La tanto decantata pace non può esistere se la guerra è dentro di noi. Una guerra che ci obbliga ad usare le stesse armi del nemico. Ci obbliga a “sputare sangue”. Spogliarci dei panni di poeta, “fragile e gentile fiore”, e indossare la corazza dei supereroi, e circondarsi di buio.
Ma la vittoria appare impossibile, perché “seguire le proprie orme” è un controsenso, non ci porta da nessuna parte. O ci riporta indietro, quando avevamo l’incoscienza di muovere i nostri passi senza seguire niente.
Riscoprendo l'originalità, perché, scrive Gaudì “l’originalità consiste nel tendere, nel tornare alle origini”.
E poi, chi l’ha detto che “bisogna vincere, / come in un torneo, / la propria partita”? Non è piuttosto che bisogna saper perdere? |