Ciao Violet!
Ero davvero curiosissima di iniziare una long su Haikyuu!!, anche per capire come sarebbe stata impostata, come le descrizioni, i dialoghi, ancor più se i protagonisti sapevo essere uno col mutismo selettivo e l’altro, invece, un fiume in piena ahahah sono a metà della quarta stagione e ho letteralmente divorato quest’anime. Me ne sono innamorata in ogni piccolo dettaglio, in ogni possibile rapporto, nella quintalata di ship che possono sorgere ad ogni angolo quindi ero curiosissima del perché tu ti fossi affezionata a questa e come avessi deciso di svilupparla, vista l’antipatia che Ushijima nutre per Hinata durante la serie, nata dal suo essere fastidioso ostacolo, nonostante la sua piccola statura. Ok, scusami queste premesse chilometriche, arrivo alla storia. Non prima di aver fatto un saluto all’ex Presidente e alla tua cit ahahah
Bando alle ciance, veniamo a noi. M’è piaciuto molto l’espediente che hai usato per iniziare questo prologo, perché slega, per un momento, Hinata e Ushijima dalle logiche della pallavolo che li vede avversari – molto dentro e un po’ fuori dal campo – e quindi li fa essere semplicemente due persone, nelle loro fragilità, ampliate da quel momento di debolezza che non è solo quello di Hinata ma anche quello di Ushijima (sai già che sbaglierò a scriverlo prima della fine di questa recensione, vero?). Infatti, questo forse è l’aspetto che mi ha colpito di più dell’introspezione che ci hai regalato di questo personaggio: Hinata è la vittima di quest’aggressione, è lui quello colpito, è lui quello spaurito e spaventato. Ma non è l’unico ad esserlo: Ushijima lo è allo stesso modo. È spaventato non per la situazione – solo esistendo ha fatto scappare i ladruncoli – ma è spaventato di avere per le mani quell’uccellino ferito e spaurito che è Hinata. E lui sempre così stoico, compassato, fermo ed impassibile anche di fronte ai peggiori avversari, si trova attraversato da emozioni che lo stupiscono in prima persona e, per questo, lo rendono vulnerabile. Ecco, forse è questa la parola giusta: perché Hinata è la crepa nella corazza di Ushijima. Se n’è accorto in campo, quando quel piccoletto ha scardinato le difese della Shiratorizawa, ma non solo. Ha scardinato anche le sue di difese: gli ha fatto provare rabbia, e fastidio, e non solo quello per averlo sconfitto, per essere piccola mina vagante ed imprevedibile. Anche il fastidio di trovarlo così impaurito, di trovarsi i suoi occhi giganti di fronte, appannati, come se quella paura offuscasse ciò che è lo straripante entusiasmo del piccoletto e questo lo infastidisse. Penso che questo pensiero sia potentissimo! E mega rivelatore di che cosa affolli il petto grande e grosso dell’asso. Mi ha davvero colpito molto questo pensiero: perché Hinata è un suo avversario nel pieno delle forze ma così, ferito, piccolo, fragile ma ostinato fino all’esasperazione, non può considerarlo avversario e basta, non riesce. Non riesce a vederlo fragile. Che bello, che bello. Sono già commossa al prologo, come farò?
Ho trovato anche super IC questo suo sentirsi pesce fuor d’acqua, che non vede l’ora di scaricare la responsabilità di quello scheletro tremante a qualcun altro, quel suo risentirsi ad essere accostato ad un suo amico, quella titubanza nel doverlo accompagnare perché Ushijima è sempre così compassato, e forse così forte e (quasi) invincibile perché non permette alle emozioni di attraversarlo e di renderlo debole. E quindi si ritrova quasi a detestare quel piccolo corpo che di emozioni, in vari e tanti modi diversi, gliele ha fatte provate, gliele fa provare in quel momento. Bellissimo il momento in cui lui rabbrividisce nel vedere il candore della sua maglietta sporcato dal rosso del sangue di Hinata. È tutto un gioco di contrasti alla fine, tra la pelle chiarissima, i capelli di fiamme, il rosso del sangue sul viso e sulla maglia, il viso paonazzo di dolore e, forse, vergogna nel farsi vedere così conciato da lui. E poi ci sono i contrasti di atteggiamento: l’iperattività di Hinata, così ostinato anche nel dolore, testardo, infantile, e i ragionamenti logici dell’altro, la sua immobilità, il suo permettergli di muoversi fin quando lo decide lui, con il raggio d’azione che gli permettono le sue braccia e la sua volontà.
Mi è piaciuta tantissimo anche la scelta lessicale: lo stile è fluido, semplice, senza fronzoli ma con immagini molto poetiche e vivide. Ho amato, ad esempio, i suoi polsi come giunchi, le sensazioni che sibilano come un prurito, lui fermo come marmo o come uccello rapace, a imporsi di nuovo su di lui – fisicamente o con il suo volere, quel suo chiamare l’ambulanza a dispetto del volere di Hinata, per amor della logica e della cosa più giusta da fare.
Perdona la recensione forse sconclusionata e dimentica di tanti dettagli che ho adorato e sicuro mi sono persa per strada, ma continuerò sicuro la lettura e la storia vola tra le seguite! Sono veramente curiosa di come continuerà questo rapporto tra i due poli opposti della pallavolo e brava davvero, perché, come hai detto tu, credo sia un personaggio difficile da sondare, perché, a parte i rari momenti con Tendou e quelli con il padre, di lui sappiamo davvero poco (ancora penso allo stacchetto (? – oddio non ho idea di quale sia il nome) in cui lui batte e rimane con la faccia seria e immobile ahahah).
Nel frattempo, a presto! Ti abbraccio |