Ciao^^
direi che quel tè verde con scorze d'arancia è una bella metafora, che descrive bene gli "yankee": è una cosa esotica, che viene da lontano grazie ai mezzi degli americani, ma alla fine conferisce un gusto acido e amarognolo al sapore della tradizione.
La tua protagonista ha colto bene, del resto, il contrappasso che le merci esotiche comportano: basi militari ovunque e colonizzazione culturale, accompagnate da vaghe promesse di difesa in caso di conflitto.
Sta sucedendo così anche oggi, se ci pensi, solo in un'altra parte del mondo.
Quando il conflitto arriva, la ragazza è sola: rimane a chiedersi cosa succederà, che ne sarà di tutti loro, mentre compaiono quei pensieri di quotidianità infima che in ogni tragedia sembrano così fuori luogo, ma proteggono la mente dall'andare in loop sulla situazione contingente.
La madre è un'ombra sullo sfondo, rassicurante per certi aspetti, disciplinante per altri, accogliente e al tempo stesso normativa, come un genitore dovrebbe essere.
Sono due donne in una bolla sospesa, ideale immagine di una Corea che sta per essere travolta dal conflitto. Con indole del tutto orientale, la tua protagonista si piega alla corrente, piuttosto che resisterle, e alla fine si chiede se sia rimasta qualcuna di quelle scorze, da mettere nel tè.
Chissà, forse ho scritto un delirio e non ho nemmeno la scusante di aver bevuto, perché a quest'ora sono sobrio come un cammello. Complimenti per questa storia breve e intensa, alla prossima!^^ |
