Recensioni per
Graecia capta
di Octave

Questa storia ha ottenuto 74 recensioni.
Positive : 74
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
27/07/22, ore 13:41

Caro amico / cara amica,

forse recensire il primo capitolo di una storia a capitoli è un po’ una caduta di stile e sembro un lettore pigro, uno che si ferma al primo capitolo, cosa tutt’altro che vera.

In realtà è l’incipit che mi ha preso al laccio. Perché i pensieri del conte di Fersen sono stati più volte i miei pensieri, al liceo e anche più tardi, dopo una festa in cui hai visto quella ragazza che conosci di vista – Fersen sente comunque aria di casa – ma con cui non hai mai avuto occasione/coraggio di parlare, e pur senza provare per lei un sentimento tale da essere trascinante, ecco che in qualche modo ti attira, avresti voluto parlarci. E rendi, prima di prender sonno, più interessanti tutte le parole che non hai detto.
Io mi sono immedesimato.
Poi mi sono immedesimato un po’ meno perché il conte mi è sembrato troppo sveglio, troppo sottile. A prima occhiata, non sarei stato capace di vedere in una fanciulla apparsa dal nulla tutta quella roba lì. Io avrei pensato La Ragazza Più Bella Di Tutti I Tempi e sarei rimasto lì, molto immobile e molto vacuo.
Però, Octave, lo devi ammettere, è roba da ansia da prestazione.
Finissimo osservatore, ma fin troppo fine, questa è roba che Freud spostati. E spostati anche Sacrogral, che a questa profondità non ci sei arrivato neppure mentre prendevi sonno, la sera, dopo aver visto la ragazza alla festa, eccetera.
Forse, ma dico forse, in questo attribuire una sensibilità che vedo da superuomo sta l’unica pecca – se pecca posso definirla – del testo dal punto di vita di contenuto e cornice. Lo spazio tiranno della pagina può averti giocato il tiro di fargli capire tutto subito, attraverso pensieri che si attagliano benissimo a quello che deve aver provato Oscar e che lui, a primo sguardo, comprende in una semisconosciuta.
Tieni però conto, Octave, che io ragiono da maschio beta, molto beta, quando ragiono.

Ho trovato la scrittura elegantissima e raffinata, una raffinatezza già presente in altre tue storie brevi che ho letto, ma diversamente espressa. Il passo dell’ironia irrituale ha ceduto a quello dell’autoanalisi, della reverie, della memoria involontaria.

Nessuno strappo – scelta lessicale innocente, giuro – o incoerenza nel cambio di registro. Io la trovo una grande qualità narrativa. Te l’ho già detto che sono un tuo ammiratore?

E il testo possiede pure un pregio più sottile: spiega a tutti, ma a me in particolare, perché Fersen abbia voluto recarsi in visita da madamigella per mettere, di fatto, una pietra tombale sulla loro amicizia. E non risparmiarle, come galantuomo dovrebbe, un momento spiacevole. Il passo sulla volontà cieca e ostinata di farsi del male sapendolo e cercandolo l’ho trovato molto bello, insieme all’idea guida del bisogno anche irrazionale di capire per forza quello che, si sa, ignorare non sarebbe male. E la presenza vissuta come provocazione.

Octave, ho detto qualcosa di sensato? Ho capito qualcosa?

Ora mi permetto di cambiare il titolo a modo mio. Tutti ricordiamo “Graecia capta victorem ferum…” e il resto. Traslo la traduzione. “Sacrogral captus” può diventare “Sacrogral sedotto”. E che il victor non sia troppo ferus con ‘sto cavaliere errante e molto captus (ma anche un po’ cactus), che cercava solo una donna da salvare e si è ritrovato armi imbracciate a combattere i mulini a vento; e soprattutto gli conceda un bicchiere da vuotare tutto d’un fiato, alla sua salute, e a quella di questa storia, che ho recensito con lo spirito di chi l’ha trovata in una antologia.

Omaggi devotissimi, che le grazie valgan mille,
e buona vita, Octave.

Sacrogral, ai tuoi ordini

Postilla: Octave, sei mito e già leggenda!
(Recensione modificata il 28/07/2022 - 01:54 am)

Recensore Veterano
29/03/22, ore 21:46

Buonasera Octave,
era una impresa ardua leggere i sentimenti di Fersen. Di un Fersen  che per di più intuisce e comprende le emozioni profonde che agitano la misteriosa contessa straniera e che perfettamente le definisce "Questo stupore incontaminato si legava e si fondeva, tuttavia, allo struggimento di chi avverte che la prima volta  è anche l’ultima, e non ci saranno altre  occasioni. Da togliere il fiato".
Da togliere il fiato ...sì davvero, per la bravura della tua scrittura!
Che poi, ragionando sulla storia, che male ha mai fatto Fersen ad Oscar? Di sicuro non l'ha mai illusa. Gli si può certo rimproverare di essere stato indelicato, decisamente gaffeur e ....  assai poco fisionomista.
Però salva o contribuisce a salvare Oscar e André in almeno tre occasioni.
Il tormento che gli attribuisci "Lo sapeva bene, lui cosa vuol dire nascondere un sentimento e reprimerlo fino ad illudersi di averlo cancellato, fino a fingere che non sia mai esistito." non è dissimile da quello di Andrè. Eppure noi fan di Oscar e André non ci siamo mai chiesti (tranne rare eccezioni, eh!) cosa provasse veramente lui e quali angosce albergassero nel suo cuore ...

(Povero Fersen, mi ricorda Calimero)
 

Recensore Junior
09/03/22, ore 00:12

E così in questo momento Oscar balla con Fersen ma in realtà cerca nei suoi occhi André? Magari senza ancora rendersi conto? Un bello stravolgimento! 
L'anime lascia spazio alla fantasia, il manga è molto più preciso perchè Oscar pianifica il ballo da una settimana e spiega bene i propri sentimenti. Ci va per poter finalmente rinunciare a lui, dopo essersi sentita stretta, desiderata e guardata da Fersen finalmente può dirgli addio, del resto anche Fersen è molto più acuto e sensibile di com'è nel cartone e non direbbe mai certi strafalcioni come le frasi che gli appioppano.. 
Però bellissimo il racconto, scritto bene, si entra subito nel personaggio di questo Fersen con tutte le sue malinconie, buona notte!

Recensore Master
07/03/22, ore 15:36

Ciao Octave. Mi fa piacere tornare a commentare un tuo scritto. Mi sono immersa nell'atmosfera attraverso le tue parole in quello che potrebbe aver provato il Conte di Fersen in questo frangente. Fersen é affascinato da quella creatura misteriosa in questo viaggio nella sua anima. Un Fersen con i suoi pensieri attraverso il tuo sentire che ho letto con interesse. Uno scritto introspettivo che mi ha fatto riflettere. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 07/03/2022 - 03:36 pm)

Recensore Master
07/03/22, ore 12:17

Buongiorno Octave, è sempre, per me lettrice, estremamente interessante leggere come, attraverso le parole di voi Autori, possa venire percepito un determinato personaggio, magari estrapolandolo da una situazione o osservandolo in un particolare contesto, nel quale può aver fatto o non fatto cose, o può aver detto o non detto parole, in quanto tutto sta nella sensibilità che ognuno di voi riesce a trasfondere nelle parole che fanno da corollario ad un pensiero che lo riguarda.
Interessante questo soliloquio del conte di Fersen, il quale è rimasto fortemente ammaliato, e direi contemporaneamente turbato, da quella presenza quasi irreale e magica, palesatasi come per incanto, incontrata a quel ballo, e che assomigliava a qualcuno di molto conosciuto e di molto apprezzato. Quella era una creatura che era stata capace di attirare, con le sue movenze estremamente naturali e prive di ogni più piccola malizia, ogni sguardo degli astanti della sala su di sé, per la sua avvenenza, per la curiosità che era riuscita a suscitare, ma lui vi aveva visto molto altro. Era andato a spingersi in profondità, ammirando la meraviglia che quella creatura stava assaporando, in quanto pareva essere distaccata da quel mondo, come se tutto fosse nuovo e quindi da incamerare per poterlo ripensare e riconsiderare. Uno struggimento totale quegli occhi di lei che sembravano voler vedere tutto il possibile e che quando li si incontrava parevano trapassare l’anima perché vi si poteva leggere un tormento interiore. Quella donna era alla ricerca disperata di qualcosa o di qualcuno, pronta a sfidare un mondo che non conosceva per poter provare a se stessa che la sua ricerca aveva avuto un risultato, anche se poi quel risultato avrebbe potuto lasciarle l’amaro in bocca. Ecco allora che il conte vede, nel riflesso degli occhi di lei, una parte della sua vita nel ricercare in altri occhi, fra altre braccia, su altri corpi ciò che lo teneva incatenato al suo amore. Ma il conte quella sera non vuole interrogarsi oltre, poiché sa che potrebbe trovare un qualche fondamento di verità che non vuole sentire, per cui si abbandona ad un buon bicchiere di liquore per rinfrancare il corpo e assopire la mente momentaneamente, cercando di posticipare un chiarimento a questi pensieri in un tempo di là da venire.
Un lavoro introspettivo che ha scavato nel profondo di un personaggio notoriamente noto per non essere la proverbiale “volpe del deserto”, ma che penso abbia aperto un piccolo varco per condurlo alla giusta riflessione.
Sempre un piacere leggerti e grazie della condivisione. Un caro saluto.

Recensore Master
06/03/22, ore 16:46

"Il suo modo di incedere, i suoi gesti, i suoi sguardi, stregavano perché erano pieni della meraviglia, cauta ed intatta di chi assaggia per la prima volta, di chi guarda per la prima volta, e vuole riempirsi gli occhi e i sensi."
Vero. Verissimo.
Questa frase ha dato un senso alla mia percezione quando guardavo quella scena.
Oscar è come una bambina che muove i primi passi e osserva il mondo per la prima volta.
Non sono gli altri che guardano lei, perché non sanno chi lei sia.
È lei che guarda se stessa per la prima volta, chiedendosi chi sia lei.
Bellissimo.
Complimenti

Recensore Veterano
06/03/22, ore 16:26

Carissimo Octave,
è un vero piacere ritrovarti! E già stato detto tutto nelle splendide recensioni precedenti, ma ci tengo comunque a farti i miei più sinceri complimenti!
Apprezzo molto le ff che ci offrono questi punti di vista così inediti di personaggi che non siano  Oscar e Andre’. Sono sempre una sorpresa e una delizia.
In questo superbo scritto ci porti nella testa del bel Conte svedese, riuscendo a imprimere un certo garbo e una notevole sensibilità ai suoi pensieri. Mica male per Mr. Delicatezza 1789 (come mi piace affettuosamente definirlo)! 
Fersen, da provetto conquistatore, si ritrova stavolta ad essere conquistato dall’innocenza della dama bianca, dall’unicità del momento. E per la prima volta, suo malgrado, prova cosa significhi trovarsi dall’altra parte. Sedotto e abbandonato sa che il momento del chiarimento arriverà prima o poi (è più forte di lui!), ma non subito. E ha ragione su questo punto: se l’è proprio meritato. 
Grazie per aver condiviso con noi e ancora complimenti!
Un abbraccio e buona domenica,
G.

Recensore Master
06/03/22, ore 10:34

Caro Octave, che dire? Riuscire nel miracolo di dare profondità e pensieri meditabondi al nostro Ottusangolo Svedese preferito è una grande impresa: e tu ci riesci! Il tuo Fersen, ferus victor in fabula, diciamo così, ha qualcosa che mi ricorda l'Achille omerico: non è vero, scherzi a parte, che manchi di profondità; ma la sua capacità di mettersi nei panni dell'altro è subordinata al fatto che l'interlocutore deve toccare ed evocare, almeno per qualche verso la sua condizione personale. Così Achille si dimostra pietoso con Priamo solo perché pensa, a parti invertite, che cosa potrebbe accadere al suo vecchio padre Peleo a Ftia; e così Fersen riesce a comprendere, forse, in parte, la Dama biancovestita con cui ha danzato solo perché nel suo sguardo vede le tracce del l'attitudine alla rinuncia, con il dolore che comporta, il rigore di un severo autocontrollo, come pure intuisce che quel ballo è un hapax per la donna bionda e misteriosa, un momento irripetibile, da cogliere subito....ecco, caro Octave: grazie per questo meraviglioso racconto a metà fra soliloquio e saggistica, che solo tu potevi darci. A presto, e grazie! D.

Recensore Veterano
06/03/22, ore 09:13

Cara Octave,
ci mostri un'autoanalisi cruda ma assolutamente onesta di Fersen. Inoltre percepisco una consapevolezza diversa, maggiore rispetto alla storia originale, anche se in parte inafferrabile.
"Era, infatti, come se quel candore inviolato, quel delizioso smarrimento, non fossero tuttavia scissi, nella profondità del suo sguardo, dal dolore della rinuncia, dal rigore di un severo autocontrollo, dall’esperienza, non recente e non effimera, ma antica e persistente ...dell’amore? Possibile?"
Certo che è possibile! La rinuncia, il severo autocontrollo necessari a non violare regole già scritte, perchè in tal caso, non esiste clemenza ;)
Altri occhi e altri gesti non li avrebbe trovati in quella sala, Oscar, ma per una volta, una soltanto, ha vinto il desiderio di comprendere come potrebbe essere. Anche se tutto ciò che può ottenere quella sera è un surrogato (e neanche tanto saporito) di ciò che in realtà vorrebbe.
E allora non ha neanche senso insistere...
Brava Octave, attraverso gli occhi di Fersen, dai un'altra interpretazione ai sentimenti, non del tutto consci, di Oscar.
Un abbraccio
A presto

Recensore Veterano
06/03/22, ore 08:06

Graecia capta Fersen victorem cepit, direi.

E così succede che, almeno per una sera, il malinconico conte svedese va a dormire pensando, con stupore e forse vago rimpianto, a una donna che non è la regina di Francia.
Oscar si mostra in tutto il suo splendore e molto del suo fascino, agli occhi di Fersen, deriva anche dalla evidente eccezionalità della situazione che sta vivendo.
Ma soprattutto dall'unicità di quella situazione: come una farfalla dalla brevissima vita, come un mortale a cui per un momento gli dei concedono l'impossibile, Oscar incede non riconosciuta nella sala da ballo. E gli occhi sono solo per questa straordinaria creatura che vive disperatamente un momento che non tornerà.

Fersen qui capisce tanto, ma non tutto e, come è tipico di lui, cerca negli occhi degli altri uno specchio per vedere sé stesso più che una via per conoscere l'altro.
E poi l'autoindulgenza, certo fastidiosa, ma comunque rassicurante: un chiarimento è necessario? Sì, ma non subito!
Tipico di Fersen, direi.

Ma molto mi incuriosisce (e qui sommessamente chiederei il seguito) questa frase: "Diverse cose non erano chiare, quella sera al Conte Hans Axel di Fersen, e, tra queste, quali occhi oltre i suoi e quale bocca e quali gesti avesse cercato quella creatura così difficile da dimenticare"... quali occhi oltre i suoi?

Una pagina bellissima, Octave, in cui dai al conte una profondità psicologica notevole restando fedele all'originale personaggio, sicuramente cieco su tante cose ma fondamentalmente onesto con sé stesso.

Davvero complimenti, sono tanto tanto contenta di essermi svegliata con questa bellissima sorpresa!
Un caro saluto,
Sett.

Recensore Master
06/03/22, ore 00:29

Buona serata Octave. Che dire?? Certamente, sia il titolo che il soggetto scelto sono quanto mai interessanti e destano curiosità nella lettura. Questo Fersen e' incredulo , spaesato e confuso interprete di se stesso attraverso un soliloquio amaro, senza fronzoli , senza indugi. Hans si mette a nudo con le sue debolezze di uomo, un po' vanesio, molto egocentrico. Parla di donne, belle donne di cui si sente superficialmente attratto. Poi a Versailles arriva lei, la misteriosa contessa straniera di cui tutti vociferavano. Fersen crede, è quasi certo di averla riconosciuta ma, ancora una volta, perennemente indeciso, disorientato da inconcludenti, incoerenti sensazioni, decide di annegare ogni pensiero o sentimento dentro una buon bicchiere di alcolico. Mi è piaciuto ma credo il personaggio sia vagamente ooc( giudico manga ed anime, il vero conte di Fersen era un libertino) perché , a parte la profondità di autoanalisi, mi è sembrato pure molto strano che non evochi mai la sua amata regina....
(Recensione modificata il 06/03/2022 - 10:56 am)

Recensore Master
05/03/22, ore 19:50

Fersen ha riconosciuto Oscar con stupore misto ad incredulità.. ora non sa come comportarsi.