Primo Posto
Il valore della gloria
di Lady.Palma
Grammatica: 5/5
Non ho trovato errori grammaticali o di sintassi. Complimenti.
Stile: 19.7/20
Lo stile è scorrevole, ricco, mai artificioso, caratterizzato da una forte personalità narrativa e da un uso maturo della forma e del lessico. I periodi sono ben calibrati, il loro costrutto lineare viene arricchito da un uso del linguaggio e delle espressioni molto vario, pur mantenendo una semplicità di fondo che permette una più che piacevole lettura e facile immedesimazione con il protagonista.
Prima di partire con l’analisi dello stile di questa storia, però, vorrei farti prima un piccolo complimento. Ho scoperto, leggendo questa storia e confrontandola istintivamente con le altre scritte da te che ho letto finora, che hai uno stile camaleontico. Certo, riconoscibile in alcuni “dettagli” che lo rendono sempre tuo (da quelli più tecnici e strutturali, come la ripartizione del testo o l’uso delle parentetiche, a piccoli vezzi retorici o di costrutto della frase, come le ripetizioni strutturali nella prima parte, ma anche la ripetizione “dieci galeoni” che dà ritmo e coesione alla storia), ma ciò che ho potuto apprezzare è stata la tua capacità di adattarlo nel complesso al personaggio, di darli una forma attorno a lui.
In questo contest siete stati in molti a usare la prima persona e a voler dare voce a un oggetto – sicuramente più di quanti mi aspettassi, visto che entrambe queste scelte le reputo a prescindere molto coraggiose.
L’uso del narratore in prima persona è sicuramente riuscito, e nonostante sia – permettimi l’uso improprio del termine, perché non ne trovo uno più idoneo – “anacronistico” usare il passato remoto per un oggetto che, nel momento in cui ipoteticamente racconta, è già stato distrutto da un pezzo, trovo che l’insieme tra la voce narrante e il tono narrativo che sei riuscita a creare sia perfetto, e questo anche grazie alla scelta di questo tempo verbale, che riesce a dare all’atmosfera un solido tocco antico e austero, formale.
Come già detto, hai saputo ben caratterizzare la “voce” del narratore, e attraverso di essa dare personalità al medaglione. Risulta, quindi, una “voce” affettata, oziosa pure, melliflua e narcisista e vanagloriosa. L’inversione di aggettivo-sostantivo dona un tocco più compìto, mentre l’abbondanza di aggettivi è stata ben ponderata all’interno del testo, caratterizzando una “voce” critica, tra il borioso e l’indolente. L’uso di avverbi di modo, poi, dona alla voce un tono tra l’eccentrico e il serioso, non mancano tinte più vezzose, che di fatto caratterizzano in una particolare e dettagliata maniera questo personaggio “inanimato”.
Ciò che si può apprezzare maggiormente poi è l’espressività del tono: dalla voce, dal costrutto delle frasi, dal modo in cui si esprime il medaglione, ogni sua più piccola emozione traspare, ogni sua reazione emotiva viene esaltata, ed è impossibile non immedesimarsi con lui. Si passa da un tono composto a uno critico, a tratti sarcastico, altri altezzoso, per poi arrivare a punti di autocommiserazione e persino di paura e disprezzo. C’è un variare continuo di sensazioni che secondo me denota grandi capacità espressive e di caratterizzazione.
Tale utilizzo del tono è ben bilanciato dall’uso limitato di figure retoriche più “visive” – metafore o similitudini – che di fatto asseconda la scelta di uno stile che si basa molto sul concreto e sulla percezione schietta del narratore; hai prediletto altri effetti sparsi qua e là che hanno arricchito lo stile, come l’assonanza e la ripetizione nel primo paragrafo (odiavo, detestavo… e tutto il periodo che li concerne), la prolessi – o almeno credo di poterla definire tale – nel secondo paragrafo (no, non era affatto), e ancora anafora (di nuovo), personificazione (ambizioni frustrate) e comunque tutte quelle figure retoriche meno evocative che sono entrate nell’abitudine del parlato e che rendono più reale la “voce” del narratore.
Nel lessico spiccano alcuni campi semantici che potrei dire rappresentano “ciò che è rovinato” e “ciò che è glorioso e splendente”; termini come “macerie, miseria, prigione consumata, cenere” contrastano proprio con la ricchezza e la nobiltà che il medaglione va millantando, e creano nell’insieme un’atmosfera tetra, tra il “lussuoso” e il “rovinato”, che ha dell’ironico. Ironia, aggiungo, che ritrovo nel tono narrativo, nelle conclusioni stesse che il medaglione aggiunge alla fine e nel filo conduttore che sviluppa pezzo dopo pezzo il tema della “gloria” e del suo “valore”. Un altro campo semantico che spicca è quello “dell’offesa”: termini come “affronto, oltraggio” e tutta una serie di espressioni vanno a richiamare la personalità suscettibile e l’alta opinione che il medaglione ha di se stesso.
Nel complesso, ho trovato un lessico medio alto, che si avvale di verbi ed espressioni più forbite, forse fuori moda nel linguaggio corrente (“alle volte” piuttosto che “a volte” per esempio), che donano alla parlata del medaglione un tono più “antico”. In questo, l’accoppiata con il passato remoto risulta vincente, poiché conferisce al tutto un’idea di venerando, di qualcuno che ha vissuto a lungo, ma anche di qualcuno che appartiene a uno status privilegiato, che pone se stesso in una posizione distaccata e superiore agli altri.
Ci sono comunque alcune scelte lessicali che ho reputato “infelici”, non del tutto appropriate. Te le riporto di seguito:
- ne fui clamorosamente disgustato → A stonarmi è l’avverbio. “Clamorosamente” da dizionario significa “contro ogni previsione e nettamente”. Ecco, io la reputo una scelta infelice in questo caso perché dà a intendere che il disgusto che prova il medaglione sia sorprendente, suscitato contro ogni previsione, mentre credo che ciò che volessi intendere tu fosse qualcosa che si avvicina di più al termine “palesemente” o “chiaramente”, un disgusto evidente e irruento, che non lascia spazio a dubbi.
- inconsapevoli mercanti → In questo caso, forse, l’aggettivo “inconsapevoli” è riferito al fatto che i due soci del negozio non sono a conoscenza della coscienza del medaglione. Ma il dubbio mi sorge perché sembra che i due mercanti siano all’oscuro del vero valore del medaglione, cosa che non corrisponde a vero, visto che Caractarus Burke, nel ricordo, lo definisce “senza prezzo”.
- l’ambiguo fascino del mostro che era suo padre → anche “mostro” mi convince poco – e scusa se sono così pignola, mi rendo conto di diventare pedante – perché mi trasmette l’idea di una persona cattiva, di solito viene detto in riferimento a qualcuno che ci fa paura o ci ha fatto del male. Entrambe queste sensazioni non si addicono molto al medaglione, perché nel primo caso denoterebbe una paura per una razza inferiore, nel secondo un attaccamento emotivo verso Merope Gaunt. Avrei scelto una parola che mi richiamasse di più l’inferiorità e il disgusto, piuttosto che la paura e l’orrore.
A esaltare questo gusto “vecchio” dello stile concorre anche un uso della punteggiatura particolare, ricco, e che ammiro molto, soprattutto per l’uso del punto-virgola. Per esempio:
- Riaprii gli occhi solo ogni tanto negli anni successivi; sonnecchiavo tra le mani di inconsapevoli mercanti e oziosi collezionisti. → La scelta “desueta” di optare per il punto-virgola io la trovo perfetta. La seconda parte della frase, infatti, essendo indipendente, poteva benissimo essere divisa dalla prima con un punto fermo o essere collegata con un rapporto esplicativo dai due punti. Il punto-virgola invece ha la funzione di unire queste due funzioni, secondo me, e in questo caso dona una pausa più breve del punto, evidenziando comunque un rapporto, non da “elenco” tra le due frasi, ma la seconda resta comunque in funzione servile della prima (questo è il mio modo di pensare la punteggiatura, sì, ne parlo come se avesse un’anima e una voce, non lo dire in giro, mi vergogno già da me a parlarne qui).
Il ritmo narrativo varia in maniera coinvolgente assecondando un genere prettamente introspettivo: misceli sapientemente un ritmo molto lento dovuto a pause introspettive per poi adoperare un ritmo sommario, velocizzando così l’azione. Questo ti permette di “sintetizzare” anni di storia del medaglione in pochi momenti scelti con cura, senza per questo far sentire al lettore il peso della sintesi; tutt’altro, ho trovato che tu sia stata davvero bravissima a richiamare nella tua storia le diverse parti del libro, aggiungendo particolari tuoi e fornendo un nuovo, originalissimo punto di vista dal quale guardarli. Questa è la storia che conosciamo tutti, eppure sembra nuova perché è la storia del medaglione. Ben riuscito e molto apprezzabile è soprattutto l’effetto dell’ellissi, ovvero quelle scene omesse e sottintese o a volte in qualche molto anticipate (vedi il passaggio tra il paragrafo della Umbridge e il furto da parte del trio) sottilmente attraverso l’uso del condizionale.
La storia, in questo modo, riesce a coprire in poco spazio un arco narrativo molto ampio, senza per questo creare buchi di trama, perdere in coinvolgimento o risultare in qualche modo approssimativa.
Da apprezzare è tutto il lavoro sulla tematica. Una tematica che viene portata avanti di pari passo attraverso l’introspezione e caratterizzazione del personaggio, e che in qualche modo si sviluppa proprio grazie ai vari momenti di slice of life, che hai saputo perfettamente narrare. Un lavoro che ammiro molto, complimenti.
Titolo, Introduzione e impaginazione: 10/10
Il titolo l’ho trovato perfetto sia nella sua forma sia nei suoi significati per questa storia. Innanzitutto ha una struttura classica, semplice, composta, che io personalmente trovo sempre vincente – sostantivo+complemento di specificazione. Questo lo rende un titolo compatto, che punta non tanto sull’espressività e il trasmettere un’emozione, ma sul significato molteplice che può assumere.
A prima vista è un titolo che suscita interesse e che ha il grande pregio di attrarre perché chiarifica fin da subito l’argomento della storia, un tema che associato a questo fandom ha molte sfumature da esplorare. È un titolo che preannuncia un’idea molto chiara e secondo me ha anche la forza di trasmettere una certa maturità stilistica e argomentativa. Se a questo aggiungiamo che il protagonista è un oggetto, non si può fare a meno di pensare quanto originale possa essere la storia.
Ed è nell’attinenza con la storia che arriva l’altro pregio. Trovo che ci sia più di un rimando, poiché la parola “valore” richiama anche il grande tarlo del medaglione, ovvero l’esperienza del denaro, ed è questo che lo rende secondo me accattivante e originale per la storia. In un certo senso, lui si reputa “glorioso”, dopotutto è colui che dà gloria, quindi ho trovato molto allegorico il titolo, perché richiama il percorso personale del medaglione. A questo, bisogna poi aggiungere l’altro rimando alla trama: il medaglione è stato creato per riconoscere il desiderio di gloria e aiutare i bramosi a ottenerla, ma lungo il suo percorso si ritrova non tanto ad agire quanto a riflettere e ha dover fare i conti con il significato della parola “valore”. Infine, penso che il titolo riesca ad adattarsi molto bene anche al genere “slice of life” proprio perché sembra quasi dire “guardate queste persone e ditemi un po’ voi quanto vale la gloria per ognuno di loro”.
L’introduzione è semplice e sintetica, non gioca molto sull’accattivarsi il lettore da un punto di vista “estetico”. Si limita a presentare la storia e a delineare in maniera sobria il taglio della stessa. L’ultima frase ha il preciso scopo di incuriosire il lettore, e secondo me ci riesce bene.
Infine, l’impaginazione è stata scelta con cognizione di causa e secondo me ha il grandissimo pregio di non avere un ruolo passivo durante la lettura. Ho gradito molto che l’inizio e la fine fossero stati impostati sulla linea di destra, perché danno l’idea di aprire e chiudere un cerchio; dopotutto, rappresentano non solo soltanto la nascita e la morte del personaggio, ma un tocco di classe è stata la domanda di Salazar Serpeverde lasciata in sospeso – in effetti è quasi retorica – ma il medaglione dà una propria risposta dopo secoli, come se quella domanda avesse in qualche modo racchiuso la sua intera vita – ed ecco che l’intera sua vita è proprio racchiusa visivamente tra domanda e risposta.
La divisione del testo risulta pulita e ordinata, compatta. È davvero un piacere leggere una tua storia. In questo caso, mi è parso che la struttura della storia divisa in scene ricalcasse in qualche modo quella di una tragedia divisa in atti; scusa questa impressione fuori luogo, ma io ho trovato quest’ira molto in linea con il tono greve e teatrale del medaglione. Infine, ho apprezzato che l’ultima frase della quarta scena sia staccata dal resto del corpo, poiché hai dato benissimo l’idea, anche visivamente, che tale commento fosse fatto a posteriori, dopo che il medaglione era stato rubato e lui ricordasse tragicamente il modo in cui era caduto in possesso della Umbridge.
Sviluppo del tema, Caratterizzazione dei personaggi e IC: 30/30 (di cui /20 dell’IC e caratterizzazione)
Ho trovato geniale fornire una coscienza così forte al medaglione, poiché è l’unico horcrux che, per essere distrutto, necessita di essere aperto, e l’unico modo per aprirlo è parlare in serpentese. Questo piccolo ragionamento rende ancora più plausibile che il medaglione avesse già da sé delle proprietà magiche, proprietà magiche talmente forti da infondere in lui una qualche “coscienza”, come quella che anima il cappello parlante.
Hai rispettato in maniera molto originale la richiesta del bando. Non tanto dai “demoni” quanto dai “tarli” parti per farci conoscere questo personaggio. Non tanto la paura, non tanto l’ambizione, ma una domanda più di tutto e tutti perseguita il medaglione: c’è qualcosa di più importante della gloria? Gloria e potere sono i due pilastri che conosce alla nascita e che insegue per tutta la vita. Sicuramente questa prospettiva è accentuata molto dal fatto che sia un medaglione e che quindi, come dice lui stesso, non è stato creato per riconoscere nient’altro, ma trovo che questa storia abbia un grande potere riflessivo se si pensa a quanta influenza nella vita può avere l’educazione, il crescere all’interno di un determinato ambito. Il medaglione è cresciuto credendo che tutti i mezzi per raggiungere gloria e potere fossero nobili e perseguibili, non conosce morale, non conosce limiti; e senza limiti, il suo approccio verso gli altri è molto frivolo, quasi un trastullo. A me ha dato molto l’idea di un cacciatore di talenti da usare per raggiungere la vetta.
Detto questo, hai fatto un lavoro eccezionale nel mostrare come esso interagisce con gli altri, il modo in cui agisce, ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, indiretta ma non meno importante: mostri anche il modo in cui gli altri lo vedono, proprio attraverso il diverso modo in cui lo adoperano, lo considerano, lo sfruttano. Parli in maniera sottile del modo in cui questo medaglione persegue il suo scopo, in cui lavora, ci fai conoscere i suoi momenti più bassi, più vergognosi, ma anche i suoi “quasi” traguardi; e trovi il modo di far scendere in campo anche paura, ambizione, desideri, e tanta personalità.
Prima di passare alla caratterizzazione vera e propria, mi devo però soffermare sull’estratto.
Credo che sia uno di quelli meglio impostati e che scivolano meglio all’interno della storia. Gli indizi ci sono tutti, ma fluiscono talmente bene all’interno della narrazione da non risaltare – è un pregio – e soltanto un lettore attento può trovarli. I termini o le espressioni non spiccano per farsi indizio, no; e questo permette all’estratto di rimanere tale, e di non trasformarsi in un indovinello. Trovo geniale la personificazione della “pelle”, e a dare l’idea che sia un oggetto e non una persona è l’intera frase, e non la parola in sé:
- Avvertii sulla mia pelle il sussulto del suo cuore quando lo vide per la prima volta → Non è retorica, ma è da interpretare in maniera letterale. In questa maniera, l’unico modo per avvertire sulla pelle il sussulto del cuore è essergli a stretto contatto, così come solo un oggetto può essere.
Il tono in questo punto, scusami il commento poco “professionale” è molto da serpeverde: si esalta una personalità astuta, calcolatrice, spietata anche, che non guarda alla morale o a ciò che anche per la sua etica è giusto fare – Tom era un Babbano – ma cede all’orgoglio, si fa subdolo, manipolatore. Denota una personalità che è più che in grado di restare a guardare mentre l’altro agisce e fallisce, e che una volta fallito l’abbandona. Una personalità meschina, che non si fa scrupoli e che non mostra sensibilità emotiva.
Il verbo “sibilare” richiama ancora una volta questa casa, in maniera forte, e anche l’accenno all’”istillare la folle idea nella sua mente” si trasforma in un indizio per far capire in che maniera opera il personaggio. I dettagli della pozione e di questo amore disperato e bisognoso da inseguire e ottenere con ogni mezzo, infine, chiariscono in maniera inequivocabile il resto della scena, dando una dimensione ben definita di tutti i personaggi in gioco.
Per quanto riguarda l’IC e la caratterizzazione del personaggio ho soltanto complimenti da farti. Innanzitutto è ammirevole il modo in cui hai costruito i vari passaggi e soprattutto la coerenza che hai saputo mantenere nelle azioni del medaglione. Una cosa sopra tutte ho notato: le sue azioni sono “unilaterali”, nel senso che il suo unico scopo è quello di inseguire il potere e raggiungere la gloria, e per questo, nonostante dal suo creatore abbia appreso l’importanza della purezza di sangue e nonostante lui stesso sia disgustato dal passare in mani inferiori, è il potere e la gloria che va cercando.
La prova a cui Merope è sottoposta, infatti, è proprio quella del potere. Lei ha avuto sotto il suo potere Tom Riddle e ha fallito perché di quel potere non ha saputo che farsene, anzi lo ha rifiutato scioccamente, per qualcosa di insulso come l’amore. Ecco perché ha fallito: lei non ha mai bramato la gloria che deriva dal potere. Da questo punto di vista, si può meglio capire quali e quanti affinità egli poi si ritrova ad avere con Tom Riddle Junior.
Vanaglorioso, il medaglione. Venerante e fedele, sicuramente dal modo in cui “ripete” gli ideali del suo padrone mi ha ricordato un po’ la “mentalità” degli elfi domestici – e di Kreacher, soprattutto – con la differenza sostanziale che il medaglione è essenzialmente volubile: alla fedeltà antepone il bisogno di risplendere e sussurrare. Ho apprezzato il modo in cui attraverso l’orgoglio esalti il fatto che il medaglione sia legato, al di là della nobiltà dello scopo, a rincorrere la gloria. Il bisogno di assolvere al compito per il quale è nato, una missione che di fatto gli dà vita – è la magia di dare gloria la sua anima, si potrebbe dire – è più forte della sua morale “del sangue puro”. Allo stesso modo, esso si spegne quando non ha “appigli” a cui aggrapparsi; vedi, per esempio, quando Merope fallisce la sua prova, in lei non esiste più desiderio a cui il medaglione possa aggrapparsi per istigare il desiderio di gloria, nessuna fiammella da poter aizzare; oppure quando sonnecchia tra le mani di venditori e collezionisti, privi di qualsiasi brama ambiziosa; mentre è proprio nelle mani di Dolores Umbridge che il suo potere è al massimo della forza. Trovo ben riuscito, quindi, l’idea che alla caratterizzazione del medaglione corrisponda in qualche maniera anche un senso più funzionale, magico, che in qualche modo modella il suo carattere; quelle che lui “scambia” per decisioni proprie, possono essere benissimo i meccanismi secondo cui la magia che lo anima lo muove e opera (il “traditore” scambiato per “liberatore” può nascondere un significato profondo: Regulus aveva l’orgoglio e il desiderio di ambizione, e credo che questo suo lato non sia mai svanito, e il medaglione lo percepisce; ciò che coglie in ritardo è il suo desiderio di fare la cosa giusta, di rimediare i suoi sbagli piuttosto che pensare alla gloria che andava cercando prima). Ecco che quindi la coscienza del medaglione è strettamente legata alla magia, ed ecco che acquista un senso molto più sottile questa sua “coscienza”. Da un punto di vista d’impostazione, questo rende il tuo lavoro semplicemente machiavellico, stratificato.
Sin dalle prime parole del primo paragrafo si evince una personalità sdegnosa, amante della raffinatezza e degli agi. Una personalità indolente nel modo di raccontare gli eventi, capricciosa e orgogliosa nel modo di agire – vedi come cede all’idea di mettere alla prova Merope – spietata e malevola sia nel modo in cui la critica sia nell’atto di abbandonarla al suo destino senza degnarla persino di un singolo commento.
- Era una prova e riuscì a fallirla tragicamente. → Dimostra un carattere distaccato, critico, stizzoso pure, che conserva anche nella disgrazia la sua aria austera e superiore, un po’ spocchiosa lasciamelo dire.
Il medaglione subisce una non insignificante evoluzione lungo la storia. Nonostante il suo sia il comportamento tipico di chi non teme gli effetti dello scorrere del tempo su di sé e può permettersi questo tono “leggero”, di chi attende il momento giusto e nel frattempo commenta e critica gli altri, man mano che la storia prosegue, ho notato un cambiamento importante in lui. Se dapprincipio si dimostra suscettibile e permaloso all’idea del valore che gli viene affibbiato, man mano che la storia procede le emozioni che traspaiono da quell’ultima riga ripetuta cambiano: passa dall’oltraggio, alla rabbia e all’addoloramento con Tom, all’offesa e al disgusto con Regulus, al sarcasmo e all’amarezza con Dolores. Queste diverse emozioni davanti al ripetersi dello stesso atto, mi ha trasmesso l’idea di un personaggio che, a contatto con la realtà, scopre di essere stato lui stesso ingannato, illuso dall’idea di potere e gloria. Con il senno di poi, posso dire che il medaglione è stato il primo a essere illuso: le prime parole che ha sentito da vivo sono state “potere e gloria” e lui ci ha creduto, le ha cercate come se lui stesso ne fosse destinato, ma ovunque provasse è rimasto largamente all’asciutto. Lui è artefice e vittima assieme. Ammirevole, quindi, è il modo in cui porti avanti questi due aspetti: da un lato il suo atteggiarsi a mente vissuta, navigata, superiore (definisce Merope “sciocca ragazza” e in generale guarda agli altri con distacco critico), dall’altro un comportamento e un bisogno molto infantile, che disegnano una personalità bisognosa di altri, di cure e di creature più forti di lui.
- Se odiai qualcosa di Tom è che presto ci abbandonò – me e se stesso. → Denota ancora una volta il bisogno di qualcuno per poter agire, ma a me ha trasmesso anche bisogno di cibarsi dei desideri altrui, di contatto, che genera un sottofondo di solitudine. Credo che siano questi passaggi a renderlo più “umano”, i bisogni personali che fai trasparire.
- ma ero sempre e comunque io e quel costante rimbombo umido attorno mi dilaniava → Qui ho riscontrato un’ambivalenza molto bella, secondo me. “Rimbombo umido” che può riferirsi all’acqua del lago sotterraneo, ma anche alla “voce” di Tom. Probabilmente è una mia congettura da te non voluta, ma leggendo l’interpretazione della parola “horcrux” (“contenitore di essenza” detta in maniera sintetica) questo collegamento è stato istintivo, per me. E il pezzo che segue ha rafforzato questa sensazione. Il non poter operare il suo potere ma il non essere comunque solo è quasi un controsenso che dilania la coscienza del medaglione, gli guasta la mente, come una variabile non contemplata dall’incantesimo che lo ha generato. Il danneggiamento del medaglione lo si capisce anche dal modo in cui si confonde nel ricordare chi tra lui o Tom abbia sussurrato alla Umbridge l’idea di disfarsi del medaglione.
Dal terzo paragrafo si evince molto bene come per il medaglione sia molto importante l’auto-ammirazione, e in questo mi appare molto narcisista (io mi muovevo, io avevo una voce). Inoltre ho trovato che grazie a questo punto il tono del medaglione acquisisse sfumature tragicomiche, dovute proprio a queste priorità egoistiche che quasi soppiantano quelle più nobili, come lo svolgere il lavoro per il quale è stato creato (questa sensazione è data dal fatto che “non mi assomigliava” mi ha ricordato Johnny Stecchino, scusami, e io ho ricollegato quello stesso comportamento sdegnoso, molto eccentrico pure).
Hai caratterizzato un’anima avara, pigra, oziosa e che assolve al suo compito quasi con indolenza, spinto da molta curiosità, che vive la missione quasi come un trastullo, e credo che tutto questo sia fortemente legato al fatto che dello scorrere del tempo non si cura; l’urgenza e l’affanno arrivano soltanto davanti all’idea di non avere più una voce, di non potersi più muovere – di morire. Al medaglione piace sentirsi speciale, senza si mostra per il banale meschino che è.
Lo stesso contrasto che ho commentato nel lessico si fa ironico nell’analizzare come, se non tutti la maggior parte, i possessori del medaglione, quelli su cui lui tenta di insinuarsi siano persone deboli, povere, sciagurate, persone dai più infimi e tetri desideri nascosti. L’unico possessore forte, potente, è anche stato l’unico sul quale non è stato il medaglione a sussurrare, bensì il padrone stesso ha insinuato parte di sé in lui, guastandolo. Da questo punto di vista, il medaglione risulta essere un’essenza debole, che riesce a far presa solo su quelli più deboli di lui, lo caratterizzi come qualcuno che ama lavorare nell’ombra e non ama sporcarsi le mani (a me è sempre piaciuto solamente parlare, lo giuro), che gioisce nell’osservare, nell’istigare, ma non nell’agire. Un’essenza pigra, atta all’autocompiacimento, un adulatore, un venditore di illusioni, la classica figura che sussurra melliflua ma che nel momento in cui qualcuno alza la voce con lui si rannicchia su se stesso, un’essenza frivola, vezzeggiatrice, che ama a modo suo possedere, collezionare e dà la colpa del proprio fallimento agli altri, disprezzandoli; un’essenza di fatto servile.
- Tentammo di scacciare via quell’eventualità parlando più forte → La paura che prova si manifesta quando perde quell’aura di serena compostezza, le sue maniere affettate, altezzose pure, e si affanna nel parlare più forte, nell’urgenza di restare “vivo”.
Infine, ho percepito questo medaglione come possessore di una depravata innocenza, non ha veramente una morale, tutto ciò che riconosce è il male nelle sue forme più subdole e meschine; questo aspetto si esalta proprio attraverso il modo in cui declama la sua purezza davanti al tentato omicidio perpetrato da Tom, ma anche dalla risposta che dà a posteriori a Salazar Serpeverde, una risposta che ha risuonato di tutta l’offesa per l’inganno subito: una risposta offesa e seccata, sicuramente servile e rispettosa, ma anche piena di stizza e provocatoria.
Gradimento personale: 5/5
Non so se si è capito qualcosa da questa valutazione finora, c’era così tanto da dire, soprattutto alla voce caratterizzazione, che poi è strettamente legata con il modo in cui hai saputo giostrare il tono narrativo, che penso di aver fatto un pasticcio nel tentativo di renderli giustizia. Quello che posso dire qui è che sono rimasta senza parole.
Ho amato il medaglione, trasuda i valori di serpeverde da tutti i pori. E posso dire che andando a rileggere più volte la storia, dovendo analizzare la caratterizzazione, ho amato il modo in cui esso abbia aspetti di diversi personaggi della saga. Prima ti ho nominato Kreacher, ma ha anche aspetti di Tom e di Lumacorno. Ciò che lo ha reso originale, non è solo il modo in cui hai combinato e miscelato i vari tratti dei tre qui sopra, ma il modo in cui hai spogliato quegli stessi tratti di retrospezione. Quello che voglio dire è che, per esempio, il medaglione si mostra avere lo stesso gusto per l’ozio e il possesso e la curiosità di Lumacorno, ma al contrario di lui questi aspetti non sono mitigati da sentimenti quali possono essere l’affetto per Lily, o la mancanza di pregiudizi verso Nati Babbani e Mezzosangue, o comunque da un indole più sensibile; né dalla sua parte ha una motivazione che ne ha formato l’essenza e il carattere, come quella di Voldemort. Il medaglione raggruppa in sé tutti quegli aspetti più esecrabili senza ereditarne anche le controparti. È un’anima che resta, pur con voce e desideri, priva di quei tratti tipicamente umani. E io posso soltanto ammirare il modo in cui hai saputo dargli voce senza umanizzarlo del tutto.
Un’altra cosa che ci tengo a dirti, e che forse non ho fatto finora, è che non servivano tutte quelle spiegazioni finali. Il gioco del noi – io e lui – lo si capisce perfettamente ed è bellissimo e non ti devi affatto preoccupare che qualcuno possa confondere le voci. Trovo invece che sia stato davvero geniale questa convivenza di queste due coscienze, così simili eppure molti diverse tra loro nel modo di agire, nella volontà che dimostrano nel perseguire i loro obiettivi. Come detto, infatti, Tom dimostra un’impronta più violenta, più irruenta anche, che si discosta dal modo più “leggero” e divertito in cui opera il medaglione. Questa distinzione è stata magistralmente costruita e mi ha fatto impazzire.
Mi è piaciuto l’idea che il medaglione in sé incarni sia gloria sia potere, e lo dai a capire tu attraverso queste due frasi: “ero nato per sussurrare”, “ero nato per risplendere”, dove la seconda è un chiaro riferimento alla gloria, alle luci della ribalta, ma il sussurro rappresenta un aspetto molto subdolo del potere, il potere di insinuare, di controllare, di spingere gli altri a fare ciò che vuole lui. E questo mi ha fatto riflettere: non è forse questo il vero potere? Molto più forte e significativo dello stare al comando? Il potere non ce l’ha chi ordina, ma chi dietro le quinte sussurra nell’orecchio. Ecco, questo aspetto così sottile mi è piaciuto davvero tanto.
Il finale della tua storia mi ha ricordato qualcosa, ed è da quando l’ho letta per la prima volta che mi sto dannando l’anima nel cercare di capire cosa. Non lo so, il modo in cui hai costruito la frase… ti sei ispirata a qualcosa? Sto uscendo di senno.
Unico dubbio che mi è rimasto e che ti espongo qui: “e solo in chi umano del tutto non era” è riferito a Voldemort? Oppure a Kreacher? Solo che in quest’ultimo caso, non ho ben capito perché dovrebbe riconoscere in lui la gloria. Sicuramente mi sfugge qualcosa, mi dispiace.
Comunque, davvero, ti faccio i miei complimenti. È stato bellissimo leggere questa storia, e il tuo medaglione mi resterà per sempre impresso. Ormai è canon, è fantastico. Lavoro spettacolare.
Punteggio: 69.7/70 |