Recensioni per
Il Ballo delle Apparenze
di fenice64

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
13/07/23, ore 16:07

Ciao carissima
mi sto leggendo nei momenti di pausa lavorativa alcuni tuoi scritti, questo in particolare e molto introspettivo e mette in risalto l eterno conflitto tra interiorità ed esteriorita' complimenti ancora

Recensore Junior
26/05/23, ore 19:39

Mia carissima Elena,
avevo letto già tempo fa questa tua storia, ma solo ora riesco a trovare un po' di tempo per recensirti.
Il tema della maschera mi ha sempre intrigato molto. Io stessa per anni l'ho indossata, per cui mi sono rispecchiata molto in ciò che hai scritto.
Ho apprezzato molto il momento in cui la protagonista decide di ritornare sé stessa.
Ecco, non è semplice trovare il coraggio di farlo, ma nulla è equiparabile, a parer mio, al benessere e alla libertà di ricongiungersi con il proprio Io.
Complimenti come sempre e a presto!
Un abbraccio

Celeste

Recensore Veterano
17/05/23, ore 13:53

Ciao Elena.
Era da giorni che non rientravo in questo sito.
A proposito ho pubblicato anche io dopo un sacco di tempo.
La tua poesia è davvero profonda, brava. Il messaggio è chiaro, io aggiungerei, necessario ed univocamente corretto.
Ci sono modelle che sono diventate famose indossando pellicce (vere) per poi sbraitare a voce alta che sono animaliste convinte.
Nel mondo c'è posto per tutti, ma ultimamente la moda di sopportare determinate situazioni, lavori, impegni, conversazioni per un determinato fine esclusivamente soggettivo sta diventando davvero vomitevole.
La tua poesia dice anche questo.
Shiva è notoriamente conosciuto come il dio della distruzione... La sua rappresentazione classica è della sua figura che, mentre sorride e ballando, rimane in equilibrio, calpestando un nano... Creando quasi un quadro blasfemo.
La verità è che non esiste rinascita senza distruzione.
Ma distruzione senza rinascita non può essere contemplata da nessuno.
Questo il mio (personalissimo, perdonami) pensiero.
Sempre un piacere leggere qualcosa di tuo.
Roberto

Recensore Master
13/05/23, ore 06:36

Questo pezzo contiene molte verità e potrebbe adattarsi a tante situazioni. Soprattutto, esso riassume un eterno dilemma. Bisogna integrarsi nella società, avere buoni rapporti e rinunciare alla propria spontaneità o essere se stessi anche a costo della solitudine? Sicuramente, la risposta e da cercarsi nel mezzo, con vari spostamenti da una parte o dall’altra a seconda del carattere e delle aspirazioni di ognuno.

Avevo letto che Pirandello, nel maturare il suo pensiero, si era ispirato alla psichiatria d’oltre Alpe, ma vedo che le conclusioni cui giunse furono fatte proprie anche da scrittori stranieri. Si trattava, quindi, di un tema, all’epoca, ricorrente.

Inquietanti le immagini!

A presto.

Recensore Master
12/05/23, ore 17:56

Ciao Fenice. Davvero interessante quello che hai scelto di considerare per questo scritto nel leggere l'introduzione. Chi fingiamo di essere e chi siamo veramente, una lotta tra il mondo esterno e quello interno. Mi piace che abbia ricondotto il tutto alla definizione di ballo delle apparenze nelle fluttuazioni dell'anima. Hai descritto una situazione nella quale penso si possano rispecchiare molte persone, il tutto attraverso varie parole nella loro simbologia che ho apprezzato come la marionetta, i fili, il palcoscenico, il tramonto oltre al ballo. Suggestiva l'immagine nel finale. Hai trattato il tutto con delicatezza ed é sempre un piacere leggere i tuoi scritti che fanno riflettere. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 12/05/2023 - 05:59 pm)

Recensore Master
08/05/23, ore 19:14

Mia carissima Fenice,
questo tuo componimento parla alle diverse anime che ci sono in me, e mi racconta tante cose. Da un lato, l'immagine della marionetta che impara a camminare da sola e a non interpretare più il ruolo assegnatole da altri, mi fa venire in mente il titolo dell'episodio 29 di "Lady Oscar", in cui la protagonista, che lascia la dimensione protetta della reggia e delle guardie reali, è metaforicamente una "bambola che inizia a camminare". Ma la mia anima di studiosa di letteratura (ma non è letteratura anche "Berubara", in fondo?) ha pensato subito alle maschere pirandelliane, ai ruoli che siamo costretti a interpretare nella nostra esistenza, anche se sappiamo bene, in fondo in fondo, come Vitangelo Moscarda, che la vita "non conclude", e che le maschere che indossiamo facilitano i rapporti interpersonali, li semplificano per certi versi nel quotidiano, ma nel profondo li occultano irrimediabilmente, celando il nostro vero essere. Come dice il Padre dei "Sei personaggi", in fondo, ognuno di noi ha dentro di sé "tutto un mondo di cose"; ma per comunicarlo dobbiamo passare attraverso le forme, attraverso la convenzionalità delle parole; e le parole, lo diceva Saint-Exupéry, sono fonte di fraintendimenti. Eppure, sono anche tutto ciò che abbiamo per aprirci all'altro. Ben venga, allora, quel momento di effusione di sé senza filtri che è la poesia e lo sfogo lirico. Grazie, carissima, per la gentilezza del tuo animo che sempre trapela da quanto scrivi, grazie davvero,
d

Recensore Veterano
07/05/23, ore 22:47

ciao Elena, come stai?
Stavolta arrivo a recensirti con qualche giorno di ritardo.
Ho trovato molto significativo questo tuo scritto: ogni singolo verso sembrava narrare una vera e propria storia di vita, uno di quei racconti in cui in qualche modo tutti noi possiamo rispecchiarci. Nelle tue parole ho intravisto molto dolore, ed in effetti è proprio il dolore derivante dall'incapacità di accettare determinati avvenimenti e assimilarli nel resto della nostra personalità a guidare gli essere umani in scelte di vita ben precise, modi di porsi e comportarsi che attimo dopo attimo porgono al nostro animo qualche bicchiere di veleno mortale.
Credo che l'adozione di una maschera, intesa come un volto che camuffa e distorce l'unicità della nostra essenza, sviandoci dalle nostre reali dimensioni intrapsichiche, subentri nel momento in cui non solo manchiamo di approvazione sociale ma soprattutto quando a venir meno è l'amore verso se stessi, la stima che si prova nei confronti del proprio essere, che di per sé è emanazione di amore e di potenzialità invincibili. Apparire in un modo che differisca da ciò che realmente siamo ci illude di poter piacere per davvero a coloro dai quali elemosiniamo quel briciolo di amore che serve per farci sentire vivi e apprezzati, ma a poco a poco ci sottrae ciò che davvero fa bene al nostro cuore, una caratteristica fondamentale di cui l'animo umano non può privarsi, cioè la libertà di essere semplicemente chi siamo, nella nostra perfetta imperfezione, nei nostri colori, umori e sfumature, senza filtri e limitazioni vincolanti che non si accordano con le pieghe del nostro sentire e della nostra sensibilità. Quando ci identifichiamo contemporaneamente in più persone, sperperiamo tantissime energie mentali e perdiamo inevitabilmente di vista quello che conta davvero, cioè il volersi bene per ciò che si è, senza ripensamenti.
Non c'è amore a sufficienza nel mondo per riempire i vuoti di chi non si ama. Quando si apprende che le altre persone non riusciranno a darci tutto ciò che potenzialmente potremmo dare a noi stessi, allora si capisce di essere speciali.
Non so se il mio discorso ha senso o se calza in qualche modo con il tuo scritto (che ho trovato davvero molto profondo e ti ringrazio moltissimo per averlo condiviso con noi lettori), ma mi sentivo di esprimere questo pensiero. Ho apprezzato non solo il contenuto dei tuoi versi, che culminano nel conseguimento di un grado agognato di Libertà, riflesso di un'identità in pace con se stessa, ma anche l'impostazione stilistica, che ho percepito come musicale e piacevole: ogni parola si incastonava con delicatezza con la successiva, creando un componimento molto elegante.
Spero di rileggerti presto!

Recensore Master
06/05/23, ore 08:37

Fa paura l'aforismo di Ernst Hunger, perché tutto intorno a noi congiura a farci sembrare quello che non siamo: e il nostro essere si tramuta perciò con estrema facilità in un non essere.

Sei riuscita a esprimere il concetto in una sorta di fiaba, con i tempi verbali all'imperfetto, un raccontino che finisce per diventare poesia.

Tanti sono i motivi per voler sembrare quelli che non siamo; c'è quasi un delicato altruismo di fondo, mai rabbioso, nella tua fiaba: "come gli altri volevano che fosse".

Ma da dolci e danzanti, le parole si fanno d'un tratto forti e decise: "ultimo ballo", "recidere, con un taglio netto", "al tramonto".
Il finale stavolta - è un'idea tutta mia - lascia spazio a più interpretazioni: in un primo momento ho avuto la preoccupata sensazione di un suicidio e ho pensato alla fine della povera marionetta.
Oppure, forse, come in Pinocchio, è stato solo il risveglio improvviso da un incubo, e il bambino, guardando il burattino poggiato da una parte, dice semplicemente: “Come ero buffo quando ero un burattino di legno!”. In entrambi i casi la marionetta non vive più e ci si augura che la sua nuova vita sia migliore.

È bello il tuo associare, con la maiuscola, i due concetti di Libertà e Identità: essere liberi non è altro che riscoprire la propria identità, quella che ci viene rubata da chi ci vuole in schiavitù. È questa, in poche parole, la morale della favoletta.
Un caro abbraccio.

Recensore Master
06/05/23, ore 05:48

Buongiorno
Comunque alla fine siamo sempre legati a qualche catena invisibile.
È triste dirlo, ma credo che da qui parta il malessere insito in noi umani.
In ogni caso, giusto inseguire ciò che ci appare meglio per noi ☺️

Nuovo recensore
06/05/23, ore 02:34

Quando ci si trova a recidere i fili dell'involucro che si è dovuto indossare per tutta una vita, è estremamente doloroso. Fa una paura tremenda e si pensa di cadere una volta che non ci sarà più niente a sorreggerti. Poi è lì che succede l'imprevedibile: le tue gambe reggono eccome, e riesci persino da danzare!
E ripensi a tutto al tempo sprecato, dietro al timore e alla paranoie. A quanta libertà ti sei lasciata sfuggire.
Ma non è mai troppo tardi per vivere per davvero, a proprio modo.
Grazie mille per questa poesia, mi è davvero entrata dentro. Scritta in maniera eccellente, con una struttura che riesce a risaltare parola per parola.
Ancora i miei complimenti, alla prossima :3