Recensioni per
La casa di vetro
di sacrogral

Questa storia ha ottenuto 19 recensioni.
Positive : 19
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
17/03/23, ore 23:00

No, mio caro Victor, non è amore questo, né intenso, né travolgente.
Tu sei sfuggito al destino, quello che altri avevano scelto per te.

Sei un estraneo adesso, vissuto nell’ombra, sopravvissuto alla luce.
Accusi il tuo rivale, col pensiero stanco di chi è rimasto solo.

Eppure se osservi bene, amore è la tua mano che accarezza una donna solo in sogno, come i polpastrelli ricamano d’inchiostro la carta.
L’hai abbandonata lei, sola, nel tuo sogno, non l’ha stretta abbastanza, così ch’essa – libera – se n’è andata, mentre tu - uomo – sei rimasto a osservare con frastuono egocentrico il mare calmo d’una giornata di religioso silenzio.

Eppure il tuo comandante non è morto.
Da siderale distanza, si odono i suoi passi che non sono invero spariti, ammantati di una sfuggente eco, a scansare sassolini d’una città conosciuta, ove il sentore di vino affligge ogni angolo e dove tutto è semplicemente sporco e perfetto.

Ebbene il tuo comandante non è morto, mentre dalle pareti di quella casa fatta di vetro perfetto osserva, viva, i morti che passeggiano fuori e che s’illudono d’esser – loro, i morti – vivi.

Ebbene il tuo comandante rifiuta categoricamente ogni principio di onestà e butta alle ortiche la smidollata scrittura.

E io non chiedo scusa, per aver creduto così tanto al potere delle parole che atterrano e uccidono, ricamando la dipartita degli eroi.

Ma come già scritto…

“Fai buon viaggio” e la seconda strofa la lascio a te.

Annalisa

Recensore Master
14/03/23, ore 14:43

Cavaliere, posso giungere più in ritardo di così? Temo di no. Ci tenevo moltissimo a lasciarti una mia impressione qui e - al solito - mi ritrovo qui a chiederti scusa, purtroppo questo è stato un periodo davvero ingarbugliato per me.
Ad ogni modo eccomi qui, come faccio a esprimere, senza essere ridondante, quanto ti trovi talentuoso? Credo tu abbia descritto così bene l'amarezza per questo sentimento incompiuto da parte di Girodelle, un personaggio che non ho mai amato ma (come ti ho già detto) nelle tue mani assume un fascino tutto suo. Inoltre, con sensibilità rara e preziosissima, hai descritto in modo splendido il momento del congedo tra lui e Oscar.
Ho anche adorato come tu abbia reso spigoli e lati più "fragili" di questo personaggio ed è tutto spiegato perfettamente, secondo me, nella sua percezione dinamica di Alain. Ammetto che attraverso le parole di quest'ultimo sono ufficialmente capitolata, quella casa di vetro è tutto.
È l'Amore unico e irripetibile ed è il medesimo sentimento che non a tutti è concesso di comprendere, Victor questo lo ha capito e proprio in virtù di un amore più solitario - che si è trovato a vivere suo malgrado da sempre - decide di compiere un gesto nobile ed esclusivo: tenere per sé la memoria di Oscar e non caricare di questo fardello le donne che - in modo diverso - amerà. Complimenti davvero e grazie, grazie sempre per questo regalo che (timidamente) porto con me un po' in ritardo. Un carissimo saluto colmo di ammirazione,
A.

Recensore Veterano
18/02/23, ore 23:18

“Io vorrei farti dormire, ma come i personaggi delle favole, che dormono per svegliarsi solo il giorno in cui saranno felici. Ma succederà così anche a te. Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani”

Le notti bianche.  ~ Fëdor Dostoevskij ~ 

E su, su per la salita faticosa, ciocche ribelli e sussurri di passato gridano di rimanere aggrappati a ciò che eravamo, anche solo e soltanto la dolcezza di un vecchio sogno, scintilla di cenere che scalda ancora ingannevole.
Con l’euforia mozzata di libertà scomoda e stretta al collo, rima, libera, solo la propria desinenza d’amore, con l’ebrezza della corsa giù per un declivio che non c’è, in controluce, si coglie il complicato stupore di una coscienza che insegue l’orizzonte alto e risplendente di nobiltà. E cammina solitaria la coscienza, in cima si affaccia alla terrazza del cielo, ormai aquilone di carta respirato dal vento, e l’illusione la bacia di sogno e poi il sogno d’illusione, in posa così com’è nella sua cornice perfetta, dettaglio o intarsio di una porta d’Inferno e di Paradiso.
È fiorellino forte, di montagna, sbucato da terra e pareti calde di sogno, ha i petali scottati ma non bruciati, folgorati dal riflesso di un altro sogno e di ciò che non è più, dal girasole impazzito di luce e nutrito all’ombra di acqua, vivo nel miracolo liquido di una casa di vetro, nel punto dilatato senza confine tra vita e morte e mentre il domani ha già bussato.

Grazie e un abbraccio,
Minaoscarandre


 

Nuovo recensore
18/02/23, ore 06:40

Ciao, grazie per questo racconto, delicato, acuto e tagliente come sanno essere i tuoi.
Di solito coloro che amano senza essere ricambiati si sentono dire "lascia stare, vedrai che troverai quello/a destinato a te,...". È giusto pensare così; non si può spronare una persona ad insistere nel rincorrere chi già è felice con qualcun altro. La verità, però, è che non sempre accade di trovare un'altra persona da amare o che ricambi con la stessa intensità. C'è chi, in tali situazioni, si adatta e chi sceglie la solitudine. Non so cosa sia preferibile... Quel che è certo è che la vita e l'amore sono davvero un mistero...
A presto, ciao

Recensore Junior
15/02/23, ore 22:53

Un amore ha meno dignità se non corrisposto? Ha meno importanza se non potrà mai essere condiviso?
E davvero si può arrivare secondi nel cuore di una persona, come se l’amore fosse una gara e non un dono che arriva quando arriva?
È forse meno importante il più nobile gesto, solo perché è stato già compiuto da un altro uomo?
È così sbagliato amare profondamente, appartenere esclusivamente ad una persona, e sentire reale e sincera la possibilità che in un’altra vita, in un altro tempo, avremmo potuto amare chi può solo osservarci nella nostra casa di vetro?

Forse non ci sono risposte. O ce ne sono mille diverse e ognuna è vera a modo suo.

Io credo che ogni amore sia unico, come lo è ogni persona da cui scaturisce. Che ogni persona possa provare tipi differenti di amore. E che se mai una persona abbia in destino di amare più volte, quell’amore non sarà mai uguale al precedente e sarebbe chimera e pura illusione pensarlo.
Penso che non scegliamo noi di nascere con il cuore grande o profondo e che scegliere di immolare tutta la propria vita ad un solo amore, quando non corrisposto, sia eroico e sublime ma non meno coraggioso e forte di chi quell’amore lo lascia andare. Di chi lo custodirà per sempre sapendo che, se il fato lo vorrà, nella nebbia infingarda che circonda l’esistenza, in quel cammino circolare che è la vita, sarà pronto ad accogliere un nuovo amore e farà di tutto per renderlo felice.

Mio cavaliere il tuo Girodelle ama.

Con la stessa contraddittorietà e dignità che gli concesse Madame Ikeda, schiavo della superiorità del rango e grande nella rinuncia alla mano dell’amata solo per la sua felicità.
Il tuo Girodelle ama perché pur rimanendo un nobile fino alla fine dei suoi giorni, pur non concependo un amore capace di mostrarsi in un abbraccio dell’anima ed in grado di costruire una casa di vetro in una dimensione di sogno, è un uomo che ha sacrificato titolo, onore e ricchezze. Che sognava di avere una sola camera da letto per dormire con la sua sposa ogni notte e che desiderava viverle accanto per amarla e rispettarla ogni istante della sua vita.
Il tuo Girodelle ama e ora lo fa in maniera consapevole, che in fondo l’assenza e la privazione cambiano senza possibilità di scelta.
Il tuo Girodelle ama e si trova a scalare la collina dove riposa lei, salvato e guidato dall’ex soldato della guardia che l’ha tenuta tra le braccia nel suo ultimo respiro e che in una lacrima ha rivelato un dolore muto troppo simile al suo.
Il tuo Girodelle ama ed è disposto a lasciare in pegno sulla tomba della sua amata l’unica ricchezza rimastagli perché ora è pronto a diventare un uomo e ad abbracciare una vita che sarà sacrificio e scelta.

Mio cavaliere il tuo Girodelle ama e ha il coraggio e la grandezza di chi sceglie di vivere.

Così in un attimo fugace e rivelatore ho avuto la certezza che la donna che lui incontrerà e amerà sarà veramente felice.

Recensore Veterano
15/02/23, ore 20:49

Prode Cavaliere,
Girodelle ha scalato il suo personale Monte Calvario. O forse il suo personale Monte Ventoso.
La fatica del corpo talvolta schiarisce le idee. Deve fare una scelta. Girodelle deve scegliere se amare per sempre solo Lei e dedicarle il resto della sua vita oppure salutarla e andare avanti .
Quando scenderà sarà un uomo diverso, che ha accettato la sconfitta e decide di vivere nonostante tutto. Ma una sconfitta come la sua ha dell’eroico. Perchè tutto aveva da perdere.
A tacere del taglio della chioma, non solo un omaggio a Lei, ma una trasformazione che ha qualcosa di profondamente mistico (anche se è consapevole di essere arrivato secondo anche in quello).
Il guaio è che d’ora in poi non riuscirò più a prendermi gioco di Victor, perché mi verrà in mente la tua casa di vetro.
Insomma, Cavaliere, chi osasse ribadire che Sacrogral non avrebbe più nulla da dire su Lady Oscar si sbaglierebbe ignominiosamente. Sono pronta a sfidarlo (o a sfidarti) a duello: pistola o fioretto?

Nel frattempo  alla tua storia dedico questa, perchè l'amore li ha proprio fatti a pezzi...
https://www.youtube.com/watch?v=zuuObGsB0No

E che l’Onnipotente benedica la tua penna
 
(Recensione modificata il 15/02/2023 - 08:50 pm)
(Recensione modificata il 15/02/2023 - 08:51 pm)

Recensore Master
15/02/23, ore 17:28

Caro Cavaliere,
dovete perdonare questa Dama. Si è scordata di rispondervi ma vedete alle volte la Vita travolge e pretende tutta la nostra attenzione e non resta il tempo, l'energia per fare molto altro. Le priorità cambiano e ci si dimentica di alcuni particolari. Mi spiace molto aver perso la possibilità di chiacchiere con voi.
Ultimamente passo di qui raramente ma l'istinto mi ha guidato e ho trovato questo vostro nuovo racconto
Che gioia e soprattutto quanta delicatezza regalate sempre. Con poche parole avete centrato il punto perché Oscar ha scelto André ed ancora una volta il vostro Victor è un uomo che non si dimentica. Un uomo che scopre che è giunto il momento di diventare tale, prende coscienza di sé e che l'aver idealizzato non significa non aver amato ma che l'amore può essere qualcosa di diverso, di più profondo. Deve essere condiviso e che l'amore non si ferma ad uno , può arrivare anche dopo ed è sempre amore.
Cavaliere mi auguro che la Vita vi regali l'amore che voi cantate e che possiate vivere una grande felicità.
Con omaggio Dama vostra.
Barbara

Recensore Veterano
15/02/23, ore 16:56

Bellissima! Mi sono più volte emozionata.
Il finale poi è davvero commovente. Oscar ha compreso benissimo i suoi sentimenti e non riderà mai di lui. glielo fa capire con il sorriso e tutta d’oro vestita che lo saluta dall’altra parte del vetro ❤️

Recensore Veterano
15/02/23, ore 16:20

Cavaliere,
questa storia ha davvero il respiro delle pagine grandi.
Il miele e il fiele di Victor si mescolano in una salita che spezza fiato, gambe, forse anche il cuore.
Il ritmo, cavaliere, il ritmo di questa storia non concede tregua e chi legge è spinto dalle tue parole sempre più avanti, sempre più avanti senza potersi fermare.
Le frasi girano come sotto l’incantesimo di una metrica perfetta, per esempio questa:
“Mia madre mi ha sempre chiamato “Florian” fra le pareti domestiche, fin da quando da bambino giocavo a nascondermi nei luoghi più impensabili e lei, preoccupata, mi cercava e: “Florian, Florian, dov’è il mio fiorellino?” e io sorridevo dell’ingenuo piacere di essere cercato”.
Vedi?, c’è tutto: lo struggente ricordo, lo squarcio nel passato, il nome che dovrebbe racchiudere un omen, lo scavo psicologico.
Che tu scriva benissimo credo di avertelo detto mille volte, cavaliere. Ed è vero, la tua scrittura ha qualcosa di grande.
E sai anche raccontare Girodelle e la sua anima, l’hai già fatto tempo fa, ma non mi dilungo perché vedo che non sono la prima a ricordare quella storia.
E Oscar, è evidente, non può rispondere alle parole d’amore e di addio di Girodelle. Non solo perché è morta, ma perché i sentimenti di Girodelle non l’hanno mai toccata. Non immagino cosa potrebbe rispondere se invece frasi così le pronunciasse André (una specie di "Non ho più bisogno di te" ma al contrario). Ma a Girodelle, forse, Oscar farebbe solo un sorriso, o forse tirerebbe le briglie e girerebbe il cavallo.
Ma mai, mai riderebbe di lui.
La luna è ormai tramontata, vedi?, ancora una cosa, cavaliere, poi ti lascio, ti lascio davvero.
La casa di vetro è il luogo dell’amore. Un luogo dove si vedono “solo le stelle che cadono, e foreste di infiniti simboli, e unicorni, e animali che non esistono e non esistono più.” Un luogo costruito da “quello che l’amava come amano i poeti”.
Un luogo bellissimo, privato, intimo e segreto che ora, con questa storia, tu hai voluto regalare a tutte.

Ti ringrazio, cavaliere, per la tua penna scintillante che sa sempre come colpire al cuore.

Settembre

Recensore Veterano
15/02/23, ore 06:58

Questa volta sono riuscita a leggere.
Hai tirato in ballo S. Valentino e allora mi tocca dirtelo che ho un debole per il “tuo” Victor fin dalla sua prima comparsa su questi lidi, ormai anni fa in quella meraviglia di ironia e amara consapevolezza che è la “sua coscienza”.
Qui non c'è la prima ma la seconda sì, tanta.
Ed è arrivata quando è arrivata, però in modo così potente da far desiderare niente più che una zuppa con dentro il pane e acqua fresca purché in compagnia di una ninfa dai capelli profumati e un nome da uomo.
Ci vuole coraggio e amore smisurato a “lasciar andare”, ad anteporre il bene e la felicità dell'altro ai propri, senza nemmeno il sollievo della più piccola soddisfazione per se stessi. E questo, purtroppo, nell'anime, non viene sottolineato a dovere e al conte Girodelle non viene resa sufficiente giustizia.
Ma lui ha un cuore nobile, nobile davvero e solo alla fine di tutto lo riscopre anche profondo da potere contenere una persona sola e tutto il suo mondo, anche se dedicato a quell'uomo fatto “di ferro e silenzi” in grado di regalarle una felicità che nessun altro avrebbe potuto perché nessun altro l'ha mai compresa davvero. Tutti l'hanno sempre veduta dietro un vetro.
E chissà, magari lo ha pensato davvero, lei, un “avrei potuto amarvi, in un’altra vita, in un altro momento”, in un mondo dove André Grandier non sia mai esistito. Ma questa sarebbe un'altra storia e può darsi che, da qualche parte, ci sia qualcuno disposto a raccontarla.
In attesa di trovare l'occasione di venire a visitare una particolare locanda di Parigi con un singolare dipinto sul muro, ti ringrazio del pensiero per questo giorno anche se ormai ho sforato di qualche ora.
Ma le rose sono tutte per te.

Recensore Master
15/02/23, ore 00:12

Buona sera Sacrogral
più volte mi son chiesta cosa ne è stato di Girodel dopo la rivoluzione, un'approfondimento al riguardo era ciò che mancava.
Racconto malinconico ma veritiero, non è da tutti scrivere un proseguo simile, ci vuole coraggio, coraggio che "noi" non abbiamo.
Complimenti e alla prossima, Cavaliere!

Recensore Veterano
14/02/23, ore 22:59

San Valentino. Anche le consuetudini più inveterate e i più triti luoghi comuni, purché siano portati alle estreme conseguenze con consapevolezza autentica, possono regalarci qualcosa di nuovo ed inaspettato. Come questa storia.
E capisco che la recusatio sia d'obbligo, Cavaliere, ma, insomma, alla fine, forse, su alcuni argomenti non si è mai finito di dire ciò che si ha da dire.
Che l'unico modo per celebrare talune ricorrenze sia un sano anticonformismo mi pare che non ci sia dubbio.
Ciò su cui non sono d'accordo, invece, è che questa non sia una storia d'amore. Certo che lo è, benché non sia quella di chi la racconta.
Che è abbastanza dentro alla storia per restare travolto dalla piena della sua potenza, ma abbastanza al di fuori da vederla con una lucidità che certamente i diretti interessati non avrebbero mai potuto avere. O non sarebbe amore.
La prima cosa che leggiamo di un autore ci rimane impressa forse in modo particolare. Questo Girodelle, così profondamente umano perché vinto e non "Victor", mi restituisce la profondità dell'uomo che ne "La coscienza di Girodelle", una storia che non ha mai smesso di crescere nel mio ricordo, ci regala una prospettiva sconsolata e straniante, non priva di ironia, su una storia d'amore di cui, con piena e lucida consapevolezza, si rende conto di non poter essere nient'altro che spettatore.
E' sempre un piacere, Cavaliere!
Buon San Valentino.
A presto.
Octave
(Recensione modificata il 14/02/2023 - 11:22 pm)

Recensore Veterano
14/02/23, ore 22:10

Allora, scala una collina il conte. Scala la sua coscienza.
Un sogno era stata lei, un sogno era stato il suo amore per lei.
Sognarla sua, felice nel suo palazzo, accanto a sé. Perché anche il conte aveva amato lei.
Il sogno di lei, come avrebbe voluto che fosse per lui. Solo sua, soddisfatta di vivere in un bel palazzo, circondata da agi e ricchezze.
Scala la collina il conte. E scala la sua coscienza.
In quel giorno in cui si è arreso a lei, che era apparsa fiera e bellissima mentre chiedeva a lui, un conte, di arrendersi a lei. A ciò che era stata e a cosa aveva deciso di essere.
E accanto a lei c’era lui, con una cicatrice che era diventata segno di bellezza. Con la bellezza che hanno solo i vinti. Accanto a lei c’era lui, che abbracciava lei senza toccarla. Ché l’amore non ha bisogno di essere toccato per essere sentito.
E il conte aveva perso tutto in quell’istante. Aveva perso il sogno fatto di illusione, ché non aveva mai realmente compreso che l’amore era, per lei, il coraggio di seguire ciò in cui credeva.
Che l’amore per lei era il sorriso e la presenza di un Uomo che nulla poteva offrirle se non se stesso e ciò in cui credeva.
Victor scala una collina. Scala la sua coscienza.
Ché nella lacrima solitaria di un uomo del popolo, di un soldato che aveva seguito lei, Victor scopre che l’amore è l’unico cammino da intraprendere. Che un solo cuore può entrare nell’altro.
In un incastro perfetto, unico, impossibile da distruggere. Impossibile da replicare.
Victor scopre che l’amore sogna una casa di vetro, fatta di sogni, di nulla e di tutto. Fatta solo per lei, per un amore vero, unico ed eterno, è l’unico palazzo in cui avrebbe potuto vivere lei, una casa di vetro.
Ché l’amore, quello vero, lo si incontra lungo il cammino e, allora, una casa di vetro è la più splendida reggia.
Arriva in cima alla collina, Victor. Arriva la coscienza di sé.
Ché amore era altro, un sogno scintillante, dove lei era un sogno.
Victor non poteva sconfiggere Andrós. Non poteva sconfiggere Amore.
L’amore vero vive in un sogno fatto di mura di vetro. Che è realtà.
L’amore vero può vivere solo in un altro cuore. In un incastro perfetto e unico.
E, in silenzio, io aspettai che sorgesse l’alba… dietro un vetro.

Recensore Veterano
14/02/23, ore 17:49

È sempre un piacere leggerti, le tue storie sono una garanzia. Bello il tuo Victor, un gentiluomo, dimenticato  dall'anime sotto quella pioggia battente, disobbediva agli ordini lui, valente ufficiale. Doveva per forza esserci una conseguenza. Che dire di più, hai scritto tutto e meglio. Grazie per le rose e a presto, spero.

Recensore Master
14/02/23, ore 17:33

Nobile Cavaliere,
leggendo questo tuo racconto, due suggestioni mi sono venute alla mente, sollecitate dalle tue parole. La prima, ovvia: la casa di vetro mi ha evocato Carver, il nume tutelare di quanti scrivono racconti e vorrebbero praticare la brevitas (e, en passant, accidenti a me: lo devo studiare meglio, è EVIDENTE!). La casa di vetro è quella dei suoi ultimi, disperati eppure sereni tempi, in cui visse con l'amata Tess, donna eccezionale anche lei, quanto Madamigella, anche se per motivi diversi.
E poi, il lungo percorso di Victor, Florian, come lo chiamava la mamma - è proprio vero che nei momenti duri ci si aggrappa alla memoria felice dell'infanzia, una notazione psicologica di una finezza non da poco, la tua! -, mi evocava qualcosa, qualcosa di familiaere... e quel qualcosa ha preso forma nella mia testa, ed è il sonetto di Hugo per la figlia Léopoldine, quello che racconta come "demain, à l'heure où blanchit la campagne, je partirai" ("Domani, all'ora in cui la campagna è inondata di luce, partirò. Io so che tu mi aspetti, e non posso restare lontano da te più a lungo".) E alla fine, l'omaggio di Florian non è un fiore, come Hugo per la sua bambina ("un bouquet de houx vert, et de bryère en fleur", un mazzettino di muschio verde e di erica fiorita), ma qualcosa di molto, molto più intimo, personale e prezioso. Anche se ha la sensazione, di arrivare sempre per secondo, il nostro Florian, chi sa perché; ma la consapevolezza, come sottolinei tu, è come l'amore: quando arriva, arriva, e non c'è tanto da stare a ragionarci su.
Chi sa se ho scritto solo scempiaggini e fantasie, o se ho colto nel segno: ma quando si gioca alla Quellenforschung, si trova di tutto; e ogni tanto penso che se Giacomo, o Ugo, o Don Lisander, potessero per un giorno risorgere, e leggere tutte le dotte (sovra)interpretazioni delle loro opere, resterebbero sconcertati, e si chiederebbero: "Ma DAVVERO le ho scritte io tutte queste cose? DAVVERO volevo dire tutto questo?!".
Cortese e prode Cavaliere, come ben sai le ricorrenze a me, a partire dal genetliaco e dal Santo Natale, stanno alquanto strette (per non parlare di anniversari vari e gender reveal e simili): però questo San Valentino l'hai per bene risollevato, e te ne ringrazio.
E allora, con ossequi, ciao,
d
(Recensione modificata il 14/02/2023 - 05:36 pm)

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