Come si inizia la recensione di un capitolo come questo? Non lo so, quindi inizio così, a caso, parlando del niente.
Avevamo lasciato questi personaggi alla soglia della loro prima missione sul campo ed è lì che li ritroviamo, in un'atmosfera che dovrebbe essere festosa – che per gli ignari lo è –, ma che per loro è solo sinonimo di terrore, ansia, preghiere – che tutto vada bene, che tutti sopravvivano, che niente si spezzi.
Ecco, ho avuto la sensazione che invece qualcosa si sia irrimediabilmente spezzata dentro e fuori quella chiesa, un equilibrio fatto di parole forse, ma fatto anche di scontri immaginati e di sottili illusioni. Hanno sempre saputo che sarebbe stato difficile, tutti, ma in Dorcas che d'improvviso sparisce alla vista degli alleati, in Benjy che rischia di farsi sopraffare dallo smarrimento dettato dal neonato senso di colpa, nello sforzo di Caradoc, Emmeline e Alastor, nel ricercare il soccorso di Albus ho visto proprio la consapevolezza di cosa significa opporsi alla notte e credo che questa consapevolezza, crollata su tutti, abbia spezzato qualcosa dentro di loro e li abbia avvicinati di più a ciò che saranno a breve: soldati. E quanto sei stata brava, tu, a far emergere con poche parole la differenza tra Alastor e gli altri, quella consapevolezza propria di chi ha già vissuto questi momenti e ha per forza di cose spalle più larghe – abituate alle perdite, agli sforzi, al sudore che fa scivolare la bacchetta e al tremore che fa perdere la concentrazione.
E a emergere in maniera scomodissima è anche il dislivello tra Albus e i suoi sottopo... ehm alleati. Albus che li raggiunge sostanzialmente in veste di supporto, Albus che è la mano da afferrare nel momento di maggiore pericolo, Albus che resta in disparte e non scende in campo in prima persona. Se sino ad ora i ruoli di Albus, Alastor e Dorcas hanno tentato di essere in un equilibrio paritario, qui per la prima volta questo equilibrio vacilla sul serio, in maniera appariscente – e seguiterà a vacillare nei paragrafi seguenti, quando Albus di fatto scavalcherà gli altri per agire in autonomia.
Devo anche dire, però, che sono rimasta molto colpita da Emmeline! Che avesse sangue freddo era già chiaro dai capitoli precedenti, ma non mi aspettavo una tale fermezza sotto attacco, per ora credo di trovarla camaleontica nel suo riuscirsi ad adeguare a ogni situazione – Dorcas ha visto in lei un tramite per avere contatti e informazioni, ora sappiamo che può essere molto di più.
A proposito di battaglia, ci tengo a dirti che l'hai descritta benissimo, si sente tutta la tensione e la pericolosità del momento. Descrivere battaglie non è per niente facile, il rischio di essere meccanici o sin troppo dettagliati è sempre dietro l'angolo, quindi non posso che sottolineare quanto mi sia piaciuto il tuo approccio narrativo!
L'anello perduto da Dorcas mi ha fatta tremare sin dal primo istante, te lo dico subito. La sua paura l'ho sentita viva su di me ed ero dalla sua parte quando ripeteva di dover tornare dentro o la sua copertura sarebbe saltata prima ancora che la guerra abbia inizio. Però, ecco, di certo non immaginavo che tra tanti lo trovasse proprio lui e che lo usasse in questo modo.
Di nuovo, mi sono ritrovata a empatizzare con la tua Dorcas quando Evan l'avvicina, la provoca dapprima in maniera subdola e poi tremendamente sfacciata, mostrandole l'anello e dandole una scelta. Ho sentito tutto il suo disorientamento, più forte della rabbia e della paura.
Non riesco a immaginare come si evolverà questa dinamica, vorrei capire se a muovere Evan siano interessi personali o politici (o entrambi, magari), se voglia dalla loro parte Meadowes o Dorcas, insomma. È un fatto che ne stimi l'intelletto e che abbia tutto l'interesse di vederlo al servizio dei Mangiamorte anziché di Silente, ma il suo modo di avvicinarla mi ha dato la sensazione che per ora abbia agito in autonomia, che quindi sia l'unico a sapere del suo coinvolgimento.
In ogni caso Dorcas ora ha le mani (quasi) legate e i Mangiamorte hanno fatto un passo in avanti fondamentale: hanno avuto conferma che esiste un gruppo rivale e, saputa l'identità di lei, inizieranno a ricostruire contatti o anche solo a ipotizzarli. In pratica, l'Ordine neonato ha quasi perso il suo unico vantaggio: il nemico adesso sa e può sapere sempre di più. Mi preoccupa? Molto, ma mi intriga anche tantissimo la maniera in cui stai man mano intrecciando tutto.
Dopo questo capitolo, Christopher mi incuriosisce molto. Sino ad ora non sono riuscita a inquadrarlo e tramite le sensazioni Dorcas mi ero creata un'immagine di lui molto più negativa di quella filtrata dalla sua apparizione al matrimonio di Bellatrix e Rodolphus (a proposito, adoro come riesci a delineare il contesto storico-sociale del racconto tramite questi episodi in apparenza slegati dalla trama portante, ma in realtà indispensabili a mostrare ogni cosa in ogni suo aspetto). Non mi sbilancio, ma inizio a credere che possa rivelarsi un inatteso alleato per la moglie in primis (e comunque la nave Dorcas/Alastor, anche se destinata a colare a picco, non la abbandono – e siccome la coerenza è sopravvalutata [!] non abbandono neanche la Evan/Dorcas – ecco, l'ho detto!).
Su Caradoc e Benjy temo mi soffermerò di meno perché il primo, come sai, suscita ancora tanti i dubbi in me, per ora mi limito a osservare questo Signor Nessuno che vive in casa di Benjy e va in lungo e in largo alla ricerca di informazioni. Voglio sapere qualcosa di più del suo passato, qualcosa che mi faccia dire lo capisco. Tu ce lo mostri poco alla volta, cattiva!, e noi che leggiamo siamo come la moglie di Benjy che disapprova questo baldo giovane che fa imbarazzare le sue figlie e trascorre le giornate bevendo nelle bettole – lo scrivo anche qui perché è importante: voglio vedere Dorcas quando Silente le presenterà James, Lily eccetera appena diplomati come membri dell'Ordine, non so te ma io sento giù le urla! XD
Come già in precedenza, invece, di Benjy è molto intrigante la rete di contatti che ha a disposizione per raccogliere informazioni, si riconferma un uomo capace di tessere relazioni fruttuose. Mi è piaciuto molto il dettaglio delle maledizioni sconosciute, soprattutto in un contesto che chiama in causa Dolohov (che con le sue barbare invenzioni ha quasi ucciso Hermione e Ginny T_T).
Bene, temo di essere arrivata a quel punto.
Alla povera Emmeline e a Silente.
Posso scrivere insulti?
Sul serio, avrei voluto urlare! Non solo perché agisce alle spalle di Alastor e Dorcas, ma proprio per quello che chiede a Emmeline. La lusinga (mi ricorda Voldemort quando vuole sfruttare qualcuno, guarda un po'!), le parla col tono di un amico e poi esige – anche se in apparenza chiede. Il discorso che fa a Emmeline è tale che dirgli di no è improbabile o addirittura impossibile, tipico di un uomo abituato a manovrare e a toccare i giusti punti per persuadere.
So che la resa di Silente ti preoccupa sempre un po', ma anche in questo caso l'ho trovato decisamente IC. Mostri qui lo stratega che è, l'abile mago che ha tessuto trame per anni ed è riuscito a legare a sé un personaggio dopo l'altro, tutti pronti a seguirlo riponendo in lui estrema fiducia e accettando di conseguenza qualsiasi sacrificio chiesto.
Spero che Emmeline a dispetto di tutto rifiuti, ma ho i miei dubbi.
Arrivando alla conclusione (del capitolo e della recensione, giuro!), ho apprezzato tantissimo che tu abbia chiuso con l'entrata in scena di Voldemort, che ora ha finalmente un volto, ma sappiamo bene che è solo la punta dell'iceberg.
Questa storia è bellissima e io con i complimenti sono ripetitva, però lo sai, sto amando tantissimo questo tuo dietro le quinte dell'Ordine della Fenice e aspetto paziente (ma trepidante!) ogni tuo nuovo aggiornamento.
Perdona eventuali refusi, la lunghezza e ciao (mi sento Alastor XD).
Un abbraccio ❤ |