II classificata
".cosmo" di Elos/elos.gordon
Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica
A proposito di questo parametro non ho quasi nulla da eccepire; ci sono soltanto un paio di errori nell'uso di forme e modi verbali, che ritengo di poter imputare ad una svista nella rilettura o ad un errore di battitura, e un articolo e una negazione saltati.
[p. 4: "(...) un sonno agitato di tosse", sarebbe meglio "dalla" in quanto complemento di causa efficiente;
p. 5: "(...) e gli vede addosso spalle più tristi che abbia mai visto.", credo manchi un "le";
idem: "Alfons si tossisce fuori anche l'anima (...)", il verbo tossire non ha la forma riflessiva, quindi "si" è sbagliato;
pp. 6-7: "(...) e si era accorto che era Al, quello accanto a lui, ma Alfons.", dal senso della frase deduco che si sia perso un "non";
p.8: "(...) senza che lui sappia se gli danno ancora davvero fastidio oppure no (...)", reputo sia più corretto un congiuntivo "diano".]
Mi permetto di aggiungere un piccolo appunto tipografico, riguardante l'uso della punteggiatura e delle maiuscole in presenza di un dialogo seguito da didascalia-dialogue tag.
Il punto fermo andrebbe omesso al termine di un dialogo che prosegua, dopo le virgolette o il trattino, in una didascalia esplicativa-dialogue tag, regola che non vale qualora il punto terminale sia indicatore del senso dell'asserzione, ovvero un esclamativo, un interrogativo o i tre puntini di sospensione.
Il verbo di "dire" della dialogue-tag non vuole mai la maiuscola.
[Es. p. 4: "-Per te.- Dice, cacciando tutto tra le mani di Ed.", qui andrebbe rimosso il punto fermo dopo "te", in quanto la frase prosegue nella didascalia; inoltre, "dice" non vuole la maiuscola;
p. 3: "-Vuoi andare a vederla da vicino?- Gli domanda dopo un po' (...)", qui, invece, il punto interrogativo serve, in quanto dà un'informazione importante sul tono ed il senso dell'asserzione; bisogna invece usare la minuscola per "gli";
p. 1: "-Mi chiamo Alfons Heiderich.-", qui il punto fermo è corretto, poiché il dialogo non è seguito da didascalia-dialogue tag.]
Stile e lessico
La narrazione è condotta in terza persona, con una focalizzazione ristretta sul punto di vista di Ed, ed avviene al tempo presente, un particolare che di solito non apprezzo molto, ma che ho trovato molto appropriato allo sviluppo della fanfiction.
Lo stile è un amalgama uniforme di frasi più lunghe e complesse, in corrispondenza delle descrizioni dei paesaggi, delle persone o degli stati d'animo, e di frasi più brevi e quasi stichiche, in concomitanza con i dialoghi; questi ultimi risultano accuratamente costruiti, in modo da risultare spontanei e naturali alla maniera di una conversazione comune. Questa alternanza non risulta mai forzata, anzi, nonostante la complessità di alcuni periodi, il ritmo della narrazione risulta comunque fluido e chiaro.
Tuttavia, desidero riportare l'attenzione sul modo in cui vengono condotte le descrizioni, siano esse paesaggistiche o psicologiche, forse la qualità che mi ha maggiormente colpita della storia: si tratta di veri e propri quadri, dipinti a colori vividi con il solo uso di parole non ricercate, ma accostate in modo da suonare come "nuove". L'uso di metafore, tipico di uno stile "fiabesco", invece di astrarre questi pezzi dalla realtà, li rende, se possibile, ancora più credibili, evocando un'immagine nitida, ma comunque poetica, che sollecita l'empatia e le emozioni del lettore.
Come già detto in precedenza, il lessico di cui si avvale la fanfiction si attesta su un registro medio, "letterario ma non troppo", che trae la sua efficacia dalle combinazioni inedite fra parole di un linguaggio comune.
Segnalo soltanto un paio di aggiustamenti da apportare, al fine di rendere più scorrevole il ritmo della narrazione:
[p. 1: "(...) ma la notte la tempesta si porta via in fulmini e vento le nuvole.", userei piuttosto "di notte" per evitare che ci sia qualche incomprensione nell'identificazione del soggetto;
p. 7: "La tisi va e viene come sempre, ma ultimamente quando viene sembra assomigliare sempre più ad una padrona scontenta: (...)", eviterei la ripetizione di "sempre", perché, al contrario del verbo "viene", lo vedo meno utile per una reiterazione di valenza stilistica.].
Originalità e coerenza narrativa
Di solito, le fanfiction introspettive non brillano per la loro originalità e la loro coerenza narrativa, non avendo una trama ben delineata, si basa sulla credibilità nella resa dei sentimenti del personaggio parlante e dei suoi conseguenti comportamenti.
Tuttavia, questa storia, sebbene assimilabile ad un'introspettiva per molti versi, prende avvio da un episodio lasciato in ombra sia dall'anime (l'OAV "Il Conquistatore di Shamballa"), sia dalla maggior parte dei ficwriter, ovvero l'incontro e il periodo di convivenza tra Alfons Heiderich ed Edward Elric, immediatamente precedente alle vicende narrate nell'OAV.
Ho apprezzato la scelta dell'argomento, sia perché pressoché ignorato dai fanwriter, sia perché vicino al mio modo di scegliere i momenti della trama su cui scrivere fanfiction: anch'io, spesso, prendo spunto da una vicenda avvenuta, ma taciuta dal canon, oppure da un episodio trattato di sfuggita, per ricamarci sopra.
La narrazione, poi, procede per episodi, nel corso dei quali Ed impara a conoscere il ragazzo che gli sta di fronte, tanto simile al fratello perduto, benché sia una persona differente: Ed è consapevole di questo pericoloso dualismo, che rischia di ridurre Alfons a mero e desiderato surrogato di Alphonse, eppure fatica a liberarsi di questa illusione, fino alla fine della storia. A questo punto, la distinzione fra i due Al diventa tanto più necessaria (ma non altrettanto netta) quanto più Ed scopre di essersi affezionato al ragazzo, anche se non si tratta dell'amato fratello; il tutto è dosato secondo una tempistica corretta, che non affretta l'evoluzione del sentimento, né la rende troppo dilatata nel tempo narrativo.
Da ciò, deriva una trama che non spicca per la sua complessità architettonica, ma che risulta comunque lineare, scorrevole e interessante.
Allo stesso modo, ho considerato frutto di un'accurata documentazione e molto apprezzabile la citazione dei libri di Jules Verne, che contribuiscono a rendere credibile lo sfondo storico su cui si muovono i personaggi nel nostro universo: in effetti, si trattava dell'esponente della letteratura per ragazzi più diffuso, a quel tempo.
Un'ultima nota a proposito del momento storico: sono abbastanza sicura che la denominazione "galassia" fosse già in uso nella Divina Commedia e indicasse, dal momento che si ignorava l'esistenza delle altre, proprio la Via Lattea. La stessa etimologia greca della parola deriva da "galaktos", ovvero "latte", in relazione alla leggenda dell'allattamento di Eracle da parte della matrigna Era; non so dire con precisione a quale mitografo o letterato antico risalga l'ideazione di questo episodio, però so con certezza che era effigiato sugli specchi etruschi, i quali traggono il loro repertorio iconografico dalla cultura greca.
IC dei personaggi
Sarò brutalmente sincera: io non sopporto Edward Elric.
L'idiosincrasia cronica fra me e questo personaggio scaturisce fin dalle prime pagine del manga e si rafforza sempre di più nello sviluppo della vicenda. Dubito che possa essere imputabile alla mia avversione peculiare per i protagonisti in sé; ad ogni modo, a prescindere da qualsiasi evento, l'ho sempre considerato un moccioso molesto e attaccabrighe, pericolosamente vicino agli stereotipi peggiori del protagonista di manga, forse a torto.
Ho in parte rivisto questa mia ferrea convinzione solo in seguito alla visione dell'OAV "Il Conquistatore di Shamballa", ma non con troppo entusiasmo.
Poi, ho letto il tuo lavoro, dal quale mi pare di intuire, al contrario, una certa affettuosa ammirazione per il giovane Elric; questo apprezzamento nei suoi confronti traspare in più punti della storia, nella descrizione del suo smarrimento in quel mondo sconosciuto e tollerato a stento, nel suo progressivo legarsi ad Alfons, nel suo oscillare malinconico e irrisolto fra il desiderio struggente di tornare a casa e la volontà ferrea di strappare il giovane Heiderich al baratro della malattia, per quanto sia nelle sue possibilità.
E' un Edward più maturo rispetto a quello del manga, ma allo stesso tempo non tradisce il suo carattere di partenza, ad esempio nell'intenzione di ricorrere ai propri automail per suscitare l'attenzione di Alfons e "costringerlo" a trattenersi con lui, oppure nella sua incapacità di trattare con le persone malate, contrapposta all'abilità dell'amica d'infanzia Winry.
Ho ritrovato anche tutte quelle sue piccole manie caratteristiche, come l'avversione per il latte e le reazioni sconsiderate dinanzi alla constatazione della sua "bassezza" (pardon, non altezza), usate per stemperare un po' la tristezza complessiva della fanfiction, in maniera conforme allo stile della Harakawa, che alterna momenti drammatici ad altri più distesi e ai limiti del comico.
Sempre molto canon mi è parsa la sua scelta di usare i racconti della vita di Ed ad Amestris per sottrarre Alfons alla tisi, anche se solo per qualche tempo: mi ha evocato l'inizio dell'OAV, che prende avvio proprio con una storia delle disavventure del giovane Elric nel suo mondo d'origine.
Pertanto, ho ritrovato l'Edward Elric che detesto, fedele a se stesso nonostante l'evoluzione, ma (mio malgrado) ho provato una sorta di empatia, mi sono trovata a condividere le sue emozioni e ad essere un po' più indulgente nei suoi confronti, di certo grazie alla tua capacità nella resa del personaggio.
Allo stesso modo, reputo che siano ben tratteggiati anche gli altri personaggi presenti, sia il co-protagonista Alfons, sia tutti gli abitanti di Amestris legati in un modo o nell'altro ad Edward, resi concreti attraverso le sue riflessioni, i suoi commenti e i ricordi che il ragazzo ha di loro.
Attinenza alla citazione
Piccolo appunto prima del resto: la canzone da te usata si chiama "Cosmic Love", e non "Cosmic Way"!
La citazione utilizzata verte su un conflitto interiore, sublimato attraverso la metafora degli elementi cosmici: seguire la strada delle stelle per ritrovare se stessi, oppure restare in un continuo crepuscolo, al fianco della persona amata.
Questi elementi permeano appieno l'intera fanfiction, la quale non è altro se non il perpetuo conflitto in corso nell'animo di Edward, che si sente tanto legato al proprio mondo e al proprio passato da voler usare le stelle per tornare a casa, benché quelle stesse stelle siano ciò che lo lega, in maniera pressoché indissolubile, ad Alfons.
Reputo anche molto azzeccato l'uso delle tenebre per rappresentare sia la prigionia di Ed nel nostro mondo, un universo che gli risulta ignoto e ostile, sia la malattia mortale di Alfons, così come il ricorso al crepuscolo per simboleggiare la precarietà della situazione di entrambi, in quanto proiettati verso un avvenire incerto, che è servito però ad avvicinarli, al di là della somiglianza tra Alfons e Alphonse.
Apprezzamento personale
Probabilmente si è già capito da altri punti più su, ma lo ribadisco a chiare lettere: più che piacermi, questa storia mi è entrata dentro.
E' toccante, senza mai scadere nel melodramma gratuito, è pervasa da una malinconia dolceamara, che s'insinua nel lettore a poco a poco, e si conclude con un barlume di speranza, anche se destinato ad essere frustrato, nella consapevolezza di chi conosce gli eventi narrati successivamente nell'OAV.
In breve, è un pugno nello stomaco sferrato con infinito tatto e delicatezza, ma comunque doloroso e capace di lasciare il segno.
Ho letto nel topic sul forum che ti ha fatto piacere scriverla: beh, a mio modesto parere, questo traspare dalla storia, e in maniera piuttosto chiara.
Toglimi solo una piccola perplessità (so essere di un'ottusità sconfinata): qual è il significato dei numeri progressivi che compaiono sul margine destro della pagina per l'intera fanfiction?
MR |