Questa fanfic fa male.
Fa male perché mi ha inevitabilmente ricordato il senso d'impotenza provato qualche mese fa con un mio parente.
E cogliere le stesse sensazioni di angoscia, rabbia, il sentirsi incapaci di soverchiare quel destino fatale, di non saper come far fronte all'inellutabilità di un addio prematuro... Mi ha preso in pieno come un tir.
Al di là di tutto, che hai descritto alla perfezione con secchi ma definitivi accenni, ho apprezzato molto l'amore tra Hashirama e Madara (annuisco al tuo headcanon, btw) e sottolineo un passaggio che è riuscito a smorzare un poco la depressione che mi ha assalito sin dalle prime righe:
«Vorrei solo che non facessi sempre tutto da solo». Sospira, si asciuga le lacrime come può e non riesce ad arginarle.
Madara, finalmente, lo guarda. Hashirama si riconosce nei suoi occhi, la propria debolezza messa a nudo – lui, che dovrebbe essere la sua forza, ha solo voglia di aggrapparsi alle sue spalle e piangere, piangere, piangere fino a consumarsi.
«E io vorrei non doverti vedere così». È poco più di un sussurro. Una confessione a occhi bassi, nascosta dal ciuffo che gli copre sempre parte del volto.
Questo. Uno scambio che ho percepito come intenso, totalizzante a proposito del loro rapporto. Perfetto, a mio parere.
Entrambi si amano in una maniera speculare e polarizzante e la conversazione che ne sussegue - così come i gesti - rimarca con decisione il loro modo d'interfacciarsi l'uno con l'altro.
Inutile sottolineare quella delicatezza che trasuda sotto gli strati di pessimismo, è sufficiente per dissipare un po' l'atmosfera tetra.
La battuta sul trovare dei vestiti adatti per il funerale è azzeccata e non l'ho trovata fuori luogo se non IC per il carattere di Madara.
Ben fatto! ❤️
Alla prossima! |
