Mia carissima Mareggiata,
confesso che, quando ho iniziato a leggere le prime righe della tua storia, ho iniziato a sghignazzare senza ritegno, e non ho smesso sino alla fine, quando il mascara è colato tutto lungo le guance!
Se una certa vulgata ci presenta il Conte di Fersen, eroicamente reduce dalle Americhe, che ritorna bello e selvaggio, col capello fluente e l'aria nobilmente trasandata, dalla Guerra di Indipendenza, tu ci mostri i ... retroscena, anzi, i retro-naso, di questa lunga assenza, al punto che, mentre ti leggevo, mi veniva alla mente l'attacco fulminante del "Profumo" di Suskind, con quella enumerazione precisa e ragionieristica di lezzi micidiali, ultimo quello della Regina, che "puzzava come una capra". Ti devo anche rivelare che, per conto mio, quando Fersen allude a una misteriosa e strana "febbre" che lo aveva colto in terra d'America, ritardando il viaggio di ritorno in Francia, ho sempre pensato ehm, a un morbo non tanto gastrointestinale, ma che viene a seguito di disinvolte socializzazioni, insomma, quello che tanto aveva preoccupato André tempo fa; tanto che l'affermazione/domanda di Oscar: "Ah, ma ora state bene!", a me ha sempre suscitato una risata!
Invece, tu ci riveli la dura, cruda realtà, e la doppiezza infida di Fersen. Devo ammettere che le risate sono salite di un semitono quando hai rievocato le malevole opinioni della servitù su Rosalie, e sulla propensione di Oscar a raccattare, nella sua magnanima generosità, derelitti di ogni tipo da ospitare a Palazzo; per non parlare dell'espressione che immaginavo negli occhi di André quando Oscar gli consiglia di farsi visitare da Lassonne. Ma, al di là delle risate e della goliardia, due cose vorrei dirtele: prima di tutto, è abbastanza arduo essere capaci di raccontare con tanta ironica ferocia, senza scadere mai nel greve, una versione alternativa, declinata in chiave umoristica e birichina, di un punto saliente della storia. E poi, diciamo anche che tu riesci bene a delineare il contrasto fra la sublimità di sentimenti di Oscar, che venera l'amore di per sé, ne idealizza l'oggetto, e mai potrebbe immaginare tanta meschinità nel suo nobile ospite, e la dura - e puzzolente, vien da dire!- realtà: un contrasto sempre presente, in fondo, nelle nostre esistenze. Un abbraccio, carissima, e buon 2023, e che sia un anno davvero buono.
Tua d. |