Recensioni per
Graecia capta
di Octave
Caro amico / cara amica, |
Buonasera Octave, |
E così in questo momento Oscar balla con Fersen ma in realtà cerca nei suoi occhi André? Magari senza ancora rendersi conto? Un bello stravolgimento! |
Ciao Octave. Mi fa piacere tornare a commentare un tuo scritto. Mi sono immersa nell'atmosfera attraverso le tue parole in quello che potrebbe aver provato il Conte di Fersen in questo frangente. Fersen é affascinato da quella creatura misteriosa in questo viaggio nella sua anima. Un Fersen con i suoi pensieri attraverso il tuo sentire che ho letto con interesse. Uno scritto introspettivo che mi ha fatto riflettere. Un caro saluto. |
Buongiorno Octave, è sempre, per me lettrice, estremamente interessante leggere come, attraverso le parole di voi Autori, possa venire percepito un determinato personaggio, magari estrapolandolo da una situazione o osservandolo in un particolare contesto, nel quale può aver fatto o non fatto cose, o può aver detto o non detto parole, in quanto tutto sta nella sensibilità che ognuno di voi riesce a trasfondere nelle parole che fanno da corollario ad un pensiero che lo riguarda. |
"Il suo modo di incedere, i suoi gesti, i suoi sguardi, stregavano perché erano pieni della meraviglia, cauta ed intatta di chi assaggia per la prima volta, di chi guarda per la prima volta, e vuole riempirsi gli occhi e i sensi." |
Carissimo Octave, |
Caro Octave, che dire? Riuscire nel miracolo di dare profondità e pensieri meditabondi al nostro Ottusangolo Svedese preferito è una grande impresa: e tu ci riesci! Il tuo Fersen, ferus victor in fabula, diciamo così, ha qualcosa che mi ricorda l'Achille omerico: non è vero, scherzi a parte, che manchi di profondità; ma la sua capacità di mettersi nei panni dell'altro è subordinata al fatto che l'interlocutore deve toccare ed evocare, almeno per qualche verso la sua condizione personale. Così Achille si dimostra pietoso con Priamo solo perché pensa, a parti invertite, che cosa potrebbe accadere al suo vecchio padre Peleo a Ftia; e così Fersen riesce a comprendere, forse, in parte, la Dama biancovestita con cui ha danzato solo perché nel suo sguardo vede le tracce del l'attitudine alla rinuncia, con il dolore che comporta, il rigore di un severo autocontrollo, come pure intuisce che quel ballo è un hapax per la donna bionda e misteriosa, un momento irripetibile, da cogliere subito....ecco, caro Octave: grazie per questo meraviglioso racconto a metà fra soliloquio e saggistica, che solo tu potevi darci. A presto, e grazie! D. |
Cara Octave, |
Graecia capta Fersen victorem cepit, direi. |
Buona serata Octave. Che dire?? Certamente, sia il titolo che il soggetto scelto sono quanto mai interessanti e destano curiosità nella lettura. Questo Fersen e' incredulo , spaesato e confuso interprete di se stesso attraverso un soliloquio amaro, senza fronzoli , senza indugi. Hans si mette a nudo con le sue debolezze di uomo, un po' vanesio, molto egocentrico. Parla di donne, belle donne di cui si sente superficialmente attratto. Poi a Versailles arriva lei, la misteriosa contessa straniera di cui tutti vociferavano. Fersen crede, è quasi certo di averla riconosciuta ma, ancora una volta, perennemente indeciso, disorientato da inconcludenti, incoerenti sensazioni, decide di annegare ogni pensiero o sentimento dentro una buon bicchiere di alcolico. Mi è piaciuto ma credo il personaggio sia vagamente ooc( giudico manga ed anime, il vero conte di Fersen era un libertino) perché , a parte la profondità di autoanalisi, mi è sembrato pure molto strano che non evochi mai la sua amata regina.... |
Fersen ha riconosciuto Oscar con stupore misto ad incredulità.. ora non sa come comportarsi. |