Mi ha colpito questa storia. Mi ha colpito direttamente al cuore, mi ha ricordato qualcosa di importante che forse stavo per dimenticare.
E' stata una lettura puramente ANGST, dove il dolore è così intenso che il lettore lo sente, e vorrebbe piangere per coloro che invece non possono o non ne hanno la forza.
"" in questa frase sta un'incredibile verità, perchè realistica è la tua storia, quello è il dolore, è la realtà alienante che migliaia di persone nel passato e anche ora vivono, cambiano le tecnologie, cambiano le armi, ma mai può cambiare lo spirito di un uomo, la sua coscienza quando è a stretto contatto con la morte, tanto da poterla vedere più amica di un altro essere umano che potrebbe ucciderlo o che da qualche parte nel mondo se la sta spassando alle tue spalle. Il nostro professore di Storia Contemporanea all'università, durante il suo corso, dedicò una lezione alla guerra di trincea, focalizzando il tutto sullo stato d'animo di un soldato, sull'alienazione, sulla rabbia che può provare pensando ai suoi compatrioti a casa a godere di piaceri che per un uomo in armi diventano difficili persino da sognare. Ho ritrovato le mie riflessioni e le emozioni che quella giornata mi aveva lasciato e molto, molto di più.
Sinceramente su un tasto tanto delicato, su un tema tanto delicato mi dispiace tirar fuori solo banalità quando tu ci hai messo l'anima per scriverlo, ma credo che il silenzio e il capo chino, il pensiero e l'empatia siano i gesti più adatti per comprendere, per comprendere quella realtà, per comprendere il Roy di questa storia che pur ferito, se pur spezzato non crolla, apre il suo cuore piuttosto, cerca -non l'amore- ma l'umanità che in quella terra scarseggia e dove il legame con Maes diventa qualcosa di sacro, superiore all'amore o a qualsiasi altro termine arbitrario vogliamo affibbiargli.
E' l'unione di due esistenze, due cuori, due menti simili, una ricerca di conforto, una fuga, un pianto... è la speranza di sentire qualcosa di diverso dalla polvere da sparo e dal sangue, dal freddo che trasmette la canna di un fucile, è la ricerca di conferma che non sono automi, che esistono, che vivono, che sono ancora umani, se pur perduti nel tempo, forse dimentichi anche del perchè siano lì.
Sono entrambi forti, molto, ma anche feriti.
Roy non ce la fa a muoversi e a fare semplici azioni tanto il dolore l'ha sopraffatto e si scioglie, prega un altro essere umano, quello che al momento è la prova della sua esistenza e gli chiede conferma, ha bisogno di saperlo forse per continuare. E Maes scherza, parla di futilità, e lo fa per dimenticare anche lui, per volare oltre, per non cadere prigioniero di quel mondo che pur reale non ha nulla della vera realtà in cui gli uomini vivono, e si fa forte, ottimista, "seduce Roy" come a convincere se stesso che usciranno da lì, che esiste un domani... e noi lo sappiamo che sono usciti, ma Maes sapeva ben di più: che la Guerra se la sarebbero portati dietro, rimanendo loro schiavi.
Tanta drammaticità e realtà mi hanno toccato davvero, come se la tua fosse una confessione di una qualche biografia su questi due, è un racconto tremendamente intimo, difficile persino da comprendere totalmente, tanta è personale ed estranea a noi come vicenda, eppure tu con profonda empatia e eccellenti doti di narratrice sei riuscita a creare questo gioiello che io voglio custodire gelosamente tra i miei preferiti ( non del sito perchè non mi fa più mettere storie in preferiti ) e mi auguro, spero, che scriverai ancora su di loro, su Roy, su questo fandom che io amo profondamente e ogni volta sono immensamente felice quando vedo che qualcuno come te gli fa onore mostrando così davvero di amarlo.
"Commento partecipante a Recensioni d'Autunno 2 su maridichallenge." (Recensione modificata il 17/11/2010 - 12:27 pm) |