Te l'avevo promesso che sarei arrivata anche a questa storia, non potevo non recensire una storia dove compare Luna, che amo alla follia.
Helena ti dirò, nei libri non mi è mai salita in aspettative: l'ho considerata per la maggior parte della saga un fantasma senza nome -la Dama Grigia, qualcosa di anonimo e senza voce- e quando si è svelata, non mi ha dato troppe emozioni. Il perché non lo so, ho provato tristezza per la sua storia, un po' di comprensione ma nulla che mi facesse provare per lei un vero moto d'empatia. Ci volevi tu per aiutarmi a pensare a qualcosa che non avevo mai considerato abbastanza: la sua relazione con l'amicizia.
Ho capito, dopo molti pensieri e riflessioni, cosa davvero non riuscissi a comprendere di Helena, perchè non riuscissi a vederla più di qualcosa di anonimo e senza voce: il Frate Grasso è bonario, ride, interviene per sedare le dispute contro Pix, il Barone Sanguinario viene da questo nominato più e più volte con tono rispettoso, Sir Nick ha un ruolo attivo nella storia, specie nel secondo volume... Ma lei?? Lei quando compare effettivamente, se non in modo evanescente? Quando la si sente parlare?? Perfino nella morte e nella sua condizione di fantasma sembra essersi estraniata da tutto. Del resto nella sua vita ha avuto tutto: una madre, una vita, una piccola avventura che ne ha decretato la fine. Ma qualcuno con cui parlare, un amico? Mai, e questa cosa se la porta nella sua oltre-vita, sembra essersi abituata a questa ipotesi di non avere mai amici. In realtà -e ci arriva sotto forma di un ricordo doloroso, che colpisce come una pugnalata dal Barone Sanguinario. Ogni volta che si è fidata, che qualcuno le ha offerto amicizia, lei ha perso qualcosa: il Barone Sanguinario le ha tolto la vita, Tom Riddle le ha tolto l'eredità materna per cui tanto aveva patito... È naturale che non voglia amici, che non riesumi più nemmeno il suo nome. Ma Luna... Qui mi sciolgo. Luna è dolcissima, sta lì, canticchia, rispetta il suo silenzio ma allo stesso tempo lo scioglie per spingere giù piano i muri e poi le parla. Le racconta dei suoi Nargilli, di amici che non conosce e già sente tanto cari, di sua madre e della morte che gliel'ha portata via e me la immagino quasi con la sua innocenza e assenza di malizia mentre le parla non per guadagnarsi la sua fiducia in un modo artefatto, ma con la genuinità di chi vuole parlare e sapere chi sia realmente chi la circonda. Le vuole dare amicizia, non importa a chi: vuole dare, e Helena se ne rende conto, la immagino un po' brusca in quella sua domanda: «Chi sono i tuoi amici?», come a capire chi sia quella ragazza, se abbia amici, se sia sola come lei. Non le fa più male quello che provava da viva, sono constatazioni le sue, come quando provi così tanto dolore da sentire tutto attutito poi, quel tipo di dolore che si vince non con il tempo che lo reclude nell'oblio, ma con un affetto genuino, una cosa che Luna dà senza nemmeno chiedere se qualcuno lo vuole, perchè da empatica -e nessuno può dirmi nulla a riguardo, Luna io la vedo come una persona estremamente empatica- capisce quando qualcuno ne ha bisogno, capisce di cosa ha bisogno Helena e le rende la libertà che un nome detto con amore può dare.
Che dire?? Tanti complimenti per aver espresso tutta la dolcezza di questa situazione, per avermi dato finalmente l'idea di un'Helena che merita più considerazione.
Ancora mille complimenti
Meriel |