Ciao!
Arrivo con imperdonabile ritardo da questa storia e dalla recensione che le devo. Anzi, non mi sento in dovere di lasciartela. Te la lascio perché questa storia l’ho scoperta e, scoprendola, si sono scoperte tante altre cose dentro di me. Ti confesso che finisco questa lettura con gli occhi un po’ bagnati e un po’ di calore nel cuore perché ho pensato spesso a Fred ed Hermione e ho scritto anche una piccolissima storia ai miei esordi qui che si chiama proprio “Come casa mia”. Quindi puoi capire quanto di bello e di vicino a me io abbia sentito leggendola. L’Hermione che vediamo ad inizio storia mi ha straziato il cuore: lei, cento Grifondoro in un corpo così minuto, che medita l’ignoto, medita di sprofondarci. Lei, che ha scelto l’ignoto anche per i suoi genitori, che si ritrova sola – senza di loro, senza Fred, senza la casa che è Hogwarts, fatta a pezzi da una guerra che è vinta ma solo a metà. Perché nessuno potrà ridarle indietro Fred: lei, che tutto vuole sapere, sempre, che resterà col dubbio di perché lui le abbia detto che è bella come casa sua. Anche i pezzi della canzone sono intervallati nella storia in maniera perfetta. È una song fic come dovrebbe essere, con la canzone che spiega la storia e la storia che spiega la canzone. Come se Bergamo fosse un po’ loro, fosse un po’ la Tana, fosse un po’ quel luogo in cui si vuole sempre tornare quando le forze vengono meno. Senza Fred, senza i suoi genitori, Hermione avrebbe bisogno di una casa – una casa che potrebbe essere soltanto loro. So che i genitori di lei non sono stati menzionati ma non so perché, quando penso a lei durante la Guerra, sono una variabile che mi torna sempre in testa e che non riesco a non inserire nell’equazione dello strazio che ha provato in quei momenti.
La tua Hermione qua secondo me è super IC: lei pronta a sapere sempre tutto, che non si accorge delle cose proprio davanti al suo naso quando si tratta di sentimenti. Lei è riuscita a capire prima di tutti che Lupin è un lupo mannaro ma non che Fred, che la fissa mentre studia, che la cerca con lo sguardo, che la sorprende soffiandole all’orecchio quelle verità, alla fine era innamorato di lei. E quando lo capisce, alla fine, quando un bacio è promesso e può arrivare, questo scivola via dalle mani. La guerra glielo porta via, glielo strappa. Lei, perspicace, intelligente, attenta ad ogni dettaglio, che qua non è riuscita a capire e comprendere né il particolare né il quadro generale. E adesso è sola, non può tornare indietro, non può fare diversamente da come ha pensato quando c’erano una marea di opportunità ancora davanti e il futuro era infinito.
La voce di Fred che arriva da lei e le dice di restare nella vita, di viverla per lui (e per Ron, che male!), mi ha uccisa. La delicatezza e la bellezza del loro dialogo, la semplicità della verità, che hai raccontato benissimo. Tutto lo stile di questa storia è delicato, morbido, semplice ma incisivo: mi ha catturata, mi ha risucchiata e affacciata sul vento e sul buio oltre la ringhiera della Torre di Astronomia.
C’è tutto il rimpianto e il dolore possibile, della morte e dell’amore perduto, di una vita che sembra non più degna di essere vissuta. Mi hai commossa, davvero. E ti ringrazio, per avermela proposta.
Mi scuso ancora per l’imperdonabile ritardo e grazie per aver partecipato alla nostra Challenge.
Un abbraccio grande e a presto |