Recensioni per
Il poeta dagli occhi dipinti
di MonicaLaBuona

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Veterano
15/08/14, ore 16:05

Sicuramente ti stai chiedendo il motivo della bandierina rossa (semmai leggerai la recensione), ma ti dico già da adesso capirai pian piano.
Prima di tutto è una storia molto particolare la tua e ci sono dei pezzi poco chiari che mi hanno fatto parecchio pensare, ma ciò non ha influito per nulla il mio parere sulla storia.
Il tuo stile mi è piaciuto, anche se ci sono delle imperfezioni a livello grammaticale.
Anche la storia, come trama in sé, mi è piaciuta e la figura del poeta che porta allegria nel cuore dei bambini pure così come quella di Denise.
Ma ti vorrei darti un consiglio. Prima di scrivere devi informati.
Questa storia è incentrato sul tema del Shoah (che, tra parentesi, si scrive così e non “Soah”), su questo siamo d'accordo.
E prima di passare a dirti il motivo per cui la recensione è negativa, voglio dirti che A) neanche io sono un'esperta di queste cose, B) ed è per questo motivo per cui non scrivo storie incentrate su queste tematiche. Perché sai? Sono cose per cui non si dovrebbe scrivere una storia su ciò tanto per... C) mi ha dato parecchio fastidio il modo in cui hai trattato del tema del Shoah, perché non è questo il modo di affrontarla, sai?
Come ti ho già detto io so poco di queste cose e alla fine in realtà sono pochi a sapere molto, quei pochi che si sono degnati di studiare e non ad ascoltare ciò che tutti sanno, ciò si può sentire ovunque, dalla bocca di tutti.


  1. Le persone, gli ebrei, quando venivano portati via non sapevano affatto che venivano deportati in un campo. E nemmeno sapevano che strappavano loro via dalla vita, da tutte le loro cose, anche se in qualche modo dentro lo sentivano... anche da un certo anno in poi hanno cominciato a saperlo. Inoltre, prima di passare alla deportazione, la Germania nazista ha fatto emigrare moltissimi ebrei. Non hai specificato la data, perciò non si sa neanche se la storia sia iniziata con le prime deportazioni, oppure se siamo già a un passo più avanti nella in questo brutale processo di sterminio. Questo poeta ha ben poco, come tu hai detto all'inizio, come mai non ha mai provato ad emigrare?
    2. Le mura erano così alte che è impossibile, soprattutto per una bambina, arrivare ai fili spinati.
    3. Nei campi gli ebrei non sapevano affatto che i forni crematori servivano a quello, anche se dentro di loro c'era la consapevolezza... i nazisti non faceva avvicinare la maggior parte di loro a quella parte del campo.
    4. Non so che poeta sia il protagonista, non so che persona sia, ma ti assicuro, da quel che so, che è impossibile non dare peso al lavoro che i nazisti che ti facevano fare. Ovviamente noi non siamo stati in un campo di concentramento, noi non abbiamo vissuto quelle cose, noi non possiamo sapere quanti ebrei coraggiosi ci siano stati. Le guardie SS puntavano a violentarti l'anima, non solo il corpo. Era impossibile non sentire il peso di tale inumanità sulle spalle. Ad esempio lo sapevi che al campo di Sachsenhausen (un campo di solo donne e anche bambini) svegliavano la mattina prestissimo tutte le donne anche nelle freddissime mattine di gennaio e febbraio e li facevano stare tutte sotto il cielo grigio (anche quando pioveva fitto fitto) vestite con soli stracci e scalze per ore e ore finché l'appello (che durava tantissimo perché spesso mancava una che la notte prima era morta) non terminava? Che faceva fare a loro del lavoro che tutti sapevano essere inutile solo per tenerle occupate, solo per umiliarle?


Ovviamente ci sono molte altre cose su cui si potrebbe dire qualcosa, ma, come ti ho già detto, non so molto su ciò, soprattutto dei campi di concentramento in Italia.
E spero di non averti abbattuta. È solo che mi ha indignata non poco questa storia, forse anche per il fatto che sto leggendo “La banalità del male” di Hannah Arendt, un saggio che ti consiglio di leggere.
Saluti,
Elsker.
(Recensione modificata il 15/08/2014 - 04:10 pm)

Nuovo recensore
13/02/13, ore 14:32

Davvero fantastica, originale.
E' fatta con il cuore in mano, con delle parole e delle descrizioni stupende.
Ma il succo della storia, quello sì, quello è davvero qualcosa di eccezionale. Il modo in cui il protagonista propone a Denise l'immaginazione, in uno stato di morte, è davvero essenziale, incredibile.
In qualche modo mi hai ricordato Benigni in ''La vita è bella'', sì. Mi hai ricordato il valore della propria dignità e il modo in cui trasformava l'incubo in gioco.
E' qualcosa di davvero commovente e stupendo, davvero, sei tra i miei autori preferiti, perchè sei uno di quei pochi che riescono ancora a commuovermi con poche parole e ,in questo caso una one-shot, una vera pagina di realtà che fa riflettere sulla vera sofferenza e sulla speranza che ogni giorno avevano quelle povere persone in quei campi.
Complimenti, scrivi davvero bene.

Recensore Master
12/01/12, ore 11:20

Ci ho messo un po' ad assimilare questa storia, ma alla fine sono arrivata.
Non so che dire. E' bellissima. Mi ha toccato (letteralmente toccato) come poche.
A parte un po' l'enfasi di tutti questi punti a capo (che però è voluta, posso intuire) direi che sullo stile non c'è niente da dire: è elaborato senza essere pesante, riesce ad entrarti dentro, non saprei come spiegarmi bene in tal senso, quel che voglio far capire è che questa tutto sommato breve composizione racchiude una forza, una delicatezza e un'intensità tali che è difficile poi parlarne. Perché le parole sono sempre misere di fronte al dolore, come il tuo protagonista deve sapere, vedendo quelle ceneri volteggiargli davanti, eppure le parole sono il suo unico approdo, un rifugio in quella disperazione, nella morte che vede passargli davanti senza colpirlo.
Se non fosse stata già tra le Scelte del sito l'avrei segnalata e sarebbe la prima volta che lo facevo, pensa un po'! Mi trovo sempre un po' incapace nel descrivere con coscienza di causa le emozioni e le impressioni provate di fronte a cose tanto belle, quindi spero ti bastino queste mie semplici parole per farti capire quanto abbia apprezzato tutto, dalla prima frase all'ultima, soprattutto l'epilogo che mi ha ricordato la scena tremenda di "Se questo è un uomo" di Primo Levi: certo non è proprio così, è molto diversa, ma anche lì c'era un bambino e anche lì c'era quel muto orrore, quell'attonito sgomento di rendersi conto di essere ancora vivi e chiedersi il perché. Una frase che mi aveva colpito di quel libro e che per me racchiude tutto il drajmma del genocidio è "Perché? Non c'è perché". Levi la metteva in bocca ad un prigioniero e io credo che il tuo protagonista si ponga le stesse domande, senza arrivare a delle risposte, perché di fronte a cose così grandi e disumane non si sa nemmeno se si possiede la legittimità di provare qualcosa di umano. 
Ti faccio i più sinceri complimenti e ti ringrazio per questa lettura, ti ringrazio tantissimo.
Baci
Primavere 

Recensore Master
29/05/10, ore 12:57

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Segnalo questa storia per le scelte, innanzitutto per la sua originalità. Non è facile trattare un argomento serio e drammatico come quello della Shoah, ma l'autrice c'è riuscita con una sensibilità e una profondità tale da toccarmi il cuore. Il titolo è già stupendo, così come il personaggio protagonista, un cantastorie che si ritrova a narrare fiabe in un momento drammatico e straziante. Tutta la storia è trattata con crudezza quasi, ma questa crudezza nasconde anche una forte vena poetica. Come se nel dramma si trovasse nella narrazione un modo per sfuggire, anche se per pochi momenti, alla realtà.
Insomma, non è una storia facile da leggere come sembra.
Mi ha toccato particolarmente la scena in cui il cantastorie si ritrova in mezzo ai corpi dei bambini ai quali narrava le sue storie. È stato lì che, quasi con le lacrime agli occhi, mi sono chiesta se davvero la crudeltà dell'uomo può arrivare a questo punto. E, purtroppo, la risposta è sì.
Ci sono mille significati nascosti e meriterebbe di essere letta nelle scuole il giorno della Memoria.
Raramente una storia mi tocca così tanto. Complimenti all'autrice per averla scritta in modo così bello e toccante. Raramente è possibile trovare storie che tocchino tali vette di bellezza.
Ci fosse ancora la possibilità di votare per il concorso delle originali, la voterei sicuramente.

Recensore Junior
28/04/10, ore 14:45

(Preferenza espressa per il concorso 'Storia coi migliori personaggi originali')
Fra tutte le "ficcyne" idiote che circolano su EFP, trovare una bella storia scritta con criterio è sempre più raro, quindi sono stata fortunata a imbattermi in questa one-shot. è scritta molto bene, è profonda e originale, ma è anche triste e drammatica. Riuscivo a percepire le sensazioni del povero cantastorie costretto a vivere in un campo di concentramento, ma che malgrado ciò ha continuato ad affascinare il suo pubblico con le sue storie.
Complimenti, continua così ^^
P.S. - Ma nei campi di concentramento gli uomini e le donne non erano divisi?

Nuovo recensore
09/04/10, ore 14:19

(Preferenza espressa per il concorso 'Storia coi migliori personaggi originali')
Dopo aver letto tutto d'un fiato non potevo non votarla per proporla nel contest indetto dal sito.
Raramente si trovato dei personaggi originali caratterizzati così bene. Il protagonista, l'artista, è perfetto, i suoi sentimenti palpabili.
Per ricitare il commento ricevuto al giudizio del contest "sei riuscita a fare del lager, quindi di un luogo, un personaggio opprimente, disumano e spietato. Brava!"
Non potrei essere più d'accordo.
Bellissima, complimenti davvero.

Recensore Veterano
10/02/10, ore 19:44

Coinvolgente, e molto delicata nel trattare un'ambientazione così realistica e dura. E' molto bello il proposito del cantastorie: ha in sé coraggio, follia, disperazione ma anche qualcosa che somiglia alla speranza. Molto da artista e da sopravvissuto.

Recensore Veterano
09/02/10, ore 15:09

Come promesso ecco qui la recensione-valutazione della storia!

Grammatica e sintassi: 8,75/10
Il testo presenta alcuni errori di battitura, tra cui un brutto po’ scritto scorrettamente pò. Per il resto è ben curato dal punto di vista grammaticale e sintattico.

Stile: 9,50/10
La storia presenta uno stile molto scorrevole, senza nessun inciampo, chiaro e lineare e con una certa ricerca lessicale e di forma. Allo stesso tempo il tono del racconto, oltre a lascia passare l’orrore dei campi di concentramento, senza voler esagerare, rende bene l’idea che a parlare sia un cantastorie.

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Tutti i personaggi dal protagonista all’ultimo dei bambini è ben delineato, con la sua anima, i suoi sentimenti e le sue caratteristiche. Ho apprezzato moltissimo che, oltre alla piccola Denise (che è un personaggio a tutto tondo e vero simbolo dell’innocenza violata dalla follia umana), anche gli altri piccoli, le altre vittime, abbiano una loro anima, una loro personalità.
Molto bella è anche l’evoluzione che compie il protagonista, cantastorie che, in quel luogo terribile, continua ad essere un artista per animo e per amore dei bambini e poi la scena chiave, quando si ritrova tra i poveri resti di chi è stato ucciso e giunge alla rabbia, alla consapevolezza, a darsi una missione.
Quello che ho apprezzato è anche che sei riuscita a fare del lager, quindi di un luogo, un personaggio opprimente, disumano e spietato. Brava!

Sviluppo della trama: 9/10
La trama si sviluppa con assoluta coerenza, senza perdersi e senza sbavature, con la giusta tensione emotiva, essendo il racconto in prima persona. Il punto di climax è raggiunto in maniera logica e così il finale. Forse l’unica pecca è che la morte di Denise passa un po’ troppo “in silenzio” non perché mal scritta, ma perché il lettore è ancora con la mente alla forte scena in cui il protagonista è solo tra la cenere.

Originalità: 10/10
La storia è assolutamente originale sia per come presenti l’artista, non mostrandolo nel suo girovagare, ma in una situazione terribile e “statica”, sia per il modo con cui hai affrontato un tema di per sé delicatissimo. Complimenti!

Attinenza alla traccia: 10/10
Sicuramente il cantastorie narratore è un artista girovago che “vive” della sua arte anche nella situazione più terribile e che diffonde la sua arte, dopo quest’esperienza, portano in sé e nella storia che racconterà di piazza in piazza quello che ha vissuto. Anche l’incontro – o meglio gli incontri con i bambini, con i “morti” e con il personaggio-lager – è fondamentale per il protagonista ed il suo sviluppo interiore.

Giudizio personale: 5/5
La storia beneficia di un bello stile e di una buona scrittura che rendono facile la lettura. La figura del cantastorie è uno di quei personaggi che rimangono nella memoria del lettore, facendo sì che un tema difficile come quello che hai scelto sia tratteggiato con forza e delicatezza allo stesso tempo.

Totale: 62,25/65