(Recensione del contest)
La cosa bella della lettura di questa storia è che a ogni frammento dicevo “ehi, questo è il mio preferito di sicuro!” Davvero, questi quattro ritratti di persone lontane dal loro mondo ormai distrutto, più uno schizzo dedicato a chi riscopre questo mondo perduto, sono pregevolissimi.
Stilisticamente sono perfetti, evocativi, ben costruiti, pieni di rimandi interni. Ci sono dentro tante sensazioni diverse – solitudine assoluta, senso di inevitabilità, desiderio, la desolazione di qualcosa che si è perduto, il timore e la meraviglia della scoperta (nell'ultimo passaggio), un qualcosa che somiglia alla serenità nell'accettare una fine che però fa parte di una storia più grande (il frammento su Atrus.) Ci sono moltissimi passaggi notevoli: quello iniziale nel frammento di Gehn, gli uccelli visti da Esher e quello sognato da Calam, Atrus e la sua accettazione delle cose che in fondo risveglia una certa serenità, la lingua di John che non può esprimere le parole giuste per il momento...
La storia va al primo posto nella classifica per l'utilizzo del tema in quanto ho davvero apprezzato come la citazione scelta sia stata “sbriciolata” per assegnarne una parte a ognuno dei personaggi – ciascuno dei quali legato alla condizione di straniero. Vince anche tra le storie partecipanti perché è una storia ben strutturata, di ampio respiro, una di quelle storie che ti fanno dire “eh, però!”, perché avverti il lavoro immane di costruzione che c'è dietro. |