I miei più sinceri complimenti. Ficlet davvero magnifica, l'ho letta e riletta almeno un centinaio di volte, in una notte. Che dire? Io ho scelto la prima versione (quella in "Lingua mista") ho avuto qualche difficoltà, lo ammetto, ma non me ne lamento assolutamente. Comprendo come una certa difficoltà fosse voluta e l'ho trovata molto appropriata. hai colto l'essenza di Camus e Milo in poche righe. Sei bravissima. La frase finale è stata una semplice stilettata al cuore. Ancora complimenti *da notarsi quanto io sia ripetitiva* :D |
Storia profonda. Certo difficile da seguire, così come molte altre storie scritte bene. La lingua? Ottima scelta. L'incomunicabilità del concetto l'hai resa anche al lettore, attraverso la lingua d'origine dei personaggi. E da cosa lo si capisce questo? Da una lettura ATTENTA. Perchè, alla fine, il francese Camus usa una parola greca. L'UNICA da lui pronunciata. Perchè ha finalmente compreso. Ha veramente compreso. E è sufficiente una lettura attenta e non avere briga a scorrere il mouse in su e giù se non si capisce qualcosa. Certo il greco non è molto studiato, almeno non al livello del francese, e potrebbe dare qualche problema a chi non lo conosce, ma credo che chi si appresta a leggere questa storia "complicata" non si lascerà certo sconfiggere dalle barriere linguistiche. Barriere presenti anche per i personaggi. L'italiano adesso. Bella lingua. Ricca di espressioni. Potente. E il francese no? E il greco neppure? Ogni lingua ha una sua forza, una sua musicalità. Un suo "modo di dire le cose" diverso e peculiare. Così il dolce e strascicato francese (che ben si adatta alla personalità di Camus a mio avviso) si lascia cullare dall'idea della sconfitta, del "disonore" dello sconfitto. Il ritmato e duro greco, invece, non lascia tregua e insiste, insiste fino ad esplodere in quell'"ara". Fino a quando i due mondi non si ricongiugono in quel "elpis". Quando, finalmente, sono andati oltre il veicolo del linguaggio e sono riusciti a parlare per ideologie, per sentimenti, non per mere convenzioni linguistiche. Ho travisato qualcosa? Forse sì, forse no. Forse ciascuno può leggere questa storia, così come molte altre, in modo diverso. Chi vuole solo darle una scorsa veloce così, senza impegno (e allora posso capire che, se non si conoscono le lingue, l'idea di usare greco e francese possa anche leggermente infastidire) e chi è disposto a seguirla, a leggerla attento e concentrarsi sul messaggio che deve essere trasmesso fra i due, non sul come viene trasmesso. In quante song-fic, ad esempio, sono presenti canzoni in inglese? Eppure nessuno dice che ci voglia la traduzione. Certo, l'inglese è più diffuso. Certo, la canzone originale è in inglese e quindi non si può tradurre nel modo migliore (così come, a mio avviso, la lettura in italiano dei dialoghi perde in parte il significato). Però anche in quei casi può valere la tesi per cui l'italiano è una bella lingua. In italiano forse non fanno belle canzoni? L'italiano non può rendere senza dover ricorrere a parole inglesi i sentimenti o il messaggio della canzone? E' lo stesso discorso. E' un vero peccato, sono sincera. Perchè oltre al cosa si dice è necessario pensare al come lo si dice. Volevi esprimere tutto questo? Forse no. Forse esagero io. Però grazie per questa bella storia e per avermi fatto fare queste belle riflessioni. Lete |
Storia molto, molto bella. E non mi è stato problematico seguirla, avendo studiato francese ed essendo metà greca (e reduce da una lunga vacanza in Grecia). Mi è piaciuto molto il nesso tra Pirro e Orlando e concordo con te: Alessandro non sarebbe stata la stessa cosa, nel paragone. |
Dunque. |