Eccomi qui! sono riuscita a recensire una tua storia finalmente!
La prima cosa che ti dico anche riferendomi a quel poco che ho letto di te altrove, e che tu vedi Shiho esattamente al mio stesso modo, e questo già mi basta per apprezzare le tue storie.
Secondo me non hai trattato il tema del suicidio con superficialità, anzi, hai fatto un’ottimo lavoro, perché questa è una rappresentazione molto realistica. Il suicidio viene sempre rappresentato nei modi più violenti, i personaggi piangono disperati, si puntano una pistola alla testa oppure compiono gesti improvvisi in momenti di follia o forte disperazione.
Ma la voglia di togliersi la vita può sopraggiungere in qualsiasi momento, nel caso delicato di Shiho è strettamente legata al suo vuoto di motivazione, ed è sempre lì, alimentata dal dolore invisibile che strazia il cuore e che nel suo caso non permette di vedere un futuro felice.
Per questa ragione, quando avverte il pericolo o rischia la vita, Shiho non combatte, si lascia andare perché non ha più nulla a cui aggrapparsi, nessun motivo per farlo perché ha perso tutto.
Questa è la stessa ragione per cui lei si abbandona agli eventi e si lasciarsi trasportare da ciò che avviene senza scegliere.
Quando si arrende a Rei e gli dice “ te lo lascerò fare aspettando che mi lascerai anche tu” o qualcosa del genere ne è la prova, lei è rassegnata e ha bisogno di qualcuno che la salvi da sé stessa, perché non vuole sentirsi così, ma non sa come chiedere aiuto, perché ha paura che sia tutto inutile e di soffrire ancora.
Secondo me l’hai rappresentato benissimo, non potevi fare di meglio. |
