Eccomi anche qui, cara ^^
L'incipit della seconda parte racchiude tutta la suspance che hai lasciato nel capitolo precedente ed è a dir poco impossibile concludere la prima parte senza tuffarsi subito sul proseguimento.
Il buon cuore di Spengler per noi lettori è ormai noto. È un uomo in gamba, determinato, dalle mille risorse, altruista e buono. Sembra quasi un’antitesi in contesto di guerra, bontà e morte si scontrano, eppure ogni parola e gesto del tenente affievolisce le drammatiche conseguenze della guerra, lenisce il dolore, ricorda a sé e ai suoi compagni che c’è ancora spazio per l’umanità verso i propri amici e i propri simili.
Spengler è un solido punto di riferimento per i suoi uomini e non solo per quanto riguarda le doti militari. L’ufficiale possiede la dote dell’autocontrollo, lui vive le stesse emozioni dei suoi uomini ma non può esserne travolto, anzi deve contenere e tranquillizzare anche i suoi commilitoni, ciò dimostra grande coraggio e senso del dovere da parte del tenente.
È efferato l’omicidio che compie Spengler contro l'avversario, lui stesso ne rimane scioccato riconoscendo poco prima un suo simile, i cui occhi raccontano molto più di ciò che il tenente riesce a vedere nel momento del delitto. L’ufficiale sta male, in guerra umanità e morale si scontrano ancora una volta e ciò non può che sconvolgere, come se i soldati più puri cadessero vittime di una guerra interiore. Ciò spiega molte scelte che compirà successivamente nella tua long nei confronti dei nemici e in particolare di Richard.
Devo confessarti che soprattutto questa seconda parte mi ha provocata un sacco di ansia, ad ogni passo che la truppa di Spengler compiva verso la meta trattenevo il fiato incerta su ciò che sarebbe successo, in quali agguati si sarebbero scontrati, chi sarebbe caduto vittima della missione (per fortuna nessuno tra protagonista e coprotagonisti). Tra momenti di pura ansia ho avvertito però anche la stima che anche tra tenenti ci si professa e il dolore nel caso la morte sopraggiunta prematuramente.
Questa narrazione intrisa di angst è stata funzionale per trasmetterci un significato bellissimo. Spengler risparmia la vita al giovane tedesco, stavolta non gli spara, rivede in lui il giovane fratello; è come se avesse imparato una “lezione”, non vuole più commettere un errore per il quale si pentirebbe è credo che questa parte sia molto significativa:
"Quando si distaccarono, tra l’emozione e lo stupore, Heinrich gli porse l’inevitabile domanda.
«Perché stai indossando un cappotto britannico?»
August, stremato ed esausto, rispose semplicemente: «perché ho freddo»"
I colori della divisa non contano più davanti all’umanità, Spengler sa cosa voglia dire, lo ha vissuto sulla propria pelle prima di pentirsi e capirlo. Anche il momento in cui hai scelto di far giungere Spengler a questa consapevolezza è molto significativo, il freddo è una condizione umana e sembra davvero che implicitamente voglia dire a Heinrich quanto siano semplicemente umani e l’umanità non sia meno importante delle divergenze dovute alla guerra.
È proprio questo l’insegnamento che Spengler porta ai suoi sottoposti nel corso della sua carriera militare.
Mi dispiace, ti ho lasciato un uragano di parole, ma tra ieri ed oggi mi sono gustata questi due capitoli e ho avuto modo di riflettere per provare a lasciarti un riscontro degno della scrittrice che è in te <3
Grazie per averci svelato il cuore di August nella sua pienezza, ci hai dato modo di conoscere ogni possibile ragione e vissuto dietro le sue scelte.
A presto!
Un grande abbraccio
-Vale (sempre una tua grandissima fan) |