Recensioni per
Le Monde qui est le mien
di Gaia Bessie

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
27/04/21, ore 19:04

II
SECONDO POSTO, CON UN TOTALE DI 51,5/55
Le monde qui est le mien, di Gaia Bessie/BessieB

Grammatica e Stile: 9,5/10 (media tra 9,8/10 di g. e 9,25/10 di s.)
La grammatica è praticamente perfetta.
“ormai è decisa?” – “deciso” è più corretto -0,10
“senti il perso” – “senti il peso” -0,10
Non ci sono altri errori. Il punteggio è 9,8/10.

Dal punto di vista stilistico, la storia è scritta indubbiamente bene. Hai adottato uno stile molto ricco, a tratti quasi barocco, che rende bene l’ambientazione dello scritto nell’età moderna e ti permette di caricare molto la parte emotiva del racconto. Le frasi sono ricche di figure quali ripetizioni (che non ho mai trovato ridondanti, ma inserite al punto giusto per ricalcare concetti fondamentali e dare un maggior legame alle varie frasi), inversioni (anch’essere sempre chiare e mai confusionarie) e interruzioni. Proprio a questo proposito vorrei segnalarti l’unica cosa che a livello formale non mi ha convinto, ovvero la struttura “…che. Che…” che ho ritrovato un paio di volte nel testo, e che sì, è originale e a volte ha il suo senso, ma che a ritrovarla diventa un po’ pesante. L’avrei trovata più scorrevole sostituendo il punto fermo con i puntini di sospensione, che danno un effetto un po’ più gradevole, secondo me, o in alternativa togliendo il “che” posto prima del punto fermo, in modo da evitare la ridondanza. Ma capisco sia una caratteristica distintiva del tuo stile, per cui ha avuto un’influenza davvero minima sulla valutazione.
Sono stato molto indeciso sul punteggio da assegnarti per un motivo in particolare, ovvero che lo stile, pur essendo molto bello e del tipo che solitamente apprezzo di più, non è riuscito a coinvolgermi molto. In particolare, un’impressione mi ha seguito lungo il corso della lettura, ovvero che certe frasi fossero state scritte in modo così tanto artificioso solo per mostrarsi di per sé, senza che la storia ne abbia tratto un reale beneficio. Non critico la scelta del registro stilistico, a cui sei rimasta sempre coerente e che hai gestito bene, ma proprio ad alcune frasi o espressioni in particolare, che sono andate a ricalcare concetti già espressi in precedenza in altri modi e che per questo motivo trovo abbiano appesantito abbastanza la resa finale. Ne prendo un paio come esempio:
“D’acciaio la volontà che ti anima, d’acciaio anche i tuoi sguardi e, allora, con che forza avrebbe potuto piegarti, la morte?”
“Un marito che non hai chiesto e che non avresti scelto. Sciocca, Caroline, a mandare via l’amore della tua vita per capriccio.”
“Come l’unica persona che credi d’aver sempre amato, e non c’è più tempo per farlo, e non lo farai mai più.”
Questa ridondanza di concetti, in un certo senso, mi ha ricordato a tratti più la poesia, che la prosa, e ho avuto l’impressione che la scrittura volesse tendere a quel patetismo (nel senso di pathos esasperato) che caratterizza anche i personaggi, e che secondo me è stato a tratti leggermente controproducente.
Altre figure, invece, mi hanno convinto molto di più: ne sono un esempio i richiami al “ti ho vista nascere, e crescere” oppure il confronto tra l’acqua saponata che ha visto morire il padre di Linette e quella di scolo delle fogne di Londra. Mi hanno colpito davvero positivamente. Inoltre, anche i dialoghi sono stati gestiti ottimamente, risultando realistici ma al tempo stesso eleganti, e non dissonanti col tono generale del racconto.
Tuttavia, nonostante abbia letto per intero la storia più volte, non sono proprio riuscito a togliermi di dosso questa sensazione di uno stile “appena troppo carico”, sono convinto che una piccola limatura sarebbe bastata a migliorare l’effetto che ha dato sul me lettore. Assegno un punteggio di 9,25/10. In ogni caso, la tua scrittura è oggettivamente molto bella e pensata (elemento che sai che apprezzo sempre) per cui non posso che farti i miei complimenti.

Trama e Originalità: 9,5/10
La mia principale difficoltà nella valutazione di questo parametro è stata il fatto che non ho capito come si concluda la storia nemmeno dopo averla confrontata con la canzone, nonostante credo proprio che l’effetto fosse voluto. Ma andiamo con ordine.
Per quanto riguarda l’originalità, mi hai totalmente convinto: in un certo senso, ho trovato questo racconto ricco di una sensibilità preromantica nonostante la sua ambientazione in pieno Illuminismo: ci sono riferimenti agli eventi storici e, soprattutto, agli effetti che essi hanno sui protagonisti, e l’attenzione è incentrata sui sentimenti tormentati della protagonista. Inoltre, ho apprezzato tantissimo il tuo lavoro di ricerca approfondito nei minimi dettagli, tanto da inserire Caroline nel punto preciso dell’albero genealogico di una famiglia realmente esistita.
La trama in sé, almeno fino alla conclusione, è molto lineare, e mostra perfettamente i rapporti causa effetto all’interno della vita della protagonista e delle persone che la circondano. In particolare, l’intero impianto della storia ruota intorno alla proposta di matrimonio che la protagonista ha rifiutato, e in questo caso ho rispettato moltissimo lo stravolgimento di uno dei cliché della letteratura inglese dei fine Settecento e inizio Ottocento: solitamente, infatti, la protagonista trova l’amore della sua vita dopo aver rifiutato il pretendente che economicamente avrebbe dato un vantaggio maggiore alla sua famiglia, ma qui non è così, e anzi, non è nemmeno l’esatto contrario. Linette stessa si è convinta che Philip sarebbe stato l’amore della sua vita, ma come lettore non ne sono affatto convinto… e questa cosa mi è piaciuta moltissimo!
Giungendo infine al finale, provo a esporti le diverse idee che mi sono fatto, mi dirai tu se tra queste è presente l’interpretazione giusta (anche se ne dubito fortemente). Una prima, banale, interpretazione è che tutto sia così come sembra: Philip è tornato dall’America prendendo i panni del figlio adottivo di suo padre, e Linette è fuggita con lui in Francia dopo aver perso il bambino (probabilmente anche a causa del suo consumo continuato di alcool durante la gravidanza). Un’alternativa, invece, è che la ragazza si sia immaginata tutto, fuggendo in un “suo mondo” di illusioni e speranze dopo che tutto ciò che la rendeva infelice della sua vita è degenerato: in questo senso, l’abbandono della bottiglia in mare significherebbe lasciare indietro il passato e guardare al futuro, sia che ciò avvenga in modo ancorato al presente (come forse è più probabile), sia in un “mondo parallelo” che la protagonista si è creata per sopravvivere alla realtà. Infine, Caroline potrebbe persino essere morta di parto, e il finale è un ideale ricongiungimento con Philip, anch’egli morto in guerra (la storia dell’America, secondo me, è una bugia inventata dal marito di Caroline per tenerla buona, così come il biglietto clandestino, che non avrebbe avuto nessuna possibilità di sopravvivere a un viaggio oltreoceano, tanto più perché Philip nemmeno era a conoscenza del fatto che Caroline lo stesse aspettando): in questo senso, “il mondo di Caroline” sarebbe proprio quello della morte, vista la sua impressione di aver distrutto tutto ciò che di positivo c’era nella sua vita. Qualunque sia il finale corretto, ho amato l’ampia gamma di opzioni che potrebbero essere valide, e che hanno spinto il me lettore a riflettere e a interrogarsi sulla conclusione del racconto. Un minimo di certezze in più, secondo me, sarebbero state necessarie, ma probabilmente di è trattato di piccoli dettagli che tu, avendo in mente un finale ben preciso, hai involontariamente omesso dalla stesura finale del racconto. In ogni caso hai fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda questo parametro, complesso e sufficientemente approfondito.

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9,5/10
Come ho accennato in precedenza, la caratterizzazione dei personaggi di questa storia è stata organizzata in modo esasperatamente patetico, e hai mantenuto questo tono constante fino alla fine. È evidente che la tua intenzione fosse quella di rendere Linette un personaggio “pesante”, una ragazza che ha la tendenza a rimuginare sul passato e ancora di più sul presente senza mai fare nulla per prendere in mano la propria vita, o almeno per provare ad adattarsi alla situazione in cui è costretta a vivere, visto che, in quanto donna, non aveva grandi possibilità d’azione. All’interno della storia ci sono diversi momenti in cui lei si trova a prendere delle scelte, ma, in un certo senso, esse lasciano trasparire ancora di più la sua istintività e la sua generale debolezza di spirito: il rifiuto della proposta di matrimonio di Philip su tutte le altre, fatto senza pensare alle cause o alle conseguenze del gesto, ma quasi solo in base a sensazioni difficilmente identificabili anche dalla protagonista. In conclusione, trovo che Caroline rimanga sempre coerente a se stessa, pur seguendo un percorso di crescita: non si tratta necessariamente di una maturazione, tanto più perché alla fin fine rimane pur sempre una ragazzina anche al momento della conclusione, ma a mio parere Caroline cambia nel suo modo di affrontare la vita, perdendo alcune illusioni e trovandone altre, come se i sogni d’amore infantili si fossero trasformati in fantasie d’evasione divenute ormai necessarie. Sul marito di Caroline non ho molto da dire, se non che l’hai caratterizzato in modo coerente, soprattutto perché noi lettori lo vediamo dagli occhi della bottiglia, la cui prospettiva quasi coincide con quella di Linette stessa. Per quanto invece riguarda Philip, devo dire che sono un po’ perplesso: il fatto che abbia deciso di arruolarsi dopo una delusione amorosa (sebbene essa non sia stata l’unica causa del suo gesto) è sicuramente un cliché, così come la sua (presunta?) fuga in America. Certo, non si tratta di qualcosa di originalissimo, ma se il suo arco narrativo si chiudesse in modo inequivocabile, ciò avrebbe un suo senso compiuto. Più che altro, mi ha messo piuttosto in difficoltà il non sapere o meno se sia lui oppure no, il Philip che compare nel finale, poiché se fosse effettivamente lui molti, troppi, pezzi della storia risulterebbero “persi per strada”. Come ho detto in precedenza ho apprezzato l’ampia varietà di possibili alternative per il finale, ma trovo che qualche informazione in più sarebbe servita, e aggiungendola al personaggio di Philip avresti risolto due leggerissimi problemi in una mossa sola, per semplificare molto il discorso (so di averlo scritto in modo poco lineare, spero si sia capito il ragionamento che c’è dietro). In conclusione, trovo che tu abbia fatto un grandissimo lavoro, facendo odiare, disprezzare e compatire i personaggi quando necessario, e questa è sicuramente segno di un’autrice molto preparata, nonostante la tua poca convinzione nella stesura di storie originali.

Bonus: 10/10
Contesto – Illuminismo/Età delle Rivoluzioni: La maggior parte della storia è ambientata nell’anno di inizio della guerra dei sette anni, tra il 1756 e il 1757, per cui in piena età illuministica, e le conseguenze della guerra si riflettono sulle vicende dei personaggi. 2,5/2,5
Sottogenere – Romantico: Il genere principale della storia è senza dubbio il romantico, grazie allo spazio dedicato alla vita sentimentale e matrimoniale della protagonista, e ai suoi pensieri sull’uomo amato e perduto. 2,5/2,5
Oggetto – Bevanda alcolica: Ho avuto una piccola difficoltà nel valutare questo parametro, in quanto più che alla bevanda, nel tuo racconto hai dato attenzione alla bottiglia come oggetto a sé stante. Tuttavia, anche l’alcool ha avuto un ruolo importante nella storia, in quanto è stato una probabile concausa del suicidio del padre di Caroline e della morte del bambino. Inoltre, è ripetuto più volte come la protagonista si affidi all’alcool per annebbiare la propria consapevolezza della situazione in cui sta vivendo. 2,5/2,5
Luogo – Camera da letto: La quasi interezza del racconto si svolge in una camera da letto: prima quella a Chesterfield House, poi quella a Manners House, dove la bottiglia di rhum è posata e può raccontare le vicende di Caroline. 2,5/2,5

Titolo: 5/5
Ho apprezzato il titolo per diversi motivi: il primo è molto banale, in quanto la lingua francese non solo è coerente con la fuga della protagonista a Parigi, ma richiama anche l’epoca illuministica in cui il francese divenne la lingua della cultura europea, per un’associazione automatica ai limiti dello stereotipo. In secondo luogo, l’ho anche trovato profondamente legato alla storia in sé. Per quanto non sia affatto sicuro di aver compreso il finale, una cosa è certa, Caroline ha abbandonato la sua vita infelice di Manners House ed è partita, trovando “il suo mondo”: se questo mondo sia poi “immaginario”, se sia solo un nuovo modo di vedere la vita, o se si sia trattato di una vera fuga al momento non posso saperlo, ma di certo il titolo riesce a esprimerne il significato con forza.

Gradimento Personale: 8/10
Gaia, ti ringrazio per aver partecipato a questo contest nonostante fosse lontanissimo dalla tua comfort zone per quanto riguarda la scrittura, è una cosa che ho apprezzato molto! La storia di Caroline in sé mi è piaciuta, è stata una lettura scorrevole, a tratti dai toni molto patetici (coerenti con la caratterizzazione della protagonista) e a tratti dalle tinte più scure ed emotive (anche se, va detto, ho empatizzato più con la bottiglia presa a calci che con qualsiasi protagonista umano, ma è evidente che si tratti di una scelta voluta). Il punteggio non è più alto perché, sebbene la storia sia scritta benissimo da un punto di vista formale e letterario, non è riuscita a coinvolgermi pienamente, l’ho letta dall’inizio alla fine in modo un po’ distaccato e non sono riuscito a farmi prendere dalle riflessioni della protagonista, e questa sensazione è perdurata anche durante le letture successive. A parte quest’impressione soggettiva, ripeto, il racconto è valido e molto bello, e non dovresti demolire questa tua creazione solo perché diversa da ciò che scrivi abitualmente.

Recensore Master
04/03/21, ore 06:13

Buongiorno,
hai fatto le cose in grande, noto proprio una profonda ispirazione come base di questo lungo e articolato scritto.
E' una valida proposta la tua, curata il giusto, ben approfondita e chiara.
Complimenti!