Ciao carissima!
Sono davvero contenta di poter tornare sul tuo profilo, dopo mesi di silenzio come commentatrice seriale, e di ricominciare da questa storia che avevo adocchiato agli Oscar della Penna: ho letto nelle storie che l'hai pensata come collegata ad Avvinti, che ho letto ma non ho mai commentato (rimedierò, promesso), e quindi mi sono approcciata ad essa con immensa curiosità - Avvinti mi era piaciuta particolarmente, ai tempi, e la tua versione di Helena è qualcosa che trovo sempre convincente. Per cui, dopo tutta questa inutile premessa, here I am.
Detto ciò, ritorno nei ranghi e cerco di lasciarti un commento che non sia un'accozzaglia di parole prive di senso, per dirti che a me questa storia ha lasciato un segno.
Inizio con una menzione d'onore per il titolo - Opaca - che lascia quel sentore di fastidio addosso, non so come spiegarlo: un po' come quando pulisci l'argenteria e ti rimane un alone che non si riesce a mandare via, per quanto tu possa strofinare. Helena, secondo me, è esattamente quel tipo di fastidio.
Che poi lo so, starai pensando che sono impazzita a fare un paragone simile, ma tanto io ormai mi sono arresa allo sclero inevitabile in ogni recensione che ti lascio, quindi abbi pazienza, giuro che non è voluto.
Torniamo a noi: un'altra premessa che devo assolutamente fare, tanto per rendere questa recensione tutta un'immensa premessa, è il fatto che secondo me questa struttura narrativa si sposa molto bene con il tuo stile. Ti ho letta anche in OS più corpose e, come penso di averti più volte ribadito, mi sei piaciuta. Tuttavia, secondo me dai il 100% come resa (lungi da me criticare l'impegno, sia chiaro) nelle storie più brevi, perché risultano essere finissime perline di fiume, tutte levigate, bellissime.
(Se non si fosse capito, ti invidio tantissimo per il talento nella brevitas, sigh).
Hai reso molto bene l'insistenza dei mormorii che circondano Helena, portandola all'esasperazione: l'alternanza tra Corinna e il Barone è magnifica, crea proprio quel senso di tensione che secondo me provava la piccola Corvonero, non lo so, è proprio un crescendo di sensazioni che mette ansia nel lettore.
L'uso della punteggiatura, o la sua deliberata assenza, in questo senso è secondo me magistrale: rimango sempre stupita dai giochi che riesci a fare con le parole, nelle storie brevi, caratteristica che ovviamente nelle storie più lunghe sarebbe ridondante e si perderebbe. Però, ecco, sono colpita in positivo.
Un'altra cosa che mi ha fatto spalancare gli occhi è stato l'accostare l'aggettivo "opachi" agli incubi, il che mi riconduce alla considerazione che ho fatto a inizio recensione, trovo che sia un'immagine estremamente accattivante, quasi magica.
La conclusione mette i brividi.
Ho apprezzato tantissimo questa breve storia, sono contenta di averla riesumata dalle mie storie da recensire e grazie, davvero, per averla scritta.
Ti mando un abbraccio e buona fortuna per gli Oscar,
Gaia |