Recensioni per
Vampier's Diaries - Libro secondo: la mia non morte
di NPC_Stories

Questa storia ha ottenuto 21 recensioni.
Positive : 21
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
26/08/21, ore 00:06

Ciao di nuovo!
Ormai temo di dovermi rassegnare al fatto che non sono più capace di recensire con la calma che vorrei avere per poter toccare tutti i punti, e mi dispiace, ma mi dispiacerebbe ancor di più non recensire affatto nell'attesa di trovare il momento giusto – che tanto non arriva mai! – per farlo.
Quindi eccomi, insomma.
La storia continua a piacermi moltissimo, e una delle cose che trovo più interessanti (e non è la prima volta che lo noto, leggendoti) è il modo in cui il contesto fantasy riesce a essere la perfetta occasione per fare delle riflessioni che sono estremamente umane e spesso legate a sfere estremamente concrete. Questo perché i tuoi personaggi hanno sempre caratterizzazioni molto precise e molto solide, anche quando la loro natura li porta ad affrontare in maniera peculiare determinati argomenti.
Mi piace tanto tutta la riflessione che stai facendo sulla vita e sulla morte: in un certo senso sembra quasi che si dovrebbe dare per scontato questo insistere su certe tematiche, data la natura di Erika, ma la cosa bella è che qui non c'è niente di dato per assodato. Tutto, nel suo rapporto con la morte (altrui, o sua, come hai bene approfondito nello scorso capitolo) è in continuo divenire. Questo perché lei, pur trovandosi in una condizione immutabile e irreversibile, è pur sempre una persona giovane, che si sta formando e sta imparando a districarsi con le faccende del mondo.
Mi ha colpito soprattutto la riflessione sul modo in cui gli altri hanno vissuto la reazione di Erika alla morte prematura dello studente: in effetti, non è così raro che un evento traumatico che non ci coinvolge in prima persona arrivi comunque a toccarci molto da vicino, se non altro perché diventa l'occasione per delle riflessioni che riguardano soprattutto noi stessi, distaccandosi in un certo senso dalla tragedia primaria. E non è così scontato ammettere che le cose stiano così, perché forse questo ci fa sentie un pochino in colpa per avere usato il dolore altrui per "sorreggere" un dolore nostro. Non lo so, forse sono solo io, ma è qualcosa che ho sentito molto vicino, e sono stata contenta di vedere Erika che, con il suo distacco, si è sentita pronta ad accettare subito questa verità.
Sono anche sempre più incuriosita da Yao Taman: se da un lato comprendo benissimo la paura di Erika e il suo tentare di rimandare il più possibile il momento della verità, una parte di me invece è curiosa e preoccupata pensando che prima o poi lui dovrà pur rifarsi vivo (o morto – ok, battuta pessima, scusami XD). Forse Terrence farebbe davvero bene ad andare in esplorazione.
Il finale da una parte mi ha molto divertita, perché mi immagino Terrence ormai ben più che adulto costretto a stare in mezzo al fuoco incrociato delle ripicche e dei drammi giovanili... poverino. E povera Erika, tormentata così da un tizio che mi ha ricordato tantissimo quelli convintissimi di frequentare la facoltà più difficile in assoluto e che sentono il bisogno di sminuire i corsi di studi altrui.
Interessantissimo il potere mostrato da Erika, ma ancor più intetessante (e, ahimé, realistico) è vedere come lei insista a percorrere una strada per cui non è portata ignorando quello che invece sembrerebbe un vero e proprio talento naturale.
Insomma, spero di poter continuare a leggere presto!

Ciao!
Finalmente riesco a passare da questo capitolo, che in realtà avevo già letto qualche tempo fa, ma che volevo recensire con almeno un minimo di tempo e calma, perché affronti delle tematiche secondo me interessantissime e molto profonde, che pur nel contesto fantastico di un essere con caratteristiche inevitabilmente diverse da quele umane, in realtà posseggono comunque un valore assoluto, che va a toccare tutti noi.
È stato bello, prima di arrivare alla crisi e alle riflessioni di fine capitolo, vedere almeno uno sprazzo della vita di Erika, che almeno a modo suo ha l'occasione di comportarsi come una studentessa qualsiasi, di preoccuparsi per gli studi e fare quello che fanno tutti, fra gite sul fiume e pomeriggi di studio che si trasformano in inevitabili sonnellini. Insomma, in qualche modo è consolante vederla comunque in grado di vivere delle esperienze umane e in un certo senso piacevole. Sono momenti leggeri, a tratti esilaranti, che riescono a stemperare la tensione delle tematiche successive (davvero, quando Erika si è messa a riflettere sulle gentilezze dell'amica di Terrence sono proprio scoppiata a ridere, la trovo esilarante nella sua incapacità di rapportarsi normalmente agli altri e di comprendere quelle che sono convenzioni comuni).
Tutto questo però si va a stemperare nel momento finale, con la morte di questo povero studente che costringe in un certo senso Erika a confrontarsi con un trauma terribile, che oltretutto va a scontrarsi con un elemento imprescindibile della sua natura. Aver conosciuto così da vicino la morte la porta in un certo senso a sumblimare quel momento di orrore, terrore e consapevolezza che c'è un istante prima della fine. Mi ha fatto davvero tanta tenerezza, perché ancora una volta in un certo senso emerge la sua totale solitudine, la consapevolezza di essere isolata in una condizione che le rende difficile anche solo soffrire e condividere le stesse paure degli esseri umani che la circondano.
È davvero una condizione difficile, e mi ha colpito tanto pensare a un vampiro terrorizzato proprio dalla morte: perché, se paradossalmente potremmo pensare a un vampiro come all'essere più lontano e diverso dalla morte, in realtà paradossalmente Erika è sempre, costantemente in relazione con essa, ed è effettivamente una prospettiva terribile.
Ho trovato molto bella la scena con il custode, che con il suo infuso, che poi anche per gli umani è soprattutto un conforto simbolico, è riuscito a mostrare pietà e gentilezza.
Sono ora molto curiosa di vedere come proseguirà questa "caccia alla distrazione", spero quindi di riuscire a passare presto!

Recensore Master
15/08/21, ore 11:18

Capitolo molto interessante che ben si collega alla passione che un qualsiasi studioso, mistico o non, prova per il suo lavoro, dando una sfumatura quasi scientifica al tutto che non posso fare a meno di apprezzare, oltre ovviamente alle altre emozioni ritratte.

Recensore Master
13/08/21, ore 17:44

Palesemente Terrance è oltre le scalmane degli adolescenti. Erika, no. xD
Il che bisogna ammetterlo la rende assolutamente adorabile. Molto intrigante la cosa della necromanzia. Ci è nata o l'ha acquisita? Propendo per la seconda ipotesi, considerando che prima non ne aveva mai parlato, di questa sua capacità. Sembra attivarsi sulle proprie emozioni, quindi sembra proprio una roba da stregone, ma c'è anche da dire che senza conoscenze di Lore dei Forgotten per me è davvero un rebus.
Molto interessante però!

Recensore Master
13/08/21, ore 17:37

E' una storia che si costruisce col tempo, si capisce! La psicologia di Erika è molto interessante, mentre quella di Terrence è avvolta decisamente nel mistero.

Recensore Master

E' molto comprensibile la paura di Erika qui. Per quanto lei sia non morta, nel veder morire qualcuno, rivive la sua morte che probabilmente sarebbe l'evento più traumatico della vita di qualcuno, se riuscissimo a sopravvivere.

Recensore Master
01/08/21, ore 17:44

Ciao!
Io, davvero, detesto questo periodo in cui il tempo mi scivola via dalle mani con una facilità incredibile, e detesto aver fatto passare così tanto fra la lettura di un capitolo e l'altra, ma davvero quest'estate sembra non finire mai, e ogni volta che credo di poter tirare un po' il fiato saltano fuori altri casini, altri imprevisti, altre cose da risolvere e le giornate finiscono prima ancora che io me ne renda conto.
Però, insomma, finalmente riesco a passare di qui, e sono davvero felice di averlo fatto.
Questo capitolo mi ha lasciato addosso una malinconia strana, e tanta tenerezza nei confronti di Erika, che qui si trova a fare i conti con dei sentimenti che è difficile misurare, e che la lasciano con la bocca piena di amarezza. E al tempo stesso mi fa tanta tenerezza perché il suo rapporto con John Smith che non è John Smith ha le stesse esitazioni e gli stessi timori di quello che può nascere in qualsiasi adolescente, e insomma, un po' mi scalda il cuore sapere che, nonostante tutto ciò che ha dovuto affrontare, nonostante la natura di ciò in cui è stata costretta a trasformarsi, le rimane ancora la capacità di soffrire per una cotta che forse non è corrisposta come lei vorrebbe (o forse sì, ma lei non lo ha ancora capito... insomma, Terrence non ha detto ancora tutto nemmeno a noi, e credo davvero ci sia tanto che possiamo aspettarci da lui e dal suo rapporto con Erika, che si dimostra complesso e pieno di ombre che ancora non abbiamo del tutto incontrato).
Ho trovato esilarante lo scambio in cui lei, cercando di mostrarsi piena di tatto, gli chiede della sua puttana e lui si mette a parlare di lavoro e burocrazia. Soprattutto quando poi lei se ne esce con quel eh sì, gli esseri umani hanno questo vizio di morire facilmente. Insomma, sono quelle situazioni che forse non dovrebbero nemmeno far ridere, ma in cui i personaggi hanno atteggiamenti così coerenti con la loro natura ma al tempo stesso distanti dal sentire comune che mi fanno sorridere per la stranezza della situazione.
È bello vederli avvicinarsi piano piano, però vedere Erika soffrire così sui libri di studio è un colpo al cuore (anche se, di nuovo, ho adorato la sua sottile ironia quando dice di essere bravissima a fare esplodere le cose, senza però padroneggiare altrettanto bene l'arte opposta. Sono quei dettagli che danno carattere e ritmo alla storia e ai personaggi). Sarà che ho pessimi ricordi dell'università, ma insomma, ho sentito in pieno tutta la sua ansia.
E, mannaggia, quanto può essere frustrante ritrovarsi una proposta di matrimonio dalla persona di cui si è innamorati, ma rendersi conto che questa proposta è solo di convenienza? Poverina, è davvero un momento frustrante, soprattutto perché non è nemmeno in grado di dire ad alta voce che cosa la disturbi e la faccia soffrire di una simile situazione.
In tutto ciò, Terrence continua a incuriosirmi moltissimo: e anche se lui stesso ci dice che Erika (e di conseguenza noi lettori) non sa ancora tutto di lui, io ormai sto cominciando ad abbandonare sempre di più la diffidenza nei suoi confronti (e probabilmente faccio male, ma ormai sono abituata a questi tradimenti di fiducia XD). Mi incuriosisce molto questa sua capacità che sa un po' di preveggenza, o forse è altro... insomma, sono curiosissima di proseguire nella lettura.
A presto!

Recensore Master
09/07/21, ore 17:42

Ciao!
Tanto per cambiare, io sono qui super di corsa e disperatamente alla ricerca di un briciolo di concentrazione che mi permetta di lasciare una recensione almeno un minimo sensata, ma non prometto nulla.
Però ci tengo a continuare la lettura con tempi decenti, quindi insomma, eccomi qui.
Questo capitolo mi è piaciuto da impazzire, perché si tratta proprio della svolta che non mi aspettavo. Mi hai sorpresa tanto, ed è stata una sorpresa graditissima. Nel senso, da un lato sono soddisfatta perché non mi sono fidata da subito di John Smith, mantenendo quel piccolo grado di sospetto che ha continuato a farmelo guardare con l'occhietto leggermente socchiuso, e dall'altro sono felicissima che alla fine, di tutti i sospetti che avrei potuto avere, la verità che emerge è qualcosa che assolutamente non mi sarei mai aspettata, e che comunque mi ha colpita veramente tanto, perché credo sia un concetto interessantissimo. Un "vampiro del tempo" è qualcosa di estremamente interessante già di per sé, perché si tratta di una condizione estremamente drammatica, che condanna inevitabilmente a una vita di solitudine estrema, soprattutto per la paura di sottrarre anche inconsapevolmente anni di vita alle persone care. Ed è ancora più interessante accostare questa condizione a quella più "tradizionale" (se mai può essere considerata tale) di Erika. Non lo so, è un confronto che dà davvero spazio a tantissime riflessioni, oltre che aprire la porta a tantissime possibilità (in fondo, se ciò che Smith ruba è il tempo, Erika di tempo, con la sua condizione di non morta, sembrerebbe averne fin troppo, dunque sembra quasi inevitabile che tra di loro si formi un sodalizio che può sfociare in una vicinanza sentimentale).
Insomma, con questo capitolo hai posto le basi per una svolta davvero interessante.
Spero di proseguire presto!

Recensore Master
23/06/21, ore 21:19

Ciao!
Ecco, io lo sapevo che con questo John Smith non si doveva abbassare pa guardia, mannaggialamiseria! E anche se per ora non sembra aver fatto alcuna mossa per mettere concretamente in difficoltà Erika, io continuo a fidarmi pochissimo di lui e a sperare che Erika riesca a guardarsi le spalle, perché in questo momento mi fa una tenerezza infinita. Perché sì, è vero che è una creatura potenzialmente potente e molto pericolosa, ma è fondamentalmente una ragazzina con ben poca esperienza del mondo, è sola e sta cercando di sopravvivere in un contesto che le lascia ben poca libertà d'azione. Insomma, mi dà l'impressione di esssre in quel momento della sua vita in cui ha sì un grande potenziale, ma non ne ha ancora capito i limiti né sa come utilizzarlo nel migliore dei modi, finendo quindi per essere spesso ingenua e cascare in situazioni che chiunque con un minimo di esperienza in più avrebbe saputo misurare meglio.
In un certo senso, poi, mi sento quasi rincuorata all'idea che anche in un contesto fantasy la burocrazia, i cavilli e i documenti siano in grado di essere simpatici come la sabbia nel costume: insomma, in questo periodo in particolare sto riuscendo a empatizzare tantissimo con questa poverina che cerca di barcamenarsi tra divieti e imposizioni senza nemmeno avere granché idea di tutto ciò che sta dietro ogni singola mossa.
Cominciare a studiare sembra un'ottima soluzione per trovere un posto nel mondo, ma ahimé, le cose non sono mai semplici, e riuscire a fare andare al proprio posto tutti i tasselli è qualcosa di estremamente complicato.
Mi è piaciuto molto, poi, il modo in cui quasi inconsapevolmente Erika si è ritrovata a tradirsi davanti a John: è stats interessante la costruzione, in cui hai apparentemente mostrato lei in una posizione di forza, intenta a cercare di adoperare il prorprio potenziale ammaliante, salvo poi ribaltare completamente la situazione sottolineando ancora una volta la sua ingenuità – o forse la malizia del resto del mondo, che trasforma Smith da un semplice burocrate gentile a un individuo estremamente attento, in grado di studiare Erika e di non farsi prendere in contropiede dai suoi tentativi.
Ora sono molto curiosa di scoprire come si evolverà il loro rapporto, e soprattutto di scoprire se e quando Yao Taman si renderà conto che la sua progenie si è presa gioco di lui, e se cercherà di porre rimedio a questa situazione.
Ti chiedo anche scusa per le recensioni un po' superficiali e frettolose dell'ultimo periodo, ma ho poca testa per riuscire ad articolare delle analisi un po' decenti (ed è il motivo per cui non sto più scambiando), ma la storia continua a incuriosirmi molto e ci tengo a proseguire!
A presto!

Recensore Junior

Questo capitolo è stato davvero intenso, sia dal punto di vista del personaggio che del lettore.
Ricordare tali avvenimenti ha di sicuro mosso qualcosa in Erika e devo dire che alcuni di essi sono davvero davvero forti ( come la morte del giovane alchimista ) inoltre il riflettere sull'attaccamento alla vita da parte sua che vive una NonVita è qualcosa che fa ancor più comprendere il contrasto tra la condizione in cui lei è bloccata fisicamente e quella in cui è bloccata interiormente.
Invece il pezzo con il "bidello" è stato piuttosto spassoso, non dico che non fosse un pezzo riflessivo e intenso ma mi ha permesso di prendere una boccata d'aria rispetto alla parte più seriosa ed intensa della storia, poichè anche piccole frasi come “Ma potreste passarmi quella scopa dietro di voi?” e come la presenza del Leggendario Infuso sono elementi in grado di creare tutto un nuovo ritmo nella lettura del racconto.
Mi domando e ti domando il bisogno dell'amore , il bisogno di Terrence potrebbe diventare morboso ? la paura della morte la accompagnerà per sempre o essendo lei un esemplare unico questo non avverrà ?

Grazie per questo stupendo capitolo e alla prossima recensione. =)

Recensore Master
06/06/21, ore 22:44

Ciao!
Insomma, ero curiosissima di proseguire, quindi eccomi qui, anche se sono un po' di corsa (ma sarà una settimana di fuoco e non mi andava di rimandare troppo la lettura XD).
Questo capitolo mi è piaciuto moltissimo e mi ha incuriosita tanto, perché veniamo a conoscere un lato di Erika inaspettato e nuovo (e che sospetto sia inaspettato e nuovo anche per lei, visto il modo in cui cede all'istinto e in qualche modo sembra quasi "testare" la propria influenza, quasi volesse fare un esperimento per capire fino a dove si possa spingere e quale reale capacità di azione abbia).
Mi è piaciuto molto ritrovare John Smith nei panni del burocrate generico: avevo sospettato che potesse essere lui, ma non ho voluto sbilanciarmi troppo perché comunque tutt'ora non sono certa di volermi fidare di lui, quindi preferisco mantenere le distanze XD. Però è stata una scena molto carina, soprattutto per la svolta del tutto inaspettata dell'apparizione di Odette e di tutto ciò che ne consegue.
Devo ammetterlo, questa povera ragazza, nonostante tutto, mi ha fatto molta tenerezza (sarà che la me appassionata di balletto ogni tanto si risveglia, e il Cigno Nero è sempre stato un personaggio che amo molto, quindi già il nome me la fa prendere in simpatia): e poi, insomma, mi ha intenerito vederla giocarsi il tutto e per tutto per assicurarsi l'aiuto di Smith. Non lo so, mi ha dato proprio l'impressione di un personaggio molto solo, che si aggrappa a quello che può grattar via dalla vita e cerca di non farselo scappare.
Al tempo stesso, mi è piaciuta molto la reazione di Erika: la sua rabbia e la sua possessività sono qualcosa di improvviso, una sublimazione di quello che sarebbe anche un sentimento umano, ma che qui sfocia in qualcosa che va oltre, e che lei fatica a controllare in modo razionale. Non avevo idea che i vampiri potessero avvertire in questo modo la malattia, ma è un aspetto che mi piace tanto e mi incuriosisce moltissimo (anche se, in effetti, non vorrei essere nei panni di quella poverina, che scopre una cosa del genere in questo modo brutale).
Ora mi domando, però, se questo avrà delle conseguenze: Smith non mi sembra stupido, ed è rimasto (comprensibilmente) piuttosto incuriosito dalla sua capacità di fare diagnosi così, a uno sguardo. Immagino che quando l'esistenza della malattia verrà confermata, lui comincerà a farsi delle domande, e non so se essere contenta delle risposte che potrà trovare (e del modo in cui sceglierà di agire di conseguenza).
Insomma, spero di proseguire presto!

Recensore Master

Capitolo esilarante che permette di immedesimarsi con grande facilità nella povera Erika. I suoi dilemmi familiari e scolastici sono descritti con grande Cura e realismo, con qualche pizzico di fantasy qua e là. Ansioso di leggere le sue prossime avventure, a presto.

Recensore Master
01/06/21, ore 23:10

Ciao! 

Eccomi qui,  a proseguire questa storia che mi chiamava a gran voce, soprattutto dopo il modo in cui si era concluso il capitolo precedente, con questa partenza verso quello che dovrebbe essere un luogo sicuro con la consapevolezza però che la distanza da Yao Taman non farà scomparire tutti i guai, ma anzi, rischierà di far comparire pericoli tutti nuovi, che forse Erika non è nemmeno pronta ad affrontare. Perché, per quanto orribile, Taman era un pericolo che lei conosceva. Che aveva sottovalutato, forse, almeno inizialmente, ma che aveva avuto modo di conoscere e più o meno consapevolmente studiare, prima che lui la rendesse parte della sua progenie. E, insomma, sappiamo che Erika è un personaggio molto sveglio, capace di osservare quello che la circonda e di sfruttare al meglio le proprie conoscenze, quando queste superano quelle dell'avversario. La città, però, è qualcosa di grande e di sconosciuto, pieno di regole e potenziali pericoli che le sfuggono (molto banalmente, anche solo iscriversi al Collegio rivela delle difficoltà a cui lei nemmeno aveva pensato – e mi piace che ci siano dettagli burocratici come questi: sia perché in un certo senso pensare che anche un mondo fantasy soffra di questa piaga mi consola, in qualche modo, ma soprattutto perché questo non fa altro che ricordarci quanto, nonostante tutto, Erika sia ancora molto giovane e inesperta del mondo, capace di farsi frenare – ma non fermare – da sciocchezze come i documenti necessari per iscriversi a scuola).

Tra l'altro, mi piace davvero tanto come questo cambio di scenario ti permetta di soffermarti su degli elementi molto interessanti: non solo apprendiamo nuovi dettagli sulla vita di vampiri in generale e su quell'esistenza in bilico e particolare di Erika. Scopriamo che il suo bisogno di essere invitata in una proprietà privata non è, di nuovo, così letale come per la maggior parte delle creature come lei, e scopriamo che per sopravvivere non le è necessario ad ogni costo il sangue umano, ma bastano dei ratti (meno buoni, ma sicuramente capaci di suscitare meno compassione dei cagnolini). E cominciamo a scoprire qualcosa anche sulla composizione della società: perché il fatto che esista una sorta di università, aperta potenzialmente a chiunque e con rette proporzionate al reddito è secondo me un indizio importante di quali siano i valori su cui si basa questa istituzione. 

John Smith, col suo comunissimo nome, la parlantina svelta e la forte vena ironica mi ha fatto moltissima simpatia, soprattutto in un primo momento. In fondo, è interessante vedere Erika rapportarsi per la prima volta a un personaggio estraneo alla sua cerchia famigliare. E mi piace molto quel che emerge di questo collegio, con gli esami che non vanno a prendere in considerazione le conoscenze pregresde degli studenti, quanto piuttosto la loro attituidine e predisposizione al corso di studi. Insomma, è una cosa che mi sta molto a cuore, e pur non avendo io studiato in una facoltà a numero chiuso, credo davvero che questo sarebbe il metodo più razionale per distribuire gli studenti in un corso di studi.

Ma comunque, per quanta simpatia mi faccia questo personaggio, vista la fortuna che Erika ha avuto fino ad ora, da un lato mi verrebbe da sospirare di sollievo all'idea che abbia finalmente incontrato qualcuno di gentile e disposto ad aiutarla, e dall'altro sono un po' diffidente e preoccupata. Insomma, sono molto curiosa di vedere che cosa si nasconderà in questo edificio di mattoni rossi e dalla porta gialla (poi magari mi sto facendo solo un sacco di paranoie, e lì ci sarà davvero solo un funzionario generico capace di ratificare il suo testamento e affidarle una rendita, e allora tanto meglio!).

Insomma, spero di proseguire presto!

Recensore Master
18/05/21, ore 14:38

Ciao!
Sono molto contenta di avere l’occasione di tornare relativamente presto (almeno per quelli che sono i miei standard ultimamente) su questa storia, perché ormai avrai capito che mi sono molto affezionata alle vicende di questo personaggio, e la piccola speranza che si era accesa con lo scorso capitolo mi aveva lasciato impaziente di scoprire se e come Erika sarebbe riuscita a sfruttare quei piccoli sprazzi di libertà che le restavano per sottrarsi al controllo e ai soprusi del vampiro.
Come sempre, una delle cose che apprezzo di più di questa storia è l’approccio che hai al racconto di tematiche sicuramente molto delicate, e l’originalità nell’utilizzare elementi puramente fantastici per andare a parlare anche di qualcosa di molto più attuale, che comunque continua a toccarci.
Mi piace molto tutta la riflessione che fai sull’alchimia: sia perché è un modo per riprendere il filo con quello che è stato uno dei primi argomenti che hanno introdotto la storia, nei primi volumi, riprendendo la passione del padre della protagonista che, in fondo, è stata (per quanto inconsciamente) la causa scatenante di tutta la trama, sia perché è effettivamente una riflessione molto particolare, con quel vedere tutto il processo di “vampirizzazione” come una sorta di controparte distorta dello scopo dell’alchimia: prendere una sostanza deperibile e mortale, volgare e comune, per trasformarla in uno stadio successivo della sua esistenza, in qualcosa di più prezioso. Insomma, è forse soprattutto una riflessione che starebbe bene nella bocca di Yao Taman, ma mi colpisce il fatto che, in modo più o meno ironico, più o meno cinico, sia la stessa Erika a proporla.
Il suo piano, ancora una volta, mi ha un pochino fatto tenerezza, perché di nuovo mi ha ricordato il suo archittettare fasi e piani per sfuggire allo zio borioso e pieno di sé. Solo che, questa volta, la situazione è molto più complesso, e in ballo c’è molto di più di un’esistenza confusa fatta di crinoline e educazione sessista (non che anche questa prospettiva, sul lungo periodo, non sia spaventosa, ma insomma, hai capito quello che intendo). E mi piace come hai strutturato tutta la situazione, mostrando quanto il suo vantaggio strategico, dovuto alle infomazioni di cui il vampiro è all’oscuro, sia comunque poca cosa, se osservato in prospettiva. E mi ha molto colpito il modo in cui proprio una creatura che ormai è legata alla vita e alla morte in maniera apparentemente eterna riesca a trovare la libertà proprio fingendo la propria morte.
Il piano di Erika è brillante, e devo dire che per un istante, uno solo, mi sono sentita sollevata, immaginandola finalmente libera. Non felice, non spensierata, perché la sua natura è ancora qualcosa di concreto e immutabile, ma per lo meno lontana dal gioco del vampiro, e invece no, il sollievo è durato poco. Perché il capitolo si chiude con una manciata di righe che non fanno altro che andare ad aumentare l’ansia, perché è evidente che i pericoli per lei non siano neanche lontanamente terminati.
Insomma, a questo punto io davvero non vedo l’ora di leggere anche il prossimo capitolo.
A presto!

Recensore Master
05/05/21, ore 10:10

Ciao!
Ero ovviamente molto curiosa di conoscere anche la non-morte di Erika, quindi mi sono buttata subito qui.
La storia precedente ci lasciava con un finale tutto sommato aperto, perché le domande sul destino della protagonista erano ancora tutte senza risposta, e sono davvero contenta di poterle trovare qui.
Di nuovo, apprezzo moltissimo il modo in cui hai creato una sorta di distacco tra la voce narrante e le vicende, distacco dato probabilmente soprattutto dalla distanza temporale che intercorre tra gli eventi e il momento della narrazione. Questo permette davvero a Erika non solo di avere una visione più lucida e di cogliere i collegamenti e i nessi causali che legano i vari avvenimenti che sconvolgono la sua vita, ma anche di poter indulgere in uno stile che spesso è permeato da un’ironia pungente e vagamente amara, ma comunque interessantissima. Non lo so, nel momento in cui riflette sulle descrizioni dei luoghi che lei, in quanto autrice del proprio diario, si sente in diritto di saltare mi ha ricordato molto la ragazzina sfacciata che si prende gioco dello zio, ed è una cosa che in un certo senso mi ha intenerito molto, perché, visto tutto quello che sta attraversando a questo punto della narrazione, è una cosa molto dolce vederla alle prese con un tratto della sua personalità così importante e che risalga al prima.
Di nuovo, i momenti in cui riflette sugli abusi subiti e sulla crudeltà della sua vita sotto la schiavitù di Taman sono terribili: emerge tutto il suo dolore, tutto il suo tentaivo di distaccarsi da questi avvenimenti, ma ancora una volta la lucidità con cui parla di tutto questo è fortissima, e sembra quasi voler illuminare nei dettagli anche gli angoli più cupi. In particolare, mi ha colpito molto il momento in cui riflette che la sua mancanza di totale asservimento è, certo, in un certo senso un bene, perché le permette di restare padrona delle proprie azioni e soprattutto della propria mente, ma è anche una condanna, perché se avesse perso razionalità e libero arbitrio la cattività le sarebbe pesata di meno, e forse avrebbe potuto vivere i propri abusi senza nemmeno comprendere che si tratta proprio di un abuso. Non lo so, arrivare a sperare di non avere più autocontrollo e razionalità è qualcosa di straziante, e davvero, io spero che trovi presto il modo di allontanarsi dal vampiro.
A questo proposito, mi piace molto vedere come Erika stia comunque cercando di guadagnarsi pian piano qualche briciola di autonomia, di riprendersi almeno in parte la propria vita e cominciare a sperimentare il grado di libertà che la allontana dal vampiro, soprattutto perché in tutto questo lui sembra totalmente ignaro di tutto non per stupidità, ma perché nella sua arroganza è talmente certo di avere il controllo su ogni cosa e di poter fare quello che vuole.
Insomma, sono molto curiosa di proseguire nella lettura!
A presto!

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