Ciao Veronique!
Parto col dirti che questa storia mi ha toccata ed emozionata enormemente. Adoro di per sé le storie “generazionali” e credo che siamo davvero tutti frutto del bene e soprattutto del male che i nostri genitori ci hanno trasmesso. I nostri traumi, dopotutto, vengono tutti da lì ahahah miei problemi familiari a parte, adoro il ritratto che hai fatto di Audrey. Anche lei, come tutta la NG, è una tela bianca su cui costruire un mondo e ho trovato interessantissimo ed efficace quello che tu hai scelto per lei. La seconda persona poi che hai utilizzato sembrava quasi un guardarsi allo specchio, lei che parla con sé stessa, che si analizza e si scorpora, per riuscire a capire da dove arriva il male, dove affonda le sue radici. Quel rigore che ha interiorizzato lo trovo coerente e mi ha fatto ancora più male vederlo “riversato” così nei confronti di Lucy: il fatto che lei non riesca a discostarsi inizialmente da quanto gli è stato insegnato ed impresso addosso, è stata una riflessione potentissima che, ti ripeto, ho davvero apprezzato tantissimo. Ho trovato tutto estremamente verosimile e ti riporto una frase che mi ha colpita più di tutte: “A stento realizzi di aver accettato molto più facilmente l'esistenza di un mondo di maghi, streghe e quadri parlanti piuttosto che la possibilità che tua figlia possa essere attratta dal suo stesso sesso.” Quanta verità c’è in queste poche parole? Troppa, troppissima. Perché, se vogliamo ribaltarla, chi definisce contro natura l’amore di due persone dello stesso stesso è la stessa che magari crede nell’esistenza di un Dio che non ha mai visto o spende soldi in trucchi e buffonate. E lei che è stata sempre rigorosa, che ha per prima messo in dubbio le regole che le hanno messo di fronte, si ritrova ad imporre a sua figlia le proprie. Stessi errori, stessi tranelli della mente. Le parole di Percy poi sono state perfette, sono quelle che forse avrei adoperato io. Trovo che il finale, questo disincastrarsi di meccanismi malsani, sia pieno di speranza: anche se sei sincerissima nel dire che non si risolvono problemi tanto grandi o si colmano incomprensioni in un attimo, l’importante è provare a fare il primo passo. Perché non c’è niente di peggiore che i fili che si tirano, vederli sfilacciarsi e cedere senza poter far nulla. Ci vuole la volontà di tenere tutto insieme e la tua Audrey mi ha riempita di consapevolezze e volontà.
Bravissima. Ho amato questa storia. Scusa per questa recensione probabilmente con poco senso ma le riflessioni che mi ha suscitato sono tante che, davvero, metterle in parole è stato difficile (e penso fallimentare).
Ti mando un abbraccio, a presto |