Recensioni per
Ulysses
di Beatrix Bonnie
Ecco qui come promesso la valutazione del contest^^ ancora complimenti per il primo posto a parimerito^^ |
Sono d’accordo con te, il finale è stato una particolare miscela di eventi lieti e tristi, a cominciare dal protagonista, che deve da una parte sentirsi finalmente felice oltre ogni umana parola per essere potuto tornare in patria vivo pur mutilato nel corpo e con la mente di ricordi decisamente spiacevoli, quando non raccapriccianti, ma anche con il tormento interiore, simile a un senso di colpa, nel pensare a quelli che non sono tornati, soprattutto verso chi gli aveva fatto da mentore fin dall’inizio nella sua vita militare e che gli era stato vicino nelle varie traversie che i due avevano affrontato (non ho problemi a pensare che i due sarebbero rimasti amici anche da civili, si dice che chi trovi un amico trovi un tesoro, credo che difficilmente possa essere più vero questo proverbio che non in casi drammatici come può esserlo una guerra), immagino che il protagonista si sentisse non solo il dovere di sostituirsi alla fredda burocrazia che, militare o civile che essa sia, tende a considerare pressoché solo come numeri le persone, nel caso di specie qui si tratterebbe di una macabra ragioneria, ma allo stesso tempo il ricordo di chi non c’è più non deve eclissare la volontà di vivere, di tornare (sia pure con oggettivi cambiamenti) alla vita di un tempo, di poter rivedere le persone che per più di un lustro sono state lontane da lui, che hanno vissuto una vita che, sia pure al riparo da bombe e proiettili, non ha loro risparmiato alcuna traversia, si potrebbe dire che entrambi non siano più quelli dell’inizio del conflitto, la guerra ha inciso profondamente su di loro, ma quel che più conta non ha intaccato la loro dedizione l’uno per l’altro, che li ha portati seppur distanti alla medesima tenace determinazione, l’uno nel resistere alle potenze dell’Asse sia per terra che in mare, l’altra alla presenza molesta di individui turpi e alla discesa sociale e, quel che più conta, entrambi sono risultati vincitori, lodevole anche il comportamento dei loro figli, soprattutto il secondogenito che del padre non aveva saputo niente se non da quello che gli diceva la madre, ma che in tutta la vicenda hanno sperato caparbiamente di poterlo rivedere. |
Mi sono commossa, dico sul serio! |
Privjet! |
Privjet. |
Bel capitolo, a cominciare dall'atroce contrasto tra le scene bucoliche che allignano nello spirito del protagonista dormiente e quelle decisamente meno amene che offriva il fronte della linea gotica in quel periodo; inoltre, sarà uno scherzo delle mie sinapsi, ma questo capitolo mi ha ricordato molto come atmosfera la parte finale de Il partigiano Johnny di Fenoglio, dove infuria una battaglia due mesi prima della fine della guerra, in questo caso manca ancora meno, ma non abbastanza per non farle esigere ancora un pesante tributo, mi è piaciuta molto la scena della fine del soldato amico del protagonista, (leggendo i vari capitoli ho avuto il sospetto, non so quanto fallace, che fosse così abiutatyo a combattere che non si sarebbe abituato al clima di pace), e sono profondamente d'accordo con quanto detto nelle note s'utore a proposito di questa scelta, come ho trovato ben reso lo slancio del protagonista, che ha quasi un sapore epico (o almeno così potrebbe essere interpretato da chi vede nella guerra l'occasione per comporre ardimentosi testi sul valore guerresco stando comodamente a casa, magari nascondendosi dietro il detto "chi per la patria muor vissuto è assai" o altre facezie di questo tenore), con l'eroe (anche se in questo caso non è proprio quello che ci si aspetterebbe a sentire questa parola) che si getta nella pugna e nel periglio per recuperare le spoglie dell'amico ed evitarne lo sfegio del nemico, gesto lodevole, ma che gli costerà carissimo. |
Ma che bambini adorabili. |
Privjet! |
Mi sono persa un sacco di capitoli, non so dove ho la testa in questo periodo! >.< |
Sì, hai decisamente mantenuto la parola, la presenza in casa di quel turpe messere era solo una parte, anche se credo che tutto sommato per la protagonista e i figli sia meglio questa dignitosa indigenza che non persone di tal fatta, ed è lodevole da parte sua non mostrarsi arrabbiata, anche nei momenti in cui le liti filiali potrebbero indurla all’ira. |
Privjet! |
Anche se si conosce la storia del secondo conflitto mondiale, fa sempre un ceto effetto leggere di come quelli una volta nemici si siano poi ritrovati dalla stessa parte (ed in questo caso sembra esserci una stima reciproca che va oltre le necessità belliche). |
In primis grazie per le note d'autore che spiegano il perché di questa particolare scelta per il segreto del passato che incupiva tanto il vecchio Connor, Kavafis (che aveva le sue stesse inclinazioni) chiamava quelle relazioni "amori sterili che la gente condanna", in questo caso ci ha pensato direttamente il padre, il quale deve aver pensato "meglio un figlio morto che sodomita" (per usare l'espressione con la quale questo tipo di relazione veniva denominata)a fare giustizia, atto immondo, e quel che è peggio credo proprio che l'uomo (che non merita il nome di padre) abbia agito per il meglio, né credo, visto il luogo e la data, che i due avrebbero avuto grandi possibilità di essere capiti (basti pensare a cosa sarebbe successo qualche anno dopo a Londra con il caso Wilde), c'è da ammirare il giovane che, pur con minaccia (poi eseguita) di morte, abbia voluto affermare la sua libertà di amare chi voleva, come non c'è da stupirsi che l'allora giovane Connor abbia deciso di chiudersi in sé stesso, pensando solo agli affari, e che solo ora che sta lasciando questa valle di lacrime abbia deciso di confidarsi alle persone cui ha dato e ricevuto affetto, facendogli vivere serenamente gli ultimi anni (mi è parso interessante il particolare della confessione, gli scozzesi sono in maggioranza presbiteriani e considerano la confessione una pratica papista, quindi i McBride sono cattolici?) |
Complimenti per la divisione in due di questo capitolo, dà una visione speculare dei due lati coinvolti nella vicenda, da una parte lui coinvolto nella rotta che gli inglesi avevano subito ad opera dell'Afrikakorps, che aveva rovesciato una situazione che si era fatta difficile per gli alleati italiani, per meriti non solo degli inglesi (interessante che sia stato proprio il protagonista a scegliere El Alamein come punto dell'estrema resistenza inglese contro l'Asse prima di Alessandria) con tutto il seguito di difficoltà ulteriori che un clima già naturalmente ostile provoca a uomini che già da tempo hanno dovuto scoprire che patrimonio di patimenti e privazioni porti la guerra, per fortuna quella che nei piani del piuttosto sadico caporale doveva essere una solenne lavata di capo per quel soldato impacciato e imbelle si sia trasformata in una promozione a pari grado, dev'essere stato piuttosto sorpreso... |
In primo luogo ho trovato ben scritta la genesi del sentimento di amicizia tra i due soldati, specie da parte del più pragmatico Josh (ed evidentemente meno sensibile rispetto al protagonista, va a suo merito avergli fatto scoprire questo lato dell'esistenza, che non aveva mai conosciuto oppure dimenticato). |