Recensioni per
Il giorno in cui sono morto
di Artnifa

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
21/10/23, ore 17:58

Seconda Classificata [Parimerito] - "Il giorno in cui sono morto" di Artnifa 

Grammatica 8,5/10
Il racconto è molto gradevole, lo stile scorrevole, il contenuto coeso e ben coerente. Ho trovato diversi errori di punteggiatura, soprattutto nell’uso dei punti fermi: andrebbero messi più spesso per segnare le pause più lunghe. Inoltre, andrebbero messi degli a capo quando si cambia soggetto o punto di vista, per questo ho tolto un altro mezzo punto alla valutazione finale. Nel complesso, tuttavia, è un testo più che ottimo, davvero ben scritto. Mi spiace anche che si sia perso il gioco di parole del titolo, purtroppo il regolamento è molto chiaro su questo punto, ma il suo significato è molto ben riportato dal resto del testo.
Sintomi 5/5 +1
All’interno del testo ho ravvisato i seguenti sintomi: pensieri intrusivi ed insonnia, ipervigilanza, distacco emotivo, senso di colpa e sindrome del sopravvissuto. Questi ultimi due aspetti appaiono in modo preponderante, ma sono resi con grande precisione e attenzione. L’ambientazione clinica è molto interessante e l’ho trovata anche verosimile. Dato che hai inserito un sintomo in più oltre ai tre richiesti per ottenere un punteggio pieno, assegno un punto bonus alla valutazione finale.
Gradimento personale 3/3
Una storia breve, ma intensa. Perdonami se uso una frase fatta per un racconto che di stereotipato non ha proprio niente. Il fatto di narrare dal punto di vista del protagonista, in prima persona, offre un racconto frammentato, come del resto lo è lui, che pone il dubbio legittimo sul fatto che la narrazione degli eventi da parte della “vittima” sia essa stessa una forma di terapia. E’ una problematica reale, su cui specialisti di vario genere si stanno scannando da decenni e una tematica nient’affatto scontata per un racconto. Credo tu abbia centrato molto bene l’aspetto del senso di colpa che il protagonista prova per essere sopravvissuto: una cosa di cui non ha colpa e su cui non ha alcun controllo. Eppure, questo non rende il suo dolore meno reale. Forse non è morto fisicamente, ma qualcosa in lui quel giorno si è rotto in modo irreparabile. Ci sono eventi, è il caso anche di traumi così profondi, che segnano delle cesure nel corpo e nella psiche. Si può anche recuperare la salute fisica, magari fare una vita all’apparenza normale, ma non si è mai più quelli di prima. Ho apprezzato molto il modo in cui hai trattato questi e gli altri aspetti della patologia, anche l’ambientazione clinica è più che verosimile. Complimenti, hai fatto un ottimo lavoro!

Totale 16,5/18 +1 = 17,5/18

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Recensore Master
07/09/23, ore 14:38

Ciao^^
Alle volte, essere dei sopravvissuti è un trauma che devasta la vita. Il titolo rende bene questa situazione (anche se quello che avevi scelto in origine, poi abbandonato per esigenze tecniche, era ancora più adatto): Benjamin è morto quel giorno, ma al tempo stesso non è morto, perché le sue mere funzioni vitali proseguono.
Quella che si è fermata, che è in stallo da allora, è la psiche: l'immagine del volto della moglie grande come un poster mi sembra molto descrittivo della pervasività di quel pensiero rispetto a tutto il resto, della fissazione ossessiva sui particolari, dell'incapacità di distogliere l'attenzione da quel vissuto. È come se tutta la sua esistenza fosse un loop che si avvoltola all'infinito intorno a una vicenda immodificabile. C'è stato un incidente, lei è morta, lui no. Giustamente la storia "non finisce", nel senso che rimaniamo fermi a quello che Benjamin dice al terapeuta, ma dal poco che apprendiamo della sua vita precedente, sappiamo che è un uomo con delle risorse, cognitive e psichiche. Vedremo se riuscirà in qualche modo a venire a capo del problema, io glielo auguro.
Complimenti per questa bella storia e in bocca al lupo per il contest!

Recensore Master
05/09/23, ore 15:43

Ciao, come te partecipo al contest di Spoocky e sto passando a leggere i racconti degli altri concorrenti ;)

Questa breve oneshot mi ha colpito molto per l'immediatezza del tormento. È la prima cosa che ci viene descritta, tutto il resto passa in secondo piano. Chi è Benjiamin? Qual è la sua storia? Per adesso non è importante: è un uomo che soffre e che non riesce a trovare pace. Vorrebbe essere morto lui stesso, anzi, vorrebbe essere morto al posto della moglie.
La dinamica dell'incidente non ci viene spiegata, ma dal senso di colpa che ha, mi verrebbe da pensare che sia colpa sua se qualcosa è andato storto alla guida. Era distratto? Correva? Aveva bevuto?

In effetti, questo racconto sembra il preludio a una storia più lunga e articolata. Mi da la sensazione che Benjiamim, sedendosi davanti al dottore alla fine del capitolo, sia pronto a narrarci il suo passato e perché si senta tanto in colpa per l'incidente che ha portato alla morte dell'amata...

Bella storia, sei stata in grado di far trasparire tutto il suo tormento... in bocca al lupo per il contest,
Nina^^

Recensore Master
01/08/23, ore 14:39

Buongiorno :)
Sto facendo un giro delle storie che partecipano a questo contest e appena ho letto il tuo aggiornamento mi sono fiondato.
Hai ragione: la storia è un po' corta. Ma nessuno dirà che le manchi qualcosa. Il trauma di Benjamin è chiaro, sarebbe stato lampante anche se il racconto non fosse stato ambientato in quell'istituto. L'incidente stradale ha posto un freno evidente alla sua vita. Le medicine, forse, riescono a contenere il suo disagio ma nonostante questo gli effetti devastanti sulla sua psiche si fanno sentire. Svegliarsi di soprassalto, estraniarsi all'improvviso dalla realtà come se fosse un mondo a sé stante e ben lontano dal proprio. Il senso di colpa che prova e che esplicita categoricamente sul finale: io sono morto con lei, puoi fare quello che ti pare ma non c'è niente che possa migliorare la situazione, o lenire il mio dolore.
Un altro aspetto che mi è piaciuto vedere descritto è la frenesia. Il bisogno di ossigeno, il cuore che batte all'impazzata. Come se Benjamin fosse un pupazzo a molla che si carica, e si carica, di un nervosismo che non riesce a sfogare. Il peso del senso di colpa, infatti, non lo ritengo solo qualcosa che ti "prosciuga" progressivamente delle energie: semplicemente, le indirizza da un'altra parte.
Anche le descrizioni le trovo molto ispirate. L'unica cosa che davvero ti direi che manca è un approfondimento su Cloe e sul senso di colpa legato alla sua morte. Perché se Benjamin avesse fatto un generico incidente stradale, venendo a conoscenza della morte dell'altro conducente, onestamente la storia non sarebbe cambiata di una virgola. Invece lui si sente male, correggimi se sbaglio, non solo perché è sopravvissuto a lei, ma perché lei è morta. 
Questo però non cancella nulla. Per me è, e rimane, un buonissimo racconto.
Alla prossima
Ghostro