Recensioni per
The Steadfast Tin Soldier
di hypatia_of_alexandria

Questa storia ha ottenuto 584 recensioni.
Positive : 582
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Veterano
02/11/12, ore 21:48
Cap. 1:

Ciao... Riprovo a leggere la storia. Puoi solo ringraziare una tua fan sfegatata se ci provo per la seconda volta. Purtroppo il genere non è decisamente il mio, "La guerra in Iraq" come quella dell'Afghanistan non la digerisco facilmente. Fatto sta che questa fan mi ha parlato così bene di questa storia, lodandola in mille e più modi che ci riprovo, prima di giudicare da un solo capitolo.
Un'altro motivo per cui non mi piacè è che mi ricorda tantissimo la scena di un film, di cui ora non ricordo più il titolo, che a sua volta non mi era piaciuto. Leggendo la parte in cui i tizi chiedono al tipo se conosce la ragazza, ho ancora in mente le sequenze del film.
Sostanzialmente non ho cambiato idea nemmeno leggendola per la seconda volta.
Mi spiace, spero che andando avanti la storia migliori e comunque, tranquilla, una storia così apprezzata non verrà macchiata da altre bandierine bianche. Al massimo recensirò in privato (ammesso che legga tutta la storia).
Ciao.

Recensore Master
16/04/10, ore 23:32

Le atmosfere di 'The Hurt Locket' riecheggiano in questo tuo nuovo capitolo :)
Ho trovato un po' strani i discorsi iniziali tra i militari (nonché in parte il dialogo tra Haruka e Banks) nel senso che ho la convinzione che l'esecuzione degli ordini sia un concetto che viene fatto entrare in testa al militare (ben prima dell'inizio della guerra) in una maniera che non viene messa spesso in discussione, specie in modo così aperto. Mi riferisco in particolare all'ipotesi sull'ordine di 'sparare su una folla di civili': non credo che tra militari, in guerra, ci si porrebbe facilmente una domanda del genere, per il semplice motivo che a nessuno piacerebbe la risposta. Naturalmente il dubbio può sorgere e sorge a mio modo di vedere, ma la maniera in cui viene visto nell'ambiente militare ne fa un tormento personale anche molto forte, che porta a distruggere la propria coscienza o a distruggersi (in tutti i sensi) se non si accetta la situazione, soffocando la morale della vita di tutti i giorni.
A questo riguardo mi lasciano perciò perplessa anche Banks o Haruka che fanno capire che pensavano di essere arrivati in Iraq (potrei sostituire il nome del luogo comunque) per aiutare: sembra ingenuo per due militari, soprattutto per un maggiore. Credo fermamente che come personaggi possano essere animati da un simile proposito ma intenderlo come il ruolo affidato loro è semplicistico, specie per chi ha passato qualche tempo sul campo.
Il discorso tra Haruka e Richard ti ha dato la possibilità di spiegare molte delle visioni di Haruka in merito al suo ruolo e alla guerra, però, per quanto sia chiaro che lei e Richard sono relativamente in confidenza, forse lei è un po' troppo aperta con un soldato (non ricordo adesso il grado di Banks) per essere un maggiore. Anche per questo la scena di lei sotto la doccia con addosso i vestiti non risulta tanto collegata al discorso appena precedente. Durante la conversazione Haruka sembrava a posto, capace di analizzare la situazione, prendersela con chi ha effettivamente colpa e chiarire il proprio ruolo; naturalmente può essere che lei riesca a dare l'apparenza che tutto vada bene (sarebbe coerente col personaggio), ma un dialogo preciso, in cui non si percepisce particolare pesantezza o difficoltà, non lascia presagire la scena dopo, più tipica di una confusione in cui non c'è stato alcun chiarimento con se stessi o con altri. Il fatto che la invadano orribili ricordi la spiega meglio, però a mio modo di vedere c'è una mancanza di collegamento con il dialogo con Richard di poco prima.
Andando avanti, sapevo molto poco della filastrocca 'Eeny, meeny, miny, moe', pur avendola sentita nominare. La trovo ben inserita nel contesto del capitolo e ti ringrazio delle informazioni :).
Nelle descrizioni delle scene militari sei molto precisa, hai sempre mantenuto questa lodevole caratteristica.
La scelta di ambientare l'attentato in un luogo pieno di bambini è molto forte, così forte da poter risultato un po' calcato come espediente narrativo. Intendo che per trasmettere l'orrore di un gesto simile è relativamente facile indicare come soggetto i bambini. Magari hai scelto di ambientare la scena lì per un altro motivo (vedo che si poteva ricollegare a quanto avevi raccontato precedentemente), però devo dire che avrei preferito provare compassione per le vittime per motivi diversi (magari per via di una scena di vita quotidiana mostrata nel racconto tra adulti sconosciuti.)
Il flusso di pensieri e ricordi di Haruka (intervallato dalla filastrocca) nel momento in cui si sveglia dopo l'esplosione è ben reso ed efficace.
Avevo intuito la fine e il ruolo del personaggio di Samira (beh, l'avevi lasciato intendere :) ). Dopo l'avviso a inizio capitolo mi aspettavo descrizioni cruente di quanto le sarebbe capitato (facilmente intuibile), ma posso dirti che non sei stata troppo cruda.
Samira in sè riesco a vederla bene come ragazza innamorata di Haruka; in certi momenti però ho intuito una sensibilità e innocenza più adatte ad una ragazza che non vive in una zona di guerra. Ad esempio quando insiste per rimanere con Haruka appena dopo l'attentato (il destino che l'avrebbe attesa se catturata doveva esserlo noto, così come il fatto che sarebbe stato un sacrificio inutile). In compenso ce la vedo a sacrificarsi nel modo in cui ha fatto: i ripetuti stupri (a cui pure ad un certo punto si era sottoposta volontariamente, altra decisione realistica) potevano averla annullata o averle annullato la speranza, che invece sopravviveva solo nel suo amore per Haruka.
Passando al pezzo del chiarimento con Michiru... Per essere chiara su ciò che voglio dire riporto alcune importanti frasi di Haruka:
"Dio mio, quanto ti ho odiata, Michiru. Ti ho odiata da star male, perchè se prima il silenzio era un illusorio palliativo, tu vanificavi ogni mio sforzo di relegare tutto quanto in un angolo profondo della mia testa."
"Se prima tacere era qualcosa di naturale, con te era diventato qualcosa cui dovevo costringermi. Una violenza che mi facevo, perchè - e ancora devo capirlo [...] Parlare con te era qualcosa che sentivo naturale. Qualcosa del tutto normale per me, che la normalità non sapevo nemmeno cosa fosse."
"Quando mi resi conto che avevo tentato di ucciderti,[...] compresi che avevo toccato il fondo, e che non c'erano speranze. Desideravo che tutto finisse, Michiru, ma tu mi hai praticamente presa per la collottola, e tirato via dal buio in cui volevo sparire"
"Che strano. [...] Non ero mai riuscita a piangere."

Tutte queste frasi esprimono i sentimenti di Haruka con incredibile chiarezza.
Un po' troppa chiarezza :)
Come lettrice avrei preferito che queste confessioni arrivassero più tramite gesti o momenti (che in parte comunque ci sono stati nei capitoli precedenti) ma soprattutto che Haruka non dicesse tanto chiaramente a Michiru 'Mi hai trascinata fuori dal baratro, con te mi sono comportata in modo diverso.'
E'... semplice. So che sono una scocciatrice in questo senso (lo sono), però un discorso simile fa evaporare la tensione e risolve le incomprensioni in maniera semplice, quando c'era potenziale non per forza per farla esplodere, ma per risolverla con qualcosa di diverso dalle parole.
Come in effetti poi fa anche la scena del bacio, sicuramente adatta alla situazione.
Per via di quanto ho detto in un certo senso preferisco un po' di più la scena successiva, in cui c'è un'incomprensione tra le due che si risolve in maniera più naturale. Ci sono sempre un po' troppe parole quando Haruka dice 'Non ho mai pregato entità superiori - se mai queste esistano davvero. Non ho mai pregato i miei carcerieri, e tantomeno ho mai supplicato altre persone di fare qualcosa. Io solitamente ordino. Al massimo chiedo.' o 'Io ho bisogno della tua amicizia, e non voglio che un gesto senza senso mandi tutto a puttane. Te lo chiedo per favore'.
Oltre all'eccessiva chiarezza, il problema è che forse in tutta questa apertura di sensazioni e intenti mi manca un po' l'Haruka enigmatica o misteriosa che non voleva far capire niente. Certo, prima o poi si doveva aprire, però penso ci potesse essere una via di mezzo.
L'interazione tra Haruka ed Hotaru continua a piacermi: è genuina e tenera, risultando sempre abbastanza naturale (specie le frasi della bambina).
Come già un'altra persona anche io ho notato il particolare di Hotaru che dice 'il mio papà è in cielo e la mia mamma è un angelo'. Mi fa dubitare che Michiru sia la madre reale, ma forse è una mera supposizione.
Andando verso la conclusione della storia (e della recensione), credo che in questa parte qui (Riprese a parlare, iniziando da ciò che era accaduto al 'Four Seasons' e poi, a catena, ogni cosa che Haruka le aveva finalmente rivelato sulla prigionia. E pianse. Pianse così tanto che credette non sarebbe piu riuscita a farlo per il resto della vita) il dolore di Michiru si sarebbe percepito di più se avessi fatto vedere come iniziava a rinarrare gli eventi che le sono stati raccontati (certo, c'è il rischio della ripetizione, ma è evitabile) e come magari si interrompeva, sopraffatta.
E' un esempio di quello che intendevo in una recensione precedente, quando dicevo che avevo la sensazione che alcuni sentimenti mi venissero più detti che fatti sentire.
Okay, ho finito di scocciare :)
Chiariamo che continuo a pensare che tu scriva con una buona e non comune scorrevolezza; ho voluto farti questi appunti che mi sono venuti in mente mentre leggevo perché questo era un capitolo molto importante per la tua storia, a tutti i livelli.
(Recensione modificata il 17/04/2010 - 01:10 pm)