Ciao Kamony,
sei davvero stata capace di creare una autentica suggestione, la quale, grazie alle immagini frammiste alle parole che sono scaturite dalla tua penna, ha catapultato il lettore in una atmosfera quasi magica e irreale, resa ancor più pregnante dalla voce narrante dell’uomo che stava rimirando la bellezza della donna con cui aveva appena fatto l’amore.
Il suo sguardo ha scorso tutto quel corpo, che sembra essersi messo in posa per lui, per provocarlo ulteriormente, al fine di renderlo, se possibile, ancora più pazzo di lei di quanto già non fosse.
Ma, la follia, ahimè, si è palesata dopo il forzato amplesso, perché non si è svolto come lui voleva.
Lei ha provato a negarsi e ora purtroppo si trova su quella coltre bianca che, pian piano, si sta tingendo del colore rosso del suo sangue che zampilla e che rovina il quadro che l’uomo si è da sempre immaginato nella sua testa.
Incredibile, veramente, questo finale molto, ma molto dark, al quale tu ci hai condotto con lentezza, scegliendo con sapienza quale ritmo dare alle parole, come se dovessimo scoprire un segreto, il suo colpevole segreto, mentre il vecchio vinile ancora fa risuonare le ultime note della canzone “Parlami d’amore Mariù”, e forse solo Mariù potrà ancora pronunciare parole intrise d’amore a differenza della donna che giace ormai fredda, lontana, inarrivabile... e che non potrà vedere le sue lacrime e tantomeno assolverlo per ciò che ha compiuto.
Non conoscevo questa tua vena cupa, quindi, complimenti per avermela fatta assaporare.
Un caro saluto. |