Che bello questa sorta di duetto, cantato fra versi per lo più decasillabi, inusuali liberi e preziosi, e versi per lo più settenari, rigorosamente rimati, a conclusione decisa di ciascun distico!
Sì tratta di un canto che, dopo i cinque sofferti, soffocanti "quando", si tramuta rapidamente in strillo disperato, disordine, sovvertimento.
Fino ad arrivare al finale che si azzarda a ribaltare il consueto "c'è vita anche dopo la morte" - pieno di speranza - trasformandolo in una cinica tautologia.
È una poesia sferzante e devastante, di quelle che ti obbligano a svegliarti e a trovare subito una soluzione.
Complimenti.
P.S. non riesco a immaginare il significato di "agnello disperso": un richiamo al Cristianesimo? |