Ciao, Gaia! Non sai quanto fossi curiosa di leggere la tua storia. Perché, ti chiederai (giustamente!).
Ecco, devi sapere che è da un po' che ti seguo (sei tra le mie autrici preferite) e sto cercando, da tantissimo tempo, il tempo per recensirti (di storie da recensire ne avrei un miliardo), perché adoro il tuo modo di scrivere, adoro il tuo stile, la tua immaginazione, il modo così peculiare che hai di costruire le storie (proprio nel senso di "comporre" e riunire in un tutto ricco e complesso) e le emozioni che riesci sempre a far trasparire. Sono settimane che mi riprometto di passare e, alla fine, ho pensato che sarebbe stato carino - e assolutamente necessario - partire da questa storia che hai scritto per un contest a cui partecipo anche io.
(Che poi, insomma, non è che questa idea si sia dimostrata geniale, in fatto di autostima, perché leggere la storia da te presentata, mi ha fatto rivalutare quella che ho presentato io - ti lascio immaginare con che risultati -, ma non è questo il punto: il punto è che dovevo passare e non me ne sono affatto pentita.)
Riguardo ai personaggi di cui hai scelto di scrivere, devi sapere che Astoria - o, forse, dovrei dire Asteria - è un personaggio che mi incuriosisce tantissimo (per quanto Draco non sia uno dei personaggi di cui preferisco leggere, leggo con molto piacere le Draco/Asteria) e mi è capitato di notare in giro le Fred/Asteria (forse proprio qualcuna delle tue, ora che ci penso). Non ne ho mai lette, anche se fremevo dalla curiosità di leggerne una, per il potenziale Angst che si trascinano dietro.
Quando ho visto che la tua storia era proprio incentrata su questa coppia, ho gioito perché, in effetti, questo potenziale Angst tu lo hai sviscerato e reso concreto, tangibile (non che avessi dubbi, comunque).
Fatte queste premesse, probabilmente inutili, non posso che sottolineare quanto, anche stavolta, tu mi abbia incantata con il modo così delicato e, al contempo, vivido che hai di intrecciare dettagli alla narrazione generale - dettagli che riprendi sapientemente e rimescoli, che cambi un po', pian piano, sulla scia del tenore stesso della narrazione, ma offrendo per tutto il tempo al lettore dei "fili", dei motivi a cui aggrapparsi lungo tutta la lettura (un nastro di Arianna da stringere nelle mani mentre le emozioni che sai veicolare lo travolgono come un fiume in piena). Forse sto parlando in maniera troppo confusa e generica, ma per "dettagli" e tracce da seguire come briciole, mi riferisco al leitmotiv della crepa (sorrisi come crepe, crepe nei muri color pastello che riflettono le crepe del cuore), del "posto" (che è ricordo, è mancanza, è amore) e del nome. Nome come diminutivo, quel "Ria" che Fred riveste di così tanti significati e implicazioni (di loro) che poi, quando tutto inizia a essere perduto, Asteria non riesce neanche più a sentir pronunciare da altri, non da Draco; il nome, quello di Fred, che Draco non vuole pronunciare e che Asteria riafferma con forza («Lui… si chiama Fred, Draco. Si chiama Fred» - quanto può essere potente una frase così apparentemente semplice?); il nome che Fred le nega, dopo che lei ha compiuto le sue scelte e lui compie le sue, facendo firmare la lettera da George.
Riguardo alla "contrada", il "posto che ti somiglia", a cui prima ho solo accennato, vorrei dire che l'ho adorato: è un elemento di cui ti sei servita meravigliosamente e, ad ogni nuovo passaggio, ad ogni sfumatura che introducevi, sentivo sempre più male al cuore: da quella "contrada verde smeraldo, dove farfalle azzurro pastello svolazzano allegramente nell’aria" che diventa "filo metallico davanti ai suoi occhi, una vecchia strada sassosa e polverosa, che sfocia in un giardino d’erba verdissima" - un giardino che una missiva che ha il sapore della fine ha il potere di ridurre in cenere - e che piomba nell'oscurità quando "fulmini e tuoni scuotono il cielo finora terso. Le farfalle sono tutte sparite". Una contrada che appassisce e inaridisce, tramutandosi nella "contrada del silenzio" che evochi all'inizio. Ecco, è a questo che mi riferivo quando dicevo che hai un talento, che sai davvero "sviscerare" il dolore, appoggiandoti a questi dettagli, a scenari che mutano gradualmente e accompagnano il lettore fino alle stoccate finali.
E ho amato quella sorta di profezia/di flashforward che richiami più volte - e ogni volta fa un po' più male, ferisce un po' di più della volta precedente - fino a che non si avvera, quel «Buongiorno, signora Malfoy - Come posso aiutarla?» - un futuro che Asteria cerca di rifuggire invano.
E, poi: le caratterizzazioni!
Innanzitutto, grazie: grazie per la presenza di George, per quella scena nel bagno in cui Fred s'è perso e George lo sa, ma cerca lo stesso di riportarlo indietro. Grazie per quel momento fra gemelli e per questa resa così unica del loro rapporto tanto speciale e, banalmente, grazie per non aver ridotto George a un nome, a un'assenza, come accade - purtroppo spesso - nelle storie incentrate su Fred (Fred in coppia con qualcuno).
Mi è piaciuta tanto anche la tua Asteria, così piccola, con le mani tremanti e i capelli color del tramonto, così combattuta e fragile, che ha bisogno di donarsi a chi abbia bisogno di lei (è una sorta di altruismo masochistico, forse persino egoistico, nella misura in cui si dona soltanto a chi è incompleto, rendendosi lei stessa incompleta - insomma, hai creato un ritratto fenomenale, profondamente complesso e, a mio parere, ben riuscito); è un'Asteria crepata (in fondo, è, questa, tutta una storia di crepe che segnano e non si rimarginano), imperfetta, forse, ma terribilmente reale.
Mi è piaciuto il tuo Fred, inevitabilmente: così coerente, così deciso a "non volerla a metà", a non volere "mezze misure" con la sua Ria. Ho apprezzato anche il tuo Draco (la scena della lettera è veramente una delle mie preferite, anche per la scelta di far pronunciare a lui quel commento, quella stoccata finale, quel: «Non ti ha nemmeno scritto lui - Ha fatto firmare suo fratello»), anche perché hai motivato così bene la tua Asteria che, per forza di cose, non può che emergere vividamente l'idea che lei ha di Draco: la consapevolezza di Asteria della sua vulnerabilità, della sua solitudine che arrivano con forza al lettore ("A scuola lo odiano tutti, Fred, tranne Tiger e Goyle" - persino Daphne, Daphne, che "li guarda scuotendo il capo, come se volesse semplicemente allungare la mano e portare la sorella via dal fianco di Draco Malfoy").
Insomma, mi è piaciuto tutto e mi è piaciuto l'epilogo, per quanto fosse quasi inevitabile. Non conosco bene TCC, ma sono al corrente del destino di Asteria e credo che tu abbia inserito anche questo tassello in maniera veramente efficace. Ho apprezzato tanto l'ennesimo richiamo, quell'idea del "ritorno" e del "ritrovarsi", in cui Asteria ha sempre creduto (anche quando Fred diceva di no, che non sarebbe stato possibile, non se lei sceglieva lui), questo epilogo che - in fondo - dà ragione un po' a entrambi: a Fred, che è "esploso" e si sono persi (ha avuto ragione, per un po'); ad Asteria, che sta morendo e che onora sempre le promesse; che, forse, ha fatto bene a sperarci fino alla fine, perché resta ancora un posto da visitare ("lì dove bisogna morire, pensa, andrà bene comunque" - che bella questa frase che richiama la citazione iniziale di Baudelaire e conferisce un senso di compiutezza!).
Davvero, Gaia, perdona tutta la mia confusione - accetta, però, tutta la mia stima e il mio apprezzamento. Dovrei, a questo punto, augurarti buona fortuna, ma penso che tu non ne abbia assolutamente bisogno; preferisco sottolineare una cosa: al di là del contest, sono felicissima di aver recuperato questa storia e di averti finalmente potuto lasciare un segno, seppur così confusionario e impreciso, dopo tutto il tempo in cui ti seguo da "lettrice silenziosa".
Ancora tanti, tanti complimenti. <3
Alla prossima!
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