Recensioni per
Rimpianto che se ne va...
di fenice64

Questa storia ha ottenuto 9 recensioni.
Positive : 9
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
25/07/22, ore 18:06

Carissima Elena, torno con fremente gioia da te a sognare dopo interminabili settimane di caldo e difficoltà quotidiane. Mi sono mancati i tuoi versi ristoratori – spesso velati di ammaliante malinconia e traboccanti di saggezza – che accendono la mente e cullano l’anima, facendomi sentire meno sola in questo mondo che avverto sempre più estraneo.
Esordisco dicendoti che conosco bene le “interminabili notti insonni” in cui parole, sensazioni, persone ed eventi vengono a cercarti travolgendoti con l’inarrestabile potenza di “un fiume in piena”. Sono le notti peggiori… O forse no, in quanto solo immersi nel buio e nel silenzio, allietati dalla compagnia di noi stessi, riusciamo a liberare ricordi ed emozioni che gravano sulle nostre spalle come macigni. Ma la frase che mi ha colpito più di ogni altra, come una freccia scoccata da abili mani elfiche, è stata: “Ti sei resa conto di quanto qualcuno sia importante quando non esiste la possibilità di averlo accanto”. Mi ha ricordato una canzone di John Lennon, autore che venero da prima di imparare a leggere e scrivere: “Non ti rendi conto di ciò che hai, finchè non lo perdi”.
Che cos’è, in fondo, il rimpianto? Una strada inboccata al posto di un’altra, che non ti offre la possibilità di tornare indietro e che non puo’ ricongiungersi con quella di qualcuno che avresti voluto al tuo fianco. Il rimorso, invece, è una pietra preziosa che distrattamente lasci cadere a terra, dove si infrange in mille schegge di amarezza. Vorresti disperatamente ricomporla, ma è un’impresa impossibile.
Leggendo questo tuo brillante componimento, per la prima volta nella vita mi sono realmente interrogata sulle differenze che intercorrono tra il rimpianto e il rimorso. Che cos’hanno in comune, questi due nemici interiori? Un insanabile senso di colpa di cui non puoi liberarti, impotenza e rassegnazione (anche se sul rimorso si può intervenire, in certe situazioni), talvolta una rabbia che ti sorprende nei momenti pù impensati, un senso di sconforto che ti segue muto e fedele come un’ombra, come lo strascico di un abito intessuto di stoffe che portano i colori delle tue vittorie e delle tue sconfitte. Ma la vittoria più grande arriva quando si impedisce agli errori del nostro bagaglio di oscurare un futuro tutto da sognare e da realizzare. E ancora una volta, mia cara Fenice, tu appari ai miei occhi come una vincitrice: perché, con esperienza e buon senso, hai saputo gestire quei “vecchi peccati” concedendo a te stessa una possibilità. E, non da ultimo, perché ancora una volta hai quietato le tormentose voci del mio animo servendoti della tua poesia, tanto delicata quanto incisiva. Come sempre, fatico a trovare le parole giuste per ringraziarti. Ti abbraccio forte, augurandoti un buon inizio di settimana. A presto!

Recensore Junior
07/05/22, ore 03:48

Ciao Fenice, non so se il rimpianto se ne va davvero... Forse la ragione lo giustifica, ci fa capire che poteva andare in un solo modo, che non è detto che sia quello giusto. In un multiverso pieno di possibilità è possibile immaginare che quello che sembrava un amore impossibile in un altro luogo si è realizzato. Forse è questo pensiero consolatorio a spingerci a lasciare andare il rimpianto, a celarlo, in primis, a noi stessi. Ma in un angolo della mente la domanda resta viva e vitale:e se fosse andata diversamente come vivrei adesso? È tremendamente umano, ci rende più fragili e più forti contemporaneamente.

Recensore Veterano
03/05/22, ore 21:02

Ciao Elena, misterioso il tuo scritto.
Non tanto per il contenuto.
Anche a me è capitato diverse volte di ascoltare discorsi di persone sconosciuti ed immedesimarmi nel racconto, talvolta immaginando o addirittura prevedendo risvolti e risposte.
È una cosa strana, forse folle, ma difficilmente sbaglio ad "inquadrare" una persona. Proprio per questo mi piace anche capire di essermi completamente sbagliato.
Forse perché immaginiamo gli sviluppi del discorso esattamente come li vorremmo noi, spettatori invisibili dei loro trascorsi e dei loro sentimenti.
Sempre molto brava.
Un caro saluto
Roberto

Recensore Veterano
29/04/22, ore 17:23

Cara Fenice,
mi è piaciuta moltissimo questa tua poesia che ho trovato piena di una saggezza antica e vera.
Quanto è facile cedere al desiderio del momento, farsi prendere dalla foga di fare, di prendere, di assaporare tutto. A volte pare persino un incitamento: "Non sprecare il momento! Fallo! Vivi fino in fondo tutto quello che puoi!"
E quanto è doloroso rinunciare, quanti dubbi, quanti rimpianti!
Ma nella tua poesia la tua protagonista è inserita non in un eterno presente in cui tutto è fermo, ma è inserita nel tempo, in un prima e in un poi. Un poi che chiede conto delle scelte fatte, anche delle rinunce dolorose. Un poi che ripaga con la serenità che deriva anche dalla forza di non aver fatto succedere quello che sarebbe potuto succedere.
Ed è bello che la conquista di questa serenità scaturisca da una confessione, dall'incontro e dalle parole che naturalmente fuoriescono quando ad ascoltarci è un orecchio partecipe.
Una riflessione davvero profonda, una prospettiva davvero significativa, Fenice carissima.
Un caro saluto,
Sett.

Recensore Master
27/04/22, ore 10:50

Ciao Fenice. Ho percepito tu fossi la persona in ascolto. Anche il silenzio puó essere comunicativo nella sua profondità e poi hai trasferito attraverso questo scritto le tue riflessioni comunicandole al lettore. Rimorso o rimpianto? Ognuno pensa riguardo questo in base alla propria sensibilità ed esperienze. L'importante é che questa persona possa stare meglio. Sempre delicata e profonda nelle tue riflessioni che possono nascere da qualunque frangente di vita. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 27/04/2022 - 10:51 am)

Recensore Master
25/04/22, ore 10:21

Me lo sono chiesta più e più volte: meglio il rimorso o il rimpianto?
E non ho dubbi: meglio il rimorso, perchè perlomeno hai vissuto, hai sbagliato, però hai vissuto.
Il rimpianto è qualcosa che non hai vissuto, che hai lasciato cadere senza rompersi. Qualcosa di incompleto, che resterà lì per sempre. Il non-vissuto.
L'età della ragione non cancella il rimpianto. E ti chiedi: cosa poteva essere, che invece non è stato?

Ma la vita spesso è generosa, ci fa incontrare persone speciali con cui poter sfogare il rimpianto di ciò che non è stato. Non tutti hanno questa fortuna.

Recensore Master
25/04/22, ore 07:30

Di nuovo! Di nuovo il passato che si affaccia sul presente, cara Fenice… E che ti spinge a comporre poesie traboccanti di fascinosa malinconia.

La prima reazione è stata un senso di allontanamento, un infantile fuggi fuggi di fronte a qualcosa che, come l'altra volta, mi ha messo una paura sottile.
La gente non vuole capire tematiche malinconiche. A partire dal titolo, troppo ellittico per essere capito. "Rimpianto che se va…" Che vuol dire? Rimpianto che se va bene lo riesci a vincere, ma siccome "andrà tutto bene" ormai s'è capito essere una pagliacciata, rimpianto che se va male ti avvelena la vita? O forse volevi scrivere "rimpianto che se ne va"? So che con la tua pazienza amorevole me lo spiegherai, e io ti vorrò bene per aver perso tempo con me.

Ma a parte il titolo… Ero già sul malinconico andante perché ieri sentivo la vita svuotarsi, non potevo neanche guardare il cielo nascosto da una cappa plumbea e piovosa. Pesante la compagnia di chi mi stava fisicamente vicino. Era uno di quei periodi che ti senti in panchina mentre gli altri giocano. Uno di quei momenti in cui non vuoi trovare poesie che ricordano la tua solitudine, in cui ti basta poco per distrarti, ma di tutt'altro genere: uno sguardo con un filo di trucco, una mano laccata che danza…
E quelle citazioni… Non concordo sulla seconda, non esistono segreti indicibili, ecc. ecc. Basta imparare ad aprirsi, a confrontarsi, a vuotare il sacco. E infatti l'"anziana signora" si è liberata, come cantano i versi che aprono e rendono - appunto - fascinosa la tua poesia. Ma ha appesantito te.
La terza citazione. È grammaticalmente tradotta male la terza citazione. Non si dice "avrebbe potuto succedere" (come non si dice "ha successo"), ma "sarebbe potuto succedere".

È notte, e riprendo la tua poesia, una spina nel fianco. Ho bisogno anzitutto di capire meglio la genesi, il percorso mentale che ha partorito i tuoi versi. Lo trovo finalmente in una risposta che hai dato: le confidenze di un'anziana signora… È una circostanza che a me riempie di calore e rimane fine a se stessa: qualcuno mi reputa degno di capire, qualcuno si apre, e io mi apro. Il baratro che divide gli esseri umani è colmato. Nasce gioia; gioia reciproca, e tutto finisce lì. Lei si libera del suo passato, io mi riempio del mio presente.

Ma tu sei infinitamente più dolce, comprensiva, altruista. Ti fai carico delle croci altrui. Ascolti, rivivi dentro di te, forse trasformi, sei l'amica che tutti vorrebbero avere. Ed ecco questa poesia sul rimpianto.

"Fiume in piena", bello, gli argini sono travolti. "Interminabili notti insonni", bello, ma rischiano di volare via se ti metti a scrivere come sto facendo adesso.
Passi a descrivere la mancanza di qualcuno con parole ponderate, potenti per l'empatia che generano.

Ma poi arriva l'ultima frase. Una frase che si snocciola su ben 12 versi. Lunga, difficile, quasi ostica da leggere. Riempie di nuovo di malinconia. Si avverte di nuovo l'incapacità di liberarsi del passato. E si riaffacciano in me, come l'altra volta, le domande…
"Vecchi peccati": non era meglio lasciarli liberi di sfogarsi nel rimorso? Del rimorso è relativamente facile liberarsi. Ci si confessa, ci (si) chiede scusa, si cambia.
Il rimpianto è un disagio più sottile. Qui si infila "l'età della ragione", si cerca di neutralizzare quel senso di colpa che è diventato un vivere politicamente scorretto. Si cerca di vivere ormai in una sorta di "alessitimia" (a-lexis-thymos, incapacità di dare parole alle emozioni) e ci facciamo del male. Perché non riusciamo più a liberarci di quegli errori di gioventù. Li abbiamo soltanto mascherati di "consapevolezza", di buon senso, e prima o poi - temo - riaffioreranno. Nonostante l'esorcismo degli ultimi 12 versi.

La notte lascia il posto alle prime luci… La dolce tisanina che mi avevi offerto nel tuo accogliente salottino, per assistermi nella mia acidità, si è raffreddata…
Ma sempre rimane caldo il mio abbraccio e la felicità di confrontarmi con te. Chissà se un giorno riusciremo mai a toglierci la maschera, da Bilbo io, da Fenice tu.
Alla prossima.

Recensore Master
25/04/22, ore 05:42

Buongiorno
Poesia molto pacata, come sempre, e forse un pochino difficile da interpretare perché mi è sembrata molto personale.
In ogni caso, è bene molto spesso di cercare di non tirarsi dietro troppi rimpianti, anzi di lasciare che essi piano piano facciano solo parte del passato senza fare più male.

Recensore Master
24/04/22, ore 16:21

Fenice cara... o carissima E.
Ma quanto è scritto bene questo componimento??!
Tanto!!!
Però sei anche "tremenda"!
Te ne vai così... dopo aver acceso la curiosità del lettore...
"Peccati" è un termine al plurale che apre mille e mille scenari immaginativi, perfino alla persona meno dotata della caratteristica sopra riportata.
Ma poi... perché proprio "peccati"?
Il tempo e le occasioni volano via perdute anche per i Santi.
Aspettavo un tuo nuovo scritto. Ne ho percepito l' imminente arrivo.
Anche se ormai commento poco, sempre leggo volentieri i tuoi scritti.
Un affettuoso saluto