Recensioni per
Areopago - [Saga e Kanon - 100 drabble]
di avalon9

Questa storia ha ottenuto 161 recensioni.
Positive : 160
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
01/09/18, ore 03:29
Cap. 48:

Ah, la regina di Cuori! Adoro Alice da sempre da che mi posso ricordare e la Regina di Cuori (quella di Caroll, come hai giustamente differenziato tu) è uno dei personaggi che più preferisco insieme al Brucaliffo e Stregatto, manco a dirlo (sempre ovunque e in qualunque versione.)
Ce la vedo bene, in effetti, associata a Saga. E non per la pazzia, no, non solo. Ha un che di Regina di Cuori anche il nostro Saga, non trovi?
Mi piace questo modo che hai trovato, allegro e leggero, per fargli compiere quel passo ancora avanti. Più grande degli altri, forse uno dei più importanti. Imparare a scherzare anche davanti alla malattia di Saga, per accettarla e confrontarsi con lei, per conviverci. Perché certe malattie son dure da battere, ma conviverci si può.
Se mi si prospettano altri promt che trattato di quotidiana normalità, come quelle sui colori, preparo subito i pop-corn: di sicuro saranno favolose. Non che le altre non lo siano, ma queste hanno un non so che in più.
Bacioni,
Asu

Recensore Master
31/08/18, ore 23:04
Cap. 48:

Io e Carol siamo distanti quanto il Levante dal Ponente, ma sì, la Regina di Cuori ha il suo perché. Certo, il fatto che minacci di tagliare teste a destra e a manca cozza un po' con l'idea di esercitare carisma eccetera eccetera senza imporsi, ma sono dettagli.
Per Kanon, direi che calza a pennello Edmond Dantes aka il Conte di Montecristo, ma mi sa che è un fiiiilo troppo scontato. Satana, di Paradise Lost?
Una foto di qualche grazioso granchietto me la merito lo stesso, che dici?

Recensore Master
27/08/18, ore 16:00
Cap. 46:

Saga che canta, dici? Eh, non ci si dovrebbe mettere mai a scommettere con qualcuno come Kanon!
Mi piace l'idea che abbia un bar, o ce l'avesse almeno, in cui rifugiarsi quando gli fa voglia. Trascinarci il fratellone per fargli fare la peggiore delle figure...non oso immaginare le risate! Mi sa che Saga tornerà un po' con l'orgoglio a pezzi, spero l'umore un po' migliore xD
Mi piace un sacco l'idea delle carte associate a una canzone, per avere la sorpresa su quello che dovrai cantare! E vedere Saga che cerca di rigirarsi le cose a suo favore per non dover davvero cantare? illuso!
Un bacione,
Asu

Recensore Master
27/08/18, ore 09:20
Cap. 46:

Giusto ieri sera c'era una luna piena talmente grande e tonda che, se ti fosse venuta la voglia di acchiapparla per mettertela addosso come un monile (tra i capelli, a mo' di spilla, o solo per giocherellarci un po' passandotela tra le dita come certe monete nelle mani dei prestigiatori) credo nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Anzi, sarebbe stato strano il contrario. E tonda e piena è anche la luna che compare sulla XVIII lama dei Tarocchi. Illusione, recita questa carta. E Saga s'illude, poveraccio, di riportare a casa la dignità e l'amor proprio, ma no, non andrà così, ché a scherzare col fuoco eccetera eccetera.
Poi io sono vecchietta, e ho avuto una sorta di déjà vu, con una certa zingara ed una Luna Nera che imperversavano in tv tanti - troppi! - anni or sono...
Mi piace l'idea di un bar gestito da Kanon. O di un posto dove ritirarsi, quando risale in superficie, sedersi al bancone, far andare il juke-box e restarsene da solo a solo coi propri pensieri, con un bicchiere di roba buona (non importa cosa, purché sia buona) come unico e silenzioso confidente...
E poi lo sai, no?
Quanto mi piace vederlo nei pasticci...

P.S. l'idea delle canzoni associate ai Tarocchi mi piace molto. Si potrebbe avere la lista completa? Sì, sono curiosa, pure se si dice che la curiosità uccise il gatto. Miao.

Recensore Master
26/08/18, ore 02:59
Cap. 45:

Ciao! Sono anche qui!
Non potevo esimermi da questa raccolta, anche se i gemelli -Kanon- non rientrano esattamente nelle mie totali simpatie. Cioè, Saga anche anche, ma Kanon!
Però niente, quando ho iniziato a leggere questa raccolta, che è tua e quindi già parte bene, non mi sono più potuta fermare. Vorrei avere forza, tempo e voglia di commentare capitolo per capitolo, ma non ne ho. Soprattutto tempo. Ma ci sono, sono in corsa. Da oggi sono salita sul treno e non ho intenzione di scendere!
Questi gemelli che tentano di ritrovarsi sono...adorabili. Teneri. Che lo so, lo so, non è una cosa che diresti a quei due, ma io li ho visti così in questa piccola raccolta. Non so se era l'effetto che volevi dare, ma io l'ho vista così. Incerti, in certi frangenti, quasi timorosi. E sicuri, spocchiosi in altri. Passo dopo passo. E ho amato alla follia di cameo degli altri: dei tuoi oc, certo, ma soprattutto di Aiolia, Aiolos, Milo. Pochi, ma buoni. Buonissimi.
Ammetto che io, ignorante mi pento e mi dolgo, senza le note non avrei capito più della metà della raccolta, ciononostante questa precisione mi è piaciuta molto: io non so niente della Grecia, manco come leggerle quelle parole -cibi, danze, usanze- eppure leggerle è un po' come trovarsi lì, in terra di Grecia fra tradizioni e usanze e tipicità che magari non conosci, ma che affascina comunque, e tanto. E' bellissimo, e ti ringrazio perché mi hai fatto conoscere tantissime cose di cui ignoravo totalmente l'esistenza.
Vedere immergere i gemelli in tutto questo è stato...ammaliante. E' stato un po' come entrare in punta di piedi in casa loro, letteralmente e non, vedere Saga a rincorrere ricordi che non potrà più riacciuffare e Kanon che, comportandosi per una volta da bravo fratello, lo guida tenendolo per mano.
Apprezzo particolarmente le note tecniche mediche, mi piace che tu ti sia abbarbicata in questo percorso invece di mettere tutto da parte con la classica giustificazione che "Athena l'ha guarito" che no, non si guarisce così da queste cose, proprio per nulla!
Dopo tutto questo però devo ammettere che le mie preferite sono quelle suo colori. Leggere, divertenti. Danno quella nota di quieta quotidianità che non guasta mai anzi, anzi! Io le adoro!
Ci sarebbero altre cose da dire, penso, troppe! Ma per il momento ti saluto qui.
Un bacione,
Asu

Recensore Master
18/08/18, ore 16:04
Cap. 45:

Dev'essere periodo.
Di patelle, di cozze, di vongole, di conchigliame in generale.
Sarà l'estate, che ti chiama e ti attira collo sciauro solleticante della salsedine. E sì, i frutti di mare hanno sempre quel retrogusto un po' terroso che ti ricorda che sono frutti umili, semplici, e anche un po' nostalgici delle loro radici.
Mi piacicono i tuoi gemelli, che ci scherzano su, anche se Saga è sempre più restio a lasciarsi andare, non tanto perché tema chi ha di fronte, quanto per una impostazione sua propria, come ad aver compreso che tocchi a lui, essere quello serio e posato, vista la testa matta che si ritrova per gemello.

Recensore Master
07/03/17, ore 00:13

Posso dire di aver capito il collegamento abbastanza presto. Una mia compagna delle elementari, dall'altisonante nome Esmeralda, aveva una passione per tutti i pappagallini, e possedeva un paio di diamantini che teneva nella loro gabbietta, in camera sua, e di cui si occupava personalmente.
Sono adorabili. Chiacchieroni, socievoli, riempivano la camera dei loro cirp cirp cirp mentre noi facevamo i compiti. E ogni tanto, lei li faceva uscire dalla gabbia a zampettare sulla scrivania, tra i quaderni, sulle nostre dita (e ammazza come stringevano!!).
Momento amarcord a parte, ha fatto benissimo a regalargli un pappagallino.
Kanon, intendo. E Saga lo sa che Samedi è una scusa. Che un gatto, specie se pigro, terrà sott'occio l'uccellino in gabbia, ma desisterà dal cacciarlo dopo un numero ragionevole di tentativi; è uno sfizio, la caccia di un gatto addomesticato, un modo per rompere la routine, ché quando ti ritrovi il pasto nella ciotola tre volte al giorno (okay, okay, facciamo anche quattro o cinque) che bisogno c'è di perderci mezza giornata dietro ad un batuffolo di piume e becco, che ci metti più a cacciarlo e a spiumarlo, che a pappartelo?
Nessuno.
È solo un modo (illogico) per rompere il tedio, per rispondere al richiamo del sangue, quello che canta nelle tue vene e ti spinge a tenere d'occhio le irriverenti tortorelle che si posano sul davanzale o in cortile, in cerca di qualche mollichella caduta o di un bel verme grassoccio.
Quindi, no, Baron Samedi è una scusa che non regge, un alibi farlocco cui Saga non crede nemmeno per un secondo. Ma sa, Saga, e lo sa anche Kanon, che un approccio diretto non è quasi mai quello corretto, ché la schiettezza, in taluni casi, implica quasi un comando.
Un conto è dire "Toh, beccati 'sto pappagallino, così non te ne stai da solo coi tuoi pensieri", frase a cui Saga potrebbe rispondere con un secco "NO!", e anche a ragione.
Un conto è giocare la carta della necessità, ché alla necessità nessuno dice di no, specie quando è presunta. Allora, la si accoglie a braccia aperte, non senza un acconcio numero di rimostranze.
E Kanon, che conosce i suoi polli, sa qual è il miglior modo per prendere all'amo suo fratello: giocare di sponda, evitare un confronto diretto, ché chi si diletta nella strategia e nella tattica, detesta lo sbaragliare gli altrui soldatini con un colpo violento di mano.
E allora ecco tirato in ballo il gatto, ecco tirati in ballo questi e quelli, tutte persone che no, non possono prendersi 'sto benedetto pappagallino, altrimenti cosa credi che non l'avrebbero già fatto?
E così Saga capitola, e accetta un dono che altrimenti avrebbe rifiutato, che altrimenti avrebbe interpretato come un obbligo.
E accetta anche un compagno, che gli allevi un po' il tedio del vivere quando Kanon sarà lontano. Perché Kanon, prima o poi, risponderà al richiamo del mare e se ne partirà, novello Odisseo che muore dalla voglia di vedere cosa c'è oltre questo specchio di acque azzurre e chiare in perenne movimento.
È un'assicurazione, una cedola, un modo per dire al fratello «Tu non sei solo, anche se io non sarò con te.». E provare a farlo andare avanti, colle sue gambe, sulle sue gambe, ché quando ti devi occupare di qualcun'altro, foss'anche un simpatico e zampettante pappagallino, cambia la tua prospettiva: c'è qualcuno che dipende da te. In tutto. E allora, questa responsabilità ti aiuta a stornare lo sguardo dai tuoi crucci, per riposizionarlo lì dove serve davvero.

Tu dici che il tema è stato rigirato, e forse è vero, ché occorre una certa dote d'inventiva nel legare la forma del diamante (sì, la figura geometrica del campo da baseball) ad un pappagallino; ma qualcosa, del diamante di base, resta in queste cento parole. La lucentezza, forse. Il bagliore scintillante delle cose nuove, delle avventure che principiano senza chiederti scusa né permesso, abbagliandoti mentre sei intento a fare tutt'altro - una beneamata spaghettata di fatti tuoi, ad esempio. O quello puro e assoluto dei diamanti, messi in controluce.

P.S. il varano di Komodo è BELLISSIMO!!!

Recensore Master
13/02/17, ore 13:15

Lo confesso, io avrei risolto tutto con il colpo di Kanon, il Golden Triangle e festa finita. Invece, tu pensi fuori dagli schemi. Ed un semplice triangolo diventa un Delta maiuscolo. Ché sì, un delta maiuscolo È un triangolo. Un triangolo che si può vedere sotto molti aspetti.

È l'iniziale di una ragazza, un vecchio amore che mantiene la freschezza e la complicità dei vent'anni, che è stato divertimento e scoperta e crescita, almeno fino ad un certo punto del sentiero, quando le strade si sono biforcate e ognuno è andato per la propria strada. Sincero e puro, diciamo, come può essere solo un amore che sappiamo finito. Senza rimpianti.
Dysis - come la seconda delle Ore? - è andata avanti, s'è sposata, ha avuto una sua vita. Ed è proprio perché la sua vita ha preso una direzione diversa - ché chi lo sa quando si aprono le svolte cruciali? Chi può dire che quell'ansa, laggiù all'orizzonte, non sia una curva del sentiero, oppure una diramazione che ci porterà chissà dove e chissà quanto lontano? - che lei può mantenere quel ciondolo al collo, un ricordo innocente di un amore che fu, paragonabile al mazzolino di violette tra le pagine del diario o tra quelle di una raccolta di poesie d'amore delle nostre nonne.

Ma il delta è anche quello di Venere - lasciamo fuori gli estuari del Nilo e del Po da questa discussione, vuoi? - e come controcanto alla confessione di Kanon, anche Saga mette sul piatto il suo svezzamento sentimentale. Senza eccessivi pudori. Si sono divertiti, loro due, con la consapevolezza di due ventenni. E sia benedetta, questa consapevolezza, ché più mi guardo attorno e più vedo coppie di sedici, diciassette anni che già pensano ad appesantirsi le spalle con cose come il matrimonio e i figli, accantonando volontariamente la leggerezza del primo amore. Mi è piaciuto che Saga lasciasse parlare lei, Dysis, ché senza troppi giri di parole conosce il doppio del suo ex amante e si rivela a lui per quella che è: un tassello fondamentale nella vita di Saga. È consapevole di esserlo, Dysis; molto. Forse non è più la ragazza con la valigia che ha conosciuto Saga, o forse lo è ancora, chi lo sa? Chi l'ha detto che il matrimonio corrisponda per forza ad una casetta col tetto in ardesia, il comignolo fumante, le tendine a quadretti rossi alle finestre e la staccionata bianca da riverniciare in estate?
Mi è piaciuto che Saga lasciasse parlare lei; abituato com'è ad ascoltare i racconti degli altri su un passato che lo vede protagonista, ma che lui non ricorda, si è potuto prendere lo sfizio di ritrovare qualcosa di conosciuto nella voce di lei. E finalmente, dico io!

E poi c'è Kanon, che è il terzo vertice di questo triangolo. Kanon che non conosce cosa sia successo a suo fratello da quando Saga lo imprigionò a Capo Sunio. Lo sa per sommi capi, certo; ma tutto il resto lo immagina. Deve immaginarselo. Ha avuto donne? Figli? Un cagnolino che gli tenesse compagnia? Mangiava? Beveva troppo?
In questa storia ci hai mostrato come i due gemelli stiano ricucendo quello strappo micidiale che li ha separati durante la crescita (e mai com ein questo caso, l'adolescenza è stata un momento di burrasca!), con Kanon che faceva, il più delle volte, la voce fuori campo del personalissimo Intervallo di Saga, un po' come quello che riempiva i tempi morti della televisione quando eravamo bambine (forse tu non lo ricordi, ma la sottoscritta carampana sì. Oh, sì. Oh, sì.): un delicato arpeggio con paesaggi caratteristici. Magari senza le pecore in branco che brucano l'erba soffice dell'alpeggio.
Qui, la situazione si ribalta. È Kanon a restare zitto, ad ascoltare una storia di cui - parole tue - non vuol perdere nemmeno una sillaba; come se il passato del fratello non fossero solo le corse per Leondinon, un vaso di basilico alla finestra ed una stradina tortuosa che scendeva al mare. Come se Kanon si fosse fermato e si fosse detto: «okay, raccontami di te, adesso».

Mi è piaciuto tanto, tanto, TANTO questo capitolo.
In cento parole ci hai mostrato una verità: il triangolo altro non è che la relazione che intercorre tra questi due fratelli così deliziosamente complicati e così assurdamente strappamutande (chiedo venia, una svisata nel triviale concedimela). Saga è un vertice, Kanon è l'altro. E il terzo, quello che chiude la figura e le dà completezza, è il resto del mondo. Volta per volta. Persona per persona. Attimo per attimo.


P.S. sì, io persevero. Con ostinazione, quella che fa impuntare le zampe degli asini, quella che fa alzare il gomito fin oltre il necessario, e quella che ti fa diventare la testa così têtue, ma così têtue che puoi solo mozzarla con un colpo di ghigliottina. E, colla stessa ostinazione, spero di averti messo un pochino pochino in crisi, anche stavolta.

«Il triangolo no, non l'avevo considerato...»

Recensore Master
06/02/17, ore 11:18
Cap. 42:

Lo svezzamento può essere un incubo o un'esperienza da ricordare. Dipende da quale sia il tuo bagaglio emotivo al momento, a come ti ci accosti a quello che è, senza troppi giri di parole, uno dei pochi misteri che sono rimasti all'essere umano. Come sarà? Come non sarà? E la tua attitudine, il modo con cui ti avvicini al fattaccio, ci mette il carico da undici, come si dice da me. Molto dipende dalle aspettative che uno si è fatto, e quali siano le aspettative dei maschietti, lo sappiamo bene.
Ma a volte qualche bicchiere di troppo e la frenesia del Mardi Gras sono una mano pietosa che ti distrae, e fa accadere l'impossibile. O quasi, ché uno come Kanon è una specie di miracolo ambulante. E io ci scommetto che avrà dimostrato più dei suoi diciassette anni, all'epoca del fattaccio.
Anche se, fossi in Saga, vorrei saperne di più, ché Kanon è stato capace di imbrogliare un dio, mica pizza e fichi. Okay, Poseidone si era appena svegliato da uno di quei sonni profondi che assomigliano ad un coma irreversibile, ma Kanon c'è riuscito. E ogni volta che il tuo gemellozzo apre la bocca non so, ho come l'impressione di trovarmi di fronte al pescatore che ti racconta di quanto fosse mastodontica la carpa che ha pescato quella volta lì, in quel posto segreto che conosce solo lui...
Meno sfacciato, sia chiaro, ché la finezza di Kanon è questa, il suo senso della misura; eppure... eppure... eppure!!

Recensore Master
28/01/17, ore 22:57
Cap. 41:

Il problema dei ricordi è che stridono con la realtà.
Tu ti rammenti di quello scorcio, di quell'angolo, di quel balcone pieno di gerani in estate; poi torni, e i luoghi ti sembrano sconosciuti, diversi, alieni. Come se li vedessi per la prima volta.
Cos'è che vediamo in un ricordo?
Il tempo che è passato. Un frammento del tempo che è passato, ad essere precisi. Il balcone, l'angolo, lo scorcio di vallata sono atemporali. Variano col variare delle stagioni, o se l'uomo interviene sulla loro fisionomia. Ma per il resto, esistono, fregandosene di quello che vi vediamo noi.
La faccenda si complica quando i ricordi non sono i nostri, ma ci sono stati raccontati. Perché nel primo caso, abbiamo visto qualcosa ed è quella specifica cosa che noi cerchiamo di ritrovare (un suono, una luce, un profumo); mentre nel secondo, nel secondo cerchiamo di ritrovare quello che abbiamo eprcepito nel racconto di qualcun altro. Che ci avrà dato la sua visione dello scorcio di vallata, del vicolo o del balcone pieno zeppo di geranei; visione che noi abbiamo costruito nemmeno stessimo esaminando una fotografia.
La foto è obbiettiva. lei ritrae quello che c'è per quello che è.
Il ricordo, no; il ricordo è un bastardo che varia da persona a persone, ché io noterò le inferriate panciute del balcone, tu il rosso carico dei gerani e qualcun altro l'intonaco che si sta scrostando sul bordo. Ma pur vedendo lo stesso, identico balcone, ciascuno di noi vede quell'oggetto in maniera differente. E non sono poi così sicura che la vista sia il più esatto dei sensi.

Recensore Master
29/11/16, ore 10:17
Cap. 40:

Da qualche parte dobbiamo cominciare. Ma da dove?
"Comincia dall'inizio", avrebbe detto mia nonna buonanima. E così ha fatto Kandakes/Kanon per riassemblare quell'insieme di cocci sparsi che è il rapporto con suo fratello (costituito lui stesso di cocci da rimettere assieme, ma sorvoliamo. Si vede che a Kankades piacciono i rompicapo. Conoscendo il tipetto, non me ne stupirei.). Dall'inizio, da quel bar sulla spiaggia, dai sapori dell'infanzia. Yogurt, miele, noci, cedro, cereali, eucalipto, la sabbia (che ti entra in bocca quando c'è vento e ti sembra di masticare cristalli di zucchero salato) e il tabacco e il retrogusto che ti lascia in bocca la salsedine. E poi quel caffè, denso e bruciato (tostato, direbbe qualcuno. Io non concordo) che solo i Greci riescono ad apprezzare (più qualche ardito, c'è da dire) e che avvolge palato e gola come una colata di denso cemento, avviluppandoli nel ricordo un po' smorzato del tempo che fu.
Mi piacciono queste drabble sensoriali. Con me, che ho una predilezione per queste madeleines, sfondi una porta aperta, senza contare che qualsiasi cosa scritta da te - lista della spesa inclusa - ha una vena poetica che no riesco a spiegare a parole.
Non lo so, come fai. O meglio: razionalmente, lo so. Ma da qui ad esprimerlo, ce ne passa. E io, ogni volta, resto a fissare lo schermo chiedendomi cos'è che m'ha fatto abboccare all'amo.
Sarà per gli accostamenti, sarà per la musicalità, sarà per le immagini che riesci a trasmettermi precise e sfumate allo stesso tempo. Sarà quel che sarà, tu piazzi lacci e calappi con la maestria di un cacciatore navigato; e la volpacchiotta qui presente si lascia catturare senza proteste. Anzi. Sarebbe un delitto non lasciar cadere la zampetta nella trappola...

Recensore Master
15/11/16, ore 11:21
Cap. 39:

Senza parole.
Un po' per la sorpresa di ritrovarti qui (evvai!!), un po' per la bellezza che traspare da questo quadretto, da questi botta e risposta. Da cui si evince, fortissimo, il legame profondo che intercorre tra i due. Non lo so. Mi trasmetti quest'idea, questo parlare del passato per tirare a galla i ricordi piacevoli. I tasselli dorati. Un altro mattone del rapporto fraterno. Che non è detto che due fratelli vadano d'accordo, a prescindere. Ma anche no, e loro due ne sono la prova tangibile.
La parola "spilla" mi trasmette un senso di pericolo. Perché ti puoi pungere, con la spilla, e io che odio le punture - dalle iniziezioni al prelievo alle flebo - guardo sempre un po' con sospetto questi monili. Bellissimi, per carità. Ma restano nel cassetto, nel cofanetto dei gioielli.
Ho apprezzato l'eleganze a la leggerezza con cui ci fai sentire la spilla, il quadrante dell'orologio del nonno, il velluto blu di certe, antiche, scatolette e le perle che scivolano lungo i calli delle dita di Kanon. Al punto che è sembrato anche a me di maneggiare quel cammeo su fondo blu. Ma solo per un attimo, eh. Sia mai che la nonnina s'arrabbi!

Recensore Junior
06/05/16, ore 19:52
Cap. 38:

Rieccomi, anche se in vergognoso ritardo!!!
Hai perfettamente ragione: Kanon è fatto per il jazz! Sono anni che me lo immagino e me lo sogno mentre suona il sassofono!
E Milo? Anche secondo me non capisce i tre quarti dei termini tecnici che ha appena pronunciato, ma tanto non lo sanno neanche gli altri o, almeno, in questo confida il nostro scalmanato aracnide...
Saga e Rada fanno benissimo a fuggire dal campo di battaglia musicale, furbi loro.
Non avendo fatto il classico, non conosco il greco, ma mi è sembrato buffo perché sia in portoghese che in spagnolo "pastel" vuol dire "torta". D'accordo che veniamo tutti da lì, ma nelle altre lingue neo-latine non si dice così. Va beh, fine parentesi.
Hai ragione anche riguardo ai "mangiacassette": io ne ho ricevuto uno per i miei 11 anni (quindi prima delle crociate, praticamente) e se ne è inghiottite almeno un paio. Bei tempi!
A proposito dello scarto generazionale: durante Bim Bum Bam, quindi almeno 30 anni fa, hanno chiesto a una telespettatrice qualcosa tipo:"chi ha portato via tutti i topi dalla città suonando il piffero?" E lei, dopo un po', ha risposto "Non ho mai visto quel programma". 30 anni fa, eh!
Grazie per aver fatto tornare anche me nella fase amarcord: che bei tempi andati!
Alla prossima! ^_^

Recensore Junior
19/04/16, ore 21:16
Cap. 38:

Lotta nello stile musicale. Mh! Io avrei già perso :D
I due che litigano (beh, discutono sullo stile musicale). Jazz. Io conosco solo Miles (vergogna nera ora il mio amico musicista mi tira in testa il suo sax in testa :'D).
Saga e Radhamantis erano il top. Perché sono consapevoli che i due faranno volare il mangiacasette (non sei la sola che lo chiama così. Ps: io ho ancora tutte le musicasette e un vecchio stereo anni '70 di papà. Sono una vintage a vita ;) ) dalla finestra.
Dolce e godibile. Un pezzo di vita oltre lo essere saint.
Grazie un bacio.


Ps: sapere che il nome della raccolta si chiama Meltemi mi viene da piangere. Era il nome del ristorante del mio datore di lavoro. Amante della Grecia antica. Ora chiuso, ma resta il ricordo.

Ora sparisco se no...non finisco di lavorare!!! Troppe fatture e poco svago rendono una fanciulla moltooo stressata :(.
Un bacio

Recensore Master
19/04/16, ore 14:36
Cap. 38:

Nostalgia, nostalgia canaglia

che ti prende proprio quando non vuoi

Ti ritrovi con un cuore di paglia

e un incendio che non spegni mai


Ogni volta non so cosa aspettarmi, da te. Nel senso che mi lasci non spiazzata, no; ma non mi arrovello, perché con te assaporo il piacere di lasciarmi sorprendere. Per poi dirmi che sì, a pensarci bene, sì avrei dovuto aspettarmelo, ché sì, è tutto coerente. Come il jazz per Kanon. Ché, diciamocelo, il jazz è una scelta più adulta, più consapevole. E Kanon, tutto sommato, ha qualche annetto più di Milo. Una manciata, col senno di poi; ma in alcuni stadi dell'esistenza sette anni di differenza sono un abisso profondo in cui non cadere. Sono la giusta distanza che intercorre tra un giovane uomo - che ha capito di non avere tutte le risposte nelle tasche, solo una manciata spaiata di certezze personali - ed un ragazzo di appena vent'anni - che crede di avere il mondo in tasca, beata incoscienza.
E che salvano altri due uomini dall'essere testimoni dell'ennesima diatriba sui gusti musicali, argomento così vicino al sesso degli angeli che tu non t'immagini.

E per celebrare al meglio il momento amarcord, io col mangianastri registravo le lezioni di Letteratura Italiana all'università. non dirò l'anno accademico nemmeno sotto tortura, sappilo; dirò solo che mancava pochissimo al duemila, con lo spettro del Millennium Bug che ci alitava sul collo... e la matita dietro l'orecchio come i salumieri pronta ad intervenire in caso di bisogno Mostrale adesso, la musicassetta e la matita assieme, e vedi un po' tu se gli adolescenti trovano il nesso tra queste due cose!



Nostalgia, nostalgia canaglia

di una strada, di un amico, di un bar

di un paese che sogna e che sbaglia

ma se chiedi poi tutto ti da

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