...Ah.
Ah, beh, mi hai fregato. E come mi hai fregato, sottolinerei. Proprio in un modo sopraffino.
Ammetto che c'ero cascata con tutte le scarpe - un po' come tutti, credo. Meglio così <3, un frontman in più in giro non fa male a nessuno, anche se non abitiamo in scenari (così) orwelliani.
*ehm* Bando alle ciance idiote: sai già quanto mi piaccia questa fanfiction, te l'ho ripetuto più e più volte, ma la fine è proprio la degna fine di una così bella storia. Sarò prolissa ancora una volta, mi spiace, ma ci sono davvero tante cose che mi hanno colpito profondamente.
Beh, l'inizio con Matt e lo striscione... E' l'inizio di Matt e lo striscione. Non ho parole. E' troppo bello per essere vero e infatti - sigh - non lo è. *abbraccia Orwell!Matt con trasporto*
E se questa dovesse essere la fine del mondo?
Sono cose più adatte a me, da dire, che a te!
Io ci penso a come morirò, Matthew, come tutti.
C'è una grazia, nonché una profonda conoscenza dei personaggi i questione, in questo dialogo che è davvero toccante. Mi immagino bene Matt che ricollega tutto nella sua mente e si maledice per non aver capito tutto prima. E - ma forse sono solo io - mi è sembrato di notare già un primo indizio di come il Bellamy sia in qualcuno modo velatamente escluso dalla vicenda e dai suoi protagonisti, esattamente come il sognatore all'interno del proprio sogno, e rileggendola mi sono detta: wow. Fantastico. Che cosa raffinata.
Sono solo io, eh...? Sono solo io. *annuisce* Andiamo avanti!
Ribadisco per la centesima volta che il tuo omaggio a Orwell è veramente pregevole, e lo si nota anche soltanto dalle poche frasi che Urban Symphony urla alla folla tramite alla radio: rendono proprio l'atmosfera di come sarebbe potuta essere una simile scena di rivolta dentro a 1984 - le parole come slogan, l'inneggiamento a rivestirsi della propria identità, l'esortazione a ritrovarsi come collettivo... Bello, davvero. Veramente ben riuscito.
- E così sei venuto, Matthew James Bellamy. -
Esordio banale...
Ecco, io veramente amo questo tuo Matthew. E' fantastico, e, per la mia (poca) esperienza nel fandom è davvero atipico e dipinto in maniera molto originale, al di là del contesto AU. E' vivo, soffre come un cane ma in qualche modo è sempre terribilmente presente a sé stesso, in maniera quasi dolorosa, e pur non dicendolo mai in esplicitamente - almeno, fino al dialogo conclusivo - adora Brian in modo quasi palpabile, non può vivere senza di lui, e il fatto che si sia sacrificato per salvargli la vita lo distrugge in modo che non riesce neanche ad esprimere. Oh, basta, mi piace davvero tanto, suonerò infantile ma è così é.è
La riflessione sulle idee è molto lucida e intelligente, soprattutto la parte del rapporto fra idee e leggi. Un'altra perla disseminata in mezzo a una vicenda che ti trascina così tanto da farti divorare la storia senza farti tante domande - l'ho afferrata in pieno solo alla rilettura. Ti giuro, non mi capita tanto spesso di smaniare per arrivare alla fine di qualsiasi cosa: con questa tua fic mi è capitato. Macinavo righe su righe con piglio febbricitante e non ti dico l'espressione sulla mia faccia quando, dopo minuti di congetture sul possibile ending di questa tragedia mollamy, è spuntato fuori Aristotele. Non te la dico perché doveva essere qualcosa di veramente ridicolo XD
Hai cessato di esistere il giorno stesso in cui Brian Molko ha cessato di respirare.
ç_____ç
Io per frasi come questa mi commuovo in una maniera indecente - ma ripeto, sono io e basta, non ti preoccupare.
Ho trovato molto (lo diciamo? Lo diciamo) IC - mio Dio -il fatto che Matthew si immagini che Brian, se avesse potuto assistere alla scena, gli avrebbe dato del coglione. Perché anch'io penso esattamente la stessa cosa: ne sarebbe stato capacissimo, e forse avrebbe avuto anche ragione. Ma al di là degli ipotetici giudizi sul QI del Bellamy il fatto che Matt torni con la mente a particolari del genere in un momento così drammatico è un'ulteriore, sottile prova di quanto lo ami disperatamente. Ecco, lo vedo come un ottimo parallelismo con la scena della morte di Brian nel secondo capitolo, quando lui ripensa ai "filmacci" che a Matt piacciono tanto. Sono meravigliosamente complementari, questi tuoi personaggi.
Il pianoforte sospetto-alieno è bellissimo, quasi un'estensione palpabile della personalità di Matt - della quale fa indissolubilmente parte il suo amore per la musica, l'unica cosa importante insieme a Brian, perché tutto il resto in questa storia sembra restare sfocato nello sfondo agli occhi del protagonista. Un'idea veramente riuscita, provoca davvero un bell'effetto di sdoppiamento fra Matt e l'oggetto che lui adora - e che mi sembra adori anche tu, visto il modo quasi rapito con cui lo hai descritto!... -, uno sdoppiamento che si risolve totalizzando l'uomo e l'oggetto nella caduta e nello schianto contro il suolo.
...odiava le disarmonie.
"E' strano, Matt, sai che io le amo, invece".
"Tu ed io non facciamo la stessa musica, Brian. Fortunatamente".
Non so cos'altro dire se non: geniale. Capiscimi, è che se no mi ripeto. Ma queste ultime frasi sono state il coronamento di un susseguirsi di dialoghi semplicemente portentosi.
L'ultima scena è <3, con Matthew che si scaglia su Brian tentando di soffocarlo e Brian che si permette pure di trattarlo male, e quel
Ma morire per salvarti non avrebbe senso, tu non puoi vivere senza di me!
Infatti. Vedi di ricordartelo la prossima volta.
che è una delle cose più dolci ma non mielose e splendide e autoironiche e vere che abbia mai letto, e Aristotele, e il suono caldo e rassicurante della tazza sul legno, e... e... <3
Basta. Ho scritto qualcosa di orribilmente lungo, e me ne dispiaccio, ma è che questa storia mi ha davvero preso e so che resterà la mia preferita per lungo tempo. Complimenti, ancora, una valanga. E basta davvero.
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