Molto carina questa storia! Mi è piaciuto come hai dato spazio all'introspezione di Shiho focalizzandoti su tutte le persone che ha perso e che purtroppo non potrà più riabbracciare, in particolar modo Akemi, che era un po' la sua ancora di salvezza, la sua unica luce in un ambiente che la stava piano piano spegnendo, ovvero quello scuro dell'Organizzazione.
Shiho è anche il mio personaggio preferito, per questo ho sempre privilegiato la coppia Shin/Shiho piuttosto che la canonica Shin/Ran, tuttavia quando nell'anime Ai trova parecchie somiglianze tra la sorella e Ran, e di conseguenza riesce ad essere un po' meno fredda nei suoi confronti, nonostante le risulti sempre difficile rapportarsi con lei, si capisce che il rapporto tra loro due va un po' al di là di questa implicita rivalità che anche tu hai citato, e ho apprezzato che tu vi ci sia soffermata.
È perfettamente normale, a mio avviso, che parecchi dettagli delle persone che ha perso con tempo diventino sfocati, per quanto questo sia triste, e Shiho quindi si aggrappa agli unici oggetti che riescono almeno per un po' a riportarla indietro nel tempo, ascoltando quelle cassette ancora e ancora fino ad interiorizzarle del tutto. Tuttavia, nonostante il tempo che passa, nonostante i ricordi si affievoliscano, l'abbraccio di Akemi non se lo scorderà mai, e per quanto siano simili, non lo confonderà mai con quello di Ran.
Perché alla fine Shiho sa benissimo che lei non è Akemi.
Bel lavoro, mi piacerebbe leggere altro di tuo su di lei.
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