e informativa, e più emotiva, e sicuramente aveva grande potenziale conflittuale. A questo avresti potuto riattaccarti per inserire qualche considerazione su Sirius, sui sentimenti che prova verso di lui.
Seppure questo tratto appena commentato sia stato nella storia soltanto scalfito, l’ho trovato comunque molto IC, sei riuscita a percepire il personaggio più nel profondo, in un modo che va ben oltre lo stereotipo del professore-mannaro-gentile. Qui c’è la parte più debole ed egoista di Remus, quella che viene fuori dalle sue stesse parole quando racconta a Harry delle avventure con i suoi amici malandrini, quella che viene fuori anche quando decide di abbandonare Tonks incinta. Insomma, poteva essere più approfondita, ma è riuscita comunque a dare una definizione più profonda e sfaccettata del personaggio.
Tuttavia, avresti comunque potuto aggiungere un senso sottile di tristezza per la morte dei Potter, perché così facendo il personaggio risulta un po’ troppo egoista; manca, secondo me, un contraltare, il dolore per i suoi amici, l’ingiustizia che anche loro hanno subito. Non credo che, anche nei momenti più bui, Remus abbia perso di vista la sua compassione. Io l’ho sempre considerato un personaggio pieno di empatia e propenso alla comprensione, proprio perché conosce la sofferenza.
Ribadisco, non è una visione incoerente o OOC, anzi trovo che sia esattamente così Remus, tanto bisognoso da cedere a impulsi più egoistici e autocommiserativi, ma a bilanciare ciò c’è sempre in lui il senso di profondo affetto e compassione verso gli altri. Senza questo equilibrio, l’impressione del rancore ha avuto troppo il sopravvento in alcuni punti. È vero, lo mostri piangente, e sicuramente le sue lacrime sono anche per i suoi amici, ma mancando un’introspezione più dettagliata e profonda, questa sofferenza si va perdendo facilmente, e resta soltanto il suo crogiolarsi nell’abbandono e nella solitudine.
Ci sono poi alcuni dettagli che non mi hanno convinto, come quando lo descrivi in possesso di “straordinarie capacità”. Non ho ben capito se con “straordinarie” ti riferissi al fatto che è un mago e che quindi i suoi poteri sono sprecati nel mondo Babbano, o se era un modo per elogiare le sue abilità magiche sopra la media. In ogni caso, credo che sia stata una scelta infelice, perché potrebbe essere fraintesa ed esaltare appunto un aspetto egocentrico e altezzoso che Remus sicuramente non possiede.
In conclusione, penso che la caratterizzazione di Remus sia buona, più approfondita in alcuni aspetti, mancante in altri, nel complesso poteva essere approfondita e resa più emotiva, ma nel complesso il personaggio c’è e risulta coerente con quello originale.


Gradimento personale: 3.25/5

La storia è piacevole. Ho apprezzato moltissimo il contesto e la scelta di mostrare Remus proprio in questa fase della sua vita. Ho sempre immaginato Remus solo, perso, a saltare da un lavoro all’altro, senza mai riuscire a stringere dei veri legami, senza mai riuscire a trovare un posto da poter chiamare casa. Ramingo, aggrappato al poco di umanità che gli resta e ai ricordi; solo con la sua determinazione a mettere un passo dopo l’altro. Ferito, fragile, ma con un gran cuore e grandi doti empatiche verso gli altri, sempre pronto ad aiutare e sempre respinto, circondato da diffidenza.
La scena da te creata si adatta benissimo a questa mia visione del personaggio, e in parte ho davvero ritrovato il Remus abbandonato e distrutto dal dolore e dall’incomprensione che io immagino. Ciò che mi è dispiaciuto non trovare è stato un approfondimento dei rapporti con quelle persone nominate, descritte, ma mai sviscerate. Questa storia presenta il contesto, dà tante informazioni, ma scalfisce solo la superficie. Mi è mancata l’emozione, mi sono mancati i suoi sentimenti, mi è mancato qualcosa che mi facesse struggere per lui. Gli elementi tecnici c’erano tutti, ma mancavano quelli più sottili, mancavo i dettagli più impalpabili, quelli che colpiscono l’anima e il cuore.
Le informazioni prese dai libri e riadattate non mi sono piaciute molto, lo devo confessare. Due terzi della storia è composta da informazioni prese dal libro, snocciolate senza aggiungere nulla di nuovo. In quei passaggi mi sono un po’ annoiata perché perdevi di vista il tema della storia, perdevi di vista il focus.
Una cosa che mi ha convinto poco è stato il finale. Non so perché, ma l’allusione al dissennatore mi ha trasmesso un ché di forzato. Nella mia testa, ovviamente, il collegamento era proprio con il terzo libro, con ciò che Remus poi andrà a insegnare a Harry, eppure non è scattato l’amore tra me e lui, mi dispiace. Mancava qualcosa. Ho trovato il finale brusco, lasciato un po’ per aria; mancava di forza.

Punteggio: 51.05/70

Recensore Master
22/11/20, ore 17:13

Ciao!
Eccomi, finalmente, a passare anche da questa storia, con il capo coperto di cenere: Remus è uno dei miei personaggi preferiti, e tu lo hai colto davvero bene, quindi sto continuando a chiedermi come diamine io abbia fatto a confonderlo con Peter XD Insomma, sono imperdonabile, ma non pensare che la colpa fosse della tua storia: mi è piaciuta davvero tanto l'analisi che hai fatto di questo personaggio, e secondo me hai saputo cogliere benissimo le sue fragilità. Sono proprio io che in questo periodo sono irrimediabilmente fusa, e chissà come mi sono fatta depistare dai sensi di colpa finendo da Peter.
In ogni caso, a prescindere dall'estratto, la storia mi è piaciuta: hai scelto un momento secondo me molto interessante, perché in effetti, a che cosa debba aver passato Remus dopo aver perso letteralmente tutte le persone che amava, non ci pensa quasi mai nessuno. Mi fa una tenerezza incredibile immaginarlo così, a cercare di sopravvivere nel mondo dei babbani passando da un lavoro all'altro, covando dentro di sé la consapevolezza di aver subito delle perdite inenarrabili ma senza mai avere la forza di esprimerle pubblicamente, condannandosi a soffrire in silenzio tenendosi tutto dentro.
Ecco, a questo proposito mi ha davvero stretto il cuore immaginarlo così, intento a ricordare a sé stesso che anche quello è solamente un giorno come un altro e nulla di più, quando invece no, invece è il giorno in cui avrebbe tutto il diritto di farsi travolgere dal dolore.
Insomma, hai scelto un punto di vista molto originale per raccontare le fragilità di Remus.
Perdona la brevità della recensione, ma il tempo è davvero pochissimo e io ci tenevo a lasciare almeno qualche riga a tutti i partecipanti.
A presto, e in bocca al lupo (che espressione terribile, quando c'è di mezzo Remus XD) per il contest!
A presto!

Recensore Master
20/11/20, ore 18:12

Ciao cara, eccomi per il giro letture del bel contest di Nirvana *-*
Hai scelto uno dei miei personaggi preferiti in assoluto, e mi mangio e mani per aver fatto un errore così grossolano!
Hai descritto benissimo le sofferenze, la sensibilità e grande sfortuna di Lupin, che ha conosciuto una stagione positiva troppo breve, nella sua vita. Poi ha incontrato Tonks, ma... sappiamo com'è andata.
Questa è una zona poco esplorata, si può dire. La sua vita babbana, alla quale in realtà è abbastanza adatto, non è andata, anch'essa, nel migliore dei modi
Lui è sottotono, ma è proprio il suo carattere mite e schivo, quindi si integra all'inizio, trova un lavoro, gli danno un appartamento.
Ma poi la maledizione che lo colpisce ogni mese torna a bussare alla sua porta, e così distrugge quello che ha creato
si vede che lo ami, sei scesa tanto nella sua personalità, evidenziando le parti più tenere e l'empatia di questo stupendo personaggio
E dire che si è pure dannato tanti anni credendo di aver voluto bene ad un traditore della peggior specie, di aver sbagliato tutto
sarà un licantropo, ma l'umanità di Lupin splende in questa tua storia, brava!
a presto,
Setsy

Recensore Master
09/11/20, ore 11:22

Ciao Carlotta, innanzitutto sono contenta che tu stia scrivendo e pubblicando altre cose e complimenti per esserti cimentata nella prima oneshot!
Avevo riconosciuto subito Remus perché secondo me la sua essenza (la solitudine, il senso di colpa, la trascuratezza del vivere) fluivano già nell'estratto, e qui nella oneshot emergono ancora di più. Hai scelto un momento interessante in cui ambientare la storia, quello che forse è il momento più devastante nella sua vita, in cui è davvero rimasto solo, solo con i ricordi. Mi è piaciuta in questo senso la descrizione della foto del matrimonio di James e Lily, simbolo di tutto il portato introspettivo.
Inoltre, mi è piaciuto il titolo e a questo proposito la metafora finale con il Dissennatore.
L'unica cosa di cui forse ho avvertito un po' la mancanza di una trama a supportare l'introspezione. Se fosse stata una flash non ce ne sarebbe stato bisogno, ma dato che è una storia (per esigenze di contest) più lunga, un accenno di trama avrebbe reso le riflessioni più unitarie secondo me.
Hai reso un'immagine di Remus coerente e molto interessante. Spero di leggere altro di tuo in altre occasioni, alla prossima!

Recensore Master
09/11/20, ore 00:28

Ciao Carlotta!
Io amo Remus ♥
Penso che il punto forte della tua storia sia il periodo in cui hai scelto di ambientarla, due anni dopo la morte dei Potter: è un periodo di cui sappiamo, ma che non abbiamo visto direttamente e quindi non è magari così immediato pensarci. Gli indizi per arrivare a Lupin ci sono tutti, ma penso che proprio il periodo "inusuale" (io almeno non ne leggo praticamente mai) lo renda non scontato.
È stato triste leggere di questo Remus, in giro senza fissa dimora per via della sua condizione, incapace di stringere relazioni stabile con chiunque, maghi o Babbani che siano, reduce da una guerra che gli ha sottratto (quasi) tutti.
Ne hai dato una bella visuale, brava!
Mi ha fatto piacere conoscerti. Un abbraccio, alla prossima
Mari