Gaia! ❤
Finalmente riesco a passare a ringraziarti e commentare bene questo bellissimo regalo (perdonami, ma gli ultimi giorni sono stati abbastanza folli con lo studio e le ultime lezioni dell’uni).
Innanzitutto grazie per avermi pensata e aver dedicato parte del tuo tempo a scrivermi questa cosina: ti ringrazio davvero davvero tanto, doppiamente se penso che hai scritto di personaggi che non sono proprio i tuoi soliti (o i più comuni e caratterizzati nel canon) proprie per fare felice me con questa coppia. Insomma, non sono per niente brava a ringraziare, ma sappi che sono davvero grata per questo regalo e per sapere che mi hai pensata per Natale!
E poi, insomma, una Charlie/Tonks! Come ormai saprai sono una fangirl semplice che per una nuova storia su questi due, dopo aver letto tutte le disponibili, darebbe l’anima su un piatto d’argento, quindi…
Mi è piaciuto, innanzitutto, l’accostare Charlie e la mancanza di Tonks alla mancanza di una direzione: nei mille e uno headcanon che ho su questa coppia, il fatto che lui non abbia mai trovato qualcun altro con cui stare, per me è legato al non riuscire a trovare nessun altro che sia come lei, che sia lei, e che questa perdita rimanga sempre un vuoto che gli scava dentro. Terribile – e bellissima – l’immagine di lui che parla da solo, con nessuno che campisce con chi – la presenza di Tonks che rimane comunque sempre sospesa nella sua testa, che non se ne vuole andare nonostante tutto. Ecco, io me lo/li immagino così, con lui che non riesce mai ad andare avanti perché rimane sempre sospeso in un limbo dove l’assenza di lei e il ricordo si sovrappongono, dove c’è il rimorso di non essersi potuti vivere fino alla fine, per sempre, dove ci sono tutte le cose belle condivise… insomma, lui da Tonks non riesce a scapparci, e rimane incastrato in questo limbo vagando – metaforicamente e non. Quindi capirai come abbia apprezzato la tua rappresentazione qui.
Altra cosa stupenda è l’immagine di lui con i graffi, le ginocchia sbucciate, e la madre che insiste per curarglieli – anche quelli che non si vedono, anche quelli che fanno più male. Di solito è Tonks, quella che cade ovunque, rischiando ogni volta di rompersi qualcosa, e mi è piaciuto un sacco che quando lei non c’è più è Charlie quello a sbucciarsi le ginocchia e perdere l’equilibrio.
Ho apprezzato tanto anche la presenza di Molly, che madre premurosa (a volte anche troppo) vorrebbe curargli tutte le ferite, quelle grandi e quelle piccole, i graffi sulle ginocchia e quelli sul cuore, e insiste a ripetergli di non fare il bambino, di prendersene cura, perché tutte lasciano il segno, e lui non può permettersi di rimanere per sempre in quel limbo senza Tonks e senza equilibrio. Delicato anche il cenno ad Andromeda, che però da un lato non sembra fare altro che esasperare ancora di più le ferite di Charlie, e allo stesso tempo essere forse l’unica in grado di poterlo capire in questo vuoto.
E, poi, va bene tutto l’angst di questo mondo che ci riempie sempre di gioia, anche e soprattutto a Natale, ma vogliamo parlare dello spiraglio – giusto uno spiffero – di speranza che si intrufola nel finale, con Tonks che lo rassicura e gli dice che prima o poi passerà, come le ferite piccole, anche questo dolore.
Da amante (o forse ossessionata?) dalle simmetrie non ho potuto che apprezzare anche la struttura, con le riprese interne al testo, i ribaltamenti e cambi di prospettiva in corrispondenza, e come le frasi vengono riprese pari passo per essere poi stravolte e ribaltate nel loro significato.
Mi sa che mi sono dilungata un po’ troppo, e s’è fatto anche un bel po’ tardi, sarebbe carino lasciarti libera e provare a dormire anche io. Ma ti mando un grandissimo abbraccio fino su a Londra e ti ringrazio ancora una volta di cuore per questo regalo bellissimo, te ne sono davvero grata e non sai quanto mi abbia spappolato il cuore in modo dolce.
Un bacio, e grazie ancora,
Maqry
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