Recensioni per
Pirro
di avalon9

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
07/09/09, ore 14:39
Cap. 1:

I miei più sinceri complimenti. Ficlet davvero magnifica, l'ho letta e riletta almeno un centinaio di volte, in una notte. Che dire? Io ho scelto la prima versione (quella in "Lingua mista") ho avuto qualche difficoltà, lo ammetto, ma non me ne lamento assolutamente. Comprendo come una certa difficoltà fosse voluta e l'ho trovata molto appropriata. hai colto l'essenza di Camus e Milo in poche righe. Sei bravissima. La frase finale è stata una semplice stilettata al cuore. Ancora complimenti *da notarsi quanto io sia ripetitiva* :D

Recensore Junior
02/09/09, ore 23:28
Cap. 1:

Storia profonda. Certo difficile da seguire, così come molte altre storie scritte bene. La lingua? Ottima scelta. L'incomunicabilità del concetto l'hai resa anche al lettore, attraverso la lingua d'origine dei personaggi. E da cosa lo si capisce questo? Da una lettura ATTENTA. Perchè, alla fine, il francese Camus usa una parola greca. L'UNICA da lui pronunciata. Perchè ha finalmente compreso. Ha veramente compreso. E è sufficiente una lettura attenta e non avere briga a scorrere il mouse in su e giù se non si capisce qualcosa. Certo il greco non è molto studiato, almeno non al livello del francese, e potrebbe dare qualche problema a chi non lo conosce, ma credo che chi si appresta a leggere questa storia "complicata" non si lascerà certo sconfiggere dalle barriere linguistiche. Barriere presenti anche per i personaggi. L'italiano adesso. Bella lingua. Ricca di espressioni. Potente. E il francese no? E il greco neppure? Ogni lingua ha una sua forza, una sua musicalità. Un suo "modo di dire le cose" diverso e peculiare. Così il dolce e strascicato francese (che ben si adatta alla personalità di Camus a mio avviso) si lascia cullare dall'idea della sconfitta, del "disonore" dello sconfitto. Il ritmato e duro greco, invece, non lascia tregua e insiste, insiste fino ad esplodere in quell'"ara". Fino a quando i due mondi non si ricongiugono in quel "elpis". Quando, finalmente, sono andati oltre il veicolo del linguaggio e sono riusciti a parlare per ideologie, per sentimenti, non per mere convenzioni linguistiche. Ho travisato qualcosa? Forse sì, forse no. Forse ciascuno può leggere questa storia, così come molte altre, in modo diverso. Chi vuole solo darle una scorsa veloce così, senza impegno (e allora posso capire che, se non si conoscono le lingue, l'idea di usare greco e francese possa anche leggermente infastidire) e chi è disposto a seguirla, a leggerla attento e concentrarsi sul messaggio che deve essere trasmesso fra i due, non sul come viene trasmesso. In quante song-fic, ad esempio, sono presenti canzoni in inglese? Eppure nessuno dice che ci voglia la traduzione. Certo, l'inglese è più diffuso. Certo, la canzone originale è in inglese e quindi non si può tradurre nel modo migliore (così come, a mio avviso, la lettura in italiano dei dialoghi perde in parte il significato). Però anche in quei casi può valere la tesi per cui l'italiano è una bella lingua. In italiano forse non fanno belle canzoni? L'italiano non può rendere senza dover ricorrere a parole inglesi i sentimenti o il messaggio della canzone? E' lo stesso discorso. E' un vero peccato, sono sincera. Perchè oltre al cosa si dice è necessario pensare al come lo si dice. Volevi esprimere tutto questo? Forse no. Forse esagero io. Però grazie per questa bella storia e per avermi fatto fare queste belle riflessioni. Lete

Recensore Junior
02/09/09, ore 14:02
Cap. 1:

Storia molto, molto bella. E non mi è stato problematico seguirla, avendo studiato francese ed essendo metà greca (e reduce da una lunga vacanza in Grecia). Mi è piaciuto molto il nesso tra Pirro e Orlando e concordo con te: Alessandro non sarebbe stata la stessa cosa, nel paragone.

Recensore Junior
01/09/09, ore 20:02
Cap. 1:

Ti sei superata. Grazie.

Recensore Veterano
01/09/09, ore 16:06
Cap. 1:

Dunque.
Cosa saranno, trecento parole? Più o meno, a occhio. Ora, io ti chiedo, ma credimi, te lo chiedo con tutta la sincera umiltà di cui sono capace: perchè metà del testo dev'essere composto di parole e frasi straniere?
A che scopo, a che pro? Non abbiamo noi il dono di una lingua sufficientemente meravigliosa?
Sul serio, questa cosa mi addolora immensamente. Camus e Milo non sono italiani, certo che no. Ma non basterebbe, allora, specificare che l'uno parla in greco, e l'altro gli risponde in francese?
Attenzione, non critico la scelta in toto. La parolina straniera va benissimo. L'esclamazione, l'intercalare, ma certamente. Però qui si tratta dell'intero impianto dialogico impostato su due lingue che non sono la nostra.
Ci sono le note linguistiche, certamente. Ma la lettura è irrimediabilmente disturbata dal continuo fare avanti e indietro, cerca la nota, ricolloca la frase tradotta, recupera il filo del discorso.
Il risultato sai qual è? Che io vorrei tantissimo dirti che cosa penso di questa flashfic, ma non posso farlo. Non posso, perchè il continuo saltare da una lingua ad un'altra mi crea una tale confusione che alla fine il contenuto mi resta oscuro, la storia non mi comunica nulla, è come un vuoto racchiuso da un guscio tutto linguistico, e sono sicura, sicurissima che non è quello che tu vuoi trasmettere.
E me ne dispiaccio dal più profondo del cuore, perchè non ho dubbio alcuno sul fatto che tutto ciò che tu volevi dire, avresti potuto dirlo magistralmente anche in italiano, moltiplicando esponenzialmente l'emozione e l'immediatezza del testo.