Ma quel piccoletto dell'Uchiha sempre di mezzo sta? Non lo sopporto, quando si piazza tra Kakashi e Gai.
Cavolate a parte, che cosa posso dire? Allora, la storia è stupenda, lo stile è limpido e i due personaggi sono resi bene.
Ma, facendo un passo indietro, devo dire che mi piace l'atmosfera, con la pace della natura che stempera la guerra.
E i due protagonisti? Stupendi. Kakashi è sempre il solito, che trova l'occasione per prendere in giro Gai su tutto, facendolo diventare rosso come un papavero. Ovviamente, non deve esimersi dal trovare il doppiosenso anche nelle parole del compagno e si diverte a farlo diventare rosso come un peperone.
Ma, tuttosommato, va bene anche così, perché almeno stempera un poco la serietà un pochino enfatica del discorso di Gai, che, malgrado la sua parlata da eroe di romanzo feouilleton (o come si scrive)è sincero e puro. E la sua sincerità la percepisci.
E Gai? E' inutile, lo caratterizzi stupendamente. E' lui nella sua dolce premura verso Kakashi, nella sua stizza bonaria per i suoi borbottii (come al solito Kakahsi non sa essere contento)e nel suo essere capace di imbarazzarsi, in mezzo a quell'uragano, per cose minute e fragili.
Ma, come ho detto prima, Gai è lui nel voler cercare un contatto con l'ombroso compagno e nella sincerità con cui glielo propone.
Ed è sempre lui nel, come detto sopra, nel pudore. Infatti arrossisce quando Kakashi fa finta di avere inteso le sue parole a doppiosenso.
Ho ridacchiato per la parte delle foglie, davvero notevole.
Insomma, questa storia è un misto di dramma e dolceamara comicità.
Poi, per la dedica, cosa devo dire? Per poco non scoppio a piangere per le bellissime parole, sushi. Davvero. Perché hai dedicato a me questo capolavoro splendido e mi hai detto che non smetteresti mai di ringraziarmi. Non so che dire... |