Lettura gradevole e interessante, che ti prende per mano e ti conduce direttamente in un mondo parallelo e sognante, complice un sapiente tocco di mistero.
Mi ha colpito l'intro: "ispirata da un sogno che ho fatto". I pochissimi sogni che io ricordo, al contrario, sono ansiogeni e strettamente legati al mondo in cui vivo. Purtroppo.
È bello perdersi fra "mille cristalli di luce", "scintille di arcobaleno" e il "danzare suonando il ramo della pioggia".
Ma mi sono soprattutto divertito ed elevato nel ricercare fra le righe analogie con il mondo reale, messaggi nascosti o subliminali.
Quei tetti di vetro, un modo come un altro per impedire la chiusura dei cuori. Che nel titolo, curiosamente, diventano cieli di vetro: vedute trasparenti che un qualunque mercante di passaggio scambia per muri. Ci voleva un bambino - "con occhi dolci e lucidi" - per capirlo. E una maga, strega, fattucchiera - una Donna superiore insomma, mirabile Miranda, "la giovane mora e pallida" avvolta nel suo mantello antico - per ricordarci che non basta guardare: bisogna osservare.
Opportuno e gradevole il soffermarsi sui tanti dettagli, che aiutano a penetrare meglio lo sconfinato mondo della fantasia.
Rimango un po' con un saporaccio in bocca sul finale: non mi piace la cannella, nė sulla carne, né nei biscotti né nelle… pozioni cioccolatose. Forse dovrei essere un po' meno selettivo nei miei gusti culinari, cosa ancora più difficile che per i gusti estetici, musicali, artistici.
Un caro abbraccio. |
