Ciao Aislinn!
Credo che questa sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo e una delle poche che leggo di Jaime e Brienne, perché la loro storia mi ha fatto male e continua a farmene e, diciamoci la verità, sono sempre riuscita ad accettare poco il suo ritorno da Cercei. Quindi, permettimi di essere doppiamente felice di aver deciso di approdare qui non solo per la piega inaspettata che ha avuto la tua storia (*cori dell’alleluja in background*) ma perché ho amato anche il tuo modo di scrivere e descrivere, capace di regalare immagini bellissime e poetiche – come la descrizione di Tarth –, e di una dovizia assoluta nel raccontare emozioni e sentimenti, anche in uno spazio così minuto. Ho un feticcio per le storie in prima persona perché sono una fan dell’introspezione più bieca e questo tuo Jaime così “sincero”, così lucido, così capace di analizzarsi come credo sia il suo personaggio, è stata una piacevolissima sorpresa. Il suo struggimento, questo richiamo atavico che lo riporta a Cercei, è chiarissimo e tu lo descrivi con immagini fortissime e affilate. L’amore per Cercei sembra quasi predestinazione, sembra il richiamo dell’identifico che culla, che lo attira perché in lei riconosce la stessa sfumatura degli occhi, perché il fato li ha destinati insieme fin dalla nascita: gli ha dato lo stesso sangue, le stesse ossa, lo stesso ventre in cui nascere. Vicini – in modo ossessivo e inestricabile – da sempre, vicini tanto da esserlo anche quando sono lontani, tanto da sentire un senso di colpa, un richiamo di calamita, un impulso a raggiungerla anche in un brandello di pace ritagliato a fatica. Jaime lascerebbe quella pace e quella luce che Brienne gli ha donato per tornare alla guerra e al buio dell’anima di Cercei. Non per amore, o forse sì, ma per un amore molto più vischioso, grumoso, sabbie mobili che sono l’esistenze di uno e dell’altro, che si affondano dentro e dentro soffrono, senza riuscire a fare altrimenti. Ho amato che lui si compiaccia quasi del fatto che Brienne lo faccia sentire imperfetto, perché questo vuol dire – a differenza di Cercei, che usa questa capacità per farlo sentire debole e soggiogato – che con lei può abbandonare la corazza, può abbandonare il fatto di essere lo Sterminatore di re, con lei può essere Jaime – puro, limpido, con ogni difetto esposto alla luce che lei emana, accecante sì ma pure purificatrice, ma pure benevola e accogliente, calda. Riconoscere di amarla – di amare la pelle bianchissima, il colore inedito delle iridi, la sfumatura nei capelli, la fronte ampia, un sorriso che spera sia dato da sogni abitati da entrambi – è quasi un dolore, è quasi tradire la sua natura, così contronatura, di amare Cercei perché identica a lui, perché nota, perché casa, l’unica casa che abbia mai conosciuto. E qui forse Brienne compie il “miracolo”: gli mostra altro. Gli mostra che casa non è quello che la vita ci ha insegnato fin dalla nascita a chiamare tale. L’immagine della catena stretta intorno al collo è bellissima e impattante: ricorda un cane che ama il proprio padrone perché è abituato a fare così. Ma Jaime, a differenza della serie, e secondo me più coerentemente con la sua rinascita e rivincita, vince quell’impulso. Vince la natura, la dipendenza ed il giogo e sceglie. Sceglie le spiagge perlacee (che immagine meravigliosa!), la brezza che si fa via più calda, immagini che da sole descrivono la pace lontano dal tumulto di Approdo del Re, il suo caos, i suoi odori di umanità. Lì arriva odore di menta, il sole si scioglie sui capelli di Brienne e lui può ricominciare ad amare qualcuno “da capo”: può scoprirla, e scoprendola può scoprirsi. Può trovare un Jaime diverso da quello a cui i geni lo hanno predestinato, ma che la vita ha messo su altre strade e che, per fortuna, almeno qui, almeno in questa storia bellissima, ha deciso di percorrere. Mangiato alle caviglie dal rimorso, da quella parte di lui che è in comune con Cercei e come un arto fantasma lo tormenterà sempre, ma che riesce a far tacere grazie ad un nuovo amore, una nuova casa e un nuovo sé. Che bello!
Insomma, scusami per questa recensione che forse recensione non è. Ti ho vomitato un po’ i tanti pensieri e le tante riflessioni che questa storia (bellissima) mi ha provocato. In così poche righe, davvero, hai sollevato interrogativi importanti, hai dato a Jaime e a noi le chiavi per trovare le risposte, ci hai regalato la versione che meritavamo di questa coppia e per questo, davvero, ti ringrazio. È stata una piacevolissima lettura e un vero piacere scoprirti come autrice. Spero di recuperare presto altro di tuo!
Un abbraccio |