(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Non è facile recensire una storia come Anemone, non lo è per me, almeno, che - già dalla primissima lettura, anni fa - ne rimasi completamente conquistata. Anemone è una storia che si sfoglia come il fiore di cui porta il nome, è una storia dagli equilibri fragilissimi, è una storia di persone fragilissime che in un modo o nell'altro cercano di risalire la china. E non si tratta dei soli membri del gruppo.
Come molte delle storie migliori dell'autrice, Anemone, racconta il periodo post-Sakura, post-scandalo, post-caduta, ma le vere protagoniste di questa narrazione sono probabilmente le donne di haido, il fantasma che gli è sfuggito tra le dita troppo in fretta, il fiore che vorrebbe riuscire a conquistare e trattenere con se. E' una storia complessa come complessa è la vita, una storia che intreccia gli affari, l'amore, l'amicizia, il caso (o forse è meglio dire fato: in questo, è sicuramente una storia estrememente giapponese.) in un intrico apparentemente inestricabile come le nervature di una foglia, ma che alla fine si schiude esattamente come i petali di un fiore.
Nel linguaggio dei fiori l'anemone è il fiore che simboleggia la malattia, ma anche e soprattutto la speranza e l'attesa: e Megumi, l'Anemone di haido, è esattamente questo. Speranza. |