Ed eccomi qui.
Giuro, mentre leggevo mi è salita una rabbia sorda, come tutte le volte che mi avvicino a qualsiasi elemento storico che parli dei vincitori, viziati da un disinteresse assoluto verso l'altro.
Oh, ne ho letto così tanto, ho studiato e ascoltato, interminabili lezioni di storia dove si parlava del bisogno di acculturare i selevaggi, di portare la luminosità della fede, di civilizzarli... scuse a migliaia per nascondere l'unica vera realtà: gli Europei - allora, ma oggi ne potremmo parlare ancora tanto, troppo - si credevano immortali, gli unici veri uomini, distinti da quelli che erano più animali.
Ne parlerei all'infinito, di come non abbiamo fatto altro che distruggere e distruggere, senza il sacrosanto diritto di fare niente di ciò che è accaduto (per non parlare delle conseguenze che, dai Pellerossa, si sono estese all'Africa... lasciamo stare).
Passando alla tua storia, in particolare... credo sia cruda come doveva essere, ma sopratutto è delicata; la scelta di far parlare un ragazzo, qualcuno che a distanza di spazio e di tempo è come noi, dopotutto, che prova la paura dell'ignoto, della morte e dell'inutilità della battaglia; che si lancia comunque in guerra per salvare una cosa che dovrebbe essere normale come la Vita... le tue parole mi hanno portato rabbia, forte, più che tristezza... nonostante la memoria sia lontana, nascosta negli stupidi patrottismi delle varie Nazioni europee, continuo ad arrabbiarmi ferocemente, quando la mente ritorna a questi avvenimenti. Tutto ciò per dire che la tua storia l'ho sentita, davvero, e mi ha profondamente colpita. Inoltre volevo sottolineare la profondità delle ricerche che devi aver fatto per scriverla e per infonderle veridicità storica. Bella. |