Questa storia è la quintessenza della tenerezza firmata PatPran.
Lo scrivo con la consapevolezza di non apprezzare i bambini nelle storie, ma in questo caso la prospettiva di Pat e Pran genitori è molto carina, penso che potrebbero davvero essere validi in questo ruolo, considerando le mancanze che loro stessi hanno sopportato durante la loro infanzia o, per lo meno, le incomprensioni da parte della loro famiglia.
Vale lo stesso discorso per la partenza di Pran: la loro relazione si muove su dei binari solidi che però vengono discretamente influenzati dai trigger dei traumi passati, portandoli a un forte attaccamento dell'uno all'altro e viceversa.
Se Pran esprime questo attaccamento con un care language fatto di gesti e attenzioni, Pat lo fa in un modo più fisico e irruente, ma che insieme si fondono in un'ottima complementarità. Mi piace molto che tu abbia costruito i loro figli modellandoli parzialmente sulle personalità dei genitori, hai creato un equilibrio famigliare molto tangibile; leggendo, infatti, si ha proprio la sensazione di essere lì nella loro casa, a osservare i loro movimenti, espressioni, ad ascoltare le loro parole e borbottii.
Non è facile dare vita a questo genere di realismo, ma penso che la conoscenza approfondita che hai dei personaggi, nonché uno studio certosino degli stessi, siano stati molto d'aiuto per farti riuscire nell'intento. La scena in camera, con Pat che si abbandona a Pran, facendo anche cadere la sua maschera di padre giocherellone e carefree, è meravigliosa, li rende così tanto "loro", apprezzo davvero tantissimi queste finestre di vulnerabilità perché per me sono il kern dei PatPran, della loro fiducia reciproca, del loro esporsi senza veli (anche non metaforici, lol) quando sono soli.
Tutto molto bello, diesssci, aspettiamo il prossimo capitolo *_* |
