Mi sono tuffato a capofitto nei tuoi versi, ricchi di eleganza e di empatia. Invitano a una lettura attenta: perché son pochi, perché son corti.
Si cammina a fatica su una strada che nemmeno è la nostra: i binari.
I dolori si appiccicano all'anima e annebbiano gli occhi.
L'equilibrio è la chiave della serenità, ma spesso suona male, è "ostico".
Musica e poesia rimangono desideri a volte irraggiungibili.
Eppure c'è sempre un "tu" - cosa persona o essenza - meno maldestro, "a passo svelto". Faticoso il contatto, sul terreno arato, sconquassato. Faticosamente espresso con tre versi che pesantemente insistono sui pronomi possessivi: "le mie", "le tue", "sulla mia". Usano termini dolorosi.
Eppure il seme penetra e lascia il segno.
Molto bello l'ultimo verso, al di là di tutto, persino della grammatica (dovrebbe essere "sono amore").
Complimenti è poco.
Un abbraccio.
Correggi "pesso". |