Ciao, Cius!
Quando ho visto che tra le storie proposte all'iniziativa di lettura figurava anche una su questa coppia, che so esserti cara, scegliere la lettura è stato semplicissimo, ho pensato fosse arrivato il momento di conoscere i tuoi Lucius e Pansy.
Che dire? Confesso il mio scetticismo: non pensavo mi avrebbero coivolta – e invece!
Questo racconto mi ha dapprima intrigata, poi turbata, infine affascinata, trovo sia un meraviglioso viaggio introspettivo nelle emozioni e nei pensieri di due personaggi profondamente insoddisfatti, forse addirittura infelici, che per uno strano scherzo del destino si riconoscono in mezzo a una folla di volti inespressivi e riescono a comprendersi senza neanche scambiare una parola.
È una comprensione viscerale, quella che narri, che non è consapevole né compresa come tale, ma esiste. Esiste nell'attrazione in apparenza insensata che nutrono l'uno per l'altra, nell'abbandonarsi a fantasie gemelle senza averne consapevolezza, nello biasimarsi allo stesso modo mentre si cede il passo a un'immaginazione che non vuole saperne di essere pudica, a desideri capaci di denudarli di ogni difesa e renderli istinto puro – ciò che non sono mai stati o che non sono da troppo tempo, ciò che hanno represso in favore di scelte e comportamenti giudicati accettabili dalla società che abitano.
Ho apprezzato moltissimo come tu non abbia narrato una semplice attrazione nata dal nulla, ma ti sia soffermata sul perché Pansy per Lucius e perché Lucius per Pansy. A fine lettura non si ha la sensazione che al posto dell'uno o dell'altra avrebbe potuto esserci chiunque altro e la dinamica sarebbe stata la medesima, al contrario è palese come Pansy non possa essere che Pansy e Lucius non possa essere che Lucius; in tal senso, non posso che lodare il tuo lavoro di caratterizzazione: hai dato uno spessore emotivo incisivo a entrambi i personaggi, dando a entrambi un passato e un presente che motiva il loro essere arrivati al punto narrato in queste pagine.
Con riguardo a Lucius, ho trovato davvero credibile il ritratto decadente del suo matrimonio, questo rapporto con Narcissa che non funziona più – che forse non ha mai funzionato sul serio, perché con lei è sempre stato tutto terribilmente giusto secondo canoni esterni, quelli della società, ma forse meno secondo canoni più emotivi –, che tuttavia seguita a mantenere intatta la sua facciata, perché è quanto ci si aspetta da una famiglia come la loro e da un uomo che compie scelte solo se razionali come lui (ecco, il dettaglio dell'errore commesso che diviene fardello mi è parso decisamente centrato e verosimile).
In questo scenario, Pansy è chiaramente la variabile impazzita, mai prevista, cui non dovrebbe cedere neanche nei pensieri. Pansy che è diversa da Narcissa (e da Astoria) e che per questo Lucius (attratto da lei come una falena dalla fiamma) rappresenta forse anche l'occasione mancata del figlio – quel Draco che, sia pure presente solo sullo sfondo, sembra percorrere la stessa strada del padre e ripetere tutti i suoi errori.
Trovo sia stata bravissima nel descrivere il turbamento di Lucius, la lenta presa di coscienza del desiderio, quel seme di vergogna che nasce in lui, e poi l'istinto che modella la fantasia e gli impone di cedere almeno lì, almeno nel mondo immaginifico.
Di pari passo, e con la stessa attenzione introspettiva, narri poi Pansy. Pansy che in Lucius potrebbe vedere un Draco più adulto – forse è ciò che si convince di vedere –, ma che in realtà a me è parsa riconoscere un proprio simile. Qualcuno cui è stato imposto un ruolo e che ha pagato dazio per non averlo saputo rispettare. Pansy, però, a differenza di Lucius non ha mai saputo fingere: questa tua Pansy è sempre stata sbagliata, è sempre stata troppo accanto a Draco, non è mai riuscita a mascherarsi da Narcissa come invece ad Astoria è spontaneo fare.
Pansy sembra essere nata per perdere, per cedere il passo al tassello giusto, eppure c'è un istinto di rivalsa in lei che ho amato molto, qualcosa che spinge e che la induce a non chinare il capo, a desiderare altro – qualcuno affine a lei –, a biasimarsi per desideri incoffessati anziché per un amore mai nato.
Questa tua Pansy mi ha affascinata molto, trovo sia ricca di sfumature e abbia molto da dire.
Arrivando allo stile, mi ha colpita in particolare la veste lessicale, che ho trovato coerente a un racconto che è sì pura introspezione, ma è anche la narrazione di un sogno – un desiderio espresso e realizzato solo nei pensieri, in una dimensione quasi onorica –. Mi è piaciuto come le scelte lessicali riescano a costruire man mano questa dimensione conturbante in cui si ritrovano invischiati i protagonisti, riuscendo a un certo punto a farla divenire tanto concreta che è spontaneo chiedersi se quanto sta accadendo sia solo immaginato o Lucius e Pansy stiano condividendo sul serio un momento di intimità.
Anche il titolo del racconto mi ha colpita per il lessico scelto, complice anche il gioco pece/pace, come questo rimando a dei pozzi che sono neri, bui, inquieti – (mai pace) –, metafora di occhi in cui sono impressi desideri e colpe e insoddisfazioni, ma anche di inconscio in cui si agitano quei desideri e quelle consapevolezze che è dura ammettere a voce alta. Un titolo impattante e a mio parere adattissimo a questo racconto, sia come stile che come contenuto.
Credo di aver scritto tantissimo eppure sono sicura di aver dimenticato qualcosa (come al solito), spero però si evinca quanto abbia apprezzato questo racconto e la dinamica che hai scelto per questa coppia. Non pensavo avrei apprezzato così tanto una Lucius/Pansy e il merito è solo tuo!
Complimenti davvero, in particolare per la cura delle caratterizzazioni.
Un abbraccio! |